Buongiorno a tutti, ancora vivi dopo le abbuffate natalizie?
Io sono ancora in vacanza ma, nonostante questo sia un periodo di ferie per me, mi dispiaceva lasciare il blog incustodito quindici giorni, quindi ho programmato alcuni post per evitarlo.
Oggi è il turno di una recensione, quella di Apnea di Lorenzo Amurri edito da Fandango pag. 251.
Io sono ancora in vacanza ma, nonostante questo sia un periodo di ferie per me, mi dispiaceva lasciare il blog incustodito quindici giorni, quindi ho programmato alcuni post per evitarlo.
Oggi è il turno di una recensione, quella di Apnea di Lorenzo Amurri edito da Fandango pag. 251.
Trama: La
faccia immersa nella neve, come ovatta soffice che gli toglie il fiato.
È la vertigine dell'apnea. Pochi attimi prima Lorenzo stava sciando
insieme a Johanna, la sua fidanzata. Un momento spensierato come tanti,
ormai irrimediabilmente ricacciato indietro, in un passato lontano. Poi
la corsa in ospedale in elicottero, il coma farmacologico e
un'operazione di nove ore alla colonna vertebrale. Dai capezzoli in giù
la perdita completa di sensibilità e movimenti. D'ora in avanti Lorenzo e
il suo corpo vivranno da separati in casa. Ma l'unica cosa che conta,
adesso, sono le mani. Poter riprendere a muoverle, poter ricominciare a
suonare la chitarra, perché la musica è tutta la sua vita. Dalla terapia
intensiva ai lunghi mesi di riabilitazione in una clinica di Zurigo,
fino al momento di lasciare il nuovo grembo materno che lo ha tenuto
recluso ma lo ha accudito e protetto durante la convalescenza. E il
difficile reinserimento in un mondo dove all'improvviso tutto è
irraggiungibile e tutti sono diventati più alti, giganti minacciosi
dalle ombre imponenti. Con coraggio e determinazione Lorenzo Amurri
racconta il suo ritorno alla vita. La voglia di vedere, di toccare, di
sentire. Di riprendere a far tardi la notte insieme agli amici, di
abbandonarsi all'amore della sua donna e riconquistare la libertà che
gli è stata rubata. Ogni tappa è una lenta risalita verso la superficie,
un'apnea profonda che precede un perfetto e interminabile respiro.
Non sempre la neve appare come nell'immagine qui in fianco; a volte può essere una trappola mortale o comunque può cambiare radicalmente l'esistenza.
Lo prova sulla sua pelle Lorenzo quel giorno in cui, pur non avendone voglia, si reca sulle piste per una sciata e si ritrova contro il pilone di una seggiovia. Il suo passato finisce lì, il suo futuro comincia lì. Il viaggio in elicottero; il lungo coma; il risveglio; il corpo totalmente insensibile dal busto in giù; le mani che promettevano di farlo diventare un famoso chitarrista che restano chiuse a pugno, senza riuscire ad aprirsi; dover imparare a convivere con un corpo che non sembra essere più il suo; doversi relazionare con chi crede di aver capito tutto e invece non può capire.
Una storia vera questa, da cui mi aspettavo emozioni, sensazioni, anche pugni nello stomaco.
Dopo un inizio apparentemente al cardiopalma, che mi prometteva quello che cercavo, questo libro ha cambiato registro ed è diventato un po' piatto, incolore.
Lorenzo ci racconta tutta la sua convalescenza divisa tra l'ospedale di Zurigo all'inizio e casa di sua madre dopo, ma ce la racconta in modo troppo meccanico, poco coinvolto e coinvolgente. Forse un modo per difendersi il suo, per non soffrire troppo durante la scrittura o forse è proprio il suo modo di scrivere; fatto sta che ho trovato alcune parti troppo incentrate su spiegazioni tecniche - dal come farsi mettere in macchina, alla scelta particolareggiata del nuovo letto elettrico da acquistare, alle terapie a cui tentavano di sottoporlo - che mi hanno allontanato dalla parte emozionale della questione trascinandomi su un binario differente da quello che avevo intrapreso all'inizio. Un binario che non si è più ricongiunto al precedente. Gli si è avvicinato leggermente verso la fine parlando del rapporto e dei problemi con la fidanzata ma non è stato capace di ripercorrerlo allontanandosene definitiavamente.
Peccato, perchè ovviamente mi sarebbe piaciuto sentire Lorenzo sulla pelle, essere inondata dalle emozioni che un ragazzo di 27 anni può provare perdendo la sua vita normale e ritrovandone un'altra, nuova, da invalido.
Lo so, io non sono nessuno e non posso neanche lontanamente immaginare come si possa affrontare un dramma simile, però sono una lettrice e purtroppo se un libro non mi convince ho il dovere di dirlo e di spiegarne le ragioni. E questo libro non mi ha convinto.
E' anche vero che le emozioni sono soggettive quindi, magari, ad altri questa lettura potrebbe provocare reazioni totalmente differenti dalle mie arrivando dritta al cuore.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se lo avete letto. Perchè magari la mia chiave di lettura non era quella giusta, magari sono io che non ho capito.
Lo prova sulla sua pelle Lorenzo quel giorno in cui, pur non avendone voglia, si reca sulle piste per una sciata e si ritrova contro il pilone di una seggiovia. Il suo passato finisce lì, il suo futuro comincia lì. Il viaggio in elicottero; il lungo coma; il risveglio; il corpo totalmente insensibile dal busto in giù; le mani che promettevano di farlo diventare un famoso chitarrista che restano chiuse a pugno, senza riuscire ad aprirsi; dover imparare a convivere con un corpo che non sembra essere più il suo; doversi relazionare con chi crede di aver capito tutto e invece non può capire.
Una storia vera questa, da cui mi aspettavo emozioni, sensazioni, anche pugni nello stomaco.
Dopo un inizio apparentemente al cardiopalma, che mi prometteva quello che cercavo, questo libro ha cambiato registro ed è diventato un po' piatto, incolore.
Lorenzo ci racconta tutta la sua convalescenza divisa tra l'ospedale di Zurigo all'inizio e casa di sua madre dopo, ma ce la racconta in modo troppo meccanico, poco coinvolto e coinvolgente. Forse un modo per difendersi il suo, per non soffrire troppo durante la scrittura o forse è proprio il suo modo di scrivere; fatto sta che ho trovato alcune parti troppo incentrate su spiegazioni tecniche - dal come farsi mettere in macchina, alla scelta particolareggiata del nuovo letto elettrico da acquistare, alle terapie a cui tentavano di sottoporlo - che mi hanno allontanato dalla parte emozionale della questione trascinandomi su un binario differente da quello che avevo intrapreso all'inizio. Un binario che non si è più ricongiunto al precedente. Gli si è avvicinato leggermente verso la fine parlando del rapporto e dei problemi con la fidanzata ma non è stato capace di ripercorrerlo allontanandosene definitiavamente.
Peccato, perchè ovviamente mi sarebbe piaciuto sentire Lorenzo sulla pelle, essere inondata dalle emozioni che un ragazzo di 27 anni può provare perdendo la sua vita normale e ritrovandone un'altra, nuova, da invalido.
Lo so, io non sono nessuno e non posso neanche lontanamente immaginare come si possa affrontare un dramma simile, però sono una lettrice e purtroppo se un libro non mi convince ho il dovere di dirlo e di spiegarne le ragioni. E questo libro non mi ha convinto.
E' anche vero che le emozioni sono soggettive quindi, magari, ad altri questa lettura potrebbe provocare reazioni totalmente differenti dalle mie arrivando dritta al cuore.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se lo avete letto. Perchè magari la mia chiave di lettura non era quella giusta, magari sono io che non ho capito.