Pagine

giovedì 30 giugno 2016

Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori - Titolo Bonus Terza Tappa


Carissime vi ho fatto penare eh? Avete dovuto gironzolare per un po', ma finalmente vi svelo il titolo tanto atteso.
So che qualcuna di voi non ha un grande feeling con gli autori italiani, mi dispiace perchè è la mia tappa e io leggendone tanti... non ho potuto fare a meno di consigliarvene un po'. Spero che non mi odierete troppo, e spero anche che magari possiate scoprire qualche autore che non avevate pensato di incontrare durante il vostro cammino.
Una lancia voglio spezzarla a mio favore: cerco sempre di non propinarvi dei mattoni, in modo che possiate leggerli senza sprecare troppo del vostro tempo.
 
Vi ricordo che la lettura di questo romanzo vi permetterà di guadagnare ben 15 punti.

Dopo l'ironia e il sarcasmo di Alice Basso, il tira e molla dei personaggi ambigui di Glattauer... adesso non vi resta che provare quello che io considero un piccolo capolavoro italiano: una storia che sono certa vi farà riflettere, un tema purtroppo attuale e una storia sentimentalmente complicata. Spero che Napolillo vi conquisti.

 
Titolo: Le tartarughe tornano sempre
Autore: Enzo Gianmaria Napolillo
Casa Editrice: Feltrinelli
Pagine: 217
Prezzo: 15,00€
Pubblicazione: settembre 2015
La mia recensione: qui

SINOSSI: Salvatore è nato quando in pochi conoscevano il nome della sua isola: un luogo di frontiera posto alla fine del mondo, con il mare blu e la terra arsa dal sole. È cresciuto sulle barche, vicino alle cassette di alici, con lo sguardo nell’azzurro, sopra e intorno a lui. Forse è lì che tutto è cominciato, tra ghirigori nell’acqua e soffi nel vento. Di sicuro è lì che ha conosciuto Giulia, anche se lei vive a Milano con i genitori emigrati per inseguire lavoro e successo.
Da sempre Giulia e Salvatore aspettano l’estate per rivedersi: mani che si intrecciano e non vogliono lasciarsi, sussurri e promesse. Poi, d’inverno, tante lettere in una busta rosa per non sentirsi soli. Finché, una mattina, nell’estate in cui tutto cambierà, Giulia e Salvatore scoprono il corpo di un ragazzino che rotola sul bagnasciuga come una marionetta e tanti altri cadaveri nell’acqua, affogati per scappare dalla fame, dalla violenza, dalla guerra.
Gli sbarchi dei migranti cominciano e non smettono più. L’isola muta volto, i turisti se ne vanno, gli abitanti aiutano come possono. Quando Giulia torna a Milano, il filo che la lega a Salvatore si allenta. La vita non è più solo attesa dell’estate e amore sincero, corse in spiaggia e lanterne di carta lanciate nel vento in una notte stellata. La vita è anche uno schiaffo, un risveglio, la presa di coscienza che al mondo esistono dolore e differenze. Una scoperta che travolge i due ragazzi e che darà valore a tutte le loro scelte, alla loro distanza e alla loro vicinanza.

Giulia e Salvatore ora ne sono sicuri. L'isola è di chi rimane e di chi arriva. Non di chi se ne va. Non di chi dimentica.

Grazie sopratutto a Daniela per avermi ospitata, a presto e un abbraccio ad ognuna di voi,


mercoledì 29 giugno 2016

Recensione #136 - Che fine ha fatto lo stoccafisso di Monia Farina

Buon mercoledì carissimi lettori. Finalmente riesco a trovare qualche minuto per dedicarmi al blog. Ultimamente il tempo è tiranno ed anche la stanchezza non aiuta! Ho proprio bisogno di ferie ma ancora manca un mese intero di lavoro... meglio non pensarci!!!!
Oggi torno con la recensione di un libro che ho ricevuto direttamente dall'autrice: si tratta di Che fine ha fatto lo stoccafisso di Monia Farina edito da Algra, pag. 88.
Sinossi: Castegnino, Brescia. Vittorio Emanuele Pautasso è un giovane comandante dei carabinieri. Le sue origini vengono da molto lontano, ma è cresciuto in una famiglia italiana. A Castegnino si ritrova ad affrontare i misteri e i delitti dei suoi abitanti, ultima tra tutti la scomparsa del noto medico Fabrizio Ghidini. Ad aiutarlo ci saranno le sue amiche del negozio "Il cesto di LuLu". Saranno proprio loro a dare una svolta al caso, complice uno stoccafisso.



Ho ricevuto questo libro grazie ad un’autrice che amo molto e che ormai considero un’amica: Loredana Limone. Monia Farina è stata una delle sue allieve ed ha da poco esordito nel panorama italiano con un libro un po’ giallo, un po’ mangereccio.
Ho accettato molto volentieri perché mi fido del giudizio di Loredana e devo dire che credo proprio di aver fatto bene.
Monia Farina ha una capacità narrativa che colpisce. Anche la storia è ben architettata e sviluppata dando un tocco di mistero con una sparizione importante ma dando anche un tono scanzonato grazie a personaggi divertenti come le sorelle Luisa e Luigia, proprietarie del negozio Il cesto di Lulu.
Peccato la brevità del libro che con le sue 88 pagine ha più il sapore del racconto, un buono spunto su cui poi costruire un volume più corposo.
La storia è ambientata a Castegnino, Brescia – luogo di fantasia collocato sul Lago d’Iseo – un paesino dove le dicerie di paese non mancano e dove le beghine non perdono occasione di farle circolare. Luogo di ritrovo: il piazzale della chiesa. Argomento preferito: tutti, senza riserve.
Quindi nella storia abbiamo un paesino, tante pettegole, un negozio – Il cesto di Lulu, che prima ha fatto parlare di se e che poi diventa un punto di incontro per i tanti abitanti appassionati di cucina e delle prelibatezze che le due sorelle riescono a procurarsi -, una sparizione, un commissario con il nome italianissimo – Vittorio Emanuele Pautasso – ma originario della Costa d’Avorio, ed uno stoccafisso perduto.
L’autrice è molto brava a mettere insieme tutti i tasselli del puzzle permettendoci comunque, in pochissime pagine, anche di immaginarci molto bene l’ambientazione ed i personaggi a cui dedica una spiegazione non solo attuale ma anche del loro passato e degli avvenimenti che li hanno portati al punto del libro. Non mancano anche accenni a ricette, pasti, leccornie in cui le sorelle Luigia e Luisa sfoggiano il meglio del loro sapere non solo nella cucina tradizionale ma anche quella – tanto di moda – vegana.
E si improvvisano anche un po’ detective le due negozianti, anche perché, chi meglio di loro può conoscere le abitudini dei paesani? Se in più si tiene conto che il medico scomparso era stato al loro negozio proprio quel giorno per acquistare il famoso stoccafisso scomparso insieme a lui, loro sono proprio le persone adatte! La parte dedicata al giallo è di facile risoluzione ma la lettura è piacevole, scorrevole e fa venire voglia di conoscere più a fondo tutti personaggi – non pochi – che popolano il libro.
Leggere questo libro mi ha fatto tornare in mente proprio Borgo Propizio, il libro di Loredana Limone – recensione qui – perché i meccanismi sono molto simili ed anche l’atmosfera che si respira.
Un buonissimo esordio quello di Monia Farina che spero di vedere sviluppato in un libro più corposo, magari pubblicato da una casa editrice importante… Le premesse ci sono tutte!
 
Consigliato a chi ha voglia di staccare per qualche ora facendosi trasportare in un paesino inventato ma perfettamente plausibile!

VOTO: 

venerdì 24 giugno 2016

Ti consiglio un libro #24 - Un libro che ci ha colpito per il titolo

Buongiorno lettori, eccoci ad una nuova puntata di Ti consiglio un libro, la rubrica in collaborazione con Laura de La Biblioteca di Eliza, Salvia di Desperate Bookswife e Laura de La Libridinosa. Oggi vi consigliamo Un libro che ci ha colpito per il titolo. Come sempre cliccando sul titolo sarete rimandati alla recensione.



IL MIO CONSIGLIO 


Autore: John Ajvide Lindqvist
Casa editrice: Marsilio
Pagine: 426
Prezzo:  Cartaceo 18.50 euro - ebook 9.90 euro


Quando è stato scelto questo tema per il post di oggi sono rimasta un po' perplessa. Non mi veniva in mente nessun libro che potesseavermi colpito particolarmente per il suo titolo quindi ho spulciato le recensioni in ordine alfabetico qui sul blog e ho avuto l'immuminazione, dandomi della stupida per non averci pensato subito. Questo libro mi è stato regalato da un'amica per Natale e quando ho scarteto il pacchetto sono rimasta affascinata proprio da questo titolo che mi ha da subito incuriosita.
Un libro che mi è piaciuto molto per una trama non usuale che ha saputo far emergere le paure, i comportamenti e le manie che possono cogliere un gruppo di persone diverse che non si conoscono quando si trovano "rinchiusi" da quallche parte. Metto tra virgolette rinchiusi perchè in realtà i protagonisti di questo libro si trovano in una landa infinita e proprio questo contrasto tra l'infinito della landa ed il sentirsi rinchiusi in un luogo da cui non è possibile andare via è la particolarità di questa lettura.
Un horror che tocca il mondo del paranormale in cui l’autore riesce a sviscerare in modo molto interessante le paure umane, le reazioni di un gruppo davanti ad una difficoltà, l’interazione tra persone che si sentono braccate, la difficoltà a fidarsi del prossimo ed anche di se stessi in situazioni estreme. Un autore che non conoscevo ma di cui voglio recuperare i libri precedenti.
Ed ora correte a scoprire quali sono i consigli di Laura , Salvia e  Laura.

giovedì 23 giugno 2016

Recensione #135 in anteprima - Il battito del sangue di Tess Gerritsen


Buongiorno lettori e buon giovedì. Come state? Cosa avete in programma di fare in questi giorni? Io se fossi in voi farei un saltino in libreria per non perdervi l’uscita - domani -  del libro di cui sto per parlarle!!
Si tratta de Il battito del sangue di Tess Gerritsen edito da Longanesi, che ringrazio per la copia, pag. 350, in libreria dal 24 giugno 2016


Sinossi: Durante un viaggio a Roma, la violinista americana Julia Ansdell incappa in uno strano manoscritto che contiene uno spartito. Si tratta di una musica inedita, un valzer dal titolo Incendio, composto da un autore misterioso. Una melodia che ha un ritmo unico e inconfondibile, come il battito del cuore. Quando Julia, tornata a casa, suona il valzer, iniziano a susseguirsi episodi sempre più inquietanti: Lily, la sua bambina di tre anni, uccide il gatto, aggredisce la madre con un pezzo di vetro facendola cadere dalle scale. Quella musica ha un potere demoniaco? Quando comprende che a rischio non c’è solo la sua sanità mentale, ma anche la sua stessa vita, Julia capisce che esiste un solo modo per salvarsi: andare alla radice del mistero. Torna in Italia e, viaggiando tra Venezia e Roma per le sue ricerche, scopre che l’autore è Lorenzo Todesco, un ebreo che ha vissuto un amore tanto potente quanto tormentato negli anni fra il 1938 e il 1944, in una Roma straziata dalla guerra e dalle leggi razziali del fascismo. Le due storie, quella di Julia e quella di Lorenzo, si intrecciano via via, trascinando con sé il lettore fino a una sconvolgente conclusione, da autentica maestra del thriller.

Adoro Tess Gerritsen. Non ho fatto la sua conoscenza da molto – e ancora mi chiedo perché sia poco conosciuta in Italia come scrittrice di thriller – ma non appena mi sono imbattuta in un suo libro ho avuto la certezza che avrei letto tutto di lei (con calma perché la serie che ho cominciato ha più di 10 volumi già pubblicati ahahaha!). Immaginate la mia felicità, circa un mesetto fa, quando su Il libraio vedo una sua prossima pubblicazione, autoconclusiva, ambientata in Italia. Ho chiesto una copia all’ufficio stampa Longanesi che è sempre tremendamente gentile ed ho potuto leggerlo in super anteprima ed in anteprima condivido il mio pensiero con voi.
Anche se conoscete già questa autrice non aspettatevi il suo solito thriller. Questo libro è totalmente differente da quello che sicuramente vi aspettate leggendo il suo nome in copertina. Sono abituata a pensare a questa autrice legata ai libri della serie Rizzoli – Isles in cui si sofferma spesso su particolari crudi e macabri, in cui l’azione è la parola d’ordine, e mi aspettavo qualcosa del genere. In questo nuovo lavoro invece, a parte gli eventi iniziali abbastanza cruenti che emergono anche nella trama – una bambina di tre anni apparentemente ossessionata da un brano musicale tanto da uccidere un gatto e ferire la madre – e quelli finali dove lo svolgimento prende una piega un po’ movimentata, tutto il resto della storia è sviluppata in ambito prettamente psicologico – per quanto riguarda le parti riferite al presente – e in ambito descrittivo/storico – per quanto riguarda le parti riferite al passato.
Un libro dove la musica sembra essere il fulcro di tutto e dove la parte storica emerge con forza, portando il lettore ai tempi della seconda guerra mondiale, un’epoca di cui tutti conoscono lo svolgimento ma che l’autrice ha saputo presentare da un punto di vista particolare, attraverso gli occhi di un ragazzo che sogna di diventare un musicista.
La narrazione si dipana attraverso due periodi storici: il presente, in cui Julia fa i conti con gli strani comportamenti della figlia Lily di tre anni ed il passato, in cui l’autrice ci riporta ai tempi delle prime leggi antisemite facendoci conoscere la storia di una famiglia italiana di ebrei in cui il nonno fa l’insegnante di musica, il padre fa il liutaio ed il nipote – Lorenzo - è un promettente violinista.
Presente e passato hanno due particolarità: nel primo la storia si svolge principalmente in America, con dei brevissimi passaggi iniziali e finali – essenziali per lo sviluppo della trama – a Roma e Venezia; nel secondo la storia è ambientata a Venezia.
Da subito la voglia di sapere come siano collegati il presente ed il passato si è impossessata di me facendomi leggere, leggere e ancora leggere.
Apparentemente ciò che mi è saltato all’occhio come collegamento sin da subito è che sia Lorenzo – protagonista del passato – che Julia – protagonista del presente - sono suonatori di violino; altro collegamento sembra essere l’Italia, dove Lorenzo viveva decenni prima e dove Julia ha tenuto un concerto comprando da un antiquario degli spartiti musicali antichi. Proprio attorno ad uno di quegli spartiti ruota la parte thriller del romanzo: non appena Julia prova a suonare Incendio – un brano manoscritto facente parte del suo acquisto italiano – in casa succedono cose inquietanti che la portano a vedere la sua piccola di tre anni con occhi diversi.
Come spiegare ad un marito matematico ed inquadrato che un brano musicale può incidere negativamente su una bambina fino a poco prima tranquilla? Come evitare di essere presa per pazza? L’unico modo è capire da dove proviene veramente quel manoscritto e dimostrare che ha qualcosa di diabolico!
La narrazione scorre veloce sotto i nostri occhi, con uno stile che ammalia ed una ricostruzione storica impeccabile. La Gerritsen è convincente anche in un ambito che non è prettamente quello per cui è conosciuta. Mi sono innamorata delle parti dedicate a Lorenzo, proprio io che quando ormai leggo olocausto nelle trame dei libri mi comincio a grattare; ma di questa autrice mi fido e con il senno di poi sono contenta di essermi fidata perché ha saputo ricostruire in modo preciso una Venezia degli anni ’40 in cui la deportazioni di ebrei è stata altissima ma di cui si parla veramente poco. E lo fa attraverso Lorenzo che con il suo violino era pronto per conquistare il mondo ma che a causa delle leggi razziali ha dovuto abbandonare il suo sogno: la musica, che spesso in vita lo ha salvato, almeno provvisoriamente, da un destino crudele. Meravigliose le parti in cui con Laura si preparano al concorso che potrà farli entrare nell’olimpo della musica, dolorose e particolarmente emozionanti i momenti del rastrellamento a tappeto delle SS e di quel viaggio verso l’ignoto che milioni di persone nel mondo hanno compiuto.
Per tutta la lettura sono stata risucchiata dalla storia, assaporandone ogni passaggio, adorandone anche la calma con cui tutto si è svolto - senza cercare da parte dell’autrice quella suspense che tutti si sarebbero aspettati da lei - fino a quando con un guizzo finale la narrazione si anima movimentando il tutto, creando una conclusione ad effetto, dando quel ritmo che è tipico della sua penna e facendomi pensare che – wow – mettere insieme due argomenti così diversi, farli dialogare fino a farli intrecciare in modo credibile, arrivare ad un epilogo che comunque sa stupire non è cosa da tutti. E che lei non fosse tutti lo sapevo già, ma ne ho avuto la conferma vedendola alle prese con una storia del genere.
Unico appunto che mi sento di fare è che forse la parte dedicata al presente viene un po’ annebbiata dalla parte riferita al passato perché i personaggi mi sono sembrati più forti, vividi, capaci di emozionare e conquistare il lettore ma nel complesso un bellissimo libro che, per quanto mi riguarda, merita di essere letto.
Cosa ne pensate? Avete letto qualcosa di questa autrice?



VOTO: 




martedì 21 giugno 2016

Recensione #134 - Lo strano viaggio di un oggetto smarrito di Salvatore Basile

Ciao carissimi! Ecco di ritorno con una recensione: quella di  Lo strano viaggio di un oggetto smarrito di Salvatore Basile edito da Garzanti, che ringrazio per la copia, 302 pagine. Un libro che mi ha toccato tantissimo per la sua dolcezza!

Sinossi: Il mare è agitato e le bandiere rosse sventolano sulla spiaggia. Il piccolo Michele ha corso a perdifiato per tornare presto a casa dopo la scuola, ma quando apre la porta della sua casa nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po’ ammaccata. Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario. Lo ripone nella valigia, promettendo di restituirlo. Poi, sale sul treno in partenza dalla banchina. Sono passati vent’anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana. Perché sua madre non è mai più tornata. Michele vuole stare solo, con l’unica compagnia degli oggetti smarriti che vengono trovati ogni giorno nell’unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano. Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, incastrato tra due sedili, Michele ritrova il suo diario. Non sa come sia possibile, ma Michele sente che è sua madre che l’ha lasciato lì. Per lui. E c’è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito. Salvatore Basile ci regala una favola piena di magia, emozione e speranza. Una nuova voce italiana indimenticabile, che disegna un sorriso sul nostro cuore.

Che tenerezza questo libro. Mi ha conquistato con il suo intercedere lento e malinconico.
Michele è un uomo di trent’anni con nel cuore un vuoto lasciato da una madre che, quando lui aveva solo sette anni, è partita con una valigia e un diario rosso: il diario segreto di suo figlio, quel bambino che avrà per sempre una mancanza nel cuore.
È il custode del treno Michele, proprio come suo padre, che da quella casa non lontana dal mare osserva malinconico quella sagoma inanimata che ogni giorno parte e ritorna e che lui coccola, pulisce, prepara per il viaggio del giorno successivo.
Ha un’abitudine Michele: raccogliere gli oggetti smarriti che le persone perdono ogni giorno su quel treno; sono quegli oggetti la sua famiglia, oggetti inanimati che non possono abbandonarlo, che non possono ferirlo.
È solo. Da quando suo padre è morto non ha mai messo piede fuori dalla stazione di Miniera di Mare, non ha più parlato con nessuno, nessuno è mai più entrato nella sua casa.
Finchè un giorno, improvvisamente, Elena entra come una furia nella sua vita, con la sua teoria dei colori, con la sua allegria e la sua voglia di prendere la vita a morsi.
È scosso Michele, ma è anche incuriosito; infastidito ma anche colpito. Elena potrebbe essere la sua prima vera amica, ma fidarsi è difficile per uno come lui.
Ma le novità per Michele non sono finite: il suo diario rosso, quello che sua mamma aveva portato con se il giorno della fuga, è proprio su un sedile di quel treno, una sera, insieme ad altri oggetti smarriti e dimenticati.
Chi potrà averlo lasciato? Proprio sua mamma o qualcuno per lei? Perché allora non lo ha cercato, per colmare quel vuoto che lui si porta dentro da troppo tempo?
Dopo tanti anni Michele ha una reazione, sente il bisogno di sapere, di parlare con qualcuno e chiede ad Elena un consiglio.
È grazie all’entusiasmo e alle spinte della ragazza che l’uomo prende la decisione di partire, alla ricerca del suo passato, alla ricerca di risposte.
Comincia così un viaggio lento e doloroso cui il lettore assiste inerme. L’uomo ripercorre il viaggio che l’unico treno percorre ogni giorno da Miniera di Mare a Piana Aquilana chiedendo notizie ai passanti e mostrando l’unica fotografia che possiede di sua madre, una foto di più di vent’anni prima. Michele è ingenuo, non abituato al mondo, bisognoso di credere in qualcosa di positivo e questo lo porta a sbagliare, a fidarsi delle persone sbagliate e a non riuscire invece a lasciarsi andare con le persone giuste.
Per quattro giorni seguirà gli indizi, cercherà di capire, inizierà ad aprirsi al mondo e si sentirà pian piano diverso.
Ma chissà se le cose sono come lui se le aspettava, chissà se quella situazione vista da un’altra prospettiva potrà cambiare colore o almeno essere più accettabile…
L’autore è stato bravissimo ad imprimere sulla storia quella sensazione di vuoto e di mancanza; una sensazione che non mi ha mai abbondata, durante tutta la lettura e che alla fine mi è mancata, lasciandomi orfana di una tensione emotiva che mi ha colpito più di quanto mi abbiano colpito le parole. E quando un libro mi arriva così non posso che adorarlo, consigliarlo, regalarlo! 
Oltre ad uno stile che mi ha conquistata ho adorato i personaggi: Michele adulto fuori e ancora bambino dentro, Elena con il suo apparente stato di felicità, Luce - una donna molto simile a Michele - e Gianni il suo bambino ferito; oltre a questi diverse comparse con un ruolo preciso e determinante all’interno della narrazione. Un esordio letterario ottimo per un autore che nella vita fa lo sceneggiatore e regista, mestiere che credo abbia inciso molto sul taglio dato alla narrazione ed al libro in generale. A proposito... io un film su questa storia ce lo vedo proprio bene bene bene!!!
Un libro da leggere senza fretta, assaporando ogni passaggio e lasciandosi trasportare da quelle sensazioni che è capace di regalare.

VOTO: