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lunedì 30 marzo 2015

Recensione #54 - Il colpevole di Lisa Ballantyne

Buongiorno e buone lunedì! Come va? Io mi sono trascinata in ufficio - dopo una settimana di clausura totale dovuta all'influenza - nonostante non sia ancora in forma, ma purtroppo se non vado a lavorare non mangio quindi non avevo molta scelta. 
Oggi torno con una recensione: Il colpevole di Lisa Ballantyne, Giano editore, 446 pagine.

Trama: Sebastian Croll ha undici anni, grandi occhi verdi, lineamenti delicati ed è sospettato di aver brutalmente ucciso Ben Stoker, suo compagno di giochi, fracassandogli il cranio con un mattone e nascondendone il cadavere in un angolo di fitta vegetazione di Barnard Park. Il ragazzo è alla stazione di polizia di Islington quando viene raggiunto da Daniel Hunter, il legale che ha l'incarico di difenderlo, e che ha alle spalle una vita intera dedicata a occuparsi di minori: quindicenni accusati di aver sparato a compagni di gang, adolescenti dediti al crimine per qualche grammo di droga. Mai, però, un ragazzino cosi giovane, praticamente un bambino. Sebastian sembra tutto fuorché l'autore di un omicidio tanto atroce: è eccezionalmente bello, ha uno sguardo intelligente e i modi rispettosi e beneducati. Gli indizi, tuttavia, sono tanti, i testimoni anche e l'atteggiamento di Sebastian non aiuta certo a fugare i dubbi. Incalzato dalle domande della polizia, il bambino muta abilmente versione ogni qual volta viene messo di fronte a nuove evidenze. Con l'aria più innocente riesce a trarsi fuori dalle trappole tese dagli inquirenti durante il lungo interrogatorio. E la domanda rimane aperta: è l'assenza di malizia, propria solo dell'età dell'innocenza, che lo guida o la lucidità di chi è già capace di mentire, rielaborare e manipolare senza rimorsi e sentimenti? Un thriller psicologico che trascina il lettore nella zona d'ombra che non risparmia nemmeno l'età dell'innocenza.

Avevo acquistato questo libro una vita fa, complice un'allettante offerta lampo di Amazon e poi lo avevo parcheggiato lì, sul mio kindle, in attesa che arrivasse il suo momento.
Il suo momento è arrivato una settimana fa, quando ho comunicato questo libro, insieme ad altri titoli tutti esclusivamente thriller, alle mie amiche LGS chiedendo a loro di scegliere per me.
Era settimane che leggevo libri prettamente di narrativa, più o meno romantici,  ed avevo bisogno di qualcosa di forte, che mi desse una bella scossa. Le LGS tra quella decina di titoli già in mio possesso hanno votato a maggioranza proprio questo libro e, a lettura conclusa, non potrei esserne più felice!
Il colpevole è un thriller non particolarmente crudo dal punto di vista degli avvenimenti ma molto profondo, molto coinvolgente dal punto di vista emotivo ed assolutamente ben costruito.
Non aspettatevi scene di sangue perche non è questo il caso - o meglio, qualcuna verrà anche descritta ma in modo molto marginale rispetto a tutto il resto - aspettatevi invece di essere accompagnati in un'aula di tribunale ad assistere al processo di uno dei crimini più brutali cui avreste potuto assistere: la morte - o meglio l'assassinio - di Ben Stokes, un bambino di soli otto anni. Imputato per quell'omicidio Sebastian Croll, undici anni. Una tragedia nella tragedia. 
Il tutto avviene in quartiere del tutto rispettabile e coinvolge famiglie atrettanto rispettabili.
Ad essere chiamato alla difesa di Sebastian è Daniel, giovanissimo avvocato difensore, socio di uno dei migliori studi legali di Londra, con alle spalle un'infanzia difficile fatta di famiglie affidatarie e ribellioni verso qualsiasi regola superiore; un'infanzia che gli verrà ributtata addosso con tutta la sua crudezza proprio attraverso questa vicenda.
Daniel entra subito in sintonia con Sebastian ed anche il ragazzino sembra fidarsi di lui.
Per l'avvocato è chiaro: Sebastian è un bullo, magari un po' troppo poco incline all'obbedienza ma non è un assassino, non può aver ucciso Ben ed il suo scopo è quello di farlo capire ad una giuria che sarà condizionata dai Media e dalla crudeltà della vicenda.
Il processo mette a dura prova Daniel perchè il suo assistito gli ricorda, in modo fin troppo chiaro, se stesso alla sua età; quando nessuna casa poteva essere considerata casa, quando girava con un coltello nello zaino, quando veniva considerato un delinquente.
Assistiamo così all'evoluzione di questo personaggio. L'autrice infatti imposta la narrazione alternando capitoli dedicati al presente e quindi al processo di omicidio, ad altri capitoli dedicati proprio a Daniel, alla sua infanzia, alla sua necessità di prendersi cura di una madre drogata ed indifesa, alla sua necessità di difendere se stesso dagli uomini che la stessa madre gli portava in casa, al suo primo incontro con Minnie, la madre affidataria, al suo primo giorno di scuola, alla sua adolescenza. La due vicende arrivano ad intrecciarsi così saldamente che in alcuni momenti, durante lo scorrere delle pagine, sono addirittura arrivata a confondere Sebastian con Daniel e questo grazie ad una narrazione perfetta.
Con un crescendo di colpi di scena mai banali, diventeremo anche noi avvocati, presenzieremo al processo in aula ed allo stesso identico modo diventeremo parte della vita di Daniel e della sua nuova madre, vivendo le sue pene, soffrendo i suoi stessi dolori.
Un'opera prima questa estremamente interessante sia dal punto di vista stilistico che dal punto di vista della storia raccontata. Una narrazione completa, ben costruita, con ogni fase del processo ben descritta, ogni testimone ben inserito nel quadro unitario della vicenda, ogni affermazione possibile ma anche smontabile. Il tutto coronato da un epilogo che lascia il lettore a bocca aperta.
La capacità dell'autrice - che le ha permesso di non cadere nella banalità di molti libri di questo tipo - credo si stata quella di non limitarsi a costruire una parte legale che reggesse e fosse solida; ha fatto molto di più, riuscendo ad entrare nella mente di ogni singolo personaggio, facendone emergere il carattere e le emozioni. E questa non è assolutamente cosa da poco.
Un libro che ha saputo conquistarmi e tenermi incollata alle pagine fino all'ultima riga e che consiglio a chi come me è amante di storie di questo tipo.
E voi cosa ne pensate? Avete mai letto questo thriller? Vi ispira?

VOTO:  


venerdì 27 marzo 2015

Chi ben comincia #77 - L'invenzione delle ali di Sue Monk Kidd

Buongiorno amici e buon venerdì. Come ve la passate? Io sono ancora malata, ve lo dicevo che non mi ero ripresa... Ieri ho fatto un mutuo in farmacia per comprare medicine per una cura ricostituente che mi ha prescritto la mia dottoressa. Mi sento una vecchietta, sempre malata tra febbre, mal di gola, virus intestinale.
Ma parliamo di cose serie e soprattutto piacevoli: una nuova puntata di Chi ben comincia, la rubrica ideata da Alessia del blog Il profumo dei libri
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Senza indugio, per la puntata di oggi ho deciso di condividere con voi l'incipit della mia attuale lettura. Il libro in questione è  L'invenzione delle ali di Sue Monk Kidd edito da Mondadori. E' un libro nuovissimo, appena uscito per cui ringrazio Anna dell'ufficio stampa Mondadori per avermelo proposto e inviato!
REGOLE:

- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti



HETTY MONELLA GRIMKE

C'era un tempo in cui in Africa le persone volavano. Me lo raccontò mamma una notte, quando avevo 10 anni. "Monella" disse "tua nonna lo ha visto con i suoi occhi. Diceva che volavano sopra gli alberi e le nuvole. Diceva che volavano come merli. Venendo qui ci siamo persi quella magia."
Mamma era scaltra. Non aveva imparato a leggere e scrivere come me. Tutto quello che sapeva era frutto di una vita avara di misericordia. Guardò la mia faccia, che era piena di dubbio e dolore, e disse: "Non mi credi? Secondo te da dove arrivano queste scapole, ragazzina?".
Le due ossa esili mi sporgevano dalla schiena come monconi. Le accarezzò e disse: "E' tutto quello che resta delle tue ali. Adesso sono solo due ossa piatte, ma un giorno le riavrai indietro".
Ero scaltra anch'io, come mamma. Anche se avevo appena dieci anni, sapevo che la storia della gente che volava era solo una sciocchezza. Non eravamo un popolo speciale che aveva perso la magia. Eravamo un popolo di schiavi, e non saremmo andati da nessuna parte. Solo più tardi avrei capito cosa intendeva. Potevamo volare sul serio, ma non c'era sotto niente di magico.
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Un incipit che mi ha completamente rapito. Questa metafora delle ali credo renda perfettamente la libertà cui la mamma di Hetty si riferisce. Già da queste poche righe ci si rende conto immediatamente di come lo stile sia scorrevole e piacevole. Io infatti  non ho saputo fermarmi! :)
Lo conoscete? Vi piace questo incipit? Leggerete il libro?
Aspetto i vostri pareri! Non siate timidi!

mercoledì 25 marzo 2015

Recensione #53 - Te lo dico sottovoce di Lucrezia Scali

Buongiorno carissimi! Come state? Come è andata la prima parte della vostra settimana? Io non vedo l'ora che arrivi il week end, ho bisogno ancora di riprendermi dallo scorso fine settimana trascorso in bagno.
Ma veniamo a noi. Oggi vi parlerò del libro Te lo dico sottovoce di Lucrezia Scali, autopubblicato, 371 pagine, solo ebook, acquistabile in tutti gli store online.

Trama: Mia ha trent'anni, un pessimo trascorso con gli uomini e una madre che le organizza appuntamenti al buio. Ogni notte sogna il suo principe azzurro, ma al mattino si sveglia accanto a un meticcio con le orecchie cadenti e il pelo ispido. Durante il giorno, invece, gestisce una delle cliniche veterinarie più conosciute di Torino e coordina l'attività di pet therapy presso l'ospedale locale.
Tuttavia nella vita di Mia sembra non esserci più spazio per l'amore. O, almeno, così pensava prima di conoscere Alberto, un affascinante medico, e Diego, un poliziotto che si è appena trasferito dalla Puglia. La freccia di Cupido riuscirà a colpire la persona giusta per guarire il cuore di Mia?

Per parlare di questo libro è necessario che io faccia delle premesse importanti.
Te lo dico sottovoce è il primo libro di Lucrezia Scali, blogger del blog Il libro che pulsa, amica, che dopo diverse peripezie ha deciso di pubblicare in modo autonomo il suo libro perchè crede in quello che ha scritto.
Ho cominciato a leggere con molto slancio, perchè da sempre attendevo di poter leggere quello che - sapevo - Lucrezia stesse scrivendo; ho cominciato anche con un enorme terrore, perchè sapevo dall'inizio che questo non è il mio genere preferito e perchè avrei avuto non poche difficoltà a dire ad un'amica che il suo lavoro non mi piaceva.
Quando lei mi chiese di partecipare al blogtour di presentazione del romanzo - trovate la mia tappa qui - la prima cosa che le dissi fu: "Guarda che se lo leggerò poi dovrò essere assolutamente sincera con te!". Povera Lucrezia, per tutto il tempo in cui ho letto il suo libro è stata in ansia ma, se mi seguite sapete come sono, mi sento in dovere di essere sincera, nei vostri confronti e in quelli di chi comunque chiede il mio parere.
Ok dopo queste premesse possiamo cominciare.
Come dicevo, libro d'esordio.
Lucrezia si butta su temi importanti ed anche originali - pet terapy, veterinaria, interazione tra veterinari e polizia nei casi di maltrattamenti animali - e lo fa con una scrittura per niente acerba ma che, anzi, denota un utilizzo molto accurato della lingua italiana. Se non avessi saputo che il libro è scritto da un'emergente non mi sarebbe mai venuto in mente.
Da quando ho cominciato a leggere ho cominciato a vedere con gli occhi della protagonista. Lucrezia riesce a descrivere le scene ed i personaggi in un modo così completo e dettagliato che non ho letto un libro ma ho visto un film; ho immaginato tutto, ogni dettaglio, ogni scena, figurandomi davanti agli occhi quello che la protagonista viveva ed è una caratteristica assolutamente importante quando leggo un libro. Perchè solo un bravo narratore riesce a farmi visualizzare il suo lavoro e Lucrezia in questo è stata bravissima.
Mia è la protagonista di questa storia, una ragazza semplice, con una passione smodata per gli animali e per il suo lavoro, titolare di una clinica veterinaria in cui, oltre a curare gli animali, accoglie quelli abbandonati o recuperati dai sequestri effettuati dalla polizia. Assieme a Mia - sempre alla ricerca del principe azzurro, che non si accontenta delle storie di poche notti, restia ad avvicinarsi ad un uomo se non dopo un'attenta ponderazione - conosceremo l'amica del cuore Fiamma - amante delle storie mordi e fuggi, senza la voglia di trovare il "per sempre", convinta che l'uomo della vita non esista - con cui divide il lavoro ed anche i suoi segreti più intimi. Per tutto il protrarsi della storia assisteremo a questa contrapposizione tra le due donne che ci aiuterà a vedere le cose dai due punti di vista.
Fiamma scosse la testa. "Mia, mi sa che hai visto troppe olte Cenerentola. Non arriverà nessun principe azzurro, sono troppo occupati a sistemarsi il ciuffo e andare dell'estetista, oppure a cercare di salvare il loro matrimonio" Terminò con un sorriso sarcastico. "Stop. Mi stai dicendo che sbaglio ad aspettare quello giusto? E dovrei buttarmi in qualche avventura delle tue?" Ribattei seccata e svoltando in modo brusco.
E non solo con gli uomini le due ragazze sono così differenti, anche nella vita, sul lavoro, Mia è quella riflessiva, Fiamma è quella che agisce di pancia, di istinto.
Fin dall'inizio capiamo che qualcosa blocca Mia, un passato che l'autrice non ci dice subito ma che ci svela man mano che la trama si dipana.
Di certo anche la famiglia non aiuta, una madre con cui è da sempre in competizione e che non ha mai apprezzato il suo lavoro - a questo proposito devo dire che i battibecchi tra Mia e la madre mi hanno assolutamente fatto morire dal ridere! Brava Lucrezia!!! - una sorella perfetta e superficiale, con un marito ricco che la mantiene e le fa fare la vita da signora. Tutte cose che Mia non ha mai voluto e per cui ha sempre discusso, in quelle cene del venerdì che la fanno sentire inadeguata come figlia e come donna.
Ma anche per Mia le cose dovranno cambiare no??? Certo, già nella trama ci viene svelato qualcosa.
Conosce due uomini, diversi come il giorno e la notte.
Alberto: bello, medico, di ottima famiglia, che la corteggia in modo raffinato e senza fretta.
Diego: poliziotto, pugliese appena arrivato a Torino, donnaiolo,anche lui bellissimo ma poco affidabile.
Chi sceglierà Mia? Io non ve lo dico anche se, devo essere onesta, l'ho capito troppo presto!!! ;)
Di sicuro anche questi due personaggi, come quelli femminili, denotano caratteristiche opposte tra loro, capaci di far riflettere il lettore sui meccanismi di quel sentimento così strano e non controllabile chiamato amore.
Come dicevo all'inizio però questo libro parla di molto altro, la storia d'amore c'è ma fa solo da contorno. Quello che emerge dalle righe di questo romanzo è l'amore di Lucrezia - e quindi di Mia, la sua protagonista - per gli animali e per i cani soprattutto. Cani che diventeranno appunto protagonisti di un progetto nuovo cui che Mia riesce a farsi approvare da un ospedale di Torino: la pet therapy. Partiamo così alla scoperta di un mondo nuovo - almeno così è stato per me che avevo solamente sentito nominare questa terapia in passato - capace con il solo aiuto di qualche animale di riportare il sorriso su pazienti afflitti da differenti malattie e stabilire un contatto con loro, aprendo un canale di cooperazione, dandogli la possibilità di migliorare la qualità della vita durante la malattia.
In questo caso Mia si trova a dover interagire con bambini malati. Anche in questo caso Lucrezia non si tira indietro e ci parla di malattia con un tono per niente banale, facendoci spesso emozionare.
"Avrai tre pazienti di cui occuparti. Uno si chiama Lukas ed è malato di leucemia da quando aveva solo diciotto mesi, poi c'è una bambina affetta da cardiomiopatia ipertrofica aggravata. L'ultimo è un ragazzino autistico di undici anni." 
Questi i pazienti con cui Mia e il lettore dovranno approcciarsi, storie non facili che non possono lasciare indifferenti.
"L'ospedale era un mosaico di storie già scritte e di altre ancora da scrivere. Le stanze erano tutte uguali, eppure ognuna raccontava qualcosa di diveso: delle persone che aveva ospitato e lascito andare via e di quelle che voleva trattenere. Ogni cosa era fredda e incolore: i visi, le barelle, le sedie. Anche l'odore di disinfettante, che impregnava l'intero edificio peggiorò la situazione e non contribuì ad anestetizzare la nausea."
E queste le sensazioni tangibili con cui si dovrà fare i conti.
Lucrezia affronta questi argomenti con una maturità degna di una professionista. Si vede che sono argomenti che conosce, che ama ed è capace di trasferirli al lettore e farglieli amare nella stessa maniera. In più manda avanti i sentimenti parlando di famiglia, parlando di quei nonni che la protagonista non ha più ma cui pensa spesso, parlando di amore facendone emergere il meglio ma anche il peggio. Facendo un ottimo lavoro insomma.
Ovviamente non è tutto perfetto, sarebbe impossibile perchè pur sempre di un'opera prima stiamo parlando.
Qualche difettuccio l'ho riscontrato e devo farlo emergere.
Partiamo dal presupposto che come vi ho detto all'inizio non amo i libri d'amore - se mi conoscete sapete che sono una sanguinaria, amante dei thriller possibilmente forti, sempre alla ricerca delle tensioni emotive - e che quindi avrei forse preferito un maggiore spazio alla parte della pet therapy e alla parte di interazione tra polizia e veterinari che invece vengono spesso oscurate da questo triangolo amoroso concluso in modo un po' troppo prevedibile.
Un'altra cosa che mi ha lasciato con l'amaro in bocca è una piega un po' legale che aveva preso una questione all'interno del libro - e proprio in quel momento ho pensato: "ecco Dany, il risvolto investigativo,  quella parte diversa che aspettavi e che ti farà adorare un libro di questo genere!" - che è stata risolta secondo me con un po' troppa fretta e che invece avrebbe meritato un più ampio respiro per poter veramente fare la differenza rispetto ad altri libri simili.
Un ultimo appunto che in realtà è un dettaglio: una cover bellissima che però rispecchia poco il libro; avrei preferito gli stessi personaggi e lo stesso cane su uno sfondo cittadino, magari proprio della nostra italianissima Torino! ;)
Per il resto, a parte qualche personaggio di poco rilievo - che credo potesse anche non esistere all'interno della storia - e alcuni passaggi un po' troppo scontati, ho trovato il libro nel complesso molto, molto piacevole ed interessante.
Aspetto con ansia un secondo lavoro di Lucrezia sperando mi regali quel guizzo di tensione in più che mi aspetto da una che come lei legge libri di qualsiasi genere!!!

VOTO:  


lunedì 23 marzo 2015

Chi bussa? #21

Buongiorno carissimi e buon lunedì! Tutto bene il week end? Io sono stata messa ko da un mega virus intestinale che mi ha letteralmente svuotata... e non solo di energie! Ora sembra andare un filino meglio ma che botta! Venerdì notte sono addirittura svenuta. Ma non voglio annoiarvi con i miei malanni.
La settimana del blog comincia con una nuova puntata di Chi bussa?, la rubrica dedicata alle segnalazioni di autori emergenti e dei loro lavori. Pronti per scoprire Chi bussa?
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Titolo: Amiamoci nonostante tutto
Autore: Vittorio De Agrò

Genere: Racconti Narrativa
Pagine: 111 pagine
Costoebook 0.99 € acquistabile qui e qui
Pubblicazione: Autopubblicato

Trama: Si dice che l’amore non abbia età ed è proprio così per “Amiamoci, nonostante tutto”
In un panorama rosa prevalentemente al femminile, ecco emergere storie dal cuore maschile, un cuore che, però, ha sempre bisogno della mano gentile di una donna per trovare la propria strada.
Storie diverse, età differenti, sentimenti ricchi di sfumature e modi d’essere, che nascono nella purezza di un bambino e si completano nella maturità dell’adulto.
Emozioni, commozione, sorrisi; la mente del lettore viaggerà nei ricordi, passeggerà nel presente e magari immaginerà un futuro, sempre all’insegna dell’amore.
Sarà Federico a condurci in questo percorso di gioia e ostacoli.Un giovane uomo, forse ancora immaturo, ma sicuramente diffidente nei confronti delle relazioni durature, che grazie ai racconti di un vecchio e saggio libro, riuscirà ad aprire il suo cuore...


Autore: Vittorio De Agrò è nato  in Sicilia,  ma vive a Roma dal 1989.
E’ un  proprietario terriero e d’immobili.

Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni  e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012.
Nel Gennaio 2013 ha aperto il blog:ilritornodimelvin.wordpress.com che è stato letto da 16 mila persone in  98  paesi  nei 5 continenti.
“Amiamoci,nonostante tutto” è il suo secondo romanzo
Ha pubblicato  nel 2014 con Cavinato Editore International il romanzo autobiografico “Essere Melvin”


Link utili
 pagina facebook:
 https://www.facebook.com/pages/Il-Ritorno-di-Melvin/313768195405616?ref_type=bookmark

blog: http://ilritornodimelvin.wordpress.com/
Twitter: https://twitter.com/IlMelvin
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Racconti che parlano d'amore scritti da un uomo. Sono quelle cose che mi stuzzicano.
Cosa ne pensate? Vi ispira?

venerdì 20 marzo 2015

Chi ben comincia #76 - Una brava ragazza di Mary Kubica

Buon venerdì carissimi, come va? Vista l'eclissi? Da me in ufficio eravamo in trepidante attesa e nonstante il cielo troppo nuvoloso ci siamo goduti a pieno lo spettacolo!
Già in modalità week end? Io sì!!!!! E questo fine settimana non ho neanche lavori da fare quindi sarà dedicato totalmente a me e alla family!!!
Prima di lasciarvi alle normali pubblicazioni del blog vorrei dare il benvenuto su questo mondo alla piccola Marzia, una nipotina acquisita, figlia di un'amica speciale. Benvenuta piccolina! Ti auguro una vita piena e strepitosa, che tu possa realizzare ogni sogno! Un augurio ed un bacio enorme anche ai nuovi genitori bis ed alla nuova sorella maggiore Martina. Vi voglio un bene immenso!!!!! *____*
Tornando al blog, che ne dite di un incipit? Già, perchè oggi, come tutti i venerdì, sono qui per condividere con voi una puntata di Chi ben comincia, la rubrica ideata da Alessia del blog Il profumo dei libri
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Ultimamente ho letto libri di generi molto simili. Era un bel po' che non mi buttavo su un bel thriller. Un paio di giorni fa ne ho cominciato uno, ma penso che anche prossimamente mi butterò su questo genere! Dopo tante storie tranquille ho bisogno di sangue!!!
Oggi girovagando qua e là in cerca di qualcosa di quel genere ho trovato questo libro che mi ispira. Chissà che non possa diventare una delle mie prossime letture se l'incipit dovesse conquistarmi. Il libro in questione è  Una brava ragazza di Mary Kubica edito da Newton Compton editori.

REGOLE:

- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti



EVE

Prima

Quando squilla il telefono, sono seduta in cucina, al tavolinetto riservato alla colazione, e mi sto gustando una tazza di cioccolata. Sono sovrappensiero, dalla finestra fisso il giardino sul retro che, nel pieno di un autunno arrivato in anticipo, è cosparso di foglie. Sono perlopiù morte, sebbene alcune, pur senza vita, restano ancora attaccate agli alberi. E' pomeriggio inoltrato. Il cielo è coperto, le temperature stanno precipitando sotto i dieci gradi. Non credo di essere ancora pronta per questo, mi chiedo come sia volato il tempo; sembrava ieri che accoglievamo la primavera appena arrivata e, poco dopo, l'estate.
Lo squillo del telefono mi allarma, sono certa che sia un venditore di qualche call-center, perciò non mi preme alzarmi subito. Mi godo le ultime ore di silenzio prima che James irrompa dalla porta e venga a invadere il mio mondo, per cui non voglio proprio sprecare minuti preziosi per un'offerta pubblicitaria che sicuramente rifiuterò.  
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Che dire di questo incipit? Una chiacchierata sul tempo che dice pochissimo della storia in se e non fa più di tanto capire se il seguito potrà essere promettente.
Le uniche curiosità che può suscitare sono quella di sapere chi sia al telefono - perchè di sicuro non sarà un call-center! - e quella di conoscere questo James che invaderà il mondo della protagonista.
Che ne pensate? Avete già letto questo libro o intendete farlo?

giovedì 19 marzo 2015

Shopping letterario #32

Buongiorno lettori, come va? Superato indenni la prima parte della settimana? Io oggi sarò tutto il giorno in fiera, per aggiornamenti sulla mia professione. Prima però, ho pensato di lasciarvi con una puntata dedicata alle mie nuove entrare letterarie. I primi due libri in alto sono acquisti effettuati al libraccio a metà prezzo mentre gli altri sono regali che le mie adorate LGS mi hanno fatto quando il mese scorso ci siamo incontrate.


  • Alla fine andrà tutto bene di Raquel Martos edito da Feltrinelli, 272 pagine. Ho adorato questa autrice nel suo I baci non sono mai troppi che avevo recensito qui quindi quando mi sono trovata davanti questo libro a meno di 4 euro non ho saputo resistere!
Trama: Sei settimane di silenzio forzato. Un incubo, per chi come Carla Diaz non sta zitta un secondo. Chiacchierona compulsiva, Carla vive di parole, non solo per il bisogno di condividere i propri stati d'animo con chiunque le sia vicino, ma anche per professione, essendo una presentatrice radiofonica. Quando un'operazione alle corde vocali la costringe a restare zitta per ben sei settimane, per Carla, pessimista di natura, è la fine del mondo. Costretta a non parlare, ma incapace di restare in silenzio, tramite WhatsApp, email e note scritte a mano imparerà a comunicare con il mondo come non aveva mai fatto prima. E troverà infine la propria vera voce.

  • Io ci sono. La mia storia di "non" amore di Lucia Annibali con Giusi Fasano edito da Bur, 270 pagine. Ho sentito parlare di questa storia parecchie volte e quando ho visto il libro a metà prezzo ho subito pensato che stesse aspettando me. Mi aspetto forti emozioni da questa lettura ed anche tanto dolore.
Trama: 16 aprile 2013, una sera qualunque. Lucia, una giovane avvocatessa di Pesaro, torna a casa dopo essere stata in piscina. Ad attenderla, dentro il suo appartamento, trova un uomo incappucciato che le tira in faccia dell’acido sfigurandola. Le ustioni, devastanti, corrodono anche il dorso della sua mano destra. Quella stessa notte viene arrestato come mandante dell’aggressione Luca Varani, avvocato, che con Lucia aveva avuto una tormentata relazione troncata da lei nell’agosto del 2012 e che, secondo la magistratura, aveva assoldato per l’agguato due sicari albanesi, pure loro poi arrestati. Come avviene in molti, troppi episodi di violenza contro le donne, anche in questo caso è stato l’abbandono a innescare la miccia del risentimento. Lo schema è purtroppo “classico”: il possesso scambiato per amore, la rabbia che diventa ferocia, fino all’essenza della crudeltà: l’acido in faccia. In questo libro Lucia Annibali ripercorre la sua storia con quell’uomo, dal corteggiamento al processo («Il tempo con lui è stato una bestia che digrignava i denti e io mi lasciavo sbranare »); passa in rassegna i momenti dell’emozione e quelli della sofferenza; racconta l’acido che scioglieva il suo viso («Un minuto dopo la belva era ammaestrata») e poi i mesi bui e dolorosissimi, segnati anche dal rischio di rimanere cieca. Per la sua tenacia, la sua determinazione e il coraggio di mostrarsi, oggi Lucia è diventata un’icona, punto di riferimento per tutte le altre donne («Io non mi arrendo, e questa ferita diventerà la mia forza»). Testimonianza autentica e toccante di un grave fenomeno del nostro tempo, Io ci sono è un libro importantissimo. Per uomini e donne consapevoli che l’amore sia “solo quello buono” ma anche per tutte.
 
  • Una ragazza da Tiffany di Susan Vreeland edito da Neri Pozza, 448 pagine. Quando il mese scorso mi sono incontrata con le mie adorate LGS a casa di Laura La Libridinosa, lei se n'è apparsa con questo libro e mi fa: te lo regalo, ce l'ho doppio, sono sicura che ti piacerà! Come rifiutare? Che poi lei è la mia mammina virtuale e mi conosce molto bene quindi ecco il mio nuovo piccolo tesoro!
 Trama:  Nel 1892, a Manhattan, un'elaborata insegna in bronzo fa bella mostra di sé. Tiffany Glass & Decorating Company declama la scritta che campeggia sopra una solida porta di vetro molato. Oltre quella porta, si schiude un grande salone con enormi vetrate appese al soffitto e imponenti mosaici poggiati alle pareti. E poi vasi dalle linee morbide, pendole, candelabri Art Nouveau, lampade con paralumi di vetro soffiato in mille splendidi colori. È il regno di Louis Comfort Tiffany, pittore di quadri orientalisti raffiguranti minareti, moschee e beduini, secondo il gusto del tempo. La Tiffany Glass & Decorating Company è, tuttavia, anche il regno delle Tiffany girls, le ragazze di Tiffany, come sono chiamate a Manhattan le donne che l'artista ha riunito attorno a sé. Vi è Wilhelmina, impertinente diciassettenne dall'alta statura, Mary diciottenne dai capelli rossi, Cornelia, riservata e taciturna, Agnes, l'altera, la prima donna cui Tiffany ha accordato l'onore di dipingere i soggetti delle sue vetrate. E, infine, Clara Wolcott Driscoll. Giovane vedova in un laboratorio dove vige la regola, imposta dal padre di Louis, di impiegare solo fanciulle non maritate, Clara è l'artefice autentica delle creazioni Tiffany. "Una ragazza da Tiffany" è, soprattutto, la sua storia. Una storia in cui l'autrice non celebra soltanto un talento misconosciuto, ma illumina anche gli slanci, i desideri e le ambizioni di una giovane donna nella città americana pronta a tuffarsi nella grande avventura del Novecento.
  • Il divoratore di Lorenza Ghinelli, edito da Newton Compton editori, 254 pagine. Anche in questo caso c'è lo zampino di una LGS. Cuore zingaro aveva messo questo libro in scambio su facebook. L'unico libro che mi manca di questa autrice che adoro sarebbe andato nelle mani di chissà chi! L'ho voluto e Cuore me lo ha regalato senza volere nulla in cambio, neanche la pentola a pressione che le avevo proposto. L'ho sempre detto io che Cuore è una persona troppo buona!!!! Se vi siete persi le mie recensioni degli altri libri di questa autrice - La colpa, Sogni di sangue e Con i tuoi occhi - le trovate qui, qui e qui
Trama:  Denny ha solo sette anni, una madre tossica, un padre folle e alcolizzato, dei compagni di scuola che lo maltrattano e lo considerano pazzo. Quando è solo, per vincere il terrore inventa filastrocche inquietanti. Ha un unico amico, che si fa chiamare Uomo dei Sogni: è un vecchio crudele, trasandato, con un bastone in mano. Se qualcuno fa del male a Denny, l'Uomo dei Sogni non perdona. Arriva e vendica. Pietro di anni ne ha quattordici. È un autistico geniale col dono del disegno. Unico testimone oculare delle aberranti sparizioni di alcuni ragazzini, Pietro fa la sola cosa che gli riesce in modo esemplare: disegna ciò che ha visto. E ciò che ha visto è agghiacciante. Nessuno gli crede, nessuno tranne la sua educatrice professionale. Alice: quei disegni le tolgono il sonno e la precipitano nell'incubo, le ricordano qualcosa che molti anni prima aveva cercato di rimuovere... Ma ora il passato ritorna e travolge. E deve essere fermato.

Vi presento infine un libro ricevuto ieri in edizione digitale dalla gentilissima Anna Da Re della Mondadori, fresco fresco di pubblicazione:
  • L'invenzione delle ali di Kid Sue M., edito da Mondadori, 393 pagine.  Un libro che ricorda The Help, che avevo letto ed amato quindi perchè non provare a leggerlo?
Trama:  Charleston, South Carolina, 1803. Quando per il suo undicesimo compleanno Sarah Grimké riceve in regalo dalla madre una schiava della sua stessa età di nome Hetty, cerca inutilmente di rifiutare quello che le regole vigenti impongono. Hetty anela alla libertà, soffoca tra le mura domestiche della ricca e privilegiata famiglia Grimké, vorrebbe fuggire lontano e Sarah promette di aiutarla. Come Hetty, anche lei è in qualche modo prigioniera di convenzioni e pregiudizi: in quanto donna non le viene permesso di realizzare il suo più grande desiderio, quello di diventare una giurista come il padre e i fratelli. Sarah sogna un mondo migliore, libero dalla schiavitù, che lei considera come un terribile abominio, e instaura con Hetty un rapporto speciale, insegnandole di nascosto a leggere e a scrivere nell'intento di aiutarla a emanciparsi. Seguiamo così il rapporto difficile ma speciale tra una ricca ragazza bianca e la sua schiava nera e le loro vicende umane nel corso di trentacinque anni, cui si aggiungono quelle della giovane sorella di Sarah, Nina, con la quale lei si batterà a favore dei diritti civili delle donne, dei più deboli e degli emarginati e contro la discriminazione razziale. In questo romanzo che celebra il potere dell'amicizia e della solidarietà al femminile, Sue Monk Kidd evoca il mondo di contrasti scioccanti del profondo Sud, ispirandosi alla storia vera di due pioniere del femminismo americano.

Eccoci arrivati alla conclusione di questa puntata di shopping letterario! Cosa ne pensate? Vi piacciono i miei nuovi libri?

mercoledì 18 marzo 2015

Recensione #52 - Una grande e terribile bellezza di Libba Bray

Buongiorno carissimi! Come ve la passate? Io di corsa come sempre ma vabbè, non posso passare le mie giornate a lamentarmi! 
Come avrete notato, ultimamente riesco a stare abbastanza al passo con le recensioni dei libri letti e la cosa mi rincuora perchè non mi piace lasciare indietro troppo lavoro!
Oggi vi parlerò dell'ultimo libro finito nello scorso week end, la prima grande delusione del 2015 e anche la peggiore dell'intera mia storia da blogger. Sto parlando del libro Una grande e terribile bellezza di Libba Bray edito da Elliot edizioni, 454 pagine.

Trama: Fine Ottocento. Alla morte della madre, la sedicenne Gemma Doyle, trascurata da un padre schiavo del laudano, lascia Bombay dove ha trascorso l'intera infanzia per un severo e cupo collegio femminile appena fuori Londra, la Spence Academy. Qui, dopo molti tentativi, riesce a entrare nell'esclusivo gruppo formato dalla potente Felicity, la vezzosa Pippi e l'imbranata Ann. Dopo il primo periodo di permanenza, costellato di noiose lezioni, rigida disciplina e soprattutto oscure visioni (nonché dalla presenza di Kartik, un giovane misterioso e seducente che l'ha seguita fin dall'India e l'avvisa di non dar retta ai sogni che la funestano), Gemma scopre un diario segreto che le svela l'esistenza dell'Ordine, una congrega di sole donne dedite alla magia e alla ricerca di universi paralleli dove tutto è possibile. Assieme alle amiche, e nonostante la ferma opposizione di Kartik e di altri a lui vicini, la ragazza è intenzionata a saperne di più, a ribellarsi alle regole che la vorrebbero studentessa modello, a raggiungere la grotta nascosta dove l'attende un destino imprevedibile e dove alcuni pressanti interrogativi troveranno finalmente un chiarimento.

Apro il sito della casa editrice e trovo questa descrizione:
Una rilettura del romanzo gotico/vittoriano, di Jane Austen, le sorelle Bronte, Bram Stoker, Mary Shelley, dei feuilleton di un tempo fino a Daphne Du Maurier e oltre, ma con echi di moderno fantasy e con una protagonista e voce narrante al femminile forte e indipendente. Il primo romanzo di una trilogia che in America ha sbaragliato qualsiasi concorrenza (Harry Potter compreso!), diventando una pietra miliare del new gothic e superando il milione di copie vendute.
Mi chiedo se chi ha scritto questa cosa abbia mai letto Jane Austen o le sorelle Bronte!!!
Ho letto questo libro per la Lega dei lettori organizzata dalla mia amica Alessia del blog Il profumo dei libri.
E' sicuramente vero che non avrei mai letto questo libro di mia iniziativa visto che il genere non è assolutamente quello che prediligo, ma è anche vero che in passato ho letto ed adorato libri del genere su consiglio di amiche quindi non mi precludo mai nuove avventure.
Ho cominciato la lettura con  i migliori propositi, ma mi sono resa conto praticamente subito che non riusciva a decollare come avrei sperato.
Credetemi, non so neanche da che parte cominciare per motivare la mia totale contrarietà verso quello che ho trovato in queste lunghissime 454 pagine.
Cominciamo dalla base. L'ambientazione del romanzo: Londra fine Ottocento. Credo che per collocare una storia nell'Ottocento sia necessario essere in grado di ricostruire il periodo storico anche attraverso il tipo di scrittura e non solo attraverso qualche corpetto infilato dentro tra una riga e l'altra. Mi riferisco ai dialoghi, allo stile, alla ricerca delle parole giuste, dell'atmosfera adatta. Non basta scrivere all'inizio del libro una data.
Se vi è mai capitato di leggere qualche classico ma anche quelche libro moderno con la giusta attenzione al periodo storico, capite quello di cui parlo. Non si può pensare che in quel periodo storico una figlia desse del tu alla propria madre, al proprio padre o alla propria nonna, o desse del tu a persone praticamente sconosciute.
Sono troppo esigente? Forse! Ma ritengo questo dettaglio essenziale e non posso assolutamente non considerarlo!
Passiamo allo stile: scarno, scolastico, poco intrigante, per niente coinvolgente dal punto di vista emotivo, pieno di errori, confusionario. Sarà la traduzione? Non so. Fatto sta che la storia avrebbe consentito grandi excursus nell'ambito delle emozioni. Se ben scritta avrebbe potuto far vivere al lettore immense emozioni invece niente, non ha saputo arrivarmi.
Sono troppo vecchia? Forse! Ma questa mi è sembrata una storia per ragazzine e se non sapessi che la Bray è una donna di cinquant'anni suonati crederei anche che ad averlo scritto sia una ragazzina per quanto mi è sembrato povero stilisticamente. Un dettaglio per nulla insignificante: chi mai scriverebbe all'interno del libro il titolo vero e proprio? Sono rimasta a bocca aperta nel leggere ad un certo punto:
"Abbiamo occhi scintillanti, pelle rosea e sorrisi complici. I nostri corpi sono come languidi sospiri, mentre siamo in piedi in mezzo al salone, assolutamente invisibili. 
Oddio, quale grande e terribile bellezza!"
No veramente, non si può vedere, credo sia la prima cosa che mi abbiano spiegato, ancora alle scuole medie, in riferimento ai temi.
Ed ora i personaggi: ragazzine sedicenni mezze sfigate, ma piene di soldi, che ricreano un ordine di magia per superare la noia... banale no??? Ci sono tutte: quella stronza, quella bellissima ma malata, quella brutta e povera accolta grazie a una borsa di studio, e infine quella con poteri magici. Infiliamoci dentro una direttrice megera, un gruppo di zingari di cui si poteva benissimo fare a meno, un mondo parallelo fatto di boschi incantati dove tutti i desideri diventano realtà, ah sì...e metteteci anche Gemma, la protagonista che sogna slinguate e rapporti sessuali con lo zingarello di turno ed assisterete alla sagra delle banalità!!! Ma evidentemente queste cose vendono altrimenti non si spiegherebbe tutto questo successo. E ne hanno pure fatto un film...
Parliamo infine della trama: al 20% del libro avevo già capito tutto perchè, ripeto, la sagra delle banalità è racchiusa tutta dentro queste pagine.
Ora mi chiedo perchè? Perchè non fare un solo volume ma fatto come si deve e perdersi invece in una trilogia - ah già non ve lo avevo detto, questo è il primo volume de La trilogia di Gemma Doyle - sprecando forze, carta e tempo? Bohhhh resto sempre un po' basita di fronte a queste cosa ma, ripeto, forse sono io eh!!!! E non ditemi che è necessario perchè il fantasy normalmente è fatto da saghe. Accidentaccio mica bisogna fare i pecoroni per forza! Non credo sia vietato racchiudere tutto in un unico volume se non si ha abbastanza da dire!
Sarà che leggo tantissimi generi e non sono così legata ad uno particolare ma credo che ormai per stupire ci sia bisogno di ben altro che una Gemma qualsiasi, con il suo medaglione magico al collo!
Tirando le somme comunque credo che l'errore più grande sia quello dell'ambientazione. Questa cosa proprio non mi è andata giù. Un libro ambientato nell'Ottocento, oltretutto anch'esso in Inghilterra, che mi ha conquistata con le sue atmosfere è Jane Eyre e di sicuro non crederei mai - se non lo sapessi - che  quello e questo della Bray siano ambiantati nello stesso periodo storico! Questa è l'immagine che ho in mente!!! Assolutamente neanche lontanamente paragonabile.

L'ultima cosa e poi prometto di smetterla di essere così acida: la cover - che richiama un libro tipo cinquanta sfumature più che un fantasy gotico ottocentesco - che cavolo c'entra?????? 
Inutile dirvi che non leggerò i capitoli successivi della trilogia.
Ed ora lascio la parola a voi, insultandomi se lo credete necessario... ;)
Mi piacerebbe realmente avere i pareri e le motivazioni di chi invece questo libro lo ha adorato!
VOTO:  


lunedì 16 marzo 2015

Recensione #51 - Il rumore dei tuoi passi di Valentina D'Urbano

Buon lunedì amici! Dura ricominciare la settimana lavorativa eh!?!? 
Per distrarci un po' che ne pensate di una nuova recensione? Oggi vi propongo quella del libro Il rumore dei tuoi passi di Valentina D'Urbano edito da TEA da catalogo Longanesi, 319 pagine. Se ricordate ho già letto Acquanera di questa autrice - di cui trovate la recensione qui - proprio all'inizio di quest'anno e visto l'impressione splendida che avevo avuto sia del libro che dello stile di Valentina non ho saputo resistere e sono subito andata a recuperare gli altri suoi lavori.

Trama: In un luogo fatto di polvere, dove ogni cosa ha un soprannome, dove il quartiere in cui sono nati e cresciuti è chiamato "la Fortezza", Beatrice e Alfredo sono per tutti "i gemelli". I due però non hanno in comune il sangue, ma qualcosa di più profondo. A legarli è un'amicizia ruvida come l'intonaco sbrecciato dei palazzi in cui abitano, nata quando erano bambini e sopravvissuta a tutto ciò che di oscuro la vita può regalare. Un'amicizia che cresce con loro fino a diventare un amore selvaggio, graffiante come vetro spezzato, delicato e luminoso come un girasole. Un amore nato nonostante tutto e tutti, nonostante loro stessi per primi. Ma alle soglie dei vent'anni, la voce di Beatrice è stanca e strozzata. E il cuore fragile di Alfredo ha perso i suoi colori. Perché tutto sta per cambiare.

Alfredo e Bea. I gemelli. Non sono veramente tali ma tutti li chiamano così. Un destino difficile il loro: quello di essere nati nel posto sbagliato, privi di possibilità, con un futuro che ha già il finale scritto.
Già dall'incipit - che avevo condiviso con voi qui - il lettore capisce che la lettura non sarà una cosa semplice. Il futuro, come dicevo, è già stato scritto e lo è anche per noi. Ci troviamo ad un funerale, quello di Alfredo, e Bea ha gli occhi di tutti puntati addosso, perchè lei per il quartiere è solo la gemella, nessuno ha mai pensato alla sua figura senza pensare nello stesso istante a quella del ragazzo. Il libro parte dalla fine quindi: da quella bara appoggiata in quella chiesa, da quel quartiere - la Fortezza - che le possibilità non le crea ma le toglie. 
E' solo così che conosceremo Alfredo, dai ricordi di chi per lui ha rinunciato a tutto: Bea.
Sarà proprio Bea infatti, con il suo carattere forte ed i suoi modi che a volte rasentano l'antipatia - necessari per sopravvivere, lo scoprieremo con il passare delle pagine - che ci prenderà per mano e ci accompagnerà nelle loro vite. Ricordi, di giorni che passano tutti uguali, contornati da violenza, dolore, mancanza, necessità, solitudine, apparenza, distanza, ma anche amicizia e amore.
Conosciamo Alfredo e Bea bambini, uniti come fratelli. Un quartiere dove chi non ha più niente da perdere occupa appartamenti assegnati ad altri per poter avere un tetto sulla testa.
Bea, una famiglia che arranca per sopravvivere in un posto dove il lavoro per chi abita alla Fortezza non viene dato volentieri.
Alfredo, due fratelli e un padre sempre ubriaco che riempie di botte i tre figli dalla mattina alla sera.
Il sottoscala del palazzo è il luogo dove i due ragazzi si nascondono quando hanno bisogno di non farsi trovare, l'anfiteatro quello dove si incontro con quelli come loro.
Per Alfredo casa di Bea diventa anche la sua casa. Dormono insieme lui, lei e Francesco - il fratello di Bea - in quel lettone matrimoniale che li contiene tutti.
Crescono così, come fossero uno solo. 
Alfredo è bello, biondo, magro. Tutte le ragazze lo guardano con ammirazione ma Bea no, per lei lui è quasi un peso, quel figlio in cui la madre si rivede un po', quello che più di tutti viene coccolato e giustificato.
Non lo sa Bea che Alfredo ormai è dentro di lei, che i loro passi viaggiano all'unisono perchè loro sono tutto l'uno per l'altra. Se ne accorgerà pian piano, quando si allontanerà da lei per la prima volta e a lei mancherà così tanto da non riuscire a sopportarlo.
Ma non è facile la vita per i ragazzi della Fortezza, difficilmente riescono a superare i 30 anni, difficilmente non si drogano, non spacciano, non arrancano per conquistare un loro posto - seppur sbagliato - nel mondo.
E loro se ne accorgono da subito, quando già da bambini vedono il mondo che li circonda che implode su se stesso. Niente li tiene alla larga dal dolore, nessuno gli spiega come fare ad affrontare un mondo come quello. Nessuno di loro è praticamente mai uscito dalla Fortezza, e nessuno ha idea che lì fuori possa esserci un mondo totalmente diverso, dove il dolore non è la prerogativa e dove cercando si possa trovare il modo per essere felici.
Se ne accorge Bea quell'unica volta che va al mare, d'estate, con l'oratorio. E quando vede il mare fa il bagno vestita, perchè lei il mare non l'ha mai visto, neanche da lontano ed un'emozione simile non riesce proprio a trattenerla. E' lì che incontra Marta, una ragazza di Bologna, che le sarà amica nonostante lei arrivi dalla Fortezza, che non si interessa di giudicare Bea per dove vive e per quello che indossa ma solo per quello che è. Credo sia proprio questo il punto del libro in cui Bea ha la svolta. Pur rimanendo la ragazza che è capisce che la vita non va buttata, che lì fuori potrebbe esserci uno spazio anche per loro, figli di un destino crudele.
Ma quando torna da quel viaggio tutto cambia. Il rapporto con Alfredo, gli equilibri familiari, la loro vita. Diventano adulti, senza uno scopo, senza un esempio da seguire, sull'orlo di quella vita in cui basta un attimo per cadere in quel baratro nero da cui poi non si risale, ma si annega.
Bea è un personaggio splendido, una forza della natura, capace di annientarsi per chi ama - ma annientarsi non in senso negativo, con forza, determinazione - capace di rendergli la vita impossibile pur di salvarlo. Ma si sà, si salva solo chi vuole essere salvato ed in fondo Alfredo non lo ha mai voluto. Era un debole Alfredo. Un debole racchiuso in una corazza di ferro, di quelle apparentemente indistruttibili. Ma è proprio la sua debolezza che ce lo rende più umano, ed è sempre per la sua debolezza che non riusciamo a giudicarlo, nonostante tutto.
Un libro che fa soffrire, che fa emozionare fino alle lacrime, che sa fare riflettere su quel mondo che si nasconde all'interno di un quartiere a rischio.
Un'autrice con uno stile che crea dipendenza tanto da non riuscire a staccarsi dalla lettura neanche quando le lacrime annebbiano la vista.
Una storia ordinaria raccontata in modo straordinario.
Di sicuro meno nelle mie corde come trama rispetto ad Acquanera  - di cui ho amato il mistero, la magia, le protagoniste così particolari - ma sicuramente un libro da leggere e da ricordare!
E voi, cosa mi dite? Lo avete letto? Aspetto le vostre impressioni.

VOTO:  

venerdì 13 marzo 2015

Chi ben comincia #75 - La fabbrica delle meraviglie di Sharon Cameron

Buongiorno lettori e buon venerdì! Stavo constatando che praticamente siamo già a metà marzo ed è una cosa che mi turba non poco... Questo inizio d'anno mi sta volando e non riesco a considerarlo un bene, visto che ho un milione di cose da fare e a cui pensare ma il tempo non basta mai.
Ma vi risparmio ulteriori sproloqui da vecchia - ahahahahahha - e passo alla puntata di oggi di Chi ben comincia, la rubrica ideata da Alessia del blog Il profumo dei libri
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Per l'incipit di oggi sono stata abbastanza decisa. C'è un libro che mi ispira da quando è uscito e di cui ho sentito parlare benissimo che però non appartiene ad uno dei generi che sono solita leggere. La casa editrice lo cataloga come Fantasy, altri come libro per ragazzi. Quindi ho pensato: quale modo migliore per capirne un po' lo stile che leggerne l'incipit insieme a voi? Sto parlando del libro La fabbrica delle meraviglie di Sharon Cameron edito da Mondadori.

REGOLE:

- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti



Giugno 1852

Sole caldo e cielo color uovo di pettirosso non erano le condizioni ideali per mandare uno zio in manicomio. L'avevo stabilito quattro ore prima, mentre le ruote della carrozza divoravano un chilometro dopo l'altro. Per come la vedevo io, le nuvole sarebbero dovute diventare nere, scatenare tuoni e scagliare contro gli alberi acuminate gocce di pioggia. Invece erano lì a oziare, quelle cose vaganti, come batuffoli di piume d'oca buttati via, ombreggiando i pendii delle brughiere. Distolsi lo sguardo dal finestrino. Che clima irragionevole.
Gocce di sudore mi scorrevano sul collo, il sedile vuoto di fronte al mio ondeggiava col moto della carrozza. L'interno era soffocante, color cremisi, come il salottino di zia Alice, dove tenevo i conti della famiglia.
"Katharine" aveva detto mia zia, appollaiata sull'orlo del divano di velluto. Accarezzava la testa di un carlino grasso cui permetteva di leccare il tè dal suo piattino. Al cane non piacevo, almeno non quanto alla sua padrona. "Katherine" aveva detto. "C'è del lavoro da fare, per il quale credo che tu sia la persona più adatta."
"Sì zia" avevo pensato. "Sono sempre la più adatta, per i tuoi lavori. C'è una cameriera da rimproverare, un'altra collana da dare in pegno? O mio cugino Robert ha fatto qualcosa di sconveniente nel capanno degli attrezzi da giardino?" Soffiai sull'inchiostro fresco del libro maestro e posai la penna.
"Temo che tuo zio Tulman abbia perso il suo equilibrio mentale."

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Devo dire che come inizio mi piace molto e lo stile mi sembra scorrevole. La protagonista è Katherine ed è in viaggio su una carrozza. Presumibilmente in viaggio verso quello zio pazzo di cui si parla qualche riga più avanti. Una ragazza cui normalmente - già da queste poche righe si capisce - vengono riversati sulle spalle parecchi dei compiti della famiglia. Questo libro mi ispira ancora di più adesso. Vorrei saperne di più su questo zio Tulman ed anche su Katherine e sulla sua vita. E voi cosa ne pensate? Avete letto questo libro oppure intendete leggerlo? Se vi va ditemi la vostra! :)

mercoledì 11 marzo 2015

Recensione #50 - L'ombra del silenzio di Kate Morton

Buongiorno amici e buon mercoledì. Metà settimana, ci si avvia verso la fine e questo mi rende particolarmente positiva. Ma parliamo di libri! Come vanno le vostre letture? Siete soddisfatti dell'inizio del 2015? Io sono soddisfatta del numero di libri che sono riuscita a leggere fino ad ora ma soprattutto della loro qualità. Sono stata molto fortunata nelle scelte ed ho trovato, fino ad ora, tutte letture positive. Oggi vi parlo di un libro che mi ha stupito e di un'autrice di cui vorrò leggere ogni riga che uscirà dalla sua penna, o dovrei dire dal suo pc!! Sto parlando de L'ombra del silenzio di Kate Morton edito da Pickwick,  560 pagine.  

Trama: 1961. È una splendida giornata d'estate e la famiglia della sedicenne Laurel è in partenza per un picnic sulle rive del fiume che scorre vicino alla sua fattoria, nel Suffolk. Mentre tutti sono indaffarati nei preparativi, la ragazza si rifugia nella casa sull'albero della sua infanzia, e inizia a sognare. Sogna di Billy, il ragazzo che le fa battere il cuore, e di trasferirsi a Londra, dove è sicura che la aspetti un futuro straordinario. Ma prima che il sole tramonti su quel pomeriggio idilliaco Laurel assiste, non vista, a un crimine terribile. Un segreto che custodirà per anni e anni. 2011. Come aveva spesso fantasticato, Laurel è diventata un'attrice famosa e amatissima. Nemmeno il successo, però, ha potuto dissipare le ombre lunghe di quel passato lontano. Ossessionata dagli oscuri ricordi di ciò che accadde cinquant'anni prima, Laurel ritorna alla casa nel Suffolk per ricomporre i frammenti di una storia rimasta sepolta troppo tempo. La storia di un uomo e due donne, cominciata per caso nella Londra semidistrutta dalle bombe della Seconda guerra mondiale. Una storia di passioni fatali che segnerà tragicamente i destini di quei tre giovani tanto diversi eppure uniti da un indicibile mistero. Quello che solo Laurel, testimone innocente di un delitto nell'estate della sua adolescenza, è in grado di svelare.

Come dicevo, questo libro e la sua autrice sono stati per me una splendida scoperta. Grazie a Laura del blog La Libridinosa - che mi ha caldamente consigliato l'autrice e regalato questo libro per natale - qualche settimana fa ho potuto prendere questo romanzo tra le mani e buttarmi nella lettura. E come prima affermazione mi verrebbe da dire TANTA ROBA!
Non è un libro facile, vi avviso! I personaggi sono parecchi e la storia si dipana attraverso continui salti temporali che ci permettono di avere una visione completa della situazione. E' un romanzo che ha bisogno del suo spazio, che non si può pensare di leggere a spizzichi e bocconi, primo perchè i capitoli sono parecchio lunghi e la storia è intricata, secondo perchè quando entrerete nel suo meccanismo non vorrete più staccarvene.
Tutto comincia con un crimine, cui una Laurel ancora sedicenne assiste. Un segreto che dovrà custodire per non rovinare gli equilibri di una famiglia felice.
Poi ritroviamo una Laurel adulta, con una madre in fin di vita. L'ombra della morte, si sa, fa riaffiorare i ricordi, fa tirare le somme di una vita portando a galla tutti i segreti e le questioni irrisolte che un cuore è capace di custodire.
Nonostante i molti personaggi, le vere protagoniste del romanzo appaiono subito tre: Laurel, sua madre Dorothy, e l'amica della madre Vivien. Ad ognuna di esse viene dedicata una parte del libro dove sono proprio loro stesse a raccontarci la storia dal loro punto di vista.
Una storia che comincia negli anni sessanta per poi portarci negli anni quaranta ai tempi della Seconda guerra mondiale per poi arrivare al 2011, anno in cui Laurel prima da sola, e poi con l'aiuto del fratello Gerry, cercherà di fare luce sulle origini e sui segreti della propria famiglia.
Chi è veramente sua madre? Quale grande segreto nasconde il suo passato? Che rapporto c'era con questa Vivien? Perchè la madre, in fin di vita, sembra essere così tormentata dalle ombre della sua giovinezza?
Noi lettori leggiamo e crediamo di aver capito tutto. Il quadro sembra chiaro. Assistere alle ricerche di Laurel, tornare con lei indietro nel tempo, ascoltare il racconto in prima persona dalle vere protagoniste della storia ci porta a credere che tutto sia scritto, e invece no! Perchè l'autrice sa fare bene il suo mestiere, svela ma non troppo, mette la pulce nell'orecchio ma poi ritratta, ci porta per mano verso una soluzione che sembra dritta e ben definita per poi farci sbattere il muso contro un muro di pietra e contro la verità che non potrà non lasciare il lettore a bocca aperta.
Non è un libro di quelli che travolge. E' un libro che entra dentro piano piano, che genera un crescendo di emozioni e che diventa indispensabile. Chiede il permesso prima di entrare nel cuore del lettore, per poi non lasciarlo più. 
Lo stile della Morton è completo: decrizioni dettagliate al punto giusto e mai eccessive, personaggi ben caratterizzati di cui si riesce a conoscere l'aspetto fisico ma soprattutto il loro carattere ed i tormenti interiori, salti temporali necessari e che non confondono ma aiutano a dare al lettore un senso di completezza.
Allo stile si aggiunge poi una storia ben costruita, dove ogni tassello ha il suo posto, dove ogni dettaglio ha il suo scopo. 
Un misto tra storia, classicismo e mistero che rende questo libro veramente interssante e particolare.
Ho già gli altri due libri dell'autrice pubblicati in edizione Pickwick Il giardino dei segreti e Una lontana follia; per i restanti invece attenderò la stampa nella stessa edizione, sperando che la Pickwick ce l'abbia in programma!
Che ve ne pare di questo libro? Avete mai letto questa autrice? Come sempre sono curiosa di conoscere il vostro pensiero quindi non siate timidi! ;)

VOTO:  

martedì 10 marzo 2015

#InMarciaPerEmanuele

Buongiorno lettori, oggi sono qui per un evento veramente importante e spero che tutti voi mi possiate aiutare facendolo conoscere al più grande numero di persone possibili e, se potete, magari anche donando qualche euro. Ho accolto con entusiasmo la richiesta della mia amica Monica del blog Booksland quando mi ha chiesto se potessi trovare uno spazio per parlare del loro obiettivo: con l'associazione di cui fa parte sta cercando di realizzare il sogno di un ragazzino malato. Un'iniziativa concreta, sicura e che potrete tenere d'occhio. Spero possiate darci una mano! Grazie!


#InMarciaPerEmanuele

Emanuele, 14 anni, affetto da leucemia, da grande vuole fare l’astronomo. Guarda il cielo ed immagina quell'enorme cuscino di stelle brillanti illuminare la faticosa ed incessante marcia che i pinguini imperatori affrontano ogni anno per riprodursi e allevare i propri figli. Il più grande desiderio di Emanuele è vedere i pinguini nel loro habitat naturale, in Antartide,  un luogo lontano e freddissimo che gli scalderebbe il cuore.
Fare il volontario di Make-A-Wish® Italia Onlus vuol dire ascoltare i desideri di bambini affetti da gravi malattie e con l’aiuto dell’Associazione cercare i fondi per trasformarli in realtà. La missione di Make-A-Wish® Italia Onlus è “realizzare i desideri del cuore di bambini e ragazzi affetti da gravi malattie”, permettendo loro di vivere un’esperienza emotivamente forte e momenti di gioia intensa che, non solo li aiutino a ritrovare l’energia necessaria per affrontare le cure, ma anche la speranza di poter vincere contro la malattia.

Noi siamo parte di questa speranza!

Abbiamo visto Luis trasformarsi in un esperto pasticcere, Diurvis sorridere all’obiettivo del fotografo come una vera modella, Josè sfrecciare in sella ad una vera Harley Davidson.


Il desiderio di Emanuele è una sfida ancora più grande!
Parteciperemo quindi alla StraBologna, una corsa indetta nella nostra città, il 17 Maggio per raccogliere i fondi necessari.

Se anche voi volete aiutarci in questa impresa potete fare un’offerta libera sulla rete del dono cliccando su questo link: RETE DEL DONO

Tra le altre cose potete seguirci su FB, dove abbiamo creato un evento specifico: EVENTO FACEBOOK

Grazie mille a tutti quelli che ci daranno una mano. Se volete condividere questo post vi chiediamo di utilizzare l’hashtag #InMarciaPerEmanuele in modo da dare maggiore visibilità a questa iniziativa.

A presto

Monica, Roberta, Irene, Giorgia, Alessia e Max

Volontari Make-A-Wish® Italia Onlus

lunedì 9 marzo 2015

Gruppo di Lettura Tour: Noi di David Nicholls - Ultima tappa

Buongiorno carissimi!!! Ci siamo, siamo giunti al termine di questa avventura: il primo Gruppo di Lettura organizzato dal blog dedicato al libro Noi di David Nicholls in collaborazione con i blog La ragazza che annusava i libri, La Libridinosa Scribacchiando in soffitta
Tocca ancora a me chiudere questa splendida esperienza, oggi commenteremo insieme le ultime due parti del libro - Barcellona e Di nuovo Inghilterra - e tireremo le somme di questa esperienza.


Per prima cosa, per chi se le fosse perse ed arrivasse a lettura iniziata ci tengo a condividere i link delle tappe passate:

Prima tappa - Inghilterra e Francia
Seconda tappa - Paesi Bassi e Germania
Terza tappa - Venezia
Quarta tappa - Toscana e Madrid

Nella scorsa tappa avevamo lasciato Albie e Douglas a Madrid, pronti per iniziare un viaggio insieme a Barcellona. Un viaggio, questo, che da subito ho sperato potesse aprire un nuovo capitolo nella loro vita visto che Connie è a Londra e forse questa volta non potrà incrinare gli equilibri tra padre e figlio.

Barcellona
Ed effettivamente un nuovo capitolo della vita di padre e figlio si è aperto! In questa parte troviamo Albert più propenso a passare del tempo con il padre ed anche più propenso a parlargli senza il terribile atteggiamento che aveva avuto per tutta la durata del romanzo.
Il personaggio di Douglas, che con il viaggio a Madrid si era buttato senza programmi alla ricerca del figlio, ha veramente una svolta e resta anche in questa parte più rilassato, meno pedante, più aperto a fare cose che mai ci saremmo aspettati facesse.
"Invece a Barcellona si poteva "bazzicare", e decidemmo che per un giorno o due avremmo semplicemente bazzicato in giro."
"La nostra serata a Chueca era andata "alla grande", secondo la definizione di mio figlio. Eravamo rimasti seduti per ore sugli sgabelli di quel bar, mangiando cose squisite al limite dei miei standard di sicurezza, creme di pesce, seppie, dadolate di polpo e peperoni verdi fritti, tutta roba salatissima e disidratante che mi aveva indotto a esagerare col vermouth, buonissimo peraltro, così mi si era sciolta la lingua e avevo parlato per tutta la sera con degli sconosciuti: la Spagna, la recessione, l'euro, Angela Merkel e l'eredità di Franco, insomma le classiche chiacchiere da bar. Ubriaco e premuroso, Albie mi presentava ogni volta come "Mio papà, celebre scienziato"
Per la prima volta mi sono chiesta se forse non poteva impegnarsi un po' di più anche prima, nel suo rapporto con Connie e con Albie; ma la dimostrazione che è proprio Connie l'elemento di disturbo lo si ha effettivamente in queste ultime due parti del libro, dove vediamo i due uomini  - finalmente soli - confrontarsi con un atteggiamento maturo e rispettoso.
Sicuramente sono entrambi cambiati, probabilmente il vero Grand Tour è stato il loro: un viaggio non solo fisico ma anche interiore dove padre e figlio si ritrovano, per la prima volta, ad essere tutto l'uno per l'altro.
E Douglas si meraviglia di quel viaggio e nonostante tutto pensa ancora di poter sistemare le cose con Connie.
"Che strano, pensai, ho dovuto fare su e giù per mezza Europa prima di arrivare al mare. Da lì, Barcellona aveva un bell'aspetto, una città moderna eppure armoniosa. Non vedevo l'ora di esplorarla con mio figlio, che era al sicuro fra la massa di corpi sparsi lungo la spiaggia. Il mio viaggio era giunto alla sua conclusione naturale, nel giro di due o tre giorni sarei tornato da Connie e avrei perorato la mia causa. Ma era inutile preoccuparsi in anticipo. Chiusi gli occhi e mi sdraiai a pancia in su, il viso rivolto verso il sole del pomeriggio.
Gli eventi che seguirono hanno i contorni sfocati nella mia memoria, ma ricordo nitidamente lo shock della prima fitta sul dorso del piede, un dolore lancinante come una coltellata. Avrei dovuto capire subito di che si trattava, ma lì per lì pensai di aver urtato una scheggia di vetro. Solo quando immersi la testa sott'acqua e vidi la sabbia lontana e la miriade o, se volete, lo sciame di meduse rosa e celesti da cui ero attorniato, solo allora capii di essere davvero nei guai."
Da questo punto in poi, con uno stile che mi ha fatto morire dal ridere assistiamo ad un bagno in mare di Douglas che si trasforma in uno scontro diretto con la morte. Douglas ferito in più punti del corpo da uno sciame di meduse urticanti mentre si trova molto lontano dalla riva. Ecco come Nicholls ci racconta la scena:
"E comunque come si diceva aiuto in spagnolo? O meglio in catalano? Poteva andare bene anche un aidez-moi!? I francesi in procinto di annegare non si sentivano un po' stupidi, gridando aidez-moi!? E anche ammesso che qualcuno riuscisse a sentirmi, come poteva aiutarmi visto che ero circondato? Avrebbero dovuto tirarmi fuori dall'acqua con l'elicottero, con quei mostri gelatinosi che mi penzolavano a grappoli dalle gambe bianche. "Scusatemi!" Ecco cosa avrei dovuto gridare. Scusatemi se sono un idiota del cazzo!"
Ora, ditemi se c'è qualcuno tra di voi che non ha riso di gusto pensando a Douglas appeso all'elicottero con le meduse a penzolargli dalle gambe con quel costumino minuscolo che si era comprato. Io non ho resistito e, concedetemelo, ho proprio pensato che Douglas fosse veramente sfigatissimo. Ahahahahahahahah
Comunque, in qualche modo il nostro uomo si trascina in spiaggia e dopo aver trovato Albie cosa fa? Da grande scenziato non capisce che sta per avere un infarto dovuto al veleno delle meduse, fa il gradasso, dice ad Albie di stare in spiaggia e si ritira in camera rimettendoci quasi la pelle.
Per una volta Nicholls dà ad Albert il ruolo del figlio saggio facendolo arrivare in camera appena in tempo per chiamare i soccorsi ed evitare al padre una morte certa.
Credo che in questa parte l'autore sia riuscito a parlare di una cosa gravissima e pericolossissima con quel suo stile che mi ha conquistato, utilizzando come sempre l'espediente della leggerezza unita a frasi che fanno fanno riflettere.
"Nelle storie dell'orrore c'è spesso una svolta imprevista che da bambino mi suscitava un piacere incoffessabile: a un tratto veniamo a sapere che l'io narrante è in realtà defunto. In seguito l'ho visto anche in certi film, e a parte il fatto che dà per scontata la sopravvivenza dell'io e una vita dopo la morte, mi pare un trucco da quattro soldi. Per cui dirò subito che non morii, né mi ritrovai a camminare verso la luce.
Per il semplice fatto che mio figlio mi salvò la vita."
Douglas su ritrova in ospedale, operato d'urgenza. E' necessario chiamare Connie e lei da brava mogliettina arriva al capezzale del marito - forse sperando potesse morire sul serio ho pensato io!!! - e fa intendere a lui e a tutti noi che voglia ricominciare:
"Mi sei mancata"
"Anche tu mi sei mancato..." Stava piangendo e forse anch'io avevo le lacrime agli occhi. "L'anno prossimo faremo la stessa vacanza, identica a questa in tutto e per tutti. Ti va?"
"Sì, non cambieremo nulla. Voglio che sia esattamente uguale a questa, e anche l'anno dopo".
"La vacanza di una vita".
"La vacanza di una vita".
E' a questo punto che, durante la convalescenza di Douglas a Barcellona, assistiamo al riavvicinamente tra lui e Connie. Li vediamo fare i piccioncini per i vicoli della città catalana e ci convinciamo che anche questa storia come molte sarà un lieto fine, e sbuffiamo un po'!
"Devo dire, a costo di apparire maligno, che ricordo quella convalescenza a Barcellona come una dei periodi più felici del mio matrimonio"
Una tragedia che si traforma nella vacanza che avevano sognato.
Ma prima o poi le vacanze finiscono:
"Ero partito per quel viaggio giurando a me stesso che l'avrei riconquistata. Ma non ero riuscito a mantenere fede al giuramento. A dispetto, o forse a causa, dei miei sforzi, non riuscivo più a renderla felice, o felice quanto desiderava. Il gennaio seguente, quando mancavano solo due settimane al nostro venticinquesimo anniversario, ci abbracciammo per l'ultima volta e ci dicemmo addio."

Di nuovo Inghilterra

Questa è la parte conclusiva del romanzo, dove l'autore tira le somme del rapporto tra i due protagonisti. Ci mostra i punti di vista di Albert e quello di Connie, forse cercando di mettere una pezza e di dare al lettore una motivazione valida per il comportamento dei due durante il romanzo.
Bè devo dire che se di Albert ho cambiato un po' opinione, quella che non sono riuscita proprio a rivalutare è Connie. Lei una volta a casa torna quella di sempre, ha assaporato la solitudine mentre i suoi uomini erano in viaggio e non intende rinunciarvi. Va a vivere a Londra, riprende a dipingere, incontra quello che era stato il suo primo amore e si mette a rifrequentarlo, però nel frattempo mentre svuotano la vecchia casa in campagna fa ancora l'amore con Douglas, quell'uomo che fino all'ultimo a tentato di rimettere insieme i cocci.
Insomma un'incoerenza di quelle esagerate.
Per fortuna questa volta Douglas reagisce, non può piangersi addosso e fa una cosa per cui credo tutti abbiamo esultato, digita su google:
 "Freja Kristensen dentista Copenaghen"
Ed è con questa frase che il libro finisce. Lasciando al lettore la libertà di immaginare il proprio finale per Douglas. Bè io, lasciatemelo dire, mi immagino un lieto fine per lui. Mi immagino quella notte d'amore a cui a rinunciato a Venezia per essere devoto ad una moglie che non lo meritava, lo immagino rifiorire perchè cambiato grazie al viaggio intrapeso alla ricerca di Albert. E vi dirò, mi immagino anche che Connie rinsavisca, si renda conto di quello che ha perso e, tornando a bussare il capezzale si trovi Freja in lingerie e Douglas ubriaco fradicio a godersi quella vita che fino a quel momento non aveva vissuto. E che se lo becchi Connie per una volta il due di picche!!!! ahahahahahahah
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Ed ora tiriamo le somme di questa esperienza.  Ognuna di noi scriverà il voto - valutato come sempre da un minimo di 1 a un massimo di 5 - e condividerà con voi il suo pensiero sul libro e sul gruppo di lettura. Siete pronti?
Dany del blog Un libro per amico 
voto: 3 e mezzo
Un libro che non posso dire non mi sia piaciuto, ma neanche che mi abbia rapito. 
Se ritengo lo stile assolutamente splendido - Nicholls sa trattare argomenti forti unendovi un'ironia mai esagerata - non posso dire altrettanto per la storia che mi è piaciuta ma che ho trovato in alcuni punti ripetitiva. Forse l'aver detestato così tanto due dei tre personaggi ha aiutato a rendermi indisponente. Ho adorato però il finale che ha fatto migliorare il mio pensiero del libro nel complesso. Una cosa che proprio non mi è andata giù è il buttare lì tra una riga e l'altra l'omosessualità di Albie, un po' come se potesse essere una scusa per il suo comportamento!
Per quanto riguarda invece l'eperienza sono entusiasta e soddisfatta.
Ho partecipato a qualche Gruppo di Lettura in passato e mi ero divertita moltissimo. Organizzarlo è un'esperienza ancora più appagante e divertente; credo si arrivi a leggere il libro in questione in maniera molto più profonda, magari perdendo nell'immediato il lato poetico della lettura ma apprezzando i dettagli, i particolari che in un normale approccio probabilmente non è possibile cogliere.
E poterlo fare con le mie adorate LGS - che non so se si è capito ma siamo proprio una squadra affiatata e completa - è il top.
Sono anche molto felice del grande riscontro avuto da parte di voi lettori, che con i vostri commenti ci avete dato la carica per andare avanti.

Stefania del blog La ragazza che annusava i libri
voto: 4
Il libro mi è piaciuto molto, ho ritrovato il Nicholls che ho amato in Un giorno, sebbene con una storia molto diversa. La sua scrittura  ironica, sottile, scorrevole e allo stesso tempo profonda e interiore, ha reso la lettura davvero godibile. Douglas è un protagonista che mi è rimasto dentro, l'antitesi dell'eroe, che lotta contro se stesso e la propria goffaggine per riuscire a riconquistare la sua famiglia.
Questo nostro primo gruppo di lettura è stata per me un'esperienza bellissima, soprattutto in termini di partecipazione e dialogo. Non nascondo di aver aspettato con impazienza i lunedì dei nostri "incontri", di aver annotato a margine del libro considerazioni e pensieri con la voglia di confrontarmi, di conoscere l'opinione degli altri lettori, di leggere interpretazioni diverse dalle mie. E ogni appuntamento si è rivelato una sorpresa, ho riso leggendo frasi che anch'io avevo formulato durante la lettura e riflettuto davanti a punti di vista differenti. Per quanto mi riguarda credo che il libro scelto si sia prestato benissimo ad un'analisi di questo tipo. Le varie fasi del viaggio hanno scandito le nostre tappe, e i tre protagonisti, così particolari e ben definiti, ci hanno permesso di perderci in chiacchiere, sorrisi, imprecazioni e risate. Spero che questa esperienza si sia rivelata altrettanto bella per i nostri partecipanti perché - che si sappia - noi LGS siamo già alla ricerca di nuovi spunti creativi! ^-^

Laura del blog La Libridinosa
voto: 3
Che dire di questo libro? Ho conosciuto ed amato Nicholls grazie a quello che, probabilmente, è stato il suo maggior successo, "Un giorno". E sull'onda delle emozioni che quel libro mi aveva lasciato, mi sono tuffata tra le pagine di questo suo nuovo lavoro. Conclusione: una delusione. Non è una brutta storia, non è scritto male, ma ... Niente. Non mi ha presa, non mi ha coinvolta, non mi ha lasciato nulla. 
Per quanto riguarda il nostro primo Gruppo di Lettura, invece, posso ritenermi più che felice di averne fatto parte. Sicuramente, nella mia tappa avrei potuto fare di più, ma è capitata dopo una settimana particolarmente pesante. Nonostante ciò, mi è piaciuto tantissimo leggere un libro con voi, mie adorate e mi ha quasi stupita la partecipazione e l'entusiasmo di tutti coloro che hanno letto assieme a "noi".
A questo punto, non mi resta altro da fare che sperare di ripetere l'esperienza.  

Salvia del blog Scribacchiando in soffitta
voto: 4
Giusto per non perdere l'abitudine, userò la tecnica che ho adottato sul blog:
Cosa ho apprezzato maggiormente:
  • Assaporare ogni tappa, approfondirla, calarsi nella vita dei personaggi, essere così immersi nella storia da crederla propria. leggendo un libro normalmente, tutto d'un fiato, questo non capita, si ha talmente  voglia di arrivare alla fine e scoprire l'epilogo che non si approfondisce e sopratutto non ci si confronta con nessuno, difficilmente si potrà leggere un libro contemporaneamente ad un amico.
  • Spoilerare!!! Finalmente poter scrivere per filo e per segno cosa accade, senza dover essere evasivi! Poter messaggiare con la amiche:" oh ma quanto mi è antipatica Connie!" e la Libridinosa che ovviamente risponde:"No a me non è antipatica, mi è indifferente". Ah ah ah, non ha prezzo.
Cosa mi è piaciuto meno:
  • Eh, purtroppo però, leggendo ogni tappa il lunedì, durante la settimana la mia attenzione è caduta su altri libri, quindi alcune volte mi è capitato di perdere l'interesse per il romanzo in questione. Ma il cattivo pensiero è passato subito, dopo poche righe ;-)
Condividere un'iniziativa del genere con  altre blogger è già un'esperienza particolarmente ricca, ma se le ragazze in questione sono anche amiche...bè, il divertimento è assicurato. In passato ho partecipato ad un paio di gruppi di lettura, mi è piaciuto moltissimo commentare tappa per tappa, sparlottare di questo personaggio piuttosto che dell'altro, ma organizzarlo è tutta un'altra storia. A parte che, dopo il post d'esordio di Daniela, ho vissuto per quasi un mese con l'ansia da prestazione, speravo ardentemente che la mia tappa fosse interessante in modo da scrivere un articolo avvincente!! Mi sento più ricca, ho capito che ci sono più modi di leggere, ed ognuno ha dei pro e ovviamente dei contro.
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Questi sono i nostri pensieri ed ora tocca a voi raccontarci cosa ne pensate di queste due ultime parti del libro e, se lo vorrete, dare il vostro voto al libro e raccontarci come è stato partecipare a questo GdL!