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mercoledì 31 agosto 2016

Quattro chiacchiere con gli autori: Intervista a Valentina D'Urbano


Buongiorno lettori, evento importante oggi, qui sul blog. Come ormai saprete il 25 agosto è uscito nelle librerie l'ultimo lavoro della bravissima Valentina D'urbano - che io ho avuto l'onore di leggere in anteprima e recensire qui - intitolato Non aspettare la notte ed edito da Longanesi
Il post di oggi fa parte di un'iniziativa in cui sono stata coinvolta grazie all'ufficio stampa di Longanesi che ha organizzato sei giorni di interviste a Valentina su altrettanti blog letterari di cui trovate il calendario qui di seguito. Se vi siete persi le interviste di Alessia del blog Il profumo dei libri e di Denise del blog Reading is Believing correte a recuperare!



Basta chiacchiere, vi lascio con le notizie sul libro e con le domande cui Valentina ha gentilmente risposto per me e per tutti voi!

Titolo:Non aspettare la notte
Autore: Valentina D'Urbano
Pagine: 350
Pubblicazione: 25 agosto 2016 - Longanesi

Sinossi: Nel giugno del 1994 Roma sta per affrontare un’altra estate di turisti e afa quando ad Angelica viene offerta una via di fuga: la grande villa in campagna di suo nonno, a Borgo Gallico. Lì potrà riposarsi dagli studi di giurisprudenza. E potrà continuare a nascondersi. Perché a soli vent’anni Angelica è segnata dalla vita non soltanto nell’animo ma anche su tutto il corpo. Dopo l’incidente d’auto in cui sua madre è morta, Angelica infatti, pur essendo bellissima, è coperta da cicatrici. Per questo indossa sempre abiti lunghi e un cappello a tesa larga. Ma nessuno può nascondersi per sempre. A scoprirla sarà Tommaso, un ragazzo di Borgo Gallico che la incrocia per caso e che non riesce più a dimenticarla.
Anche se non la può vedere bene, perché Tommaso ha una malattia degenerativa agli occhi e i momenti di buio sono sempre più frequenti rispetto a quelli di luce. Ma non importa, perché Tommaso ha una Polaroid, con cui può immortalare anche le cose che sul momento non vede, così da poterle riguardare quando recupera la vista. In quelle foto Angelica è bellissima, senza cicatrici, e Tommaso se ne innamora. E con il suo amore e la sua allegria la coinvolge, nonostante le ritrosie. Ma proprio quando sembra che sia possibile non aspettare la notte, la notte li travolge.

Valentina D’Urbano è nata nel 1985 a Roma, dove vive e lavora come illustratrice per l’infanzia. Il rumore dei tuoi passi, suo libro d’esordio uscito con Longanesi nel 2012, è stato un vero e proprio caso editoriale, vincitore del Premio Città di Penne Opera Prima e Premio Cultura Mediterranea Fondazione Carical. In seguito sono apparsi Acquanera (2013), Quella vita che ci manca (2014) e Alfredo (2015). I suoi romanzi sono stati pubblicati in Francia e in Germania, ottenendo importanti riconoscimenti da parte della critica.

1. Nei tuoi libri svisceri sempre la sofferenza dei protagonisti e metti il lettore a contatto con realtà forti dal punto di vista emotivo. Da cosa trai spunto per scegliere le tue storie? Cosa incide su quelle che saranno le tue storie e sui tuoi personaggi?

Uno scrive sempre quello che gli piacerebbe leggere. Io amo molto le storie d’amore, ma devono essere particolari: non mi interessa la bella inconsapevole che sposa il miliardario tenebroso, non fa per me. Mi piacciono le storie tra disgraziati, voglio vedere come riescono a sbrigarsela, fino a che punto arrivano. Mi piace raccontare la fragilità, gli sbagli, le miserie. Le donne che scelgo come protagoniste sono spesso bruttine, sono anatroccoli che non diventano cigni con una seduta dal parrucchiere: si fanno amare pure da anatroccoli. Anche in Non aspettare la notte, Angelica è potenzialmente bellissima, ma sfigurata da un incidente.
Anche lei ha le sue croci da portare.

2. Figli degli anni ’70, è questo che sono Tommaso e Angelica. Quanto ha inciso sulla tua storia questa scelta? Credi che se fossero stati ventenni nel 2016 invece che negli anni ‘90 sarebbero in qualche modo cambiati? Per quanto mi riguarda credo che di certo Tommaso non avrebbe avuto un Ciao e una Polaroid e questo forse avrebbe reso la loro storia molto meno romantica!

Ambiento le mie storie sempre negli anni ’80 e ’90 perché non c’erano smartphone e pc, non c’era facebook e whatsapp e si comunicava in modo diverso, un modo che risulta molto più immediato e romantico quando viene narrato in un romanzo. Nel libro, Tommaso nel momento in cui incontra Angelica per la prima volta la vede tutta sfocata, e la coglie di sorpresa scattandole una Polaroid, per poterla guardare più tardi, quando recupererà la vista. È una scena che mi piace molto, ma “trasportarla” ai giorni nostri è tremenda: Tommaso che scatta una foto con lo smartphone e Angelica che lo blocca su facebook perché crede sia matto.
Insomma, distrugge tutto il romanticismo! 

3. Le madri nei tuoi libri rispecchiano pochissimo l’immaginario collettivo di figure dolci, amorevoli che sfornano torte fatte in casa, sto pensando in particolare a Onda di Acquanera e ad Irene, madre di Angelica in questo Non aspettare la notte. Come mai questa scelta così particolare?

Mi piacciono molto i personaggi borderline, mi piace scrivere di loro e indagare personalità così complesse. Soprattutto quando queste personalità difficili appartengono a quelle che nel sentire comune sono figure sempre positive e nella letteratura sono spesso edulcorate: Le madri.
Trovo che sia stimolante cercare di rovesciare l’archetipo, raccontare un altro tipo di maternità, come in Acquanera dove Onda rifiuta sua figlia e la crede responsabile di tutti i suoi fallimenti, o come in Non aspettare la notte dove la madre di Angelica è la distruttrice di tutto, ma anche il motore che fa partire la storia.

4. Anche in questo libro come nei precedenti i personaggi collaterali hanno dei ruoli molto importanti e non solo di contorno. In Non aspettare la notte in particolare c’è Giulia, che con la sua impossibilità di essere madre e con la sua vita matrimoniale turbolenta diventa per Angelica una figura molto importante. Quanto credi che sia importante in un romanzo arricchire la storia in questo senso?

È fondamentale per dare solidità e credibilità alla storia, che altrimenti diventa un teatrino tra due innamorati che recitano davanti a uno sfondo vuoto, e tutto accade solo ed esclusivamente in funzione di loro. Ma la vita reale non è così, e quando si scrive di narrativa bisogna avvicinarsi il più possibile alla realtà, anche se magari la storia è inventata di sana pianta. Ecco perché la presenza di comprimari ben sviluppati e con una loro personalità definita è importantissima: La vita non è fatta solo di due cuori e una capanna, fuori c’è tutto il resto e va raccontato.

5. Come è nato il titolo Non aspettare la notte? Lo hai pensato tu durante la scrittura o è nato attraverso il confronto con la casa editrice durante il lavoro di editing?

È nato attraverso il confronto con la casa editrice. Io avevo pensato a un titolo ma era già stato usato, loro ne avevano proposto uno che però non mi convinceva. Alla fine Non aspettare la notte ha messo d’accordo tutti.

6. In questo tuo ultimo lavoro nonostante i temi molto importanti ed anche dolorosi che affronti ho notato un tono meno cupo rispetto a quello riscontrabile nei precedenti. Non emerge principalmente la sofferenza – nonostante i protagonisti ne provino moltissima ed il lettore la possa toccare con mano in diverse occasioni – ma emerge l’amore totale di due ragazzi che si trovano ad essere uno il complemento perfetto dell’altra. Come scegli il taglio da dare alle tue storie?

Il taglio non lo scelgo io, lo scelgono i miei personaggi. A seconda di come nascono e come crescono porteranno avanti la storia. In questo caso la parte del leone la fa Tommaso: a differenza dei miei precedenti protagonisti maschili lui è non è cupo, anzi: è brillante, ironico, ha un carattere forte, e uno slancio ottimistico verso la vita. In questo romanzo la parte fragile della coppia è Angelica. Se Tommaso volesse potrebbe distruggerla con un attimo, ma non vuole: la ama di un amore sano, vuole solo proteggerla. Fino a che…

7. Un’ultima domanda. Ad un certo punto del romanzo scrivi: “Giulia ricordava bene com’era avere vent’anni, le cose che lasci andare per la paura di esporti, i salti che non fai perché non sai come atterrare.” C’è qualcosa che hai lasciato andare a quell’età e che ancora ricordi o rimpiangi?

No, anzi. A distanza di dieci anni ho capito che le cose che se ne sono andate non avevano nessun valore, mentre quelle importanti sono rimaste o sono tornate . Per il resto, senza saperlo stavo facendo un percorso che mi avrebbe portato dove sono ora, quindi se ci sono salti che non ho fatto, sono felice di non aver saltato. Non rimpiango niente, neanche le cazzate.

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Con questo è tutto, spero che questa intervista  vi abbia incuriosito e interessato. Vi consiglio - se non lo avete già fatto - di recuperare e legge questo libro che non vi deluderà!

2 commenti:

  1. Io ho amato questo libro, come ho amato gli altri suoi lavori e se proprio lo vuoi sapere è grazie a te che ho scoperto Acquanera e mi son innamorata dei libri di Valentina! :)
    Infatti mi sto leggendo tutte le tappe di questa intervista!
    Fede

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    1. Onorata di averti fatto conoscere un'autrice così speciale!

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