Buongiorno lettori, come state? Io incasinata... troppo ma ce la faremo! Nel frattempo vi lascio a Marina e alla sua recensione.
Non credo di sorprendere, soprattutto non gli appassionati del genere romance, se rivelo che Felicia Kingsley, nonostante il nome british style, in realtà è un’affascinante giovane donna di Carpi, che risponde al nome di Serena Artioli. Leggo notoriamente pochissimi autori italiani, ma mi incuriosiva quest’autrice che dopo essersi laureata in architettura, decide di autoprodurre il suo primo romanzo, “Matrimonio di Convenienza”, diventando così scrittrice a pieno diritto, visti i risultati ottenuti.
Autore: Felici Kingsley
Casa editrice: Newton Compton Editori, 2020
Genere: Romance
Pagine: 384
Trama: Jemma fa la truccatrice teatrale, vive in un seminterrato a Londra e colleziona insuccessi in amore. Un giorno però riceve una telefonata dal suo avvocato che potrebbe cambiarle la vita: la nonna Catriona, la stessa che ha diseredato sua madre per aver sposato un uomo qualunque e senza titolo nobiliare, ha lasciato a lei un’enorme ricchezza. Ma a una condizione: che sposi un uomo di nobili natali. Il caso vuole che l’avvocato di Jemma segua un cliente che non naviga proprio in acque tranquille: Ashford, il dodicesimo duca di Burlingham, è infatti al verde e rischia di perdere, insieme ai beni di famiglia, anche il titolo. Ashford è un duca, Jemma ha molti soldi. Ashford ha bisogno di liquidi, Jemma di un blasone… Ma cosa può avere in comune la figlia di una simpatica coppia hippy, che ama girare per casa nuda, con un compassato lord inglese? Apparentemente nulla… Il loro non sarà altro che un matrimonio di convenienza, un’unione di facciata per permettere a entrambi di ottenere ciò che vogliono. Ma Jemma non immagina cosa l’aspetta, una volta arrivata nella lussuosa residenza dei Burlingham: galateo, formalità, inviti, ricevimenti e un’odiosa suocera aristocratica. E a quel punto sarà guerra aperta…
RECENSIONE:
Primo libro che leggo di quest’autrice ed onestamente è andato ben oltre le aspettative. Inizio sempre un romance con l’aspettativa che sia quasi sempre abbastanza deludente, e invece ogni tanto, finalmente!, un romanzo che, seppur parta da un’idea non originale, nel prosieguo crea una storia e dei personaggi credibili. Alcuni sono sicuramente delle macchiette, mi riferisco ad esempio alla nobile suocera, che incarna al suo meglio – o al peggio, sarebbe meglio dire! – tutti gli stereotipi sia della suocera che della nobile di mezz’età, e nonostante questo risulta divertente seppur antipatica quanto basta. Oppure i genitori di Jemma, che, se avete presente il film commedia del 2004 “Mi presenti i tuoi?” (De Niro, Stiller, Hoffmann e Streisand), assomigliano appunto ai genitori naturalisti, dal sesso facile e frizzante, oltre ad essere aperti alle “spezie bio”, del film appena citato.
L’inizio del romanzo è scoppiettante: da una parte Jemma, la ns giovane protagonista, truccatrice in una scalcinata compagnia teatrale ed amante forse un po’ troppo dei ballerini latino-americani di Londra, riceve la notizia, che inizialmente reputa uno scherzo, che la nonna materna le ha lasciato in eredità tutti i suoi beni terreni. Dopo che tanti anni prima aveva diseredato la mamma di Jemma, perché aveva preferito vivere con un giovane spiantato amante della musica. Unico lato negativo di una notizia altrimenti stupefacente: per entrare in possesso dell’enorme fortuna della nonna, dovrà sposare un nobile e restare maritata per almeno un anno.
Dall’altro lato della barricata, è proprio il caso di dirlo, abbiamo Ashford, dodicesimo Duca di Burlingham, che a causa di incauti investimenti del dipartito padre, si vede ora nell’abbisogna di trovare ingenti somme di denaro per saldare debiti e soprattutto per non far sapere alla cerchia dei nobili che la loro casata è diventata improvvisamente povera. Questo significherebbe la derisione e l’allontanamento da tutta una serie di privilegi e dalla vita conosciuta fino a quel momento. Un po’ un’inversione di ruoli, dove di solito è la gentildonna che cerca di accaparrarsi un ricco marito…
Casualmente l’avvocato che gestisce i due patrimoni è lo stesso e propone ai due giovani di unirsi in matrimonio come soluzione rapida ai problemi di entrambi: Jemma potrà quindi entrare in possesso dell’eredità e Ashford con una piccola parte dei soldi di Jemma potrà far fronte a debiti ed evitare di informare la genitrice di questa disastrosa situazione, oltre a non perdere la faccia con i nobili amici. Il tutto dovrebbe durare giusto un rapidissimo anno, dopodichè potranno accampare la scusa dell’incomunicabilità e della diversa estrazione sociale e chiedere il divorzio. E ognuno potrà costruirsi la vita che più desidera.
Naturalmente all’inizio il matrimonio è ciò che è: odio profondo tra i due giovani, abituati a gestire la propria vita in modo totalmente diverso, popolana e volgarotta lei, nobile e con la puzza sotto il naso lui. Sarà lei però che alle prime battute ha più da perdere: deve trasferirsi nella magione di lui, con uno stuolo di servitori onnipresenti, con la madre sempre tra i piedi e che non capisce come il figlio abbia potuto invaghirsi di una tale sciacquetta. Sempre Jemma dovrà cercare di cambiare per adattarsi al nuovo ambiente, cercando di modificare i suoi aspetti più appariscenti e cercando di assomigliare di più a ciò che dovrebbe essere una buona moglie. Ashford dal canto suo, almeno inizialmente, non farà alcuno sforzo per cercare di aiutare Jemma ad inserirsi nell’ambiente delle amicizie oppure nella stessa magione con la servitù.
Ma Jemma non è persona da perdersi d’animo e con il passare del tempo, studia ed affina doti che non pensava di poter far emergere ed in una parola, pur con i suoi metodi, riesce sempre ad avere successo nelle attività che le affibbiano.
Esilaranti alcune scene, una su tutte: l’incontro di Ashford con i suoceri, nella loro casa popolare e squinternata. E prima di far entrare in casa dei genitori il marito, Jemma, conoscendo bene le abitudini strane dei suoi, tra cibi vegetariani e bio e il vezzo di girare completamente nudi per casa… beh, lo dovete proprio leggere, Vi farete delle belle risate!
La cosa che mi è piaciuta di più però, divertimento e continui battibecchi a parte, è il modo in cui quest’autrice italiana ha portato avanti in poco tempo un anno di vita insieme: nessuna passione sfrenata di botto, ma un continuo scontro iniziale, mitigato poi dall’ammirazione e dal rispetto, fino alla comprensione di un amore maturato nella quiete di una vita in comune. Difficile far capire quanto bene sia stato scritto e sia stato portato avanti, tra dialoghi, episodi anche antipatici, scene gustose e divertenti, e momenti in cui la riflessione su determinati argomenti, porti al lettore quasi casualmente, diventi un tutt’uno con la lettura.
Complimenti a questa autrice italiana!, che in questo periodo di inappetenza letteraria mi ha portato ad intraprendere la lettura di un’altra autrice italiana, di cui Vi parlerò a breve.
A presto,
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