Pagine

sabato 11 marzo 2017

Recensione #175 - Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafon


Buongiorno lettori e buon sabato! Dopo averne tanto parlato per via del Gruppo di lettura organizzato in collaborazione del blog Desperate Bookswife oggi vi lascio la recensione con il mio pensiero completo sul libro Il gioco dell’angelo di Carlos Ruiz Zafon, pag.476, secondo volume della quadrilogia Il cimitero dei libri dimenticati edita da Mondadori.

Sinossi: Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l'occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino luoghi e personaggi che i lettori de "L'ombra del vento" hanno già imparato ad amare. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore - scrivere un'opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell'umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.



Avevo letto questo libro ai tempi della sua uscita e, a differenza de L’ombra del vento - il primo volume di quella che allora era una trilogia – non avevo praticamente ricordi riguardo a questa lettura se non che mi fosse piaciuta molto meno al libro precedente. Anche dopo questa seconda rilettura resto dell’idea che questo libro non è, per quanto mi riguarda, neanche lontanamente paragonabile al volume che lo ha preceduto, per quanto resti un libro assolutamente godibile e da leggere.
Il gioco dell’angelo è stato scritto successivamente a L’ombra del vento ma ne rappresenta un prequel e già questo rende difficile il collegamento tra i due visto che ci sono pochissimi elementi che vengono ripresi da quello che per noi lettori era il primo libro letto.
La storia comincia con un nuovissimo protagonista – David Martin – un nuovissimo personaggio misterioso – Andreas Corelli – ed una storia apparentemente totalmente slegata dalla successiva se non per la presenza del Cimitero dei libri dimenticati e per le numerosissime analogie di avvenimenti che aleggiano in entrambi i volumi.
David è uno scrittore squattrinato, che comincia la sua gavetta in un giornale, per poi passare ad una casa editrice che gli commissiona dei romanzi a puntate, per finire alle dipendenze di una fantomatico editore di Parigi che, per la bellezza di centomila franchi, gli commissiona la realizzazione di un libro che favorisca la creazione di una nuova religione. Coinvolti nella vicenda anche uno scrittore un po’ pigmalione e un po’ approfittatore – Pedro Vidal -, una donna incapace di dare libero sfogo al suo cuore ma che si accontenta della stabilità economica – Cristina -, un’assistente giovane, brillante, capace di tenere testa a David senza farsi spaventare dal suo atteggiamento duro e distaccato – Isabella –, un libraio appassionato – Sempere padre – ed un ragazzino timido e introverso – Sempere figlio -. Insomma personaggi per tutti i gusti!
Da subito la lettura appare coinvolgente, come Zafon ci ha abituati, ma allo stesso tempo si ha immediatamente l’impressione che il libro sia particolarmente fantasy, in quanto la costruzione della storia è infarcita di elementi paranormali o quantomeno bizzarri. Per quanto mi riguarda – ricordate? io non amo per niente i fantasy! - forse è proprio in una scelta del genere che sta il limite di questo libro, perché la storia raccontata non ha nessuna base possibile e reale. Il mistero che c’era ne L’ombra del vento sfociava in una storia molto terrena e possibile, in questo caso invece il mistero è tangibile ma non sfocia in nulla, se non in un finale aperto all’interpretazione e alla fantasia – che deve essere fervida – del lettore, ma nonostante tutte le possibili interpretazioni restano comunque dei nodi che non verranno mai sciolti. Devo però constatare la capacità dell’autore di tenermi incollata ad una storia totalmente al di fuori delle mie corde, con una trama che, probabilmente, se l’avesse scritta un altro avrei bocciato. Questo fa di lui un grande!
Se in più aggiungiamo l’enorme capacità narrativa non posso che promuovere il lavoro svolto in questo libro: i personaggi sono tangibili, di ognuno di loro abbiamo un quadro completo, sia fisico che caratteriale, così come possiamo quasi toccare con mano le ambientazioni, sia esterne che interne. Le emozioni del protagonista ed il suo intercedere lento sul filo di un baratro a cavallo tra la realtà e la follia arrivano al lettore come un fiume in piena e questo non può far altro che farsi coinvolgere!
Voi cosa ne pensate? Avete letto questo libro? Vi è piaciuto?

VOTO: 


7 commenti:

  1. Che dire? Sono d'accordo con te anche questa volta Dany, e adesso posso dire a ragion veduta che questo è il libro meno riuscito della quadrilogia. Nonostante questo, il personaggio di David è talmente malinconico e sfortunato che si è conquistato un posticino nel mio cuore di lettrice!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh già, anche io con il procedere della lettura di tutti continuo a credere che questo il libro meno riuscito della quadrilogia più per la scelta di cambiare genere così repentinamente che per la storia in se visto che comunque anche io David l'ho un po'rivalutato! ;)

      Elimina
  2. Sto a metà e posso affermare di aver ritrovato lo Zafon dei libri per ragazzi che ho adorato. Forse perchè adoro il fantasy questo libro mi sta piacendo di più del precedente. Spero che mi dia delle spiegazioni però, anche se ho già vari punti interrogativi come l'Ensueño era bruciato come ha fatto a rivivere. Era un sogno dovuto alle droghe quando bene lo champagne oppure era vero? visto che è tutto andato bruciato? Questa domanda non ha ancora trovato risposta per il momento spero che mi si chiarisca andando avanti

    RispondiElimina
  3. Lo lessi qualche annetto fa e ricordo che non riuscivo a staccarmi. Però confesso di non aver letto gli altri libri della quadrilogia...

    RispondiElimina
  4. Ho notato una grave incongruenza tra i due volumi. I personaggi di Sempere padre e figlio sono collocati in un periodo temporale sbagliato. David nasce nel 1900, mentre Daniel è del 1935. Come fanno a essere amici da bambini come sostiene David? Inoltre nel primo libro Daniel si sposa a 21 anni e definisce il padre anziano solo nell'epilogo (1965), ben oltre gli anni Venti in cui si muove David. Ci sono molte altre incongruenze che non capisco se sono state fatte apposta o sono gravi errori.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cavoli, ho letto questo libro troppo tempo fa e non ricordo di aver notato queste discrepanze, però ho in mente di rileggere a breve tutta la serie quindi farò più attenzione a questi dettagli 😊😊

      Elimina
    2. Il Sempere Junior che vediamo come personaggio secondario, altri non è che il padre di Daniel Sempere. Non sono la stessa persona! Probabilmente lei ha letto il secondo libro della saga a distanza di troppo tempo dal primo, per questo le è sfuggito il particolare neanche troppo sottile. Possiamo dire che "il gioco dell'angelo" ha la funzione di prequel de "l'ombra del vento".

      Elimina