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venerdì 10 luglio 2020

Recensione #363 - Non esistono posti lontani di Franco Faggiani

Buongiorno lettori, sono qui di sapato per lasciarvi la recensione di un libro uscito due giorni fa, che avevo anche finito in tempo, ma purtroppo causa figli non sono riuscita a postare quindi eccomi qui, in un giorno un po' strano, a parlarvi del nuovissimo libro di Franco Faggiani, Non esistono posti lontani edito da Fazi, che ringrazio per la copia, pag. 250.


Trama: Roma, aprile del 1944. L’archeologo Filippo Cavalcanti è incaricato dal Ministero di recarsi a Bressanone per controllare gli imballaggi di un carico di opere d’arte destinate alla Germania. Arrivato sul luogo, l’ormai anziano professore conosce Quintino, un intraprendente ragazzo ischitano spedito al confino in Alto Adige. Vista la situazione incerta in cui versa il Paese e il pericolo che minaccia entrambi, i due decidono di scappare insieme per riportare le opere d’arte a Roma. In un avventuroso viaggio da nord a sud, i due uomini, dalla personalità molto diversa, e nonostante la distanza sociale che li separa, avranno modo di conoscersi da vicino e veder crescere pian piano la stima reciproca. Grazie alle capacità pratiche di Quintino e alla saggezza di Cavalcanti, riusciranno a superare indenni diversi ostacoli ma vivranno anche momenti difficili incontrando sulla strada partigiani, fascisti e nazisti, come pure contadini, monaci e gente comune, disposti ad aiutarli nell’impresa. Giunti finalmente a Roma, che nel frattempo è stata liberata, si rendono conto che i pericoli non sono finiti e decidono così di proseguire il viaggio per mettere in salvo il prezioso carico tra imprevisti e nuove avventure.

Franco Faggiani è uscito nelle librerie con il suo ultimo romanzo che sarebbe dovuto essere presentato a Libri al Leu se non ci si fosse messa di mezzo la pandemia. Bè, la cosa è solo rimandata perche questo autore e i suoi romanzi devono essere raccontati a più persone possibili!

"Professore, non ci sono posti lontani. Ci sono solo posti da raggiungere, dovreste averlo imparato ormai."
C'è una canzone che amo di Cesare Cremonini che dice:
"Buon viaggio
Che sia un'andata o un ritorno
Che sia una vita o solo un giorno
Che sia per sempre o un secondo
L'incanto sarà godersi un po' la strada
Amore mio comunque vada
Fai le valigie e chiudi le luci di casa
Coraggio lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Che non c'è niente di più vero di un miraggio
E per quanta strada ancora c'è da fare
Amerai il finale
[...]"
Mai come in questo libro il protagonista è il viaggio e il suo significato. Lo capiremo presto, dopo aver iniziato a leggere!
Siamo nel 1944, in piena Seconda Guerra Mondiale. Filippo Cavalcanti è un archeologo che lavora per il Ministero e che, non essendosi apertamente schierato a favore dei fascisti, viene spedito a Bressanone, a controllare che alcune importantissime opere d'arte vengano conservate bene fino a che i Tedeschi non se le portino via. Immaginatevi lui, un uomo ormai sulla settantina, che ha dedicato la sua vita agli scavi, come possa vivere il fatto che, con il consenso di tutti, queste opere vengano letteralmente rubate all'Italia. Non se ne dà pace ma c'è poco da fare. Le sue giornatre trascorrono senza grandi scossoni finchè, una telefonata dopo l'altra al portinaio di casa, a Roma, non scopre che i nazisti stanno conquistando l'Italia, che hanno spesso bussato alla sua porta, come a quella di molti di quelli che come lui hanno sempre vissuto di studi. Incredibile riuscire a pensare ad un'Italia così, in balia dei nemici e soprattutto perchè a Bressanone nonostante la situazione non sia florea, ancora non si vive quel clima di distruzione che stanno vivendo al sud.
È l'incontro con Quintino, un giovane di Ischia che lavora come meccanico per i Tedeschi, che fa aprire gli occhi a Filippo e che gli propone un piano mettendo insieme le forze di entrambi. È così che insieme, due sconosciuti, intraprendono un viaggio su un furgone messo a punto dal ragazzo. Una graande croce rossa all'esterno, medicinali, cibo, ma soprattutto le preziose opere d'arte del professore all'interno.
Il lettore salirà quindi sul camion insieme ai due uomini, assisterà al loro lento avvicinamento, percorrerà strade secondarie, verrà catapultato in un mondo che avrà sicuramente immaginato nei libri di scuola ma che l'autore riesce a fargli vivere a pieno. Un viaggio lungo, che passa dalla Svizzera, dal Piemonte, dall'Emilia Romagna, dalle Marche, un viaggio dove spesso la strada sarà allungata per non incrociare i nazisti che avanzano; una strada lungo la quale incontreranno gente senza più nulla, ma con addosso ancora la speranza di poterne uscire in piedi, in qualche modo.
Si potrebbe utilizzare questo libro come una guida turistica, di quelle che non portano lungo percorsi famosi e trafficati, di quelli che sanno scovare angoli sperduti del nostro paese. Scaleremo montagne con quel furgone messo insieme alla bell'e meglio,incontreremo fascisti, nazisti, bande improvvisate e mosse dalla disperazione.
Con uno stile elegante, profondo, a tratti divertenti, l'autore ci catapulta in un mondo lontano ma vicino. La narrazione è scorrevole, narrata in prima persona da Filippo e ci permette di sentirci parte del romanzo. Il contrasto tra l'età di Filippo e quella di Quintino portano movimento alla storia e ci regalano punti di vista diversi.
Un viaggio attraverso l'Italia ma anche un viaggio nell'animo dei due uomini che si raccontano, diventando piano piano più vicini, arrivando ad essere quasi padre e figlio; un viaggio capace di far riavvicinare Quintino a quella figura maschile di riferimento che non ha mai avuto, e capace di far riflettere Filippo sulla propria vita, sul suo passato, sul suo dedicarsi totalmente al lavoro, su come  passare gli anni che gli restano.
Un romanzo che ho trovato molto interssante, con una scrittura adatta al periodo storico e con personaggi realistici e delineati perfettamente.
Inutile dire che ve lo consiglio!

 


VOTO:



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