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venerdì 29 gennaio 2021

Letture con Marina #117 - Recensione di Vite che sono la tua di Paolo di Paolo

Buongiorno lettori, è venerdì e, come di consueto, lascio la parola a Marina e alla sua recensione.



Non posso non ritenermi appagata questo mese, nonostante tutto. Almeno con le letture che mi hanno accompagnata in questo primissimo periodo dell’anno. Doppia negazione, doppia soddisfazione quindi. Volevo conoscere autori nuovi o universalmente noti ma mai letti, come pure rinverdire vecchie conoscenze, per fare una sorta di lista nella lista di curiosità da degustare durante questo anno. Volevo la Dea Woolf e volevo il Giappone e la Gran Bretagna. E beh, di tutto un po’… Quindi Vi saluto in questo stralcio di Gennaio con una lettura che è anche un conoscere un autore italiano che non ha certo bisogno di presentazioni e che mi ha fornito ancora una volta una lista, seppure porta con una gentilezza e dolcezza inusitate…


Ti
tolo: Vite che sono la tua
Autore: Paolo di Paolo
Casa editrice: Editori Laterza, 2017
Pagine: 213
 
Trama: A volte, da un romanzo, riporti anche solo una frase. Un'intuizione. Una cosa che ignoravi. A volte, anche solo una visione o un gesto. Altre volte, una storia che somiglia alla tua. Da Tom Sawyer al giovane Holden, da Jane Eyre a Raskòl'nikov e ai personaggi di Roth, la magia dei grandi libri, guide strane, insolite, spiazzanti. Leggendo possiamo vivere il non ancora vissuto e il mai vivibile, dichiararci a qualcuno con un coraggio mai avuto, percepire un dolore che somiglia al nostro o solo sapere che esiste. Perché la letteratura ci racconta. La sorpresa del crescere, le sfide, la scoperta del desiderio, l'amore, le ambizioni, le illusioni - magari perdute; la voglia di andare lontano o di tornare a casa; la paura di invecchiare e tutte le paure, ma anche tutte le speranze.
 

 
RECENSIONE: 


E’ divertente in un certo senso parlarVi di questo romanzo. Normalmente c’è una trama di base e l’autore menziona di quando in quando autori e autrici cari/e al cuore. Quindi si renderebbe necessario, nel parlarVi del romanzo, elencare gli autori, cosa che personalmente gradisco assai. Qui accade un po’ il contrario. Dalla lista dei libri riportati in 27 ordinati capitoli, l’autore ci svela la sua vita e anche un po’ la sua formazione – commista di incontri con Ninni, la musa che probabilmente gli ha dato il là nel divenire anche un lettore. La incontra la prima volta all’età di 7 anni, in una delle visite di suo padre medico alla madre di lei, malata. E Ninni si affeziona a questo “ragazzino occhialuto e a sua sorella”. E spesso, quando i due ragazzini accompagnano il padre medico nelle visite ai pazienti, lei gli regala un libro, così senza motivo, riconoscendo in lui un lettore appassionato. Ora che di anni ne ha 34, l’autore ci parla di 27 autori, in altrettanti capitoli, che ci raccontano un po’ la sua storia dai 7 ai 34 anni - e di striscio la storia di Ninni, oltre a narrarci come lui ha scoperto certa letteratura e l’influenza o il peso che questi stessi libri hanno avuto su di lui.

E quindi “Gli dei dell’Olimpo” e “Giro del mondo in 80 giorni”, e la “Storia di Roma” scritta da Montanelli e la collezione dei classici della letteratura che usciva settimanalmente in edicola. Tanto per iniziare, quando Di Paolo era ancora un ragazzetto. Per poi approdare a letture differenti con la crescita, letture che hanno permesso all’autore di maturare non solo dal punto di vista culturale, ma anche sotto l’aspetto sessuale, con Moravia, Roth (dolcissimo e tenero il racconto dell’imbarazzante ritiro del libro ai tempi del liceo, insieme ad una sua amica), Miller o con la Lady Rowena di Walter Scott, vissuta ottocento anni prima di Di Paolo, eppure ancora in grado di farsi desiderare! Letture quindi di cui parlava con i suoi coetanei e letture più “pulite”, di cui, come riporta egli stesso “era bello parlarne. Con un pudore quasi inscalfibile, quasi come da nipote a vice-nonna”.

Come Henry Miller che a sessant’anni si guarda indietro e decide di fare un elenco dei libri che per lui sono stati davvero essenziali, così anche Di Paolo decide che nel 2017 è arrivato il momento di fare questa sorta di inventario di trame, personaggi, paesaggi e connessioni con il suo vissuto e che, specifica l’autore, non è un elenco che derivi da un canone estetico o intellettuale, ma è semplicemente un elenco di affinità affettive. E quindi come già anticipato, ventisette libri come sono 27 gli anni del Di Paolo come lettore, dai quei lontani sette anni a cui fa figurativamente iniziare la sua carriera di lettore. E chissà perché – o meglio, chissà se è stata un’idea dello stesso Di Paolo – in copertina ci sono Proust e il Sawyer di Twain, con “il tornare indietro nel tempo” e “cancellare il lunedì”. Ma ci torneremo su, quest’idea non va tralasciata.

Il bello di questi capitoli lunghi ventisette anni è che alla fine di ciascuno, prendendo spunto dall’autore o dall’argomento brevemente sviscerato insieme a scampoli di vita propria, ci sono delle piccole postille, chiamiamole così, che ci rimandano ad altri autori, ad altri amori. E così, ad esempio, proprio nel primo capitolo in cui si parla del Tom Sawyer di Mark Twain e della sua ossessione per l’innocenza (del passato, dell’individuo e dell’America), affiancandolo al contemporaneo romanzo di Louisa May Alcott che racconta le stesse sfrenatezze adolescenziali , seppur in ambiente e modo diversi, Di Paolo ci aggancia con “cuccagna”, “orologi” e “treni” all’amato dialogo tra Pinocchio e Lucignolo, alla corsa del Coniglio Bianco e alfine alla nuvola di fumo che scaturisce dalla locomotiva scarlatta della Stazione di King’s Cross. Qui veramente, capitolo dopo capitolo, è d’uopo esclamare “va dove ti portano cuore e fantasia e prosegui verso l’infinito ed oltre”!

Non trovate anche Voi che in questo bisogna essere curiosi? Dobbiamo abbandonare la naturale riservatezza e dare fondo alla nostra curiosità, per leggere questo ed altri tipi di libri. Curiosità della vita altrui, per vivere l’esperienza della comunione con il mondo, al di là dello spazio, fosse pur anche solo per cogliere un filo d’erba fortissimamente verde, per tentare di soffiarci attraverso e lanciare un fischio e fermare così il tempo per un incredibile, pur solitario, istante. Ed è quello che con questo libro intende fare l’autore, quando ci parla dell’adorata Woolf, dell’onnipresente Dickens, dei per me recenti Salinger e Amis, del mitico Calvino, delle oramai classiche sorelle Bronte, dei miei futuri prossimi Tabucchi e Wallace e di altrettanti se non di più autori ed autrici.

E come la scorsa settimana Bennett aveva giocato con il titolo di “The common reader” di Woolf, anche qui Di Paolo riprende, modificandolo per i propri scopi letterari e di affabulatore, il titolo di Emmanuel Carrere “Vite che non sono la mia”, appropriandosi invece della vita di tutti gli autori e facendola propria e in un certo qual modo anche nostra, per quel qualcosa che ciascuno dei libri che ha letto gli ha dato. Vite che non sono la nostra, ma che incrociandole con occhi puri ci possono regalare esperienze indirette che si agganciano con la nostra anima, diventando così vite che sono la nostra stessa esistenza. E così abbandonarci e lasciarci toccare da ogni esperienza (indiretta) letta, e lasciarla poi sedimentare in noi, recuperandola poi nella vita reale, come pure mediata nella lettura di un ulteriore altro libro.

Eh sì, bisogna essere follemente curiosi per arrivare a tanto, e mantenere quell’innocenza e al contempo quella sfrontatezza adolescenziale, che ci permette di isolare l’istante e ci rende consapevoli, come ebbe a dire Wallace, di ciò che è così reale ed essenziale, così nascosto eppure in bella vista sotto gli occhi di tutti. Questo vuol dire essere curiosi, scoprire il mistero che c’è in ognuno di noi, tuffarsi nel cuore delle cose e far entrare nella nostra vita molte più persone di quelle che davvero riusciremmo ad incontrare per strada…
 
A presto




 

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