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mercoledì 30 marzo 2016

Recensione #117 - The Danish Girl di David Ebershoff

Buongiorno lettori, come state? Io super di corsa, come sempre in questo periodo. Ho mille cose da fare e le faccio in orari impossibili quindi mi scuso se ultimamente sono un po' incostante sia sul blog che sui social.
Oggi vi lascio una nuova recensione, quella di The Danish Girl di David Ebershoff, edito da Giunti, 368  pagine. 

Trama: Giovani e talentuosi, Einar Wegener e sua moglie Greta vivono nella romantica Copenaghen di inizio Novecento, accomunati dalla passione per l'arte: paesaggista lui, ritrattista molto richiesta lei. Finché un giorno Greta, per completare un ritratto, chiede al marito riluttante di posare in abiti femminili. A poco a poco, l'ipnotico pennello di Greta, animata da un'improvvisa ispirazione, e il morbido contatto della stoffa sulla pelle di Einar, lo sospingono in un mondo sconosciuto, mettendo in moto un cambiamento che nessuno dei due avrebbe mai potuto sospettare. Quel giorno il giovane scopre che la sua anima è divisa in due: da una parte Einar, l'artista malinconico e innamorato di sua moglie, dall'altra Lili, una donna mossa da un prepotente bisogno di vivere. E Einar si trova di fronte a una scelta radicale: decidere quale delle due sacrificare... 

Difficile mettermi qui, davanti a questa pagina bianca, per cercare di spiegarvi le moltitudini di emozioni che questo libro ha saputo trasmettermi. Un libro che parte da una storia vera, difficile, fatta di sofferenze ma anche di coraggio e consapevolezza.
L’autore riesce ad accompagnare il lettore con molta maestria in un sentiero difficile e doloroso, parlando di Lili Elbe – nata di sesso maschile con il nome di Einar Wegener, prima persona nella storia a sottoporsi a un intervento chirurgico per il cambio di sesso – e del suo viaggio interiore di accettazione.
Il romanzo è ambientato tra Copenaghen, Parigi e Dresda. È il 1925 ed Einar e Greta sono marito e moglie. Entrambi artisti, mossi dalla passione della pittura passano le loro giornate a dipingere: paesaggi lui, ritratti lei.
È proprio per farsi aiutare a completare un quadro che Greta chiede ad Einar di vestirsi da donna, in modo da poter posare per lei durante l’assenza della donna che stava ritraendo. Questo avvenimento accenderà la scintilla, quella che nell’uomo esiste da sempre ma che da tanto, troppo tempo, è sopita.
Einar in realtà convive da sempre con due anime, due personalità, una uomo, l’altra donna; è così che si palesa Lili, l’altro io di Einar. Quei panni così diversi da quelli che indossa normalmente lo fanno sentire bene, vivo, se stesso e Lili appare sempre più spesso, mettendo da parte l’uomo che Grata ha sposato, facendolo piano piano soccombere.
Un amore fortissimo, vero, incondizionato quello che Greta prova per il marito; un sentimento così grande che le fa diventare artefice della sua trasformazione, del suo lungo cammino di accettazione.
Con uno stile molto dettagliato, non affrettato e molto emozionale l’autore mi ha permesso di mettermi nei panni dei protagonisti, di vivere in quel periodo storico, di immaginare quanto potesse essere difficile per un uomo sentirsi in tutto e per tutto una donna e provare a fare in modo che quella diventasse la sua vera esistenza. Uno stile che per molte caratteristiche mi ha ricordato quello di Tracy Chevalier e che da subito mi ha permesso di adorare questa lettura.
Spesso mi sono chiesta come Greta potesse accettare e incentivare la trasformazione del marito, spesso mi sono chiesta come avrei reagito io, se sarei stata in grado di interpellare medici per aiutare l’uomo della mia vita ad essere felice; l’unica risposta che mi sono data è che Greta amasse Einar più della sua stessa vita, senza accontentarsi di averlo al suo fianco a metà.

Neanche per un attimo aveva pensato di impedire che Lili entrasse nella loro vita. Qualsiasi cosa purchè Einar sia felice, si diceva. Qualsiasi cosa.

Un romanzo che ci racconta di come spesso i medici a cui Einar si rivolgeva lo trattassero come pazzo, disturbato, bisognoso di radioterapia o addirittura di una lobotomia; un romanzo che ci fa entrare nel più profondo animo umano e che ci permette di vivere la trasformazione con gli occhi di Einar e di Lili, dividendo in modo netto e tangibile le due persone durante il racconto.
Per fortuna Lili non ha trovato sulla sua strada solo persone incapaci di comprendere, e questa è stata la sua fortuna; perché se per un transessuale al giorno d’oggi può essere difficile, pensiamo a quanto potesse esserlo nel 1925… fantascienza! 
L’autore ha saputo rendere benissimo l’assoluta divisione delle due personalità, raccontando al lettore i sentimenti più profondi a volte mettendosi nei panni di Einar e a volte in quelli di Lili.

Nemmeno una volta in passato, e nemmeno quella sera, con la mano sudata di Henrik nel suo palmo, Einar si era considerato anormale o deviato.

Tantissime le parti che ho sottolineato e che mi hanno fatto riflettere. Pensieri assolutamente attuali nonostante l’ambientazione del romanzo sia lontana anni luce dal presente.
Un libro che consiglio a chi sa guardare oltre!

VOTO: 



8 commenti:

  1. Bellissime parole, ho ancora più voglia di leggerlo adesso

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  2. Buongiorno sister. che bella recensione. Io in realtà non avevo intenzione di leggerlo, ma due giorni fa mi hanno parlato del film, adesso dopo quella di Laura leggo la tua recensione, insomma...che faccio? Baci

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  3. Gerda - o Greta, bah - è un personaggio straordinario.
    La voglia di leggere il libro resta. :)

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  4. Condivido il pensiero di Michele :)
    Greta è un personaggio raro nella letteratura, una donna forte capace di amare senza limiti e senza condizioni. Ho adorato la sua figura!

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