Buongiorno lettori, come state va? No, non siete impazziti e neanche io... lo so, oggi non è venerdì ma domani sul blog c'è programmato un post particolare quindi ho pensato di postare oggi il post di Marina in modo da darle il giusto spazio.
Vi lascio quindi a una nuova puntata di Letture con Marina.
Vi lascio quindi a una nuova puntata di Letture con Marina.
EPPURE CADIAMO FELICI L'UNIVERSO NEI TUOI OCCHI
Autore: Enrico Galiano Autore: Jennifer Niven
Casa editrice: Garzanti Casa editrice: De Agostini
Pagine: 384 Pagine: 366
Genere: Narrativa Genere: Narrativa
Anno di pubblicazione: 2017 Anno di pubblicazione: 2017
Traduzione: S. Mambrini
RECENSIONE:
Novizi della carta stampata, oppure più furbescamente manipolatori e fini utilizzatori dei social? Intelligenti pubblicitari di se stessi? Quanto contano la popolarità sui social ed il sapersi rivolgere ad un pubblico giovane, super fruitore dei moderni mezzi messi a disposizione dalla “nouvelle technologie”? Conta tanto, almeno dopo aver ascoltato attentamente il Prof. Galiano qualche settimana fa a Prata, al Teatro Pileo. Prova ne è che grazie al suo blog con la webserie “Cose da Prof” è scaturita popolarità e da qui la collaborazione con Garzanti, che prima non si era fatta viva con lo scrittore Galiano, nemmeno in risposta all’invio del manoscritto del suo libro. Conta tanto anche per la scrittrice americana Jennifer Niven, che durante l’intervista a PordenoneLegge ha raccontato del web magazine che ha creato 4 anni fa, proprio perché le era venuta l’idea di creare un sito per teenagers - gestito da teenagers che avrebbero dovuto sentirsi parte di una community per discutere dei propri problemi, per leggere degli articoli che potessero essere pertinenti, insomma una sorta di diario mezzo life-style e mezzo letterario.
Dopo questa breve e personalissima considerazione che meriterebbe il titolo di “Gli scrittori del nuovo millennio” e che tante discussioni potrebbe far scaturire (penso all’attualissima Elena Ferrante, non tanto per il genere di scrittura, quanto per la modalità di esposizione al pubblico, completamente diversa da questi due nuovi autori), proseguo con la constatazione che, almeno il romanzo scritto dall’americana Niven, è definito “narrativa young adult”. In realtà entrambi i romanzi presi in esame parlano di una coppia di ragazzi (Jack e Libby da una parte – Gioia e Lo dall’altra), per cui non vedo differenze di genere e li vorrei considerare entrambi narrativa dedicata ai ragazzi, intendendo quella fascia di età che rimane sotto ai vent’anni. Tutti i protagonisti sono adolescenti con problemi vari – e possiamo quindi dire che siamo in presenza di un romanzo di formazione in entrambi i casi, dove i ragazzi imparano a non essere più un’isola, ma a confrontarsi per far sì che i problemi non diventino degli ostacoli insuperabili. In una parola, per cercare di crescere e diventare degli adulti sani e che sanno assumersi le proprie responsabilità (e non quelle che altri, adulti magari, non hanno ancora imparato ad accettare), oltre a sapersi rapportare con gli altri in modo equilibrato. Ma sono forse partita da considerazioni che andavano fatte a fondo pagina.
Ho avuto la fortuna di conoscere entrambi gli autori: a Settembre 2017 durante il Festival Letterario PordenoneLegge ho conosciuto Mrs. Niven; un paio di settimane fa c/o il Teatro Pileo di Prata (PN), ho seguito lo show del professor Galiano. Da una parte la scrittrice americana che raccontava del suo libro e rispondeva alle domande dei giornalisti, dall’altra parte lo scrittore italiano che a Teatro metteva in scena il suo repertorio di consumato professore e novello scrittore (mannaggia!, ma come si fa a dimenticare a casa la documentazione video … In verità secondo me non voleva interruzioni alle sue chiacchiere con la bibliotecaria di Prata, nonchè blogger del blog Due Lettrici quasi Perfette, che insieme alla sua socia hanno portato avanti una bella intervista e letture di parti del romanzo).
Entrambi i libri, come dicevamo, parlano di problemi di adolescenti e di crescita personale. In entrambi i casi tramite i protagonisti veniamo a contatto con il mondo scuola, sia in Italia che in America. E possiamo sicuramente trarre spunti di riflessione sul problema del bullismo e sulla vita degli studenti (ritornandoci come mentalità se siamo adulti, riconoscendoci in qualcuno degli studenti se lo siamo ancora oggi noi stessi). E al mondo scuola si connette il mondo famiglia, con tutte le problematiche che i due autori, seppur in modo diverso, ci presentano.
Jack e Libby: ciascuno con forti problemi familiari alle spalle, si conoscono a scuola e, dopo essere partiti con il piede sbagliato, imparano a fidarsi l’uno dell’altro e a far fronte comune ai problemi, aiutandosi a vicenda. Jack prendendo anche atto della particolarissima malattia da cui è affetto, Libby affrontando un problema che sta dilagando in tutto il mondo occidentale, Italia compresa. Gioia e Lo: due adolescenti italiani, con un vissuto familiare alle spalle che ha forti problematiche e che condiziona pesantemente la loro vita, salvo per Lo aggiungergli anche problemi personali di altra natura. Veniamo anche qui a contatto con il mondo scuola, che l’autore evidentemente conosce molto bene – sia assistendo ai comportamenti e ai riti degli studenti, sia venendo a contatto con qualche professore.
Rivelazioni: è quello che entrambi gli autori centellinano, creando forti aspettative sulla storia dei loro ragazzi, per rendere appetibile un prodotto che dovrebbe essere spunto di riflessione per i genitori e per gli operatori sociali che vivono quotidianamente questo tipo di problematiche e rapporti disturbati. Ma è possibile leggere questi due libri come dei romanzi e non solo in veste di saggio? Ma certo! Ed è proprio così che vanno letti. In primis ci si deve godere la storia. Ed in un secondo momento, quando si è finito il romanzo, sarebbe positivo soffermarsi un po’ anche sulle questioni che portano le persone – in questo caso dei giovani ragazzi – ad avere delle reazione deviate rispetto a quanto sarebbe normale, in condizioni di un più maturo discernimento, o forse di una famiglia diversa alle spalle.
Forse per il modo di intervallare la vita raccontataci in prima persona dai suoi due protagonisti – Jack e Libby – il tipo di problemi che hanno, le famiglie che li circondano: tutti insieme gli argomenti, le dinamiche, i protagonisti, la storia ed il modo in cui è stata raccontata mi hanno dapprima incuriosita e poi attirata all’interno della trama, tanto che alla fine della lettura ho potuto considerare questo romanzo molto interessante, divertente e a volte tenero e romantico come solo i giovanissimi sanno – inconsapevolmente – essere. L’Universo nei tuoi occhi è un romanzo che mi ha affascinata per molteplici aspetti e che mi ha tenuta avvinta in considerazioni personali anche dopo averlo finito.
Eppure cadiamo felici è scritto intervallando la terza persona con le battute fulminanti tra Gioia e Lo, con capitoli corti e che dovrebbero essere serrati, ma che a lungo andare mollano un po’ la presa. Anche le battute insistite con cui all’inizio si parlano i due protagonisti, dopo un po’ vengono a noia, ma soprattutto non fanno più sorridere. La storia è carina, anche se non originale. Bella invece l’idea delle parole in tutte le lingue del mondo e che hanno un significato particolare e che Gioia segna ed assapora lentamente, nell’attesa di poterle usare. Belli i luoghi raccontati per chi è della zona: è sempre piacevole poter immaginare in modo perfetto l’ambientazione di cui un autore parla. Forse un po’ troppo problematiche le famiglie descritte, ma perché no?, solo che alcune situazioni sono così esageratamente provocatorie da parte dell’autore, da risultare a mio parere poco credibili e di conseguenza rischiano di non catturare completamente il lettore, che resta un po’ distaccato da tutta la vicenda. Questa è proprio la sensazione che ho avuto. Come suggerito da un grande scrittore di lungo corso - Kurt Vonnegut: “Dà al lettore almeno un personaggio per cui possa fare il tifo”. E in questo romanzo io non ho fatto il tifo per nessuno: mi sono limitata ad essere un lettore che aspettava semplicemente di arrivare alla fine del romanzo. Se dovessi usare un’unica parola per descriverlo, direi: carino! Ed attendo il Prof. Galiano alla sua seconda prova, perché sicuramente ci farà conoscere altri personaggi particolari, visto quanto ha anticipato durante la sua chiacchierata a Teatro.
Ultima cosa, per cui mi riallaccio alle battute iniziali: le copertine di questi due volumi sono entrambe fuorvianti. In entrambi i libri, il volto di due belle ragazze in copertina. Ma perché? La copertina davvero non è in sintonia e non rispecchia ciò che il libro contiene e vuole veicolare come messaggio. E ritorniamo quindi ad un discorso meramente commerciale. E qui temo che gli autori, almeno quelli alle prime armi, non abbiano molta voce in capitolo. Avrei davvero preferito vedere una ragazza “normale”, se proprio doveva essere un primo piano – o magari perché no, una delle belle parole scovate da Gioia sotto-forma di immagine. Creatività signori, creatività! Ed un po’ meno di considerazioni commerciali.
E dopo questo “pippone” contro la svilente commercializzazione di tutto sempre e comunque, Vi auguro un buon weekend.
A presto,
Jack e Libby: ciascuno con forti problemi familiari alle spalle, si conoscono a scuola e, dopo essere partiti con il piede sbagliato, imparano a fidarsi l’uno dell’altro e a far fronte comune ai problemi, aiutandosi a vicenda. Jack prendendo anche atto della particolarissima malattia da cui è affetto, Libby affrontando un problema che sta dilagando in tutto il mondo occidentale, Italia compresa. Gioia e Lo: due adolescenti italiani, con un vissuto familiare alle spalle che ha forti problematiche e che condiziona pesantemente la loro vita, salvo per Lo aggiungergli anche problemi personali di altra natura. Veniamo anche qui a contatto con il mondo scuola, che l’autore evidentemente conosce molto bene – sia assistendo ai comportamenti e ai riti degli studenti, sia venendo a contatto con qualche professore.
Rivelazioni: è quello che entrambi gli autori centellinano, creando forti aspettative sulla storia dei loro ragazzi, per rendere appetibile un prodotto che dovrebbe essere spunto di riflessione per i genitori e per gli operatori sociali che vivono quotidianamente questo tipo di problematiche e rapporti disturbati. Ma è possibile leggere questi due libri come dei romanzi e non solo in veste di saggio? Ma certo! Ed è proprio così che vanno letti. In primis ci si deve godere la storia. Ed in un secondo momento, quando si è finito il romanzo, sarebbe positivo soffermarsi un po’ anche sulle questioni che portano le persone – in questo caso dei giovani ragazzi – ad avere delle reazione deviate rispetto a quanto sarebbe normale, in condizioni di un più maturo discernimento, o forse di una famiglia diversa alle spalle.
Forse per il modo di intervallare la vita raccontataci in prima persona dai suoi due protagonisti – Jack e Libby – il tipo di problemi che hanno, le famiglie che li circondano: tutti insieme gli argomenti, le dinamiche, i protagonisti, la storia ed il modo in cui è stata raccontata mi hanno dapprima incuriosita e poi attirata all’interno della trama, tanto che alla fine della lettura ho potuto considerare questo romanzo molto interessante, divertente e a volte tenero e romantico come solo i giovanissimi sanno – inconsapevolmente – essere. L’Universo nei tuoi occhi è un romanzo che mi ha affascinata per molteplici aspetti e che mi ha tenuta avvinta in considerazioni personali anche dopo averlo finito.
Eppure cadiamo felici è scritto intervallando la terza persona con le battute fulminanti tra Gioia e Lo, con capitoli corti e che dovrebbero essere serrati, ma che a lungo andare mollano un po’ la presa. Anche le battute insistite con cui all’inizio si parlano i due protagonisti, dopo un po’ vengono a noia, ma soprattutto non fanno più sorridere. La storia è carina, anche se non originale. Bella invece l’idea delle parole in tutte le lingue del mondo e che hanno un significato particolare e che Gioia segna ed assapora lentamente, nell’attesa di poterle usare. Belli i luoghi raccontati per chi è della zona: è sempre piacevole poter immaginare in modo perfetto l’ambientazione di cui un autore parla. Forse un po’ troppo problematiche le famiglie descritte, ma perché no?, solo che alcune situazioni sono così esageratamente provocatorie da parte dell’autore, da risultare a mio parere poco credibili e di conseguenza rischiano di non catturare completamente il lettore, che resta un po’ distaccato da tutta la vicenda. Questa è proprio la sensazione che ho avuto. Come suggerito da un grande scrittore di lungo corso - Kurt Vonnegut: “Dà al lettore almeno un personaggio per cui possa fare il tifo”. E in questo romanzo io non ho fatto il tifo per nessuno: mi sono limitata ad essere un lettore che aspettava semplicemente di arrivare alla fine del romanzo. Se dovessi usare un’unica parola per descriverlo, direi: carino! Ed attendo il Prof. Galiano alla sua seconda prova, perché sicuramente ci farà conoscere altri personaggi particolari, visto quanto ha anticipato durante la sua chiacchierata a Teatro.
Ultima cosa, per cui mi riallaccio alle battute iniziali: le copertine di questi due volumi sono entrambe fuorvianti. In entrambi i libri, il volto di due belle ragazze in copertina. Ma perché? La copertina davvero non è in sintonia e non rispecchia ciò che il libro contiene e vuole veicolare come messaggio. E ritorniamo quindi ad un discorso meramente commerciale. E qui temo che gli autori, almeno quelli alle prime armi, non abbiano molta voce in capitolo. Avrei davvero preferito vedere una ragazza “normale”, se proprio doveva essere un primo piano – o magari perché no, una delle belle parole scovate da Gioia sotto-forma di immagine. Creatività signori, creatività! Ed un po’ meno di considerazioni commerciali.
E dopo questo “pippone” contro la svilente commercializzazione di tutto sempre e comunque, Vi auguro un buon weekend.
A presto,