Siamo arrivati alla fine e con questo che rientra nella traccia Libro pubblicato da più di cinque anni posso dirvi che sono riuscita a stare e nei tempi e a leggere i 5 libri che ni ero prefissata a marzo.
"Ecco quello che so. Mi chiamo Budo. Esisto da cinque anni. Cinque anni è una vita lunghissima, per uno come me."
Budo è un amico immaginario. È stato Max a dargli vita, affinchè lo accompagni nelle grandi difficoltà della vita di un bambino come lui. Max infatti è un bambino speciale, è un bambino autistico. Non ama le persone, è legato alle abitudini che gli scandiscono la giornata, a scuola tutti lo guardano con sospetto o sparlano di lui. Budo è il suo unico amico, quello che da palo al bagno per controllare che nessuno dia fastidio a Max, è quello che gli tiene compagnia sullo scuolabus e durante le lezioni. Nessuno ovviamente può vedere Budo e nessuno creda che esista, tranne gli altri amici immaginari, tanti, che popolano il mondo.
È proprio Budo ad essere stato scelto dall'autore come narratore di questa storia. È attraverso i suoi occhi che conosciamo Max, le sue stranezze, le sue abitudini, le sue difficoltà ed è sempre attraverso gli occhi di Budo che assisteremo al rapimento di Max.
Fin dall'infanzia ci insegnano a non dare confidenza agli sconosciuti, a non allontanarci per nessun motivo, ci insegnano a temere lo sconosciuto ma nessuno, mai, ci insegna che spesso colui o colei da temere è qualcuno abituato a vivere nella nostra vita, qualcuno in cui riponiamo fiducia, qualcuno che approfitterà di quella fiducia per farci del male.
Max si fida della persona che lo rapisce, tanto che nessuno sospetta di lei. Solo Budo sa, solo Budo potrebbe salvare Max ma non ha modo di interagire con gli adulti, non può raccontare a nessuno come siano veramente andate la cose. Assisteremo quindi tutto con i nostri occhi, cercheremo di capire come farà Budo a salvare Max, seguiremo ogni passo della vicenda fino ad arrivare ad una conclusione che boh, a me ha convinta fino a un certo.
La scrittura dell'autore è molto scorrevole e l'espediente di far raccontare la storia in prima persona dall'amico immaginario rende particolare il romanzo. È una storia capace di far riflettere sia sull'autismo ma anche sull'amicizia, sulla forza di volontà, sulla famiglia, sulla forza del gruppo.
È una storia adatta agli adulti e anche ai più giovani proprio perchè ha una scrittura non pesante, che non calca in alcun modo nè le condizioni di Max nella sua vita normale, nè in quella nella condizione di bambino di quinta elementare rapito.
Sicuramente ci sono delle parti un po' esasperate, un po' meno credibili. Ovvio, si parla di amici immaginari quindi ci si aspetta che non tutto sia reale però ho trovato dei passaggi un po' troppo irreali.
Una storia che mi è piaciuta ma che non mi ha colpito emotivamente come mi sarei aspettata visto gli argomenti, che si legge molto bene, che fa il suo lavoro di intrattenimento ma che non è una di quelle letture wow che mi lasciano il segno in modo indelebile.
Una storia che mi è piaciuta ma che non mi ha colpito emotivamente come mi sarei aspettata visto gli argomenti, che si legge molto bene, che fa il suo lavoro di intrattenimento ma che non è una di quelle letture wow che mi lasciano il segno in modo indelebile.
Anche se non ti ha convinta del tutto mi hai incuriosita! L'idea di far raccontare la storia a un amico immaginario mi sembra originale e mi intriga capire come riesce l'autore a far progredire la storia con un narratore che non può interagire con le persone. Mi sa che lo cerco :-)
RispondiEliminaSicuramente è una lettura molto piacevole e l'amico immaginario ha il suo perché! ;)
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