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lunedì 13 maggio 2013

Cose che nessuno sa

A gennaio - quando la mia avventura con questo blog è cominciata - ho dedicato uno di miei primi post al libro Bianca come il latte, rossa come il sangue.
Ora - dopo mesi dalla lettura di quel romanzo - non ho saputo resistere alla tentazione di leggere il secondo libro di Alessandro D'Avenia, dal titolo "Cose che nessuno sa". Ho avuto molti dubbi prima di cominciarlo, avevo paura di ritrovarmi nuovamente davanti ad una storia troppo adolescenziale per la mia età e invece ho avuto una bella sorpresa. Ho trovato in questo romanzo quello che leggendo il primo libro mi era mancato: personaggi adulti che ne arricchissero la trama.
Al centro della storia c'è Margherita, una quattordicenne alle prese con l'inizio del liceo e con il cambiamento profondo del suo corpo e del suo essere; l'unico punto di riferimento in questa fase delicata della sua vita è rappresentato della figura paterna cui la ragazza è particolarmente legata. Il mondo della quattordicenne viene irrimediabilmente stravolto quando, il giorno prima dell'inizio delle lezioni ascolta un messaggio nella segreteria telefonica, non un messaggio qualunque ma quello del padre che avvisa che non tornerà più a casa. Margherita si ritrova sola, con una madre con la quale non riesce a sfogare il suo stato d'animo, una madre che cerca in tutti i modi di stare vicino alla figlia anche se la sua situazione di donna abbandonata non la aiuta.
Due adulti occupano un ruolo importantissimo nella vicenda: la amata nonna Teresa - una donna siciliana che vive nel ricordo del suo caro marito defunto e dell'amore che li legava - e il professore del liceo che frequenta Margherita - un uomo che vive attraverso i libri che ama e che fatica a prendersi le sue responsabilità nella vita. E' proprio quest'ultimo, con la sua passione per il lavoro e per i libri, che con alcune frasi lette con passione dall'Odissea, incita inconsapevolmente Margherita ad andare alla ricerca del padre per convincerlo a ritornare a casa.
Compagni di avventura della ragazza in questa fase così delicata della sua vita sono Marta - la sua nuova amica capace di vivere ogni attimo con l'emozione unica di chi affronta tutto con entusiasmo - e Giulio - il ragazzo più bello ma anche più difficile della scuola, un ragazzo apparentemente ribelle che sta solo cercando il suo posto nel mondo.
Che dire, dopo una prima parte in cui ho faticato ad entrare nella storia, ne è seguita una che ho letto con molta passione. 
Di sicuro l'autore non ha voluto fare l'elogio al genere maschile, cominciando da un padre che riempie la figlia di promesse per poi sparire il giorno dopo senza dare spiegazioni e senza fare sapere dove si trova, per arrivare ad un professore, che vive la vita attraverso le frasi dei suoi libri ma che nella realtà non riesce a legarsi alla donna che dice di amare. Quest'ultima è una figura che - se devo dire la verità - non ho amato come invece è successo per "il sognatore" del libro precedente.
Fantastico è il fratellino Andrea che con la sua leggerezza - tipica dei bambini così piccoli - riesce ad alleggerire alcuni situazioni facendo anche scappare un sorriso al lettore, nonostante l'argomento trattato sia tutt'altro che gioioso.
Il tipo di scrittura di Alessandro D'Avenia si riconferma fluido e molto piacevole; credo che anche questa volta abbia fatto centro, anzi, sicuramente questo libro piacerà oltre che agli adolescenti - che credo lo ameranno visceralmente come il precedente - anche agli adulti, che - nonostante l'adolescenza l'abbiano superata da tempo - ora si ritrovano ad essere madri, padri, zii, ognuno alle prese con ragazzine come Margherita o con piccoli uomini come Giulio.
Sicuramente la passione che l'autore ha per il suo lavoro di professore emerge in ogni riga del romanzo, e sicuramente credo che ognuno di noi avrebbe fatto carte false per avere un insegnante così. Per quanto mi riguarda ormai non ho possibilità - i miei studi sono più che abbondantemente superati - ma mi auguro che mio figlio possa trovare nella vita professori come lui, innamorati del lavoro che svolgono, che possano inculcargli l'amore per quello che si fa e la necessità di inseguire i propri sogni.  In questi mesi, dopo aver letto il primo libro mi sono imbattuta nel blog di D'Avenia, prof 2.0 e l'ho seguito con passione, ammirando una dedizione in quello che fa con i suoi ragazzi che è quasi unica nel suo genere.
Quello che oltre ogni cosa mi lascia questo libro è una voglia irrefrenabile di rileggere l'Odissea, che già avevo amato ai tempi della scuola e che ora potrei sicuramente apprezzare maggiormente. 
Chissà se anche questo romanzo come il precedente diventerà un film, sicuramente credo che anche questo avrà successo soprattutto sui ragazzi, e male non fa!!!
Voi cosa ne pensate? Lo avete letto? Lo leggerete?

4 commenti:

  1. Ciao! Alessandro D'Avenia è un autore a cui mi sento lugata, grazie al suo primo romanzo "Bianca come il latte rossa come il sangue" ho deciso di aprire un mio blog ed è stato proprio a lui che ho dedicato la mia prima recensione!
    Cose che nessuno sa è un libro molto bello, emozionante e scorrevole. Però mi è piaciuto di meno rispetto al libro di esordio perché ritorna di nuovo l'ambiente della scuola, la figura del professore "mentore" (che a me in questa storia mi era proprio antipatico u.u).. Mi è piaciuto ma avrei sperato semplicemente in qualcosa di leggermente diverso! :)

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  2. Ciao! Per prima cosa benvenuta nel mio piccolo mondo!!!!
    Capisco quello che intendi, anche io ho trovato a tratti un po' ripetitivo il discorso scuola. Come ho spiegato nel post quello che ho apprezzato è il taglio meno adolescenziale che è stato dato alla storia!
    :)

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  3. Ciao! ^^
    Tu sai già come la penso, perciò non mi dilungo. La tua recensione mi ha colpito per un particolare che è interessa anche Frannie: il professore. Anch'io non l'ho potuto amare del tutto, ma ho trovato che avesse molto potenziale. Qui il professore, secondo me, è inconsapevolmente mentore ed è soprattutto "Professore", insegnante. Ed è anche uomo. Con il grosso limite di essersi dimenticato la vita.
    Personalmente non mi è pesato tanto il riproporsi della scuola e della figura del prof. Capisco che sia l'ambiente a cui l'autore è più legato. Anzi, come ho già avuto modo di spiegare, ho trovato più maturo (al di là dei temi affrontati) questo romanzo rispetto all'esordio.

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