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giovedì 24 maggio 2018

Recensione #241 - Di niente e di nessuno di Dario Levantino

Ciao a tutti, come state? Io sto ancora assaporando le emozioni che l'evento Libri al Leu, organizzato da me e Baba Desperate Bookswife, mi hanno lasciato. Ma i giorni passano ed il blog deve tornare alla normalità. Lo facciamo con la recensione del libro Di niente e di nessuno di Dario Levantino edito da Fazi, che ringrazio per la copia, 160 pagine.

Sinossi: Brancaccio, periferia di Palermo. Rosario è un adolescente solitario con la passione per la mitologia classica e il mare. Il padre, cinico e bugiardo, ha un negozio di integratori per sportivi in cui gestisce lo smercio illecito di sostanze stupefacenti; la madre, accudente e remissiva, dedica tutto il proprio tempo alla cura della casa e della famiglia. Solo di tanto in tanto, la donna si concede una pausa per lucidare il trofeo vinto come miglior portiere da nonno Rosario, morto prematuramente nel terremoto del Belice del 1968. Quando, per accontentare un inconfessato desiderio della madre, il ragazzo decide di giocare in quello stesso ruolo con la squadra di quartiere, il percorso che lo condurrà all’età adulta ha inizio: tra i pestaggi, la scoperta dell’amore e il disincanto, Rosario troverà la forza di emanciparsi dalla violenza e dalla menzogna che da sempre hanno oppresso la sua vita.
Un’intensa storia di formazione condotta con la voce, spietata e dolcissima, di un adolescente che lotta per sovvertire i morbosi equilibri di una famiglia infelice. Un giovane autore dalla scrittura agile e peculiare capace di raccontare la paura e l’audacia di un ragazzo che, nel Sud passionale e violento delle periferie, ha il coraggio di diventare un uomo.


Sono ritornata a Brancaccio. Eh già, perchè ci sono già stata - narrativamente parlando - ormai quattro anni fa. Mi ci aveva portato Alessandro D'Avenia con il suo Ciò che inferno non è - se ve la siete persa trovate la recensione qui - anche se in realtà non sono mai veramente tornata a casa. 
Mi ci ha riportato Dario Levantino, con il suo Di niente e di nessuno, esordio letterario con i fiocchi. Impossibile non ripensare alla mia prima visita in quel quartiere, impossibile non fare paragoni con il mio precedente viaggio. Direi che Dario regge egregiamente il confronto per essere alla sua prima opera ed ora provo a spiegarvi il perchè.
Rosario - o Rosà, come lo chiamano tutti - ha il nome di suo nonno, un nonno morto prematuramente a causa di un crollo durante il terremoto del 1968, un nonno portiere di calcio, di cui a casa di Rosario è rimasta solo una coppa vinta in quel ruolo oltre che tanti ricordi. Avrebbe dovuto chiamarsi Jonathan, secondo suo padre, ma la tradizione e l'insistenza della madre hanno avuto la meglio.
Vive a Brancaccio Rosario, anche se va a scuola fuori dal quartiere perché suo padre non vuole che si mischi alle cattive compagnie. A scuola viene guardato con sospetto, nessuno vuole confondersi con uno di Brancaccio. Ha due passioni: il mare e la mitologia classica. Trascorre le sue giornate in modo solitario, guardando da lontano i suoi compagni di classe che giocano a calcio e aspettando un loro invito a partecipare.
Ha una madre casalinga, poco avvezza alla cura di se stessa, che vive per la casa, per il figlio e per il marito.
Ha un padre commerciante. Nel suo negozio vende integratori alimentari, o almeno questo è quello che fa ufficialmente. In realtà vende sottobanco sostanze dopanti. È strano il padre di Rosario, non sembra avere un grande attaccamento alla famiglia, non sembra essere orgoglioso di quel figlio che non si chiama Jonathan. Sembra invece avere parecchi segreti, che ci verranno svelati con lo scorrere delle pagine.
Dario Levantino ha uno stile che colpisce, di una potenza e di una forza che sembra frutto di grande esperienza e non sembra invece scaturire dalla penna di un esordiente.
Non ci fa sconti Dario, non ha paura di risultare "troppo" - troppo crudo, troppo doloroso, troppo sboccato, troppo vero - non vuole rabbonire il lettore per farsi amare e forse proprio grazie a questa scelta si fa amare, eccome!
Già dalle prime pagine ci fa capire, attraverso gli occhi di Rosario, in quali luoghi ci muoveremo.
Le strade sono un immondezzaio a cielo aperto, un'impensabile selezione di rifiuti. Sul marciapiede c'è persino la centrifuga di una lavatrice e un assorbente incrostato di sangue.
Brancaccio è così.
Mi vergogno quando mi imbatto in una coppia di turisti che chissà quante strade hanno sbagliato per ritrovarsi nel cuore di Brancaccio. Mi chiedono con accento inglese dove possono trovare il Teatro Massimo e io gli suggerisco di scappare da un inferno come questo, prima che qualcuno gli strappi pure le mutande.
Cammino. Potrei chiudere gli occhi e non inciampare, a Brancaccio. Non lo so se mi piace. Suppongo di no, ma è qui che sono nato: mi chiamo Rosario, non Jonathan.
È rassegnato Rosario, non ha sogni di gloria, non pensa a scappare dall'inferno perché l'inferno è l'unico luogo, o non luogo, che conosca. Ma anche all'inferno - in un posto in cui i combattimenti tra cani sono all'ordine del giorno, in un posto in cui non sei nessuno se non riesci ad assistere alla morte senza scomporti più di tanto, in un posto in cui l'unico motto possibile sia non avere paura di niente e di nessuno, in un posto in cui non si ottiene niente in cambio di niente - anche in posto così si può trovare l'amore. Quello per una ragazza taciturna che non può che viverti di nascosto dal mondo, quello verso un cane randagio cui si dà un nome che sarebbe dovuto essere il tuo, quello per il pallone, perché sembra proprio che tuo nonno in eredità oltre ad un nome ti abbia lasciato un dono.
Sembra diverso Rosario, non sembra far parte di quel mondo cui in realtà appartiene. È attaccato alla famiglia - soprattutto alla madre - è studioso, amante della lettura, non ama fare a cazzotti anche se, dovesse servire, non si tirerebbe indietro. Ma la vita non è facile per lui, una lotta continua, anche in famiglia, quel luogo in cui ci si dovrebbe sentire protetti.
Neanche duecento pagine in cui l'autore riesce a raccontarci un intero mondo. Pagine intrise di dettagli, pagine in cui i personaggi non sono mere apparizioni ma veri protagonisti, pagine in cui il lettore soffrirà insieme a Rosario e poi proverà ad uscirne proprio come deve necessariamente fare lui.
Un libro che probabilmente non avrei notato se la casa editrice non me lo avesse proposto, un libro che sono felice di aver letto e di cui avrei voglia di leggere un seguito, per sapere come andrà la vita di Rosario, perché a lui mi sono affezionata durante lo scorrere delle pagine.
Non è un libro facile, non è un libro leggero ma è un libro vero, che ci mostra una realtà fin troppo diffusa che ci mostra quello che spesso ci fa scappare, ci fa cambiare strada e lo fa arrivando nel profondo o, almeno, per me lo ha fatto così!
Io ve lo consiglio! Se lo leggerete poi tornate a farmi sapere...





VOTO:




8 commenti:

  1. Anche questo come Salvare le ossa finisce tra la lista dei libri da leggere quando sarò un pochino più spensierata... io segno tutto, prima o poi ce la farò!

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  2. Non credo che lo leggerò a breve ma lo infilo nella lista

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  3. L'ho messo in lista sulla mia App My Library (anche se ce ne sono 196 prima di lui, poverino!). Ma prima o poi ce la farò!

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    1. Ahahahahahah il problema di ogni lettore!
      Ma riesci a leggerli rigorosamente in ordine?

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  4. Questo libro da una parte mi ispira, dall'altra mi spaventa. Non credo sia il momento giusto per me, ma credo sia una valida lettura

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