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venerdì 12 luglio 2019

Letture con Marina #68 - Recensione de Il giardino delle farfalle di Dot Hutchison

Buongiorno lettori, come state? Io ho ufficialmente ricominciato a lavorare, anche se da casa, quindi potete capire la mia tristezza... anche perchè con un figlio di quattro mesi non è affatto semplice.
Ma non mi lamento, dovrò resistere un mesetto e poi ferie! Voi?
Vabbè, smetto di divagare e vi lascio con una nuova puntata di Letture con Marina e con una nuova recensione! :)

Siamo oramai a metà Luglio, con le vacanze che si avvicinano velocemente, o addirittura che alcuni hanno già fatto. Tempo da trascorrere finalmente con gli amori della propria vita, godendo di qualche settimana da vivere insieme senza la fretta furiosa del resto dell’anno e mi sembrava quindi in linea con questo periodo la lettura di un thriller, che in fondo, a ben vedere, parla di famiglia.




Titolo: Il giardino delle farfalle (The Butterfly Garden)
Autore: Dot Hutchison
Casa editrice: Newton Compton, 2019
Pagine: 336
Traduzione:  Gabriele Giorgi
Sinossi: Vicino a una villa isolata c'è un bellissimo giardino dove è possibile trovare fiori lussureggianti, alberi che regalano un'ombra gentile e una collezione di preziose "farfalle": giovani donne rapite e tatuate in modo da farle assomigliare a dei veri lepidotteri. A guardia di questo posto da brividi c'è il Giardiniere, un uomo contorto, ossessionato dalla, cattura e dalla conservazione dei suoi esemplari unici. Quando il giardino viene scoperto dalla polizia, una delle sopravvissute viene portata via per essere interrogata. Gli agenti dell'FBI Victor Hanoverian e Brandon Eddison hanno il compito di mettere insieme i pezzi di uno dei più complicati rompicapo della loro carriera. La ragazza, che si fa chiamare Maya, è ancora sotto shock e la sua testimonianza è ricca di episodi sconvolgenti al limite del credibile. Torture, ogni forma di crudeltà e privazione sembravano essere all'ordine del giorno in quella serra degli orrori, ma nella deposizione della giovane donna, che ha delle ali di farfalla tatuate sulla schiena, non mancano buchi e reticenze... Più Maya va avanti con il suo terrificante racconto, più Victor e Brandon si chiedono chi o cosa la ragazza stia cercando di nascondere...


RECENSIONE:


Inconsueto, anche se non originalissimo, l’inizio del romanzo, che attacca proprio là dove la maggior parte dei romanzi thriller o noir terminano: l’agente speciale in capo Victor Hanoverian e l’agente speciale Brandon Eddison si trovano al cospetto di una delle ragazze che sono state appena liberate dal famigerato luogo di segregazione e morte, il Giardino. Ma Maya, o come si chiama questa bellissima ragazza, è veramente una delle vittime che hanno liberato? O forse è una complice del Giardiniere, un serial killer sulla sessantina che ha mietuto oramai diverse vittime, quasi tutte imbalsamate ed in esposizione nel suo Giardino?

Maya è reticente, ma in fondo vuole raccontare tutta la storia – ma a modo suo – perché farlo significa terminare un ciclo di purificazione e di cambiamento. E solo con la collaborazione dell’agente speciale dell’FBI potrà concludere questo processo che la porterà ad essere una farfalla che può finalmente volare via dalle brutture fino a quel momento conosciute, verso un futuro di sorellanza, di pace, di comunione e condivisione e amicizia con altre persone.

Anche l’autrice Dot Hutchison voglio credere che abbia inventato questo mondo chiuso, perverso, malato ed orribile, per poterci parlare di redenzione e di famiglia.
Tutti i protagonisti, chi in un modo chi in un altro, ci hanno parlato di questa forma sociale esclusiva che ci forma e ci condiziona, nel bene come nel male. E capo-famiglia lo è anche il Giardiniere, padre e padrone dispensatore di morte, persona marcia e malata che pensa di continuare il lavoro del padre, collezionista di farfalle, collezionando ragazzine giovanissime ed immolandole, con la vita all’interno del Giardino e l’imbalsamazione al 21esimo compleanno, ad una vita imperitura all’interno di una teca. L’agente speciale in capo Victor Hanoverian, che ha a che fare con l’infanzia brutalizzata e di solito mai conclusa, che a casa ha due figlie adolescenti che l’aspettano – e a cui pensa di continuo durante questo tipo di indagini. Sophia, semplice conoscente di Maya prima – ed amica poi - che aveva accolto questa ragazza solitaria e problematica nel loft condiviso con altre ragazze (nel periodo pre-rapimento, quando lavoravano nello stesso ristorante), rivelando apertamente il suo passato di prostituta eroinomane, in lotta per riavere l’affido delle sue figlie.   
 
La vicenda che ci viene raccontata ha uno spunto veramente originale ed è sicuramente intrigante, pur portandoci a stretto contatto con la coercizione fisica e morale più abietta, con il terrore, con le violenze e la morte prematura di giovani. Ci sono diversi punti poco credibili, ma in fondo non è questo che andiamo cercando quando leggiamo un thriller, se alla fine la struttura del romanzo regge e se la dinamica degli avvenimenti tra presente e passato non si ingarbuglia. E Dot Hutchison sa fare il suo mestiere, sotto questo punto di vista. Interessante sicuramente ed orripilante al contempo l’idea che ha messo nella mente del Giardiniere, di rapire fanciulle, marchiarle tatuando loro sulla schiena bellissime ali di farfalla, con colori sgargianti e sfumando gli stessi con competenza certosina.

Finale in calando, che non regge la tensione creata dall’autrice in precedenza, giocata sullo stallo di potere tra la giovane Maya e l’agente capo dell’FBI, che ci porta fino alle ultime pagine, quando scopriamo i segreti più oscuri della vita di questa ragazza tormentata, che per le ragazze farfalla era diventata madre, sorella, amica, confidente, infermiera. O se non altro, per le ragazze sopravvissute.

Ma tutto sommato, direi che nonostante il calo di tensione della parte finale, resta un piacevole thriller da leggere. Per il lettore che è in cerca di palpitazioni e terrore, direi però che qui non centrerebbe il bersaglio se pensasse a questo thriller come un romanzo adrenalinico.

Io lo considero comunque un buon romanzo, perché… “non sono tanto ingenuo da pensare che vada tutto bene. Ci saranno comunque sempre dolori e traumi… Ci sono ragazze morte da piangere e ragazze vive che lotteranno per anni per adattarsi alla vita… Ma la considero comunque una buona giornata”.

Dedicato a chi ha una storia spezzata e chiusa dentro al proprio cuore e non può raccontarla. Nemmeno alla sua famiglia.
A presto





8 commenti:

  1. Concordo anche io sul finale non all'altezza ma mi aveva davvero incantato e inquietato, con le sue ambientazioni bellissime.

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  2. Ciao!
    Sì effettivamente l'ambientazione è una meraviglia... e l'inquietudine al pensiero del Mondo creato da quest'autrice non ti molla proprio subito al termine della lettura del romanzo 😉
    Un buon fine settimana a te Michele, ciao!!

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  3. Ho letto anch'io questo thriller affascinata dalla trama intrigante e dalle ambientazioni. Il finale poteva essere più originale ma ciò non toglie che il romanzo resti una buona lettura :)

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  4. Ciao Aquila,
    esatto!! E concordo proprio con quanto dici.
    Buon weekend allora, ciao!!

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  5. Questo mi manca, perché non ne avevo sentito parlare benissimo.Però la tua recensione me lo sta facendo rivalutare! Un abbraccio Marina, buona serata!

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  6. Ciao Nadia
    Piacevole, ma non se cerchi l'adrenalina.
    Nella recensionecnon ho accennato all'ottima ambientazione e belle le interazioni descritte.
    Anche a te un buon weekend Nadia. Ciao!

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  7. a me era piaciuto molto, al contrario del seguito che è stata una delusione enorme

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  8. Ciao Chiara
    Uuuh allora il seguito lo lascio stare, se mi dici così!
    Buona giornata 🤗

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