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venerdì 7 maggio 2021

Letture con Marina #133 - Recensione di Nessuna scuola mi consola di Chiara Valerio

Buongiorno lettori, è di nuovo venerdì e torna Marina con la sua recensione.


Come una ragazzina, che non sono più da molto, a Settembre 2019 durante il Festival letterario Pordenonelegge vedo ed ascolto per la prima volta Chiara Valerio. Il tema era la mia omonima Marina, la poetessa Cvetaeva (e la sua Sonecka). E la stupenda Valerio presentava la meravigliosa Serena Vitale. Non c’è altro da dire, se non che ogni tanto riascolto l’incontro e al contempo mi centellino gli scritti della Sig.ra Valerio come fossero un buon vino d’annata. Una passione…



Ti
tolo: Nessuna scuola mi consola
Autore: Chiara Valerio
Casa editrice: Einaudi, 2021
Pagine: 120
Trama: Il caotico mondo della scuola visto attraverso lo sguardo di un'insegnante precaria, una Don Chisciotte che non si fa abbattere da burocrazie arrugginite e colleghi demotivati ma prova a cambiare prospettiva per denunciare e allo stesso tempo difendere un'istituzione bistrattata e abbandonata a sé stessa. Ad Alessandra Faggi, professoressa precaria di Matematica, sezioni B e L, non piace affatto la fredda burocrazia scolastica. E per questo, dopo aver scritto dettagliatamente l'incipit dei verbali dei suoi consigli di classe, passa a raccontare di sé, la storia della sua prima macchina, la sua prima sigaretta sulla spiaggia, o «come far fuori questo o quel singolo studente». Lo fa per divertirsi, ma anche per rendere più umane e migliori le ore in classe. E alcuni professori, inaspettatamente, parteggiano per lei e per la scuola che vorrebbe. Cinque di loro, smarriti e spavaldi, si fanno addirittura coinvolgere in un gruppo di ascolto notturno, con tanto di candele a dare un tocco satanico. Per discutere, sfogarsi, sopravvivere, ingaggiando una lotta, silenziosa ma non troppo, alle montagne di scartoffie, alle supplenze indesiderate, ai genitori aggressivi, ai collegi dei docenti interminabili, alle comunicazioni del preside. Con una scrittura divertita e divertente, Chiara Valerio ha scritto un romanzo sovversivo e spietato, che ci consegna un ordine ideale raggiungibile solo con un patto: «Mai più dare del professore a chicchessia. Professore è chi ci riesce».
 
RECENSIONE:   


E’ pressochè impossibile parlare della scuola e non infervorarsi, stando da una parte o dall’altra della barricata. Perché purtroppo con la scuola è così. La vivi inizialmente come studente. Poi diventi genitore. Oppure da studente diventi insegnante. Da un lato la consapevolezza di una missione, quasi, della responsabilità di menti giovani da plasmare con il sapere. Dall’altra il dubbio che pagare molto di più un insegnante, che mediamente è occupato la metà dell’orario lavorativo medio settimanale di un impiegato ad esempio, è un’offesa al lavoro pesante di certe categorie di lavoratori. Considerato come si percepisce il “rendimento” di alcuni, parecchi insegnanti, poi… Ma allora non sarebbe meglio importare il modello americano? Un professionista che per qualche anno insegna, e poi passa nuovamente alla propria professione, lasciando il posto di insegnante ad un altro professionista, tra le altre cose anche ancorato alla realtà, che insegna per un altro paio d’anni e via di seguito. Anche per fare in modo che la ripetitività non nuocia all’entusiasmo dell’insegnante e non lo trasformi in bradipo lobotomizzato. Senza offesa. Approposito: ma anche qui in Italia ci sono ingegneri che ad esempio insegnano matematica e fisica, ed al contempo fatturano come liberi professionisti. Alt!, ferma tutto. Qui ci inoltriamo in un dibattito senza fine. Un campo minato.

E allora ritorniamo al breve romanzo di Chiara Valerio, che si fa leggere perché divertente, intelligente, ironico e dissacrante, ma non incattivito, anzi quasi affettuoso, in quel suo portare a galla i tanti problemi e l’esperienza della professoressa Faggi, trentenne precaria, che confessa candidamente che il primo collegio docenti è come il primo bacio, che devi aver vissuto per poterne parlare.

E’ una professoressa un po’ sui generis, questa Alessandra Faggi, precaria ma non mercenaria. Una professoressa come avremmo voluto avere durante la ns vita studentesca. Una professoressa giovane e che nel suo voler cambiare dal di dentro almeno l’istituto scolastico presso il quale presta servizio, è disposta ad organizzare riunioni notturne segrete, un po’ come fosse un incontro di carbonari. Nelle intenzioni, un gruppo clandestino ed irriducibile, che si troverà a scuola di notte e a lume di candela per discutere, non soccombere alla torpidezza e microcefalia di certi colleghi e del Preside, e perché no, per gestire le scartoffie, come ad esempio i verbali, e trattarli come fossero dei racconti con traccia a piacere, nei quali magari ipotizzare l’omicidio di questo o quello studente, o rimembrare qualche episodio particolarmente importante della propria vita. . E visto che all’inizio nessuno dei suoi stimati colleghi si fa irretire dal fascino di questa proposta, la Faggi ad un certo punto maschera l’invito e lo trasforma in un’allettante proposta di incontro per un rave party. E per il nuovo ed intrigante invito, in quella serata si fanno avanti un manipolo di altri quattro professori, ciascuno con le proprie fisse ed idiosincrasie: la Cinzia, la Speranza, il Poletti e la Grignaffini.

L’avventura dura l’arco di un anno scolastico ed è veramente esilarante, a tratti a voler leggere tra le righe anche spietata e demotivante per il mondo che racconta. Ma poi ci sono risalite di buona volontà personale e di positività che ci fan ben sperare. Nonostante la burocrazia e la procedura de-responsabilizzante di questo enorme organismo statale.

Questo libro, riedito recentemente da Einaudi – chissà?, mi chiedo, forse per il periodo Covid che stiamo vivendo, con enormi e pubblicizzati problemi nel mondo scuola e quindi proprio per questo “di moda”? - ha una postfazione dell’ autrice molto interessante in alcuni spunti che la stessa mette in evidenza. E noi non possiamo che riflettere anche sul fatto che questo libro è stato pubblicato nel 2009, ben 12 anni fa, e che da allora non è cambiato assolutamente nulla!

Chiudo con una delle tante frasi di Chiara Valerio, di cui mi sono innamorata, e che racchiude tutto un mondo: “Nessuna scuola mi consola, procede come un ossimoro, racconta un mondo di bellezza, possibilità, conoscenza incastrato e frenato dalla ripetitività, dalla presenza invadente dei genitori, dalle inadeguate competenze umane o culturali di chi insegna, dalla costrizione, percepita o reale, di chi impara”.

Non resta che leggere e lasciarsi irretire, tra un sorriso a denti stretti, una risatina ed un corrugarsi di sopracciglia, dai mille interrogativi che vengono stimolati. Per non ritrovarci anche noi ad essere considerati dei “teneri cani di Pavlov”.


A presto




 

4 commenti:

  1. Ciao Baba,
    Qui giocavo in casa, soprattutto perchè Chiara Valerio è un mito 😉

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  2. Carino! Dalla trama mi ricorda tanto un libro di Pennac! E' veramente triste e avvilente pensare che la situazione scolastica italiana non è cambiata in 12 anni!!

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  3. Buonasera Nicole,
    Effettivamente, nonostante la verve del romanzo ed il divertente sottofondo, a rifletterci viene un po' di malinconia...

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