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mercoledì 29 settembre 2021

Recensione #408 - Affari di famiglia di Francesco Muzzopappa

Buongiorno a tutti, con la mia costante incostanza torno oggi con la recensione di Affari di famiglia di Francesco Muzzopappa edito da Fazi, pag. 234


Trama:
 Algida, sarcastica e decisamente snob, la contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, discendente diretta dell’ultimo grande casato torinese, potrebbe trascorrere le sue giornate addentando deliziose frolle fresche di pasticceria e sorseggiando coppe di champagne millesimato. Si ritrova invece a mangiare Gocciole e pessimo gelato da discount per colpa di una crisi economica che ha colpito persino la sua famiglia, costringendola a vendere proprietà, pignorare mobili e decimare il personale. A servizio, ormai, è rimasto solo Orlando, maggiordomo con la forte passione per le poesie di William Blake, devoto e sempre presente. Nel momento in cui un’intera generazione di trentenni cerca di rottamare la gerontocrazia al potere, Emanuele, il figlio della contessa, tanto bello quanto cretino, concorre a prosciugare il misero conto in banca di famiglia portando il casato al collasso. Prossima ormai alla bancarotta, Maria Vittoria decide di salvare il suo patrimonio e la sua villa. Per riuscirci è disposta a tutto, persino a organizzare un sequestro di persona. Il suo.


Dopo molto tempo torno a leggere (in realtà ad alternare lettura all'ascolto in questo caso) Francesco Muzzopappa e, come nelle volte precedenti, la sua penna non mi ha delusa.


"Quando ti dicono signora, spinga, di solito ti aspetti di veder spuntare tra le urla,le lacrime e l'immagine di tuo marito svenuto a terra, le gambette di un neonato, una testolina o una piccola mano con piccole dita. Io invece, dopo nove mesi di calci assestati con violenza e un parto che ha dato una forma tutta nuova alla mia linea, sono riuscita a tirare fuori quello che, più di un neonato, a prima vista sembrava un gatto selvatico: muso schiacciato, orecchie all'infuori e tanti, tantissimi capelli."

La storia è quella della Contessa Maria Vittoria del Pozzo della Cisterna che, da ricchissima discendente di una delle più importanti casate torinesi, si ritrova quasi sul lastrico.
Già solo leggendo l'incipit qui sopra vi renderete conto della personalità della contessa e del tono che utilizza (o meglio che l'autore le fa utilizzare) per tutto lo scorrere della lettura.
È proprio dalla sua voce in prima persona, infatti, che veniamo a conoscenza della sua storia: la sostituzione delle frolle di una delle migliori pasticcerie torinesi con le macine, la servitù ridotta solo al fedele maggiordomo, i quadri dati in pegno, il gelato del discount; tutto perché da quando il marito è morto nessuno ha saputo portare avanti la ricchezza di famiglia anzi, il figlio Emanuele, architetto per sbaglio, ci mette del suo a spendere e spandere per capricci inutili e particolarmente costosi. Non ultimo il suo "accoppiamento" con tale Ludmilla, famosa alle cronache rosa per aver letteralmente "lasciato in mutande" tutti gli uomini su cui mette gli occhi. A lei regala infatti l'unico cimelio di famiglia che potrebbe risollevare le sorti del patrimonio, il famoso e preziosissimo anello di famiglia, il Koh-i-Noor.
Complice una rapina nella quale si ritrova coinvolta, alla contessa non resta altro da fare che simulare e organizzare il proprio rapimento. Solo così potrà provare a riavere l'anello e salvare le sue tasche.
Francesco Muzzopappa, con il suo stile graffiante e divertente, ci regala, attraverso questo romanzo, una chicca, capace di fare ridere - non sorridere, ridere proprio, in modo sonoro e profondo - il lettore attraverso le vicissitudini di Maria Vittoria e, soprattutto, il modo in cui lei stessa ce le racconta.
Mai come in questo caso credo che l'utilizzo della prima persona sia azzeccata. La storia risulta fresca, coinvolgente, capace di avvicinare il lettore alla protagonista, conoscendola nel profondo. La storia è semplice, ma secondo me ben congegnata. I personaggi che la donna incontra, le giornate che vive, il modo in cui vede la vita fanno sicuramente la differenza. Tutto è al posto giusto e avviene con il giusto ritmo.
Presenza costante anche se non presente nel libro - perchè morto - è il marito della donna, di cui lei utilizza le scurrilità ricordando il modo in cui il marito avrebbe commentato se fosse vivo e rendendolo quasi vivo agli occhi del lettore.
La contessa, in queste poche pagine, evolve grazie all'incontro con i suoi "complici rapitori", che le permettono di vedere un altro lato della medaglia, facendola riflettere e facendola diventare agli occhi del lettore più umana e meno algida.
Un libro capace di fare dimenticare per qualche ora i propri problemi immergendosi totalmente in quelli della contessa. Un autore che mi sento di consigliare perché se è facile raccontare una storia facendo emozionare e piangere, credo sia molto, molto difficile, raccontarne una capace di fare ridere di gusto!
Oltre al libro, disponibile con kindle unlimited, ho alternato la lettura con audiolibro su Storytel letto da Renata Bertolas, un'esperienza che ti consiglio!

 


VOTO:






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