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giovedì 8 agosto 2019

Recensione #317 - Stanza, letto, armadio, specchio di Emma Donoghue

Buongiorno carissimi, eccomi di nuovo qui. Ultimo giorno in cui mi dedicherò al blog prima di prendermi una lunga pausa (ogni tanto ci vuole!!!). Oggi torno quindi con la recensione di un libro appena concluso, si tratta di  Stanza, letto, armadio, specchio di Emma Donoghue edito da Mondadori, pag.339. Domani invece non mancate perché ci sarà l'ultima puntata della rubrica di Marina prima della pausa estiva! Sui social continuerete a trovarmi attiva quindi, se non volete perdervi le mie letture, seguitemi là! Nella barra laterale sinistra del blog trovate tutti i contatti.

Sinossi: Jack ha cinque anni e la Stanza è l'unico mondo che conosce. È il posto dove è nato, cresciuto, e dove vive con Ma': con lei impara, legge, mangia, dorme e gioca. Di notte Ma' chiude al sicuro nel Guardaroba, e spera che lui dorma quando il Vecchio Nick va a fare loro visita. La Stanza è la casa di Jack, ma per Ma' è la prigione dove il Vecchio Nick li tiene rinchiusi da sette anni. Grazie alla determinazione, all'ingegnosità, e al suo intenso amore, Ma' ha creato per Jack una possibilità di vita. Però sa che questo non è abbastanza, né per lei né per lui. Escogita un piano per fuggire, contando sul coraggio di Jack e su una buona dose di fortuna, ma non sa quanto potrà essere difficile il passaggio da quell'universo chiuso al mondo là fuori...





Erano anni che volevo leggere questo libro, da quando Michy - ve la ricordate? Collaborava con il blog qualche anno fa - lo lesse e se ne innamorò. È per questo motivo che da anni questo romanzo vegetava sul mio kindle, fino alla scorsa settimana quando, cercando una nuova lettura da iniziare  l'ho notato e ho deciso di iniziarlo.
 


"Il lunedì è giorno di bucato, e noi ci immergiamo dentro Vasca insieme ai calzini, alla mutande, ai miei pantaloni grigi con lo schizzo di ketchup, alle lenzuola e agli strofinacci, e li schiacciamo ben bene per fare uscire lo sporco."
Jack ha cinque anni e vive da sempre in una stanza con sua madre, che lui chiama semplicemente Mà. Non ha mai visto il fuori Jack, perché un uomo tiene lui e Mà chiusi dentro undici metri quadrati, in un capanno degli attrezzi che si trova nel suo giardino e che lui ha fatto diventare una prigione.
Mà è stata rapita quando aveva diciannove anni. Rapita, rinchiusa, ripetutamente violentata. Jack è il frutto di quelle violenze. Per cinque anni ci sono stati solo loro due, giorno e notte, rinchiusi in quella prigione da cui nessuno può sentirli e in cui ogni sera Old Nick - così chiamano l'orco - torna per sdraiarsi nel letto con Mà e abusare nuovamente di lei.
Jack non sa che oltre a loro tre e alla Stanza esiste un mondo fuori, fatto di altre persone, elementi naturali, oggetti. Per cinque anni Mà si prende cura di lui al meglio, insegnandogli a leggere e scrivere, facendogli fare attività fisica correndo attorno al tavolo, giocare a giochi che, in realtà, sono un modo per arrivare alla fuga... prima o poi.
L'autrice rende alla perfezione l'angoscia della situazione. Quella di una madre che, oltre a dover difendere se stessa da una situazione che nessuna vorrebbe mai vivere, deve necessariamente tutelare quel figlio che è si figlio della violenza ma che lei ama più della sua vita e che, per lei, rappresenta l'unica ragione per sopravvivere.
La storia è raccontata in prima persona da Jack e dai suoi occhi ingenui di bambino.
La stanza che, per più di metà libro, rappresenta l'unica ambientazione del libro, viene descritta nei dettagli, così come nei dettagli sono descritte le attività - non potete immaginare quante - che i due svolgono giornalmente in quei pochissimi metri quadrati.
La loro vita è una routine che li aiuta a non crollare. L'aver sempre qualcosa da fare permette di non pensare troppo e, di conseguenza, di non mollare.
Inquietanti sono le incursioni di Old Nick nella stanza, i cigolii del letto che Jack conta dall'Armadio, il luogo in cui dorme, come inquietanti sono il rituale del bagno, quello delle grida e tanti altri piccoli rituali che vengono descritti.
Ogni giorno Mà non brama altro che la libertà, senza pensare a come potrebbe reagire un bambino come Jack al mondo vero. Quanto potrebbe sopravvivere sotto gli occhi di tutti? E lei, sarebbe abbastanza forte da lasciarsi alle spalle quei sette lunghissimi anni di prigionia? 
Un libro profondo, capace di colpire il cuore del lettore con la sua estrema crudezza. Un argomento molto forte che però viene raccontato con la semplicità dei pensieri di un bambino ed è forse proprio per questo che risulta ancora più toccante e forte.
Una scrittura che ammalia, quella dell'autrice, e che permette al lettore di leggere voracemente, quasi senza respirare, percependo l'angoscia di Mà e il lento cambiamento di Jack che dovrà imparare che c'è altro oltre a quello che, da sempre, conosce.
Una lettura che vi consiglio se amate le storie forti, capaci di entrarvi dentro con brutalità, senza lasciarvi il tempo di difendervi. Non ve la consiglio invece se siete facilmente impressionabili e se non amate leggere storie di dolore.
Prima di lasciare la parola a voi e alle vostre impressioni su questo libro vi auguro delle meravigliose vacanze (se siete in procinto di partire) e un agosto sereno e ricco di letture.
 
VOTO:



2 commenti:

  1. Per me, il miglior romanzo della sua annata. Mi aveva stravolto e commosso.
    Altrettanto bello e commovente anche il film, il bambino è straordinario.

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    1. Secondo me anche il momento di lettura per questo libro fa tutto! Scusa per la risposta tardiva ma mi ero proprio persa il commento ;)

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