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venerdì 13 gennaio 2017

Letture con Marina #5

Buon pomeriggio lettori! Oggi torna, dopo la pausa natalizia, l'appuntamento con Marina e le sue letture e torna con la recensione del libro di uno dei miei autori nordici preferiti! Quindi mettetevi comodi...


Autore: Henning Mankell
Titolo: Assassino senza volto / Mördare Utan Ansikte
Casa editrice: Marsilio Editori SpA
Pagine: 368
Genere: romanzo giallo
Anno Pubblicazione: 2001

Sinossi: Agli inizi della sua carriera, il futuro ispettore capo Chen Cao è considerato dai suoi colleghi uno strano poliziotto. Ama infatti tradurre e comporre versi, ed è finito al dipartimento di polizia di Shanghai per una stravagante decisione del governo che lo ha strappato ai suoi studi di letteratura. Col tempo, alla guida della squadra speciale che si occupa di casi politicamente sensibili, Chen sempre più capisce che la poesia rappresenta per lui la via per contrastare la crudeltà e la follia che incontra nel corso delle sue inchieste, il mezzo per vedere le cose con il necessario distacco e per meglio comprendere le circostanze nelle quali i crimini hanno avuto luogo. I versi qui raccolti sono stati scritti o scoperti da Chen nel corso degli anni, hanno accompagnato le sue cacce al colpevole e i suoi scontri con le autorità. Sono un omaggio a una delle figure di poliziotto più riuscite della narrativa di genere degli ultimi anni, un detective, raffinato poeta e gourmet, le cui indagini ci raccontano la Cina contemporanea.
Buongiorno a tutti e Buon Anno Nuovo!

Avevo pensato di riprendere il nostro discorso con i romanzi polizieschi di Qiu Xiaolong, dato che con l’ultimo post di Dicembre ci eravamo lasciati con il Libro delle sue Poesie, ma visti i recenti, continui e tragici accadimenti, ho pensato di iniziare con un altro autore, che mi dà il là per un tema che evidentemente è già (e continuerà nei prossimi mesi, tristi presentimenti) tema scottante di un’attualità di cui faremmo volentieri a meno.

Il tema centrale di questo romanzo è il giallo sul quale l’autore costruisce tutta la vicenda, ma al contempo co-protagonisti sono anche una Svezia diversa da come ce la siamo sempre immaginata e soprattutto lo straniero – e la paura dello straniero, con le varie ripercussioni a livello politico e sociale – e di chi fisicamente, giorno dopo giorno e seguendo la legge, deve occuparsi della persone che emigrano dal loro Paese di origine e si stabiliscono in un altro Paese. In questo caso, in Svezia- appunto.

Desidero quindi farVi conoscere il commissario di polizia Kurt Wallander, poliziotto nato nel lontano 1991 dalla penna feconda di Henning Mankell, autore svedese. Devo ammettere che colmo finalmente una lacuna enorme, in quanto pensavo che quest’autore fosse scrittore di thriller, mentre per una serie di ragioni, ora che mi ci sono imbattuta seriamente, scopro che in realtà scriveva romanzi gialli.

Assassino senza Volto è la prima storia della saga del commissario di polizia Kurt Wallander ed è ambientata, come le altre che la seguiranno, in Scania, nel sud della Svezia (fino al 1658 territorio della Danimarca).
Come detto, il tema affrontato è la problematica dell'immigrazione vista dalla tradizionalmente tollerante e libera società svedese; sul suo sito Henning Mankell racconta di aver deciso di scrivere una storia sul razzismo crescente che aveva notato al rientro in patria alla fine degli anni 1980, dopo aver vissuto per anni all'estero.
Nel 1992 il romanzo ha ricevuto il premio Glasnyckeln come miglior giallo scandinavo.

RECENSIONE:

Questo è, prima di tutto, un bel giallo. La mattina dell'8 gennaio 1990, in un villaggio nel sud della Svezia, un vecchio contadino scopre all’alba che i suoi vicini di casa, Johannes e Maria, sono stati barbaramente torturati; l'uomo è morto e la donna è in fin di vita. Maria muore poco dopo all'ospedale di Ystad; in punto di morte il poliziotto Rydberg, collega di Wallander, la sente pronunciare il nome del marito e la parola "stranieri". Sul caso indaga la polizia di Ystad, e a capo della squadra investigativa c'è il commissario Kurt Wallander. Inizialmente non hanno molto su cui lavorare, tranne le ultime parole della donna e l'insolito nodo usato per legarla, che fanno pensare che i colpevoli vadano cercati tra gli immigranti, regolari o meno, che in numero sempre maggiore vivono in Svezia. Basta una fuga di notizie e i cittadini organizzano una caccia all'uomo. Wallander deve arginare la loro determinazione a farsi giustizia da soli, ma presto scoprirà anche che l'uomo ucciso conduceva un’incredibile doppia vita.
Tra punti morti e nuove rivelazioni, la soluzione del caso arriverà solo alla fine di luglio, dopo quasi sette mesi di indagine. Contemporaneamente Kurt Wallander sta vivendo una difficile situazione personale. Da poco divorziato, coltiva ancora la speranza di riconciliarsi con l'ex moglie Mona, ma si innamora del pubblico ministero che è appena arrivata a Ystad da Stoccolma. Non sa come comportarsi con suo padre, “pittore della domenica” che pare dare segni di demenza senile. Il rapporto con Linda, la figlia diciannovenne, vive di alti e bassi.

E se tutto questo ancora non Vi basta, inseriteci dentro una Scania che, se d’estate è bellissima con il mare ed i turisti, in inverno è brutta e deprimente, tra buio sempre presente, ghiaccio, bufere di neve, freddo onnipresente e grigiore sempre diffuso, almeno a detta dei suoi abitanti.
E soprattutto un poliziotto quarantenne, amante della lirica, che farete fatica a lasciare andare, un po’
come sto facendo io, che volevo leggere solo un paio di avventure di questo commissario ed invece mi ritrovo incatenata alla sua quarta storia. Desiderando scoprire di volta in volta quale tema ha deciso di affrontare l’autore, in che modo sviluppa il giallo e soprattutto che ne è di questo commissario che si innamora di tutte le donne che incontra. Una cosa questa che ha fatto imbestialire i suoi lettori appassionati, ma che rende Kurt Wallander così umano e così simile a noi, che non posso che ringraziare l’autore per questa scelta.
Un poliziotto testardo, che usa soprattutto il ragionamento come modus operandi per riuscire a risolvere i casi che di volta in volta gli vengono assegnati. Ma anche un uomo che lavora troppe ore e che vede sfasciarsi la famiglia sotto gli occhi: la moglie ed anche la figlia Linda. Il padre oramai anziano che ha bisogno di continua assistenza. L’unica sorella, con cui oramai non c’è nemmeno quasi più rapporto.
Insomma, una vita che potrebbe essere pure la nostra. E senza andare tanto lontano, tutto il romanzo è
permeato dalla presenza di questi stranieri, gli emigrati. Affollati in baraccopoli, più o meno regolari, che diventano capro espiatorio di tutti i problemi che la Svezia inizia ad avere. Una Svezia lontana ed
immaginata sempre come nazione e popolo di grande civiltà, all’avanguardia dei diritti sociali ed umani. E che nei romanzi di Henning ci viene invece presentata sotto una luce diversa, una nazione che a ben vedere non è tanto diversa alla nostra Italia, seppur con le opportune differenze dovute al diverso numero di popolazione, di eventi storici e di posizione geografica.
Mi piacerebbe ora rivalutare la situazione qui presentata dall’autore – dato che lo aveva così colpito da dedicargli un romanzo: cosa è cambiato negli ultimi venti anni in Svezia, a livello di immigrazione.
Bene, allora Vi lascio alle Vostre letture di inizio anno: magari scopro che tra Voi c’è già un’estimatrice della Svezia e di Gialli Nordici e perché no, anche di Kurt Wallander! Nel caso, fatevi vive e ditemi se dopo il 4° volume quest’uomo che alle volte mi pare un po’ pasticcione riesce finalmente a fare dei pasti seri e a non farsi fracassare le ossa a ogni piè sospinto!


4 commenti:

  1. Ho letto alcuni di questi gialli un po' di anni fa, ma non questo: dovrò tenerlo presente. Ad ogni modo la mia passione tra gli scrittori nordici è hakan nesser! Se ti viene voglia di scoprirlo sai dove trovarlo ;-)
    Ciao da Lea

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  2. Ciao Lea, mi avevi già fatto leggere sicuramente uno... ma vorrei esagerare forse 2 romanzi di Nesser. Vado a vedere sul mio diario 😉
    Era tanto che volevo "affrontare" Mankell, questo Mostro Sacro.
    Che ha creato un protagonista così umanamente simile a noi, che anche quando affronta situazioni (diciamo un po') alla J.Bond, resta credibile.
    E anche le sue debolezze...
    Nn capisco i lettori suoi detrattori... credo che non abbiano capito il senso degli scritti di Mankell.
    E anche la Svezia e gli argomenti che di volta in volta approfondisce, costruendoci attorno un giallo... O facendo anche il contrario...
    Ottima lettura, forse solo un po' triste e disincantato...

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  3. Ciao Marina, ho letto questo come altri romanzi di Mankell e li ho amati, anche se un po' meno di altri autori scandinavi (amo molto Nesbo e Adler Olsen, per esempio). Di Mankell apprezzo proprio la capacità di indagare le contraddizioni sociali del suo Paese. Complimenti per la recensione, ricca di spunti interessanti come sempre!

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  4. Ciao Nadia,
    mi sto accostando piano pianino al mondo degli autori scandinavi.
    Mankell mi sta piacendo molto, per quanto hai detto tu ed anche perchè le indagini proseguono con ritmo reale. Sembra proprio una stazione di polizia come la si potrebbe realmente incontrare. Con poliziotti che sono anche uomini - e donne (dato che nel 4° libro arriva UNA collega).
    E Kurt Wallander è proprio come mi immagino un commissario, un po' poliziotto americano anni '40, almeno x alcune cose. Tant'è che le scene me le immagino sempre in B/N.
    Forse un po' troppo pensieroso e solitario...
    Buona serata a te, Nadia!
    Ciao, Marina

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