Sinossi: May Browne-Lacey ha da poco sposato in seconde nozze il Colonnello
Herbert; entrambi hanno figli dai precedenti matrimoni e vivono in una
casa di singolare bruttezza nelle campagne del Surrey, fortemente voluta
dall'uomo e acquistata con l'eredità di May. Alice, la figlia di
Herbert, si sta per sposare, più per fuggire dal padre che per amore. Il
Colonnello non piace nemmeno ai due figli di May, Oliver ed Elizabeth:
lo considerano un borioso tiranno che si comporta in modo strano e
opprime la madre. Oliver, un ventenne brillante e ironico, abita a
Londra, non ha un lavoro stabile e vorrebbe tanto sposare una donna
ricca che lo mantenga. Elizabeth, la sorella minore, che nutre un
complesso di inferiorità nei suoi confronti, è una ragazza ingenua e
sentimentale. Quando quest'ultima decide di trasferirsi a casa del
fratello per cercare lavoro, May, rimasta sola nel Surrey con Herbert,
inizia a pentirsi amaramente di averlo sposato. Intanto Elizabeth trova
lavoro e anche l'amore, Oliver cerca la sua ereditiera mentre si fa
mantenere dalla sorella, e Alice, incinta e infelice, vorrebbe scappare
di nuovo. In questo sottile ritratto di una famiglia in crisi, ognuno
deve fare i conti con una mezza verità che lo tormenta; ma la tragedia è
dietro l'angolo e quando arriva spazza via quell'aria di non detto che
così a lungo ha gravato sui protagonisti. In "Le mezze verità" Elizabeth
Jane Howard trascina il lettore in una commedia dalle sfumature noir
che è anche un romanzo sulle molteplici declinazioni dell'amore: l'amore
coniugale, quello familiare, quello passionale e quello che proprio
amore non è.
Aspettavo un nuovo romanzo di questa autrice, che ho conosciuto e amato grazie alla saga dei Cazalet - recensita qui - e il cui apprezzamento ho potuto consolidare con la lettura degli altri romanzi auto conclusivi già pubblicati in Italia. Un porto sicuro quindi, che però sa sempre sconvolgermi! Provo a spiegarvi perché.
Aspettavo un nuovo romanzo di questa autrice, che ho conosciuto e amato grazie alla saga dei Cazalet - recensita qui - e il cui apprezzamento ho potuto consolidare con la lettura degli altri romanzi auto conclusivi già pubblicati in Italia. Un porto sicuro quindi, che però sa sempre sconvolgermi! Provo a spiegarvi perché.
"Siamo così ansiosi di capire il comportamento degli altri che ci raccontiamo un sacco di storie, ci inventiamo un sacco di sfumature, ma non ci capiamo un bel niente."
Elizabeth Jane Howard per me è ormai diventata una garanzia.
Quando per le mani mi trovo un suo nuovo romanzo so già che mi troverò davanti
uno stile di scrittura elegante ma mai pesante, capace di portarmi nel suo
mondo e di farmi appassionare ai suoi personaggi tanto da leggere senza sosta
macinando pagina dopo pagina. È quello che è accaduto anche questa volta. Ho
letto avidamente la storia di May, una donna vedova che per non pesare sui
figli si risposa con Herbert, un uomo che a tutti risulta poco piacevole e di
scarso interesse, che non la tratta con grande considerazione e che passa da un’avventura
all’altra, ma ho letto anche la storia di Alice che per sfuggire alla casa di
suo padre – l’Herbert di cui sopra – si sposa con Leslie, un uomo che pensa
solo a se stesso e che parla senza sosta arrivando ad ammorbare gli altri; poi
ho letto la storia di Elizabeth, figlia di May, una donna senza una grande
cultura, che gli altri definiscono spesso stupida e che, pur di non vivere con
la madre ed il patrigno si trasferisce a Londra con Oliver, suo fratello, super
intelligente ma anche senza nessun obiettivo nella vita, se non quello di
sposare una donna ricca. Ecco, in un romanzo solo ho letto tutte queste storie,
quelle dei membri di una grande famiglia allargata che poco si sopporta e che
poco interagisce, in realtà. Ho letto perché volevo sapere, perché volevo
arrivare alla fine e, lasciatemelo dire, alla fine ho anche trovato un bel
finale, col botto, di quelli che io ringrazierei la Howard se fosse ancora viva
perché, lo sapete, a me le banalità non piacciono e qui di banalità non ne ho
trovata proprio nessuna.
Ho letto di case londinesi, di grandi case di campagna, di case in paesi esotici ed ho viaggiato, fisicamente ma anche metaforicamente, in un mondo che è quello che ormai l'autrice ci ha insegnato ad amare nelle sue opere.
Poi ho chiuso il libro, ho anche cominciato a leggere altro,
e ogni tanto tornavo lì con la mente a cercare di tirare insieme i pensieri e
spesso mi ritrovavo a chiedermi il perché della presenza di un certo
personaggio, il perché di un certo avvenimento, il perché ci fossero in questa
storia tanti elementi che in realtà non sono essenziali alla trama ma che comunque,
mentre leggevo non mi hanno infastidito e che nell’insieme rappresentino la
storia stessa. E mi chiedevo anche se di questo romanzo con il tempo mi potrà
rimanere qualcosa perché, lasciatemelo dire, i personaggi di cui si parla sono
assolutamente ordinari, alcuni senza arte né parte direi, altri assolutamente
odiosi, altri piacevoli al punto giusto ma senza nessuno che spicchi, che sia
leader, che sia vero protagonista di ciò che si legge. Insomma, è una storia piacevole,
che si legge bene ma non è rivoluzionaria; parla di normalità e in alcuni punti
lo fa anche con grande cinismo e con un atteggiamento molto irriverente,
soprattutto se lo contestualizziamo nel periodo di scrittura.
E allora, tirando le somme, – chiederete voi - ti è piaciuto? Rispondendo di pancia vi direi:
sì! Chiaro, deciso diretto.
E se voi mi doveste chiedere: “perché ti è piaciuto?”. Non
lo so, risponderei io, perché ci sono delle cose che proprio non capisco, perché
ci sono dei personaggi che avrei dovuto detestare con tutta me stessa, perché ci
sono dei momenti in cui avrei dovuto pensare che quel tal argomento era inutile
e che quel tal personaggio poteva benissimo non esserci. E allora proprio per
questo io mi dico che questa donna è un genio e questo libro è l’ennesima
dimostrazione della sua genialità perché gira che ti rigira a me questo libro è
piaciuto un sacco con tutte queste imperfezioni che a questo punto mi chiedo se
non siano volute dall’autrice proprio per dimostrare la sua bravura. E che vi
devo dire, se non erano volute ma le sono venute involontariamente allora è
ancora più brava!
E lo so che vi starete chiedendo cosa io mi sia imbottita
durante i miei giorni di super influenza perché, me ne rendo conto, questa è
proprio una recensione ai limiti del delirante ma so anche che mi conoscete
bene e che sapete che quelle di pancia sono le recensioni che mi vengono meglio
quindi questa ve la beccate così!!!
Detto questo vi consiglio di leggerlo perché io sono proprio
curiosa di sapere se questo effetto lo ha solo su di me o se possa averlo anche
su di voi!
Per quanto possa valere la mia opinione, visto che ho letto solo la saga dei Cazalet, credo che quella che tu descrivi sia proprio una caratteristica della Howard, descrivere persone teoricamente ordinarie o addirittura spiacevoli e farlo con una maestria che li renda unici per il lettore. Mi hai messo molta curiosità per questo libro, credo che prima o poi me lo procurerò e lo leggerò!
RispondiEliminaQuello sicuramente! Forse nel caso di una saga lunga come i Cazalet è più facile per il lettore entrare in sontoniscon i personaggi e dare un senso anche alle cose che in poche pagine un senso non ce l'hanno. Sicuramente è un libro da leggere! 😊
EliminaNon vedo l'ora di leggerlo anche io. Amo la Howard, e questo romanzo non può proprio mancare fra gli scaffali della mia libreria 🤗🤗🤗
RispondiEliminaNo, se la ami non puoi! 😉😉😉
EliminaCiao :-) ne abbiamo parlato e i quesiti restano i medesimi. Ma ci piace! Comunque bello. Peccato che non possa più scrivere niente. Belle le recensioni di pancia, sappilo
RispondiEliminaPeccato sì!
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