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lunedì 24 febbraio 2020

Recensione #344 - Il museo delle promesse infrante di Elizabeth Buchan

Buongiorno lettori e buon lunedì! Settimana strana questa, con allarme coranavirus in Lombardia. Come va dalle vostre parti? Siete preoccupati? Io più per il programma scolastico che mio figlio dovrà recuperare quando rientrerà a scuola che per il virus in sè...
Ma torniamo al blog, oggi torno con una nuova recensione, quella del libro Il museo delle promesse infrante di Elizabeth Buchan edito da Nord, pag. 396.

Trama: Esiste un museo, a Parigi, dove non sono custoditi né quadri né statue. In questo museo si conservano emozioni: ogni oggetto - un vecchio telefono, una scarpetta bianca, un biglietto del treno - è infatti il segno concreto di un amore perduto, di una fiducia svanita, di una perdita. Cimeli donati da chi vorrebbe liberarsi dei rimorsi e andare avanti. Come la curatrice, Laure, che ha creato il Museo delle Promesse Infrante per conservare il suo ricordo più doloroso: quello della notte in cui ha dovuto dire addio al suo vero amore. Quando Laure lascia la Francia e arriva a Praga, nell'estate del 1986, ha l'impressione di essere stata catapultata in un mondo in cui i colori sono meno vivaci, le voci meno squillanti, le risate meno sincere. Poi capisce: lì, la gente è stata costretta a dimenticare cosa sia la libertà. Eppure qualcuno non si rassegna. Come l'affascinante Tomas, incontrato per caso a uno spettacolo di marionette. Per lui, Laure è pronta a mentire, lottare, tradire. Ma ancora non sa di cosa è capace il regime, né fin dove lei dovrà spingersi per salvarsi la vita. Laure si è pentita amaramente della scelta che ha dovuto compiere tanti anni prima ed è convinta che non avrà mai l'occasione per sistemare le cose. Eppure ben presto scoprirà che il Museo delle Promesse Infrante è un luogo in cui le storie prendono nuovo slancio, spiccano il volo verso mete inaspettate. E magari ricuciono i fili strappati dal destino. Come quelli che la legano a un uomo che aspetta solo un cenno per mantenere la sua promessa...

Questo libro mi ha ispirato dalla sua uscita. Lo avevo adocchiato grazie ad un gruppo di lettura che alcuni blogger hanno organizzato su Instagram. Sapevo che molti erano rimasti delusi da questa lettura ma ho voluto farmi una mia idea quindi eccomi qui.

"L'incertezza era un avversario volubile e spietato. Non ammetteva la sconfitta, non batteva mai in ritirata."

La prima cosa che c'è da dire è che il titolo di questo romanzo è totalmente fuorviante. Sì perchè dal titolo sembra che il vero protagonista sia il museo, invece il museo ha un ruolo che all'inizio sembra essere più importante ma che poi scema man mano che la storia si dipana e che le pagine scorrono.
Laure è la proprietaria del Museo delle promesse infrante, un museo di Parigi in cui vengono esposti oggetti che le persone comuni donano e che per loro rappresentano delle promesse infrante. Un luogo che sembra magico e che all'inizio è parte dell'ambientazione della storia. Il museo però è in realtà un pretesto che l'autrice utilizza e da cui parte per raccontarci il passato della protagonista, un passato fatto di dolore, mancanze e - appunto - promesse infrante con cui lei non è ancora riuscita a fare i conti.
Dalla storia romantica e apparentemente leggera che i primi capitoli sembrano regalare si passa a quella che credo sia la vera storia che l'autrice volesse rallccontare. Ai capitoli dedicati al presente e al lavoro di Laure al museo, si alternano inizialmente capitoli dedicati al passato, agli anni '80, a quando Laure, giovane studentessa universitaria inglese, si ritrova a lavorare come ragazza alla pari per una facoltosa famiglia Cecoslovacca. È a Praga che Laure ha lasciato parte del suo cuore. È in una Praga annientata dal regime comunista che Laure ha provato i dolori più grandi e ha subito le più grandi umiliazioni. Ma è sempre in quella Praga che la giovane Laure incontra Tomas, un giovane rocker Ceco, anticonformista e ribelle, che con le sue canzoni cerca di andare contro al regime, alla ricerca della libertà.
L'autrice ci narra dei pedinamenti che gli stranieri - Laure è una di quelli - subivano da parte di spie legate al governo, ci racconta di prigionie dove le ferite esterne erano la cosa meno traumatica che potesse capitare, racconta di un teatro di marionette portato avanti da Tomas e dai suoi amici, che rappresentano la giusta metafora di come fossero trattate le persone da chi gli prometteva uguaglianza.
Non è un romanzo facile, soprattutto perchè probabilmente la cover e il titolo promettono altro (mannaggia a me che non mi soffermo mai a leggere le trame ahahahah!). Non è un romanzo facile anche perchè dalla metà in avanti le parti al presente spariscono quasi totalmente per lasciare spazio al passato e a quello che diventa quasi un romanzo storico a tutti gli effetti, che se  non te lo aspetti può spiazzare.
Lo stile dell'autrice mi ha, a tratti, lasciato perplessa. Una volta entrata nell'ottica di quello che avevo d'avanti mi sarei aspettata una storia ricca di mistero, di azione, una storia che poteva essere una vera denuncia dei soprusi subiti da molti ma anche una grande storia romanzata, fatta da un grande amore, da grandi rinuncie e da personaggi misteriosi. Quello che invece ho trovato è stato, a volte, una staticità che non mi ha permesso di entrare a pieno nell'atmosfera - a parte in alcune scene raccontate secondo me egragiamente! - e che mi ha fatto pensare che mancasse qualcosa, quel brio in più per trasformare una storia ordinaria in una storia WOW.
I personaggi sono sicuramente lo zoccolo forte del romanzo. Di ognuno - sia di quelli passati che di quelli che popolano nel presente la vita di Laure - il lettore riesce ad immaginare un quadro completo ed ognuno ha un ruolo preciso, essenziale alla storia e alla sua evoluzione.
Quindi cosa mi è mancato? In realtà non so dirvelo di preciso, ma non sono completamente soddisfatta di questa lettura. Forse perchè nonostante la storia si chiuda in qualche modo, io sono rimasta con grandi interrogativi che avrei voluto mi fossero svelati, forse perchè ho letto senza mai avere noia ma anche senza uno slancio emotivo che libri di questo genere dovrebbero regalarvi. Non so bene cosa possa essere andato storto ma credo che questo romanzo avesse un grandissimo potenziale che però non sia stato sfruttato appieno oppure sono io che non ho colto nel profondo qualcosa. Una lettura che sono comunque contenta di aver fatto e che ha in ogni caso una piena sufficienza ma da cui avrei voluto qualcosa in più.
Lo avete letto? Vi è piaciuto? Mi piacerebbe confrontarmi con qualcuno di voi.




VOTO:


4 commenti:

  1. Mmm, no, copertina bella a parte, passo oltre!

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    1. Ecco, la copertina devo dire che oltre ad essere bella ha anche il suo perché! ;)

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  2. Sai che non l'avevo minimamente considerato e adesso, nonostante le tue perplessità, sento che mi ispira? Devo smettere di leggere le vostre recensioni! 😄

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