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venerdì 14 gennaio 2022

Letture con Marina #159 - Recensione di Nobuko. Storia di un amore di Miyamoto Yuriko

Buongiorno lettori, come state? Dopo la pausa per le festività natalizie torna Marina con una nuova recensione.


Ben ritrovati in questo inizio 2022, un anno che deve ancora palesarsi tra luci ed ombre, tra tante notizie di attualità e di decreti da parte del governo italiano – e tra vecchie conoscenze e novità che scardinano le ns certezze. E forse proprio per restare con i piedi piantati saldamente al suolo, mi piace iniziare questo nostro appuntamento nel blog di Daniela con un’autrice giapponese, classe 1899, narratrice, saggista e critica – e figura di spicco nella cultura nipponica, attiva nei movimenti proletari e femministi.


    Tito
lo: Nobuko. Storia di un amore
A cura di: Miyamoto Yuriko
Casa editrice: Elliot, Lit edizioni sas, 2021
Traduzione: Diego Cucinelli
Pagine: 392

Trama: Al termine della Prima Guerra Mondiale, Nobuko, ragazza giapponese con la passione per la scrittura, decide di trasferirsi a New York per iniziare una vita diversa da quella a cui era destinata in patria. Dopo qualche tempo incontra Tsukuda, un ricercatore giapponese: i due si innamorano, si sposano e tornano in Giappone. La differenza d’età, insieme a una opposta visione della vita, logorano la coppia portandola alla separazione. Pubblicato in Giappone nel 1924 e mai fino ad oggi tradotto in una lingua occidentale, Nobuko affronta per la prima volta da una prospettiva femminile la vita di coppia e il distacco ed è considerato una pietra miliare della narrativa giapponese moderna e femminista.


 

RECENSIONE:   


Finalmente questa pietra miliare della letteratura giapponese vede la luce anche nella traduzione italiana, a cura della Elliot Lit Edizioni! Dopo averne tanto sentito parlare e letto critiche e/o piccole parti di saggi, la scrittura ed i pensieri di questa nipponica femminista e comunista ante-litteram mi si disvelano e ancora una volta il consiglio di V. Woolf “scrivete ciò di cui conoscete” è ben messo a dimora da quest’autrice.

E’ avvincente per un certo verso la prima parte, che si svolge a New York, dove una giovanissima Nobuko/Miyamoto ha raggiunto il padre. Interessante non solo per quanto ci racconta l’autrice di personale e di romanzato, ma per l’accenno prolungato alla “spagnola” che dilaga in Europa alla fine della Prima Guerra Mondiale – e che raggiunge, tentacolare, anche il continente americano. Ed è lecito chiedersi, discostandosi dal romanzo stesso, se la casa editrice ha preso l’occasione di quanto sta avvenendo nel nostro mondo, (intendendo gli ultimi due anni), per tradurre e pubblicare un romanzo scritto nel 1924 che, nella primissima parte, tratta di una pandemia che ha falciato all’epoca milioni di vittime... O se pure è necessariamente un progetto precedente, che incidentalmente si fa attuale nel vedere la luce proprio in questo frangente storico.

Il romanzo è diviso in sette macro capitoli ed il canovaccio della storia è in sé riassumibile in poche schematiche righe, che però consentono alla scrittrice di presentare una fotografia molto nitida di un preciso periodo storico e della società del suo Paese. Una giovanissima scrittrice in erba, cresciuta in una famiglia benestante ed al tempo stesso borghese, - lo specifico perché non sempre le due cose vanno di pari passo, e qui è fondamentale l’aria che si respira in seno a questa famiglia giapponese, sia per i rapporti genitori-figlia sia per l’aria “liberale” inconsueta visto il Paese ed il periodo storico preso in esame - raggiunge il padre che per lavoro soggiorna per qualche mese a New York, per potersi iscrivere in un’università americana ed intraprendere una vita e forse una carriera diverse da quanto le sarebbe capitato in sorte. Tra le conoscenze del padre, che bazzica comunque l’ambiente letterario newyorkese, quantomeno quello degli “esuli” giapponesi, anche un giovane trentenne nipponico, di umilissimi natali, che studia il mondo persiano – e che, a causa della spagnola che il padre di Nabuko contrae, inizia a frequentare padre e figlia in modo più assiduo di quanto sarebbe accaduto se il padre non si fosse ammalato. Ed ecco l’incipit, da cui prende avvio tutta la vicenda, che durerà la manciata di qualche anno, cinque per la precisione, e che ci porterà da New York al natio suolo giapponese, dove si svolgerà la quasi totalità della storia, e che si concluderà necessariamente con un divorzio.

Dico che la conclusione è obbligata, perché qui siamo in presenza di un romanzo autobiografico e il titolo italiano che si completa con la dicitura “una storia d’amore”, in realtà è fuorviante. C’è sicuramente l’attrazione da parte di una giovanissima Nobuko per un connazionale, più adulto e maturo, che vive in modo diverso da quanto lei ha finora sperimentato in seno alla sua famiglia. Un uomo profondamente diverso dal padre e dal concetto che la giovane può avere di un possibile marito, proprio perché basato sull'esperienza dei suoi genitori: un uomo ed un ricercatore solitario, in un certo qual modo tenebroso, non abituato a estrinsecare i suoi pensieri, dedito ai suoi studi particolari e che proprio per questo suo modo d’essere forse riesce ad irretire con un fascino che resta nonostante tutto misterioso le fanciulle – ultima proprio Nobuko - ed è quanto mai magnetico soprattutto nei confronti di una giovinetta inesperta dell’amore e della vita in generale. E’ tutto da vedere se poi tale uomo è in grado di trattenere su di sé questo giovanile interesse e fascinazione, o se proprio per il suo carattere chiuso e in un certo qual modo figlio di quel determinato periodo storico, perderà tutto.

Noi lettori naturalmente siamo spettatori privilegiati e potremo goderci questi cinque anni nel volgere di qualche ora, avendo davanti agli occhi entrambi i protagonisti, ciascuno con le proprie fallaci convinzioni, stando però sempre dalla parte di Nobuko, che ci rendiconta con dovizia di particolari i suoi pensieri, le sue paure, le crisi che non le consentono quasi di scrivere, nonostante questo sia il suo desiderio e la sua missione nella vita.

E in questo, chissà perché, mi è tornata continuamente alla mente la coppia Plath-Hughes, anche se nella Plath avevo colto un’urgenza nello scrivere che la Miyamoto non ha voluto o potuto estrinsecare nello stesso modo. Troppe le differenze, forse anche la presenza di figli da una parte, il diverso periodo storico e il Paese di appartenenza.

Resta comunque un dato di fatto che in questo romanzo la storia d’amore è un’oscura quanto dovuta sotto-trama, che permette, all'autrice soprattutto, di ragionare ad alta voce sulle differenza macroscopiche fra uomo e donna e ciò che la società si aspetta, anche inconsapevolmente, dagli uni e dalle altre. Non è però con un grido lacerante che la Miyamoto ci fa partecipi del suo femminismo ante-litteram. No, qui siamo più in presenza di un personalissimo e doloroso ragionato mormorio, a volte pensoso, a volte dubbioso e rancoroso, che ci coinvolge nei pensieri dell’autrice e ci rende partecipi delle dissonanze che la vita ci porta ad ascoltare, laddove vi sia un orecchio sensibile in ascolto.

Fondamentali in questo romanzo, per come sono stati tratteggiati dall’autrice, il fatto che la protagonista sia la primogenita, con genitori relativamente giovani, così come il vincolo familiare e la figura della nonna. E come tutti i romanzi asiatici nei quali mi sono imbattuta, magistrale la perizia e la poetica con la quale vengono descritti i luoghi, gli interni e gli esterni.

Come dicevo, romanzo dichiaratamente autobiografico di un’autrice che ha visto la prigione, (con relative torture), per le sue idee comuniste, e che non ha esitato ad essere palesemente in prima linea sia per le suddette idee, sia per la relazione con la studiosa di letteratura russa Yuasa Yoshiko, con la quale si spostò in Russia e con cui convisse per sette anni (dal 1927 al 1930 in Russia).

Per chi segue il blog “un libro per amico”, sa che questo non sarà l’unico romanzo asiatico che porterò alla Vs attenzione. E restando in tema di “Nobuko” e dell’intimità fra amiche, con amori che “si riconoscono uguali per sensibilità, educazione e scelte estetiche, fino a sfiorire con la fine della fase tra la pubertà ed il matrimonio, malinconico ingresso nell'età adulta”, se mai riuscirò a trovarlo, Vi porterò nel mondo di Yoshiya Nobuko e del suo “Storie di Fiori”. Ma questa è già un’altra storia…

A presto,




 

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