Buongiorno lettori! Con immensa emozione ospito oggi, nel mio piccolo angolino, la prima tappa del Gdl dedicato al libro Noi di David Nicholls in collaborazione con i blog La ragazza che annusava i libri, La Libridinosa e Scribacchiando in soffitta.
Oggi commenteremo insieme le prime due parti del libro: Inghilterra e Francia.
Premetto che per me è la prima esperienza con questo autore e dopo aver sentito commenti entusiasti per Un giorno - il suo lavoro precedente - ho cominciato questo libro con aspettative molto alte, ma senza la possibilità di fare paragoni.
Lo stile dell'autore è riuscito a conquistami già dalle prime pagine - anzi, forse più nelle prime pagine che nelle altre - creando in me la curiosità di capire quale fosse il vero fulcro del romanzo. Devo dire che sono stata accontentata molto presto.
L'impostazione che Nicholls ha deciso di utilizzare per il romanzo diventa immediatamente chiaro dopo aver letto qualche pagina: ogni parte del libro rappresenta un luogo toccato nel Grand Tour, quello che la famiglia Petersen intraprenderà attraverso l'Europa.
Ma chi sono i protagonisti del viaggio e, quindi, del libro?
Douglas
" Mi chiamo Douglas Timothy Petesen e ho cinquantaquattro anni. Avete notato l'esotica "e" finale in Petersen? Dicono che sia segno di un retaggio scandinavo, un qualche bisnonno; non sono mai stato in Scandinavia e non ho storie interessanti da raccontare in proposito. Gli scandinavi in genere sono biondi, belli, cordiali e disinibiti, io no. Sono inglese. [...] ho una faccia gradevole, con occhi che saranno forse buoni ma di un marrone dei più insignificanti, un naso di proporzioni ragionevoli e un sorriso di quelli che ti fanno buttare via le fotografie. [...] Insomma, ho cinquantaquattro anni - l'avevo già detto? - e un figlio, Albert detto Albie, cui voglio un gran bene; a volte però mi scruta con un tale disprezzo, che quasi non riesco a parlare per la tristezza."
Connie
"Aveva dei capelli bellissimi. Ben tagliati e lucenti, un nero quasi innaturale, le punte (si dice così?) sopra la fronte e le orecchie, a incorniciare un viso stupendo. Non sono bravo a descrivere le pettinature delle donne, mi mancano le parole, ma aveva qualcosa delle dive degli anni Cinquanta, una bella acconciatura avrebbe detto mia madre, però moderna, cioè alla moda... almeno credo. [...] Connie sapeva ascoltare. [...] Aveva una voce sensuale, bassa, leggermente rauca e con un marcato accento londinese. Col tempo è cambiata, ma allora si mangiava un po' le consonanti. [...] Beveva forte, riempiendosi il bicchiere prima che fosse vuoto, quasi temesse di rimanere senza vino. [...] Era molto fine. Non vestiva in modo costoso o appariscente, ma giusto."
Albert
"Albert è moro, come sua madre, i capelli lunghi e arruffati gli penzolano davanti agli occhi sfiorando le cornee e devo sempre trattenermi per non liberargli la fronte. Ha gli occhi grandi, bruni e umidi - "espressivi" è l'aggettivo ricorrente . e la pelle che li circonda è scura come il caffè. Con il naso affilato e la bocca carnosa è, a detta di tutti, un bel ragazzo."
Tre personaggi apparentemente normali, una famiglia come tante altre se non fosse per l'avvenimento che Nicholls decide di presentarci già nella prima pagina: è estate, una notte qualsiasi quando, con una tranquillità che mi ha lasciata basita, Connie sveglia il marito per comunicargli che il loro matrimonio è al capolinea e che pensa che lo lascerà - beh credo di aver iniziato a detestare Connie proprio da quel momento, dalla prima pagina quindi - ma gli dice anche che non andrà via subito, lo farà in autunno, quando Albert lascerà la loro casa per andare al college. Da quel momento Douglas comincia un percorso interiore che credo sia normale per chiunque si possa trovare in una situazione simile non aspettandoselo minimamente: ripensa all'inizio della loro storia, a quando tutto sembrava possibile, ripensa al loro inesorabile invecchiare fianco a fianco, si pone domande per capire quando sua moglie si sia resa conto di non voler più vivere al suo fianco.
"Mi rendo conto di essere partito per la tangente, crogiolandomi nel ricordo dei giorni più felici. Forse sto esagerando con le tinte rosa. Del resto gli sposi tendono sempre a infiorare l'evento che li ha fatti conoscere, riempiendolo di dettagli significativi. Diamo forma a quel nostro primo incontro in chiave sentimentale, facendone un mito della creazione, quasi per confermare a noi stessi e alla progenie che "era destino". Allora, sarà meglio fermasi un momento, un quarto di secolo dopo, quando la stessa donna così sagace, spiritosa e attraente mi svegliò per dirmi che forse sarebbe stata più felice, con un futuro più pieno e ricco di possibilità, ovvero che tutto sommatosi sarebbe sentita più "viva" senza di me".
E inizia a cercare delle soluzioni, ma Connie è inamovibile; la loro vita insieme senza Albert diventerà inutile, il loro lavoro di genitori è finito e lei ha bisogno di un nuovo inizio.
Diciamo che credo che Nicholls abbia avuto proprio la volontà di far emergere la superficialità di questa donna. Forse da uomo ha provato a descrivere il suo punto di vista cercando di portare il lettore a vedere Douglas come una vittima dell'evolversi degli eventi e credo ci sia riuscito alla perfezione.
In ogni pagina di queste due parti del libro ho avuto davanti ai miei occhi una donna superficiale, dura verso un marito che forse ha scelto per sbaglio, troppo complice di un figlio che avrebbe bisogno di crescere un po' e che - lasciatemelo dire - avrebbe bisogno anche di un paio di scapaccioni ogni tanto! Douglas dal canto suo si rivela spesso debole, incapace di reagire all'atteggiamento dei suoi familiari, troppo chiuso nella sua mente calcolatrice e poco artista - un po' sfigato insomma - ma tanto, tanto attaccato a quella famiglia sgangherata che ha costruito negli anni e che lo ritiene più un peso che altro.
E' proprio Douglas la voce narrante. Siamo con lui, in quella stanza, quando sente pronunciare da Connie quelle frasi che non si aspetta. Siamo nei suoi pensieri quando ci descrive il suo incontro con Connie, le loro prime uscite, la loro relazione. Non possiamo non essere tristi per lui, e non provare un po' di pena.
Ma, come avviene nella vita reale, dopo la botta iniziale la vita deve andare avanti e bisogna capire cosa fare.
E' estate e c'è un viaggio organizzato e già pagato che li attende. Mentre Douglas propone di farlo saltare Connie non ne vuole sapere, si partirà alla volta dell'Europa, per permettere ad Albie di conoscere il mondo, per farlo diventare adulto. Il Grand Tour si farà!
Quello che è chiaro fin da subito è che non si tratterà di un viaggio qualunque: rappresenterà l'ultima possibilità per rimettere a posto i cocci di un matrimonio allo sbando.
"Era come andare in giro con un'ascia piantata nel cranio."
"La vita senza di lei mi pareva inconcepibile, in senso letterale: non riuscivo a concepirla. Per questo decisi che non poteva finire così."
E' proprio così che finisce la prima parte e comincia la seconda parte del libro, con il nostro protagonista che parte con tutti i più buoni propositi per cercare di riconquistare sua moglie.
Con degli intermezzi ironici Nicholls fa emergere il lato super organizzatore di Douglass e ci rende partecipi del suo promemoria pre-partenza.
"Linee guida per la riuscita del Grand Tour:
1. Sii dinamico! Non mostrarti mai "troppo stanco" o "non dell'umore giusto".
2. Evita le discussioni con Albert. Accetta le canzonature e non reagire con astio o penose recriminazioni. Sii sempre allegro.
3. Non pretendere di avere ragione su tutto, anche se ce l'hai.
4. Sii disponibile e aperto a nuove esperienze, tipo cibi strani cucinati in precarie condizioni igieniche, arte sperimentale, punti di vista insoliti e così via.
5. Sii spiritoso. Ridi delle frecciatine di C e A.
6. Cerca di rilassarti. Non pensare al futuro. Per ora.
7. Sii organizzato ma...
8. Disponibile e pronto all'avventura.
9. Presta sempre attenzione a Connie. Ascoltala.
10. Cerca di non litigare con Albert."
Sicuramente tutti buonissimi propositi che per la riuscita hanno però bisogno dello stesso impegno dalle altre due parti coinvolte. E Connie non sembra proprio volerci provare. Albert poi, se può cerca pretesti per creare momenti di litigio.
Si parte! La prima tappa del viaggio è appunto la Francia, titolo della seconda parte del libro. Connie ovviamente è già stata in quasi tutti i posti che toccherà il loro viaggio - mi chiedo... c'è un posto del mondo in cui Connie non abbia vissuto e in cui non sia stata a letto con qualcuno? Douglas anche tu, non è che ti sei sposato proprio una santa eh!!!!! - e questo porta Douglas a ripensare alla loro gioventù, al suo incontro con quella donna così particolare, tanto diversa dal suo essere e tanto lontana dal suo mondo. Ed è così che ci racconta le loro vite: alternando nella narrazione qualche capitolo dedicato al presente e a quel giro per l'Europa tanto aspettato, ed altri capitoli dedicati al passato, alla loro vita precedente, a quando tutto sembrava scorrere normalmente come accade in tutte le famiglie.
Assistiamo inesorabilmente alla complicità tra Albie e la madre, spesso uniti nello scherno contro quel padre che non può capire la loro arte; succede nel treno che li porterà a Parigi, succede al museo in cui Douglas si sente un pesce fuor d'acqua e pur di compiacere la famiglia fa commenti che rasentano il ridicolo, succede al ristorante quando per una leggerezza Albert arriva addirittura a ferirlo davanti alle risate stupide e ridicole di Connie.
E le speranze di Douglas si affievoliscono.
"Non volevo illudermi, ma ero partito con la speranza che quel viaggio potesse giovare al nostro matrimonio, forse avrebbe perfino indotto Connie a cambiare idea. Penso che ti lascerò, così aveva detto, dunque c'era ancora spazio per il dubbio, e magari sarei riuscita a dissuaderla... Forse la "novità" dei luoghi avrebbe ricordato i giorni quando anche noi eravamo "nuovi" l'uno per l'altra. Ma era assurdo credere che una città potesse fare la differenza, che dipinti a olio, statue di marmo e vetrate potessero cambiare le cose fra noi. Il posto non c'entrava nulla."
E' in questa maniera che finisce quindi la seconda parte con la consapevolezza che non basta un luogo a fare la differenza ma anche con una speranza che contraddice assolutamente questo pensiero.
"L'indomani saremmo stati ad Amsterdam. Forse sarebbe stato diverso ad Amsterdam. Forse tutto si sarebbe aggiustato ad Amsterdam."
Pensieri da uomo innamorato che mi hanno messo addosso una tristezza infinita e ancora più rabbia verso madre e figlio tanto crudeli e superficiali.
Devo dire che fino ad ora lo stile mi piace molto perchè nonostante tutto l'autore riesce a stemperare la tristezza della situazioni con battute che riescono a far sorridere il lettore anche nei momenti più difficili.
E' giusto però che dica che la storia per ora non mi ha travolta, non mi ha rapito il cuore ma spero possa farlo andando avanti nel libro.
Punto negativo di queste due parti è quello dedicato alla famiglia al museo; ammetto che mi ha un po' annoiato - nonostante ami l'arte - perchè l'ho trovato un po' fine a se stesso, senza uno scopo preciso o una reale necessità ai fini della trama se non continuare, ancora una volta, a fare apparire Douglas come una povera vittima.
Ed ora ditemi, come vi sono sembrate le pagine che abbiamo letto? Chi tra i tre personaggi vi è piaciuto di più, quali sono le frasi che avete amato o odiato? Aspetto con curiosità i vostri commenti!!!
Prima di salutarvi vi ricordo che oggi parte la lettura per la seconda tappa.
Dal 9 febbraio al 16 febbraio lettura Parte 3 e 4