venerdì 15 marzo 2013

Il principe della nebbia

Non credo esista qualcuno che ama leggere e non conosca Carlos Ruiz Zafon. Qualche anno fa con "L'ombra del vento" rappresentò un caso letterario straordinario, con milioni di copie vendute grazie al passaparola. Ho comprato "L'ombra del vento" appena uscito e l'ho amato molto, arrivando ad appassionarmi alla storia ed ai personaggi quasi da subito; non posso dire altrettanto del seguito "Il gioco dell'angelo" che mi è sembrato in alcuni passaggi poco credibile e in generale molto meno avvincente del libro precedente. Poi mi sono fermata, non ho letto altri libri di questo autore per la paura di rimanere delusa. Ora sono passati parecchi anni, e tra i tanti libri impilati sulla mia libreria in attesa di essere vissuti c'era Il principe della nebbia che in realtà, come spiegato anche dallo stesso autore in una prefazione, è il primo romanzo da lui scritto dopo aver abbandonato il filone dei libri per bambini - di cui si era sempre occupato in precedenza. Ho vinto la reticenza e mi sono immersa nella lettura che mi è risultata da subito estremamente piacevole. E' un libro molto piccolo - neanche 200 pagine - poco impegnativo e che si legge facilmente in un paio di giorni. Sin dalle prime pagine ho ritrovato quella magia che mi aveva imprigionato con "L'ombra del vento" e sono stata subito rapita. Zafon ha sicuramente uno stile riconoscibile e molto particolare, la tendenza a mischiare la realtà con la fantasia crea una storia avvincente, intrigante, un po' inquietante, adatta al pubblico adulto ma anche a quello un po' più giovane. 
La storia è ambientata nel 1943 ed i protagonisti del romanzo sono Max e la sua famiglia che - a causa della guerra - si trasferiscono da un paese dell'entroterra spagnolo, ad uno sulla costa Atlantica. Già dal loro arrivo si susseguono avvenimenti inspiegabili, ai confini con la realtà: orologi le cui lancette girano al contrario, un gatto inquietante che sembra osservare la famiglia in un modo troppo umano, una figura del passato che sembra incombere ancora sul piccolo paese, una nave affondata nell'oceano decenni prima. 
La casa in cui il padre di Max decide di abitare ha alle sue spalle la triste storia di una famiglia modello che viene improvvisamente distrutta dalla morte del figlio quando è ancora un bambino.
Sin dalle prime pagine si capisce che il passato non è veramente passato e che Max - un ragazzino sveglio e curioso - si dovrà improvvisare detective per trovare una spiegazione agli avvenimenti di cui si ritrova protagonista con la sua famiglia. 
Il pericolo per uno scrittore che vuole dedicarsi ad una storia del genere è quello di risultare poco credibile ed ai limiti del grottesco ma credo che Zafon non abbia avuto di questi problemi. Il suo passato di scrittore per bambini gli da forse una consapevolezza in più nella scrittura, permettendogli di arrivare a descrivere i luoghi e i personaggi con un dettaglio tale da far immergere il lettore nei suoi romanzi dalla prima all'ultima riga. Sicuramente in questo caso ha anche aiutato la brevità della storia che gli ha permesso di non eccedere. Dopo la mia titubanza iniziale sono quindi rimasta molto soddisfatta, è per questo che lo consiglio. Credo possa essere un intramezzo piacevole tra volumi un po' più pesanti e impegnati!

4 commenti:

  1. l'ho letto quest'estate quasi per gioco,mi è piaciuto molto.confesso che non conoscevo i suoi libri.adesso li adoro.

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  2. Bella recensione! *_* concordo sul fatto che coi dettagli che mette, il filo tra realtà e finzione diventa molto sottile, che quasi non ti accorgi quando lo oltrepassi... :)

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