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lunedì 28 ottobre 2019

Recensione #329 - Rolando del camposanto. Due fantasmi da salvare di Fabio Genovesi e INCONTRO CON L'AUTORE

Buongiorno lettori, come state? Io con la classica fiacchezza del lunedì ma prima di sera passerà... forse!
Oggi cominciamo in bellezza la settimana con la recensione ed il resoconto di un incontro con l'autore cui ho partecipato tantissimo tempo fa ma di cui riesco a parlarvi solo ora. Si tratta del libro Rolando del camposanto. Due fantasmi da salvare di Fabio Genovesi  edito da Mondadori che ringrazio immensamente per la copia e per l'incontro, pag. 226.


Sinossi: Rolando vive nel cimitero, insieme allo zio che fa il guardiano. Ne esce solo per andare a scuola, dove i compagni lo evitano, e non ha amici, a eccezione di un merlo di nome Cip. Quando un giorno tra le lapidi appaiono i cugini Marika e Mirko Gini, Rolando trova due amici della sua età. Ma i cugini Gini sono dei fantasmi e presto spariranno per sempre nel Grande Buco. Per salvarli , Rolando deve addentrarsi sul Monte Pupazzo, fino al buio nero, per trovare la Cosa Rossa entro la mezzanotte del giorno dopo, quando sarà anche il suo compleanno. Il viaggio insieme a Cip attraverso la natura incontaminata si trasforma in un'impresa clamorosa, in compagnia di personaggi indimenticabili: un robivecchi sbandato, un cacciatore strabico,una femmina di cinghiale elegante e raffinata, e una bambina selvatica che si fa chiamare Tigre e vive nei boschi. Età di lettura: da 6 a 9 anni.



Comincio a parlarvi di questo libro spiegandovi per prima cosa come mai ci ho messo così tanto a leggerlo. Questo libro ha compiuto un miracolo! Eh già, dovete sapere che a settembre, quando sono andata all'incontro con Fabio Genovesi, mi sono portata dietro tutta la famiglia al completo e, durante il tragitto in macchina, abbiamo iniziato a leggere questo libro ad alta voce, tutti insieme.
Mio figlio grande, che fa quarta elementare, deve sempre essere un po' obbligato a leggere - a parte i topolini di cui è diventato un grande appassionato da quando ho riesumati dalla cantina la mia vecchia collezione - quindi mi immaginavo che passato il momento si sarebbe dimenticato di Rolando e mi avrebbe lasciato continuare la lettura da sola.
Invece così non è stato. Rolando lo ha conquistato ed ha voluto che continuassimo il rito della lettura ad alta voce, tutti insieme, papà compreso, fino alla fine del libro.
Ecco spiega la lentezza della lettura... tra compiti sport e quant'altro non è facile trovare un momento durante la giornata in cui siamo tutti insieme e, quando capita, è talmente tardi che la palpebra casca dopo pochi minuti.
Tant'è, il libro anche se lentamente lo abbiamo finito e lo abbiamo anche adorato ed ora vi spiego perché.

"Perché noi andiamo da un'altra parte. Non seguiamo la gente, non la ascoltiamo nemmeno, e invece di parlare alle spalle di quel bambino strano, noi andiamo a conoscerlo veramente."

Fabio Genovesi non le manda a dire, neanche se tra le mani abbiamo un libro catalogato per bambini. Che poi, mi chiedo sempre, che senso ha catalogare i libri? Chi lo stabilisce che per questo libro l'età di lettura sia 6-9 anni? Io quindi non con i miei suonati 41 non sono adatta a leggere questa storia? Che stupidaggine! Questo libro, se proprio dovesse avere una catalogazione dovrebbe essere da 0 a 100 (e anche di più, per quei fortunati cui è consentito vivere oltre!). Quindi io nella trama che leggete sopra (presa da amazon) ho volontariamente tirato una bella riga sopra quella cosa assurda dell'età!
Già, perché come dimostra la lettura ad alta voce che in casa mia abbiamo fatto, questo libro è assolutamente adatto a tutti! Bambini, giovani, adulti, anziani. A chiunque ami la lettura e ami perdersi nelle belle storie.
Perché è vero che il protagonista di questo libro è un bambino, ma è anche vero che Fabio Genovesi ha costruito attorno a questo bambino una storia corposa, ricca di avventura, ricca di insegnamenti, ricca di argomenti importanti - spesso tristi - ma anche ricca di tante risate.
E ce ne accorgiamo subito di quello che vuole l'autore infatti, già dalle prime righe, iniziando a parlarci di Rolando, ci racconta che la gente del paese ha inventato un sacco di dicerie sul suo conto, solo perché vive al cimitero con lo zio guardiano. Ma ci dice anche che noi, iniziando a leggere questo libro, quelle dicerie non le ascolteremo, ci dice che se vogliamo ascoltarle è meglio che chiudiamo il libro e diamo retta alla gente del paese, ci dice che noi quel bambino lo proveremo a conoscere davvero, guardandolo con i nostri occhi e ascoltando la sua storia da vicino. Insomma, ci dice che se siamo persone superficiali, che credono alle apparenze, ai sentito dire, alle cattiverie, allora questo libro non fa per noi! Quanti avrebbero il coraggio di farlo? Quanti avrebbero magari paura di perdere qualche lettore? Bé Genovesi no, e credo inizi proprio da qui la grandezza della sua scrittura.
Conosceremo quindi Rolando entrando con lui al cimitero, accompagnandolo in una grandissima avventura sul Monte Pupazzo, incontreremo dei fantasmi, degli animali buffi ma saggi, una bambina molto particolare ma soprattutto, potremo vedere con i nostri occhi quello di cui la gente di paese sparla senza conoscerlo.
Genovesi fa centro, la storia che viene narrata in questo libro utilizza un linguaggio sicuramente più semplice rispetto al solito ma, comunque, mai banale. Non alleggerisce i toni, non sceglie di raccontare solo cose belle perché sta scrivendo un libro per bambini anzi, Rolando ha tutto tranne che una vita semplice. I suoi genitori sono morti in una sera in cui, per festeggiare il loro anniversario, si sono concessi una serata di coppia, solo loro due, lasciando il figlio a casa e da quel giorno Rolando vive con lo zio al cimitero, uno zio che, poverino, ne ha vissute anche lui di disgrazie nella vita! Insomma, non ci sono fate dalle ali colorate, non ci sono famiglie del mulino bianco, non ci sono toni pastello solo perché questo libro verrà letto da bambini anzi, in queste pagine ci sono toni cupi, morti improvvise e dolorose, ci sono paure e mancanze ma, al contempo, ci sono conquiste, gioie, incontri, avventure, un pizzico di magia, e tanti, tantissimi insegnamenti che, accompagnati da una storia fantastica, arrivano a un bambino con una potenza ancora maggiore!
Delle strepitose illustrazioni accrescono la bellezza del libro ed arricchiscono il piacere della lettura.
Insomma, Genovesi fa centro - ma io non avevo grandi dubbi su questo! - perché se raccontare di vita vera proprio come ci ha abituato nei suoi romanzi "per adulti", senza fare sconti, senza indorare la pillola ma riuscendo comunque a non creare un libro triste e doloroso anzi, creando un libro che, a noi, ha fatto fare delle grosse grasse risate! Quindi, se vi fidate di me, leggete questo libro da soli, in compagnia dei vostri figli (se siete genitori), in compagnia dei vostri genitori o dei vostri nonni  (se siete figli o nipoti), in compagnia dei vostri amici, delle vostre maestre (se siete alunni) e dei vostri alunni (se siete maestre o maestri). Leggetelo e non ve ne pentirete!!!

 
VOTO:









QUATTRO CHIACCHIERE CON FABIO GENOVESI

Di cosa abbiamo parlato durante l'incontro? Del romanzo ma anche di vita, di abitudini, di noi! Una chiacchierata a trecentosessanta gradi che ci ha permesso di sentirci a nostro agio, perché Fabio non se la tira, Fabio ama parlare dei suoi libri, ama parlare di libri.
Ecco le curiosità che voglio condividere con voi:

  • Quando era piccolo gli faceva paura tutto quindi ha deciso di andare fino in fondo alla paura con questo libro: ha deciso di portare i bambini in un cimitero a conoscere un bambino che mangia i ragni dentro al latte, andando nella tomba con lui. Il modo migliore per imparare è andare in fondo alle paure, si deve aver paura ovunque e da nessuna parte. Gli piaceva buttare i bambini in una situazione del genere, un po' come quando si impara a nuotare.
  • Ha scelto argomenti difficili e li ha trattati in maniera divertente perché crede che qualcosa solo triste sia finta, come qualcosa solo felice. Prima nella vita si impara a ridere anche delle cose tristi meglio è. Gli piaceva raccontare l'idea di un bambino tutto sommato felice nonostante viva in una situazione tragica.
  • Crede che la condanna dell'essere umano sia che la generazione precedente dica a quella successiva che sono dei fannulloni. Crede che sia una scusa dei genitori perché è più facile incolpare i bambini delle proprie colpe. Crede che spesso oggi i bambini siano cresciuti troppo in una bolla e che non vengano mai abituati al trauma. Non crede che siano i ragazzi di questa generazione ad essere troppo pigri ma sono i genitori di questa generazione ad essere ossessionati. I ragazzi hanno il diritto di farsi male perché nella vita ci si farà male ed è meglio arrivare preparati.
  • Crede che i ragazzini di oggi accetterebbero la sfida che vive Rolando ma crede anche che i genitori di oggi non gli permetterebbero di viverla!
  • Racconta una storia selvaggia perché crede che i ragazzi ne abbiano bisogno, visto che al giorno d'oggi hanno la vita organizzata dagli impegni.
  • Fabio ha scritto questo libro pensato per i bambini ma il suo sogno era che lo leggessero gli adulti ai bambini (proprio come già avevo cominciato a fare io con mio figlio!!!).
  • Crede che non esistano romanzi per ragazzi e romanzi per adulti. Crede che esistano storie belle e storie brutte e che le storie belle vadano lette e le storie brutte no.
  • L'idea di come vive Rolando è un po' lo specchio di come era Fabio da piccolo. È cresciuto in una casa dove vivevano tanti anziani ed ha avuto da piccolo pochi contatti con bambini. I racconti degli anziani con cui viveva non erano le classiche fiabe ma erano le storie di avi morti quindi la sua infanzia è stata un po' una vita in mezzo ai fantasmi.
  • Gli piaceva far capire ai ragazzi che nella vita per caso troveranno degli amici, anche quando meno se lo aspettano.
  • La cosa che più infastidisce Fabio nella vita è il pettegolezzo. Crede che nella vita si sprechi troppo tempo a parlare male degli altri (ancora di più adesso che si vive sui social). Crede che se si ha una vita piena e felice non si ha tempo di parlare male degli altri; più si sta male e si ha una vita triste si tende a parlare male degli altri per pensare che il problema sia degli altri. Non facendo pettegolezzo sugli altri si ha tanto tempo per fare le cose. Il pettegolezzo tra bambini non esiste quindi dall'inizio del libro invita il bambino a non ascoltarli.  QUANTA VERITÀ!!!
  • Crede nelle opportunità di quelle che apparentemente sembrano delle tragedie. Ha cominciato a lavorare nel mondo dei libri perché aveva un appuntamento con un piccolo editore ma ha perso un treno e sul treno successivo c'era un editore di una casa editrice più grande e ha cominciato a lavorare con lui.
  • Fabio è appassionato di fantasmi, licantropi, vampiri e  tutti i suoi viaggi si basano su quella passione. È stato più volte in Transilvania. Non la trova una cosa macabra ma una cosa gioiosa. Quindi in questo libro fa interagire Rolando con i fantasmi perché spesso si ha paura di ciò che non si conosce. Bisogna imparare che le cose che fanno paura a volte sono le cose che ci daranno di più.
  • La casa editrice non riesce a targhettizzare il profilo dei lettori di Fabio perché appartengono a tutte le età, a tutti i generi, a tutte le classi sociali.
  • Crede che nella vita si diventi vecchi ma che dentro si resti sempre un po' bambini.
  • L'approccio per questo libro è stato lo stesso che ha avuto per i suoi libri precedenti, ha solo evitato troppe parolacce!
  • Quando scrive tende a non chiedersi mai se sta facendo bene. Quando si accorge di chiedersi troppe cose, vuol dire che sta sbagliando.
  • Fabio ha un rapporto di dipendenza con gli uccelli infatti il migliore amico di Rolando è un merlo. A casa Fabio non ha cani e gatti ma ha le galline che vivono in libertà, lo rincorrono quando arriva, si fanno accarezzare quando si siede a leggere esattamente come cani e gatti.
  • Crede che i bambini dovrebbero vivere di più la natura e gli animali.

Una chiacchierata divertente quella avuta con Fabio e sono felice di aver potuto condividere con voi le parti più salienti. Spero di aver fatto cosa gradita ma soprattutto spero di avervi fatto venire voglia di leggere questo libro perché ne vale davvero la pena!

4 commenti:

  1. Va beh, tu sai quanto io ti ho invidiata. Amo Genovesi e questo libro lo voglio!!! Spero prima o dopo di poterlo leggere a Isotta oppure, ancora meglio con Isotta. Poi va beh... questa era una lettura autunnale, lo so, devo rimediare!

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  2. Che poi...dimenticavo, pure l'autografo. Ti ruberò il libro ah ah ah fai attenzione

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