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giovedì 20 giugno 2013

La casa di pan di zenzero

Buon pomeriggio a tutti!!! COme state? Qui si muore dal caldo...ma una buona via di mezzo tra il gelo e il bollore africano è chiedere troppo?
Comunque, lasciamo perdere le mie divagazioni e parliamo di libri!
Ricordate i miei ultimi acquisti? Bè, non ho saputo resistere alla tentazione di leggere proprio uno di quei libri; non posso farci niente, i miei libri in attesa di lettura vengono sempre soppiantati e rimessi in coda a causa degli acquisti più recenti ma prometto che cercherò al più presto di far diminuire la mia meravigliosa ed invitante pigna di libri da leggere (hihihihihi lo dico sempre e non lo faccio mai perchè sarei persa senza una pila di libri che mi attendono ahahahhaha).

Il  libro a cui questa volta non ho saputo resistere è "La casa di pan di zenzero" di Carin Gerhardsen, edito da Dalai editore; un libro che mi ha letteralmente spiazzato! E non sarà facile parlarne senza fare spoiler, ma ci proverò visto che non voglio assolutamente togliervi il gusto della lettura.

Ma cominciamo dall'inizio con la trama:

"E' un tardo lunedì pomeriggio di novembre a Stoccolma, la neve cade fitta e il buio già sta calando sulla città. Un uomo sale sulla metropolitana, si abbandona sul sedile. Osserva le facce grigie e tristi che lo circondano e si sente felice. Forse no, felice è troppo, ma senz'altro è soddisfatto: ha un buon lavoro, è sposato, è padre di tre figli. Una sola cosa lo inquieta: uno sguardo insistente riflesso nel finestrino. Quando alla sua fermata l'uomo scende, non si accorge che qualcuno lo sta seguendo...
Inizia così l'incubo in cui precipiterà Stoccolma per giorni, una serie di efferati omicidi apparentemente irrelati che terranno in scacco la polizia, incapace di venirne a capo, tra errori e false piste. L'indagine viene affidata a Conny Sjoberg, commissario della stazione di Hammarby, e alla sua squadra. Poco alla volta il poliziotto dovrà ricostruire e motivazioni che spingono l'assassino a uccidere. Sarà una lotta contro il tempo e contro le sue stesse paure. Ma forse la soluzione è contenuta nella risposta a un'unica domanda: quanto a lungo può attendere la vendetta?"

Tutto comincia in un asilo, quasi quarant'anni prima rispetto alla collocazione temporale dell'intera vicenda, un asilo in cui vige la legge del più forte ed i soprusi verso i bambini più tranquilli e riservati si sciupano.
Ma non qualche presa in giro come magari può capitare a tutti, quelli con cui dobbiamo subito fare i conti nel primo capitolo del libro sono dei veri e propri pestaggi: "Thomas, incapace di opporre resistenza, incapace di urlare, siede sull'asfalto bagnato e gelido. Immobile, silenzioso. Guarda i compagni rassegnato. Alcuni gli lanciano dei sassi: in testa, sul viso, sul corpo. Altri gli sbattono ripetutamente la testa contro il lampione, qualcuno lo frusta con una corda per saltare. Alcuni bambini ridono, altri si scambiano sussurri con un'espressione sprezzante e un po' maliziosa sulle loro faccine e altri ancora osservano soltanto, inespressivi."

Le domande che in modo chiaro emergono per tutto il romanzo sono: quanto può un sopruso del passato incidere sulla formazione di un adulto? Quanto può durare la sete di vendetta? Da come si svolgono le vicende la risposta sembrerebbe immediata: per sempre!
Questo libro è sì un giallo con un serial killer, un'indagine, delle vittime, ma non è un giallo come tutti gli altri, perchè in realtà l'impronta che è stata data al romanzo è molto psicologica; in ogni singola riga che ci si trova a leggere emerge la consapevolezza che gli eventi della vita, soprattutto nell'infanzia, possono condizionare la vita di un futuro adulto in modo indelebile. E non è esagerato pensare che chi nell'infanzia subisce ogni tipo di sopruso da parte di altri bambini - soprattutto se questo accade nell'indifferenza degli adulti - possa poi diventare un adulto problematico; certo, non è possibile stabilirlo con certezza ma in questo libro l'autrice ci spiega con molta chiarezza come una diversa personalità può avere, nelle stesse situazioni, reazioni totalmente differenti.

Quello che ci viene descritto nelle prime pagine è un quarantaquattrenne insignificante, senza una vita, senza degli affetti e senza un'opinione per le cose; un uomo abituato ad essere un perdente e una nullità perchè gli altri nella vita lo hanno portato a pensarlo. Quello stesso uomo di notte, nel buio , si ferma ad osservare le luci alle finestre delle abitazioni provando ad immaginare quel calore familiare e quella vita perfetta che lui non ha avuto. Thomas era uno dei bambini più deboli e come tale ora è un adulto senza certezze e con poca fiducia in se stesso; la situazione cambia solo quando per caso, sulla metropolitana, incontra Hans, il capobranco artefice dei suoi soprusi di bambino. Questo incontro gli fa prendere una decisione per la prima volta nella sua vita, la decisione di seguirlo, dando finalmente una scossa alla sua vita piatta e senza colore.
Hans ha una vita quasi perfetta: un lavoro appagante, una casa di proprietà, una famiglia numerosa; quello che Thomas non ha mai potuto avere.
Ma a volte, nella vita, le situazioni cambiano in modo immediato...Hans quella sera viene ucciso, così come vengono uccise nei giorni successivi altre persone.
Durante la lettura l'evolversi degli eventi sembrerebbe scontato, ma non fatevi trarre in inganno, la situazione è molto più complessa rispetto a quello che è possibile immaginare.

Questo è un libro che riesce a rapire il lettore dandogli una chiara descrizione psicologica di tutti i personaggi che compongono la trama, primo fra tutti l'assassino - a cui viene spesso data voce in modo che sia lui stesso a descrivere anche con troppa lucidità i suoi pensieri forti, crudi e folli - facendocene percepire così bene le intenzioni tanto da farcene anche comprendere le motivazioni anche se ovviamente non a giustificarle.
La scrittura è coinvolgente, i capitoli sono suddivisi secondo i giorni della settimana e il lettore si ritrova faccia a faccia con l'assassino sin dai primi capitoli del libro.

L'assassino è brutalmente lucido nelle sue intenzioni ed è così che lui stesso ci descrive il suo primo omicidio:
"Mai ho avvertito una tale euforia, una tale carica di energia e di voglia di vivere come oggi, quando per la prima volta ho commesso un omicidio. Sento da me quanto suoni assurdo - come se fosse una commedia - ma non c'è niente da ridere, è tutto molto tragico. Tragica è la mia misera vita, contraddistinta da solitudine e umiliazione, e tragica è stata la mia infanzia disastrata, segnata da violenza, emarginazione e terrore. Quei bambini mi hanno tolto tutto: la mia autostima, la mia gioia di vivere, i miei sogni e la mia dignità. Mi hanno anche tolto qualcosa che tutte le persone sembrano portare con se nella vita: i ricordi radiosi dell'infanzia su cui poter tornare a fantasticare o raccontare ad altre persone

E poi ancora, davanti ad una delle vittime:"Ci sono molti modi per tormentare una piccola vita. Tu hai scelto il più semplice. Tu dirigevi il pubblico, i tifosi. Senza le tue grida di incoraggiamento e i tuoi sorrisi sprezzanti il terrore non avrebbe trovato terreno fertile. Non eri tu a reggere l'ascia, ma eri tu a decidere chi doveva essere decapitato. Eri tu che tenevi il ritmo, che davi il la, eri tu che decidevi quel che era brutto e quel che era bello, quel che era giusto e quel che era sbagliato. Eri tu che avevi deciso che io ero l'essere più brutto e rivoltante che avesse mai messo piede su questa terra, e quel marchio non mi è più stato possibile cancellarlo."

Delle parole che toccano il cuore, per quanto tragiche e brutali... 

Oltre a dar voce alle emozioni del serial killer anche gli altri personaggi che compongono la trama vengono descritti nella loro intimità; sia il commissario Sjoberg ma anche gli altri poliziotti che intervengono nelle indagini ci sono descritti nella loro vita privata e diventano reali tanto quanto le vittime e l'omicida. Niente è lasciato al caso e nessuno dei personaggi è solo una comparsa. Il modo in cui viene dipanata la trama attraverso la descrizione delle indagini porta a non abbandonare le lettura per la voglia di capire se quello che ci è da subito stato rivelato non sia in realtà una minima parte di quello dovremmo sapere.
E' un libro che, come vi ho detto all'inizio, mi ha letteralmente spiazzato, perchè niente è come sembra infatti ad una cinquantina di pagine dalla fine mi sono trovata nell'improvvisa consapevolezza che in realtà non avevo capito nulla!!! Ma non posso dirvi di più...per capire potete solo leggerlo!
Un romanzo che nella sua totalità ho trovato geniale!

Non fatevi spaventare dal fatto che questo sia il primo volume di una trilogia perchè comunque ha un inizio e una fine ben precise; il filo conduttore della trilogia, da quello che ho potuto capire, è unicamente la stazione di polizia di Hammarby con a capo il commissario Sjoberg e il suo straordinario intuito.
A questo punto voglio assolutemente avere e leggere al più presto il secondo romanzo, che si intitola "Madre, padre, figli", pubblicato in Italia nel 2012, con la speranza che l'autrice sia riuscita a non cadere nella trappola che spesso le trilogie tendono!

2 commenti:

  1. Risposte
    1. Te lo consiglio proprio!!! Poi magari lo leggi tu e lo trovi terribile ahahahahah il rischio di essere blogger!!!! ;)

      Allora??? Come sta andando il tuo esame?

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