mercoledì 16 settembre 2015

Recensione #82 - Sei la mia vita di Ferzan Ozpetek

Buongiorno lettori, buon mercoledì, come state? Finalmente questa settimana riesco a riprendere una programmazione più normale qui sul blog. Scusatemi per la scorsa settimana ma sono stata messa ko da un'infezione pazzesca che non mi ha permesso di alzarmi dal divano per una settimana intera.
Oggi torno con una recenzione, quella del libro Sei la mia vita di Ferzan Ozpetek edito da Mondadori, 218 pagine.

Trama: Un'auto lascia Roma di primo mattino. Alla guida, c'è un affermato regista. Sul sedile accanto, l'uomo che da molti anni ama di un amore sconfinato. Dove stanno andando? Mentre la città si allontana e la strada comincia a inerpicarsi dentro e fuori dai boschi, il regista decide di narrare al compagno silenzioso il suo mondo "prima di lui": "La mia vita è la tua e ora te la racconterò, perché domani sarà solo nostra". Inizia così un viaggio avanti e indietro nel tempo: i primi anni in Italia, dove era giunto dalla Turchia non ancora diciottenne con il sogno di studiare e fare cinema, le persone che hanno lasciato il segno, gli amici, gli amori, le speranze, le delusioni, i successi. Storie che conducono ad altre storie, popolate da figure indimenticabili e bizzarre: una trans egocentrica sul viale del tramonto, un principe cleptomane, un centralinista con il rimpianto della recitazione, una cassiera tradita dalle congiunzioni astrali, una bellissima ragazza dallo spirito inquieto. E poi, raffinati intellettuali, inguaribili romantiche, noti cinefili, amanti respinti e madri niente affatto banali. Sullo sfondo, il palazzo di via Ostiense dove tutto accade, crocevia di solitudini diverse, ma anche di intense amicizie e travolgenti passioni. Il palazzo che nel tempo si è trasformato, conservando però intatti i suoi più intimi segreti.

Ho cominciato a leggere questo libro su consiglio di una follower dell pagina facebook del blog - se non avete ancora fatto mi piace cliccate qui - senza neanche pormi il problema di leggerne la trama. Era dal suo primo libro - Rosso Istanbul che non ho ancora letto - che ero incuriosita da questo autore quindi dopo il consiglio super appassionata sono andata convinta, senza pormi troppe domande, ed ho fatto bene.
Adoro Ospetek regista e non ci ho messo molto, cominciando a leggere, ad immaginare le atmosfere che lui ha saputo regalarci con i film "Le fate ignoranti" o "Saturno contro".
Questo libro è una biografia e narra la storia di un amore, quello del regista verso il suo compagno malato di Alzheimer. Tutti i protagonisti passano per via Ostiense, qualcuno ci abita, qualcuno è solo di passaggio, ma tutti si sentono parte di una grandissima e stramba famiglia.
Via Ostiense, un vecchio edificio in un vecchio quartiere popolare. Cinque piani senza ascensore e una terrazza condominiale con vista sul viavai di camion ai mercati generali. Poco più in là, un gasometro si staglia in un angolo dimenticato della città, tra le sterpaglie e i binari morti della ferrovia. Tutt'intorno, Roma sparge il suo fascino polveroso. La mia storia non può che iniziare da qui. 
È grazie ai racconti di Ferzan, con cui cerca di far riemergere dalla nebbia i ricordi del suo amore, che noi lettori veniamo catapultati in quella vita fatta di tavolate di amici ai pranzi della domenica, quelle che tanto vengono riproposte nei film del regista. È in questo modo che facciamo conoscenza con Vera - all'anagrafe Mario - che nella casa di via Ostiense accoglie i suoi clienti; con Valerio, vecchia fiamma dell'autore, proprietario di quell'appartamento con accesso diretto alla terrazza condominiale dove si consumano quei pranzi domenicali; con tutti gli altri inquilini - più o meno passeggeri e più o meno strambi - facendoci immaginare ogni loro sfaccettatura caratteriale e fisica.
La prima ad arrivare era stata lei, Vera. Ne avevo già sentito parlare: era la trans più estrosa e richiesta di Roma. E anche una delle prime in città, se è per questo. Aveva fatto la sua comparsa in terrazza in tutta la sua maestosità, la spettacolare parrucca bionda, gli occhi penetranti, lo sguardo impaziente, il corpo tizzi e muscoloso che le dava un'andatura da scaricatore di porto anche sui tacchi. Indossava un miniabito che la avvolgeva come una seconda pelle, mettendo in evidenza cosce di marmo e un seno generoso (come avrei presto scoperto, era nuovo di zecca). Tra le braccia, esibiva con fierezza il suo piatto del giorno: spezzatino con contorno di patate.
Con estrema delicatezza e con una straordinaria padronanza dell'uso delle parole, Ozpetek ci fa ripercorrere un periodo che parte dagli anni '80, dove l'amore era libero e meno difficile soprattutto per i gay, dove l'incubo dell'AIDS non faceva ancora parte di chi, come lui, amava sperimentare sessualmente e senza troppo impegno, ed arriva fino ad oggi.
Tutto cambia quando molti conoscenti - soprattutto omosessuali - cominciano a contrarre la malattia. Tutto si riempie di paura, ogni gesto diventa meno spontaneo e, per forza di cose, più ragionato. 
Ovunque si respirava un senso quasi assoluto di libertà. L'amore e il sesso erano forme pure di conoscenza senza censure nè limiti, tranne quelli che stabilivi tu. Eravamo una generazione spensierata come nessuna mai era stata prima. Coraggiosa, avventurosa, che si dava al mondo senza risparmiarsi. Non potevamo immaginare, allora, come tutto sarebbe cambiato. Da lì a non troppo, l'Aids ci avrebbe rubato per sempre quella libertà, costringendoci a diventare circospetti e timorosi. Un virus micidiale si preparava a portarci via, insieme all'innocenza, tanti amici, che ancora ignari riempivano i tavolini all'aperto dei bar con i loro sogni e le loro risate.
L'autore racconta la sua vita senza peli sulla lingua, senza censurare nessun suo atteggiamento o nessuna esperienza; neanche quelle che per un regista ormai famoso come lui potrebbero risultare sconvenienti.
Ma sopratutto ci racconta un amore, quello vero, quello per cui senza pensarci si sarebbe disposti a rinunciare a tutto, alla fama, al successo, agli amici, ad un'esistenza che, tanto, senza quell'amore non sarebbe più la stessa. Quanto è profondo questo amore! Quanto è grande! E lo si percepisce in ogni parola, in ogni riga, in ogni singolo capoverso, e la sua manifestazione scritta nero su bianco fa riflettere il lettore e lo contagia di entusiasmo.
È così raro che due persone fatte l'una per l'altra si incontrino. Il mondo è pieno di esseri infelici che s'innamorano del tipo sbagliato, che restano soli, che soffrono, che piangono lacrime amare. Che credono di conoscere il sapore dell'amore e, invece, ne hanno assaggiato solo un pallido surrogato.
Poi sei arrivato tu. 
Sei comparso come una visione in compagnia di un amico e ti sei seduto proprio di fronte a me. Ti dovetti guardare come imbambolato: eri di una bellezza da mozzare il fiato.
Quella domenica non smisi un solo attimo di fissarti. E tu, invece, non mi guardavi mai, sembrava non esistessi.
Ecco, pensai: questo è l'uomo della mia vita!
Mentre ti affido i miei pensieri mi ripeto per l'ennesima volta quanto siamo stati fortunati, tu e io. Sei arrivato in punta di piedi, con la discrezione di un ospite di passaggio. Ho dovuto insistere perchè sistemassi le tue cose negli armadi. Eppure, fin dalla prima notte ho avvertito la tua presenza dappertutto. Da subito mi sei entrato nel sangue come una medicina necessaria, di cui prima paradossalmente nemmeno sospettavo l'esistenza.
Quando mi sento affondare dentro l'onda della disperazione, ecoo, allora penso all'amore. Perchè è l'amore che rende possibile l'impossibile, bello il brutto, accettabile l'inaccettabile. Anche se ti toglie il sonno, ti accorcia il respiro, ti invade ogni pensiero, senza darti requie. Anche se ti ferisce lasciandoti un segno indelebile. Anche se ti consuma in una passione non corrisposta, che non riesci, che non vuoi combattere, ma alla quale ti abbandoni con tutto te stesso, assaporandone ogni lacrima. Sì, persino soffrire è meglio che sopportare una gelida esistenza. Perchè, quando ami, vivi, e ne vale sempre la pena. Saresti capace di fare qualunque folli in nome dell'amore. Ma anche gesti grandiosi.
Ho letto questo libro immaginandomi per tutto il tempo quegli attori che popolano normalmente i suoi film, canticchiando tra me e me la canzone che in Saturno contro accompagna lo svolgersi della vita, dell gioia, dei dolori, della malattia e della morte dei protagonisti ritrovando nel libro anche parti che all'interno di quel film sono state raccontate.


Un libro delicato, dolce, colmo di amore ma anche un libro triste, doloroso, difficile, capace di prenderci a pugni come di farci sorridere.
Visto l'ottima impressione avuta leggerò sicuramente anche il primo lavoro letterario di Ospetek visto che mi richiama e mi incuriosisce già da un po'
E voi? Avete letto questo libro? Conoscete l'Ozpetek autore? Amate l'Ozpetek regista? Aspetto come sempre i vostri pensieri!!! :)

VOTO: 


6 commenti:

  1. io adoro ozpetek e questo libro !!! Ti consiglio rosso istanbul altrettanto bello
    @78annaesse

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  2. Ciao Dany, spero tu ti sia ripresa...complimenti per questa recensione che aspettavo...un libro tosto, ma se c'è anche amore e dolcezza fa senza dubbio per me. Ero titubante, ma ora non ho più dubbi.

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    1. Ripresa totalmente ancora no ma sto molto meglio, grazie! Sì credo potrebbe piacerti!

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  3. non lo conosco come autore, ma lo apprezzo molto come regista. Bella questa recensione, argomento intenso ma trattato con dolcezza, un po' come i film. Me lo segno subito

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    1. Grazie mille, un libro simile non è per niente facile da recensire!

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