Ciao a tutti, per prima cosa mi scuso per la mia frequente assenza dell'ultimo periodo, ma sono entrata in un vortice di lavoro che fino ad agosto mi assorbirà in modo folle. Per fortuna il ralax si avvicina...poco più di un mese e si potrà respirare un po' di tranquillità...anche se i pensieri continueranno! Ma parliamo di cose belle...
Oggi vorrei parlarvi di un libro che ho acquistato in uno dei miei raid in libreria di qualche mese fa. Un libro che non conoscevo, da cui mi sono fatta ammaliare per la trama e per il prezzo decisamente conveniente - solo 5.90 euro!!!
Sto parlando de La colpa di Lorenza Ghinelli edito da Newton Compton Editori, finalista per il Premio Strega nel 2012 e dal quale mi aspettavo grandi cose.
Sto parlando de La colpa di Lorenza Ghinelli edito da Newton Compton Editori, finalista per il Premio Strega nel 2012 e dal quale mi aspettavo grandi cose.
Quella che segue è una recensione un po' particolare perchè non è stata scritta tutta nello stesso momento, infatti per la prima volta da quando ho questo blog ho sentito la necessità di fermarmi e scrivere durante la lettura; non ho potuto farne a meno, perchè avevo paura di non riuscire successivamente ad esprimere in pieno i sentimenti che stavo provando.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalla trama:
"Estefan nasconde un segreto inconfessabile, un macabro ricordo d'infanzia che lo perseguita. Forse si è macchiato di un crimine atroce, oppure è vittima di una memoria bugiarda, che distorce la realtà. Ma nella realtà, qual è la colpa per cui sua madre e suo padre hanno smesso di amarlo? Anche Martino, il suo migliore amico, custodisce un terribile segreto, una verità sconvolgente che nessuno deve conoscere. Il male che condividono li ha resi complici. Il male che condividono li ha uniti in un legame indissolubile. Non si confidano, chiusi in un silenzio che saranno costretti a infrangere solo quando il passato minaccerà di tornare. Finché un giorno la strada di Estefan si incrocia con quella di Greta, una bambina di appena nove anni che ha perso entrambi i genitori. Cresciuta in campagna, circondata da una decadente periferia industriale, vive come prigioniera nella casa del nonno. Il loro incontro, figlio dell'ennesimo episodio violento, sarà il primo passo verso la redenzione. "La colpa" è un romanzo graffante e diretto che parla del dolore dell'infanzia ignorato dal mondo adulto e della possibilità di riscattarsi, nonostante tutto."
Non è stato facile entrare in pieno nella lettura, mi sono trovata un po' perplessa di fronte a questi capitoli costituiti da frasi secche, cortissime, che mi davano la sensazione di confusione. In un primo momento mi sembrava solo di essere davanti alla storia un po' confunsa di un ragazzino ai limiti della follia e del suo amico pronto per il riformatorio.
Ho fatto davvero fatica a capire all'inizio, ma poi tutto è stato chiaro: gli avvenimenti che hanno devastato le vite dei due amici vengono svelati ed ecco la spiegazione di quello scrivere così particolare, perchè alla fine è proprio quel modo di scrivere che rende l'idea e riempie d'ansia.
Non sono una persona facilmente impressionabile ma, vi dirò la verità, il modo in cui il tutto è raccontato mi ha tubato, perchè rende l'idea fin troppo bene, e non è facile neppure immaginare quello in cui ci si trova coinvolti leggendo questo libro.
Non sono arrivata neanche a pagina 80 ed ho cominciato a scrivere queste sensazioni perchè avevo paura che aspettando la fine della lettura sarebbe stato difficile descrivere tutto questo, perchè quando si legge di bambini violentati e di bambini mancati alla vita diventa - almeno per me - tutto più difficile.
Da madre credo siano le due più grandi paure, qualcosa che si spera di non dover mai affrontare, perchè credo sia inumano, troppo devastante per chiunque. E leggerne comunque mi tocca, e leggerne in modo così duro, diretto e forte lo fa ancora di più, tanto da indurmi a fermarmi e cominciare a scrivere questo post.
Non so come andrà questa recensione, ora come ora non posso dire se sarò "costretta" ancora a fermarmi e scrivere durante la lettura, sicuramente se l'istinto di farlo sarà così forte allora per la prima volta avrete una recensione in divenire...che non è detto sia un male....vedremo.
Torno a leggere perchè non sono neanche ad un terzo del libro ed ora che ho cominciato a capire non voglio fermarmi anche se mi fa male!
Vi lascio un paio di punti che mi ha fatto riflettere e poi torno alla lettura!
Per quanto riguarda la prima citazione avrei voluto aggiungere qualche riga ma il racconto si fa un po' pesante e non vorrei urtare la sensibilità di chi magari si ritrovasse a sbirciare il mio blog e inconsapevolmente leggesse queste righe, quindi mi limiterò a trascrivere una parte che comunque credo sia esaustiva di quello che un bambino di 8 anni appena violentato possa provare:
E poi, come dicevo, c'è la storia parallela, quella di un bambino mancato alla vita lasciando nell'esistenza della sua famiglia un vuoto incolmabile ma soprattutto una rottura indelebile degli equilibri:
"Il bianco è il colore più inappropriato per una bara. E quello del genitore il ruolo più inappropriato per seppellirla.[...] SIDS. Avevano detto. E all'ospedale quel giorno avevano confermato. Sudden Infanth Death Syndrome. Sindrome della morte improvvisa infantile. Morte bianca.
Sapere i nomi delle cose non cambia.
Il dolore è fuori e dentro il nome.
E' dappertutto.
Non c'è soluzione. Non c'è assoluzione."
Dopo il turbamento che mi hanno lasciato le prime 80 pagine ho ricominciato a leggere questo libro con un altro atteggiamento, molto più coinvolta, arrivando ad assaporare fino in fondo lo stile che la scrittrice ha cercato di dare al romanzo. Ho apprezzato ogni frase, ogni atteggiamento ed ogni azione di quei ragazzi sgangherati. E chissà perchè, nel libro come nella vita, sgangherato chiama sgangherato e le storie difficili si intrecciano senza tregua. Ma forse perchè solo uno sgangherato può capirne un altro fino in fondo ed aiutarlo magari a superare ogni turbamento; proprio come succede ad Estefan e Martino che a suon di botte arrivano a confidarsi i loro passati difficili e a dimostrarsi tutto il loro affetto; ma anche come succede successivamente tra Estefan e Greta, un'altra bambina dal passato difficile e da un presente che diventerà traumatico.
E ci si accorge che dietro questi ragazzi sgangherati si nasconde un sensibilità speciale, la stessa sensibilità che oltre ad averli portati all'oblio, li porta ad avere un legame indissolubile, un'amicizia vera che mettono al primo posto nella loro difficile vita.
E' complicato per me tirare le somme di questa lettura. Sicuramente in alcuni momenti la nerrazione è dura, forte, ma in altri emerge una grande sensibilità.
Difficile consigliare il libro a cuor leggero, credo si debba essere pronti, non è facile superare la difficoltà in cui ci imbatte leggendo alcuni passaggi. E, badate bene, io non sono generalmente impressionabile ma forse, qualcuno un po' più sensibile di me potrebbe trovare questo libro decisamente crudo. E' anche vero che per quanto sia difficile pensarci ed ammetterlo gli avvenimenti che riempiono la trama avvengono purtroppo molto più spesso di quello che si vorrebbe, ed è anche vero che si pensa sempre che a noi in prima persona certe cose non possano accadere. Ma purtroppo la vita è strana, a volte ti da ed altre, forse più spesso, ti toglie. Ti può togliere l'infanzia facendoti incontrare persone sbagliate, e può toglierti la vita troppo presto a causa di una fatalità e questo rimane per tutti noi inconcepibile; e quando uno scrittore si appresta a parlare di certe cose nel suo romanzo può scegliere di farlo capire girandoci intorno oppure può scegliere di essere diretto e credo che la Ghinelli abbia volutamente scelto questa seconda opzione.
Quello che mi ha lasciata un po' perplessa è stato il finale che mi aspettavo un po' più articolato e meno frettoloso.
Comunque devo dire che il libro nel complesso mi è piaciuto e mi ha lasciato la curiosità di leggere anche "Il divoratore", l'opera prima della stessa autrice.
Qualcuno di voi ha letto questo libro? Mi piacerebbe confrontare le mie impressioni.
Difficile consigliare il libro a cuor leggero, credo si debba essere pronti, non è facile superare la difficoltà in cui ci imbatte leggendo alcuni passaggi. E, badate bene, io non sono generalmente impressionabile ma forse, qualcuno un po' più sensibile di me potrebbe trovare questo libro decisamente crudo. E' anche vero che per quanto sia difficile pensarci ed ammetterlo gli avvenimenti che riempiono la trama avvengono purtroppo molto più spesso di quello che si vorrebbe, ed è anche vero che si pensa sempre che a noi in prima persona certe cose non possano accadere. Ma purtroppo la vita è strana, a volte ti da ed altre, forse più spesso, ti toglie. Ti può togliere l'infanzia facendoti incontrare persone sbagliate, e può toglierti la vita troppo presto a causa di una fatalità e questo rimane per tutti noi inconcepibile; e quando uno scrittore si appresta a parlare di certe cose nel suo romanzo può scegliere di farlo capire girandoci intorno oppure può scegliere di essere diretto e credo che la Ghinelli abbia volutamente scelto questa seconda opzione.
Quello che mi ha lasciata un po' perplessa è stato il finale che mi aspettavo un po' più articolato e meno frettoloso.
Comunque devo dire che il libro nel complesso mi è piaciuto e mi ha lasciato la curiosità di leggere anche "Il divoratore", l'opera prima della stessa autrice.
Qualcuno di voi ha letto questo libro? Mi piacerebbe confrontare le mie impressioni.