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venerdì 31 luglio 2020

Letture con Marina #99 - Recensione de La lettrice testarda di Amy Witting

Buongiorno lettori, come state? Mi sono appena resa conto che oggi  è il 31 luglio, ultimo giorno di questo mese che, come i precedenti, è letteralmente volato. Cosa ci raccontate? Siete in partenza? Passerete l'estate a casa? Marina è in procinto di partire per le agognate vacanze ma si è portata avanti per tempo quindi ecco qui la sua nuova recensione. E grazie al potere della programmazione, sarà con noi anche la prossima settimana!

Il proprio posto nel mondo… e a chi non piacerebbe scoprirlo! Ci prova Isobel e per bocca sua la scrittrice e poetessa Joan Austral Freser, che pubblica sotto il nome di Amy Witting. E ci prova già una cinquantina d’anni fa, divenendo una delle scrittrici australiane più importanti.

Titolo: La lettrice testarda
Autore: Amy Witting
Casa editrice: Garzanti, 2020
Pagine: 176

Trama: Isobel ha nove anni e il suo compleanno si avvicina. Ma, come ogni volta, non ci saranno regali per lei. C'è solo una cosa che fa volare Isobel lontano dalle rigide regole che la famiglia le impone: leggere. Ma deve farlo di nascosto perché sua madre crede che non sia un'attività adatta a una bambina, che dovrebbe limitarsi a riordinare la casa e a preparare la cena. Isobel cresce alimentando la sua passione segreta di notte, alla luce di una flebile candela. Finché, a sedici anni, la sua vita non cambia radicalmente, quando è costretta a lasciare tutto, cercarsi un lavoro e una nuova sistemazione. È la prima volta che Isobel si scontra con il mondo. Con un mondo che non è solo la sua famiglia e il suo quartiere. È convinta di non avere gli strumenti per relazionarsi con gli altri. Le sembra di dire la cosa sbagliata, si sente fuori luogo. In fondo sua madre l'ha fatta sempre sentire così. Tanto che, quando incontra un gruppo di ragazzi che amano i libri come lei e passano le serate a discuterne, Isobel all'inizio rimane in silenzio. Ora che finalmente è in un contesto in cui può essere sé stessa, in cui può parlare liberamente di letteratura, ha paura. Ma piano piano le parole di Byron, Auden e Dostoevskij fanno breccia nelle sue insicurezze e le insegnano il coraggio di dire quello che pensa. Di far valere la propria opinione senza nascondere la cultura che si è costruita negli anni con le sue letture. Di aprire il cassetto in cui riposa il suo sogno. Il sogno di prendere una penna in mano e liberare quel flusso di parole che ha trattenuto per troppo tempo. Perché anche per una donna tutto è possibile. Amy Witting ha fatto della lotta per i diritti delle donne il suo manifesto.

 



RECENSIONE:

giovedì 30 luglio 2020

Recensione #368 - L'amico immaginario di Matthew Dicks

Buonasera lettori, come state? Io sempre di corsa, cerco di ritagliarmi, quando possibile, il tempo per scrivere il mio pensiero sulle letture intraprese senza far passare troppo tempo. Ci riesco? Non molto visto che mi sono resa conto di avere diverse recensioni arretrate che a questo punto non so neanche se riuscirò a scrivere. Ma basta chiacchiere, oggi vi parlo de L'amico immaginario di Matthew Dicks, edito da Giunti,  pag.400.

Trama: Per Max vivere è una faccenda piuttosto complicata: va in tilt se deve scegliere tra due colori, non sopporta il minimo cambio di programma, detesta essere toccato, persino da sua madre che vorrebbe abbracciarlo molto di più. Del resto ha nove anni ed è un bambino autistico. Per fortuna c'è Budo, il suo invisibile e meraviglioso amico immaginario che non lo abbandona mai e da molto vicino ci racconta la sua storia. Finché un giorno accade qualcosa di terribile: Budo vede Max uscire nel cortile della scuola e sparire nell'auto della signora Patterson, la maestra di sostegno. Lo chiama, gli ordina di fermarsi, lo rincorre, ma è tutto inutile. L'auto sfreccia via e per la prima volta Budo è solo. Da quel momento, di Max non si hanno più notizie. E quando a scuola arriva la polizia per interrogare gli insegnanti, Budo è l'unico a sapere con certezza che la signora Patterson non sta dicendo la verità. Ma nessuno al mondo può sentire le sue parole, nessuno, tranne il suo amico scomparso... Dov'è finito Max? Che cosa può fare Budo per risolvere un mistero più grande di lui e riaverlo con sé?

Avevo acquistato questo libro lo scorso anno, complice una promozione estiva della casa editrice, poi qualche mese fa ho deciso di inserirlo nei libri per partecipare alla challenge #lefatichelibrosediercole organizzata da Desperate Bookswife e Lucrezia Scali su Instagram. Ve ne avevo parlato qui.
Siamo arrivati alla fine e con questo che rientra nella traccia Libro pubblicato da più di cinque anni posso dirvi che sono riuscita a stare e nei tempi e a leggere i 5 libri che ni ero prefissata a marzo.

martedì 28 luglio 2020

Recensione #367 - Il mare senza stelle di Erin Morgenstern

Buonasera lettori, rieccomi in versione serale per lasciarvi il mio pensiero su un libro che attendevo da tantissimo ma che purtroppo non mi ha convinto. Si tratta di Il mare senza stelle di Erin Morgenstern edito da Fazi - che ringrazio per la copia digitale -, pag. 600.

Trama: Zachary Ezra Rawlins è uno studente del Vermont che un giorno trova un libro misterioso nascosto fra gli scaffali della biblioteca universitaria. Mentre lo sfoglia, affascinato da racconti di prigionieri disperati, collezionisti di chiavi e adepti senza nome, legge qualcosa di strano: fra quelle pagine è custodito un episodio della sua infanzia. È soltanto il primo di una lunga catena di enigmi. Una serie di indizi disseminati lungo il suo cammino - un'ape, una chiave, una spada - lo conduce a una festa in maschera a New York, poi in un club segreto e infine in un'antica libreria sotterranea. Là sotto trova ben più di un nascondiglio per i libri: ci sono città disperse e mari sterminati, amanti che fanno scivolare messaggi sotto le porte e attraverso il tempo, storie bisbigliate da ombre. C'è chi ha sacrificato tutto per proteggere questo regno ormai dimenticato, trattenendo sguardi e parole per preservare questo prezioso archivio, e chi invece mira alla sua distruzione. Insieme a Mirabel, un'impetuosa pittrice dai capelli rosa, e Dorian, un ragazzo attraente e raffinato, Zachary compie un viaggio in questo mondo magico, attraverso miti, favole e leggende, alla ricerca della verità sul misterioso libro. Ma scoprirà molto di più.

Ho comiciato questa lettura con aspettative altissime vista l'esperienza passata con Il circo della notte, libro d'esordio dell'autrice - recensione qui - che era stato in grado di trasportarmi in un mondo magico e di farlo amare a me, che normalmente i fantasy li refuggo senza troppi complimenti. Speravo di bissare l'esperienza e invece, purtroppo, non è andata come mi aspettavo e come speravo.

venerdì 24 luglio 2020

Letture con Marina #98 - Recensione di All'una e trenta. Un caso per il detective cieco di Isabel Ostrander

Buongiorno lettori, ci siamo, è di nuovo venerdì quindi torna Marina con una recensione
E dopo l’eccellente simil hard-boiled della scorsa settimana, complice l’estate ma anche Daniela, mi abbandono ad un giallo d’antan, di una casa editrice che fa delle copertine un primo punto di forza e che è stato portato alla mia attenzione dall’Associazione Culturale Thrillernord.

Titolo: All'una e trenta. Un caso per il detective cieco
Autore: Isabel Ostrander
Casa editrice: Eizioni Le Assassine, 2019
Pagine: 266

Trama: Damon Gaunt è un detective cieco chiamato a indagare sulla morte di un ricco uomo d'affari, molto in vista nell'alta società newyorkese. La famiglia della vittima si rivolge a lui, infallibile nonostante la sua menomazione, perché non ha fiducia nella polizia e teme che un'indagine tirata troppo per le lunghe possa infangare il buon nome della famiglia. L'intreccio è costellato di aringhe rosse, un espediente usato nei gialli per depistare il lettore nella ricerca del colpevole. In questo romanzo, che risale a oltre cent'anni fa, la cecità del detective è un elemento centrale che permette di inscenare un paradosso: mostrare tutti i risvolti del fatto delittuoso con gli occhi di chi non può vedere, grazie all'affinamento degli altri sensi - tatto, udito e olfatto - e a una perspicacia fuori dal comune.

 



RECENSIONE:

mercoledì 22 luglio 2020

Recensione #366 - Km 123 di Andrea Camilleri

Buonasera lettori, sorvolando sugli orari assurdi in cui io ormai riesco a postare le recensioni vi lascio il mio pensiero sul libro Km 123 di Andrea Camilleri edito da Mondadori, pag. 154.

Trama: Tutto inizia con un cellulare spento.
A telefonare è Ester, a non rispondere è Giulio, finito in ospedale a causa di un brutto tamponamento sulla via Aurelia.
A riaccendere il telefonino, invece, è Giuditta, la moglie di Giulio, che ovviamente di Ester non sa nulla.
Potrebbe essere l'inizio di una commedia rosa, ma il colore di questa storia è decisamente un altro: un testimone, infatti, sostiene che quello di Giulio non sia stato un incidente, ma un tentato omicidio, e la pratica passa dagli uffici dell'assicurazione a quelli del commissariato…
Andrea Camilleri, maestro indiscusso del giallo d'autore italiano, ci regala un pasticciaccio pieno di humour e altrettanto mistero, in cui tutti i personaggi - e noi che leggiamo con loro - indizio dopo indizio si convincono di aver indovinato la verità.

Ormai quattordici anni fa, mentre su un volo Milano - San Paolo mi apprestavo a cominciare il mio tanto agognato viaggio di nozze, una signora, viaggiatrice al mio fianco, mi lasciò un libro dicendomi che proprio non riusciva a leggerlo e che me lo regalava volentieri. Era un Camilleri. Nonostante il grande amore per la lettura non avevo mai letto nulla di quello che è sempre stato considerato uno dei migliori - se non il migliore in assoluto - scrittori di gialli italiani. Provai a leggere quel libro, ora non ricordo neanche il titolo, ma anch'io come la signora che me lo aveva donato non riuscii a finirlo. Andò così il mio primo approccio con Camilleri. Qualche giorno fa però, parlando in un gruppo di un challenge a cui partecipo, è venuto fuori questo titolo, che non c'entra nulla con il famosissimo Montalbano e che è ambientato a Roma. Ha una macchina in copertina (questo serve per la challenge) e quindi mi sono decisa a provare. Come è andata questa volta? In modo decisamente diverso rispetto a quattordici anni fa ed ora vi spiegherò il perchè.

venerdì 17 luglio 2020

Letture con Marina #97 - Il cane che parla di Giorgio Scerbanenco

Buongiorno lettori, ci siamo, oggi torna Marina con una recensione

Abbandonata la prosa poetica della scorsa settimana e vista l’irrequietezza di questi ultimi giorni – direi un po’ ovunque, se si vuole avere le orecchie per “sentire”, ci tuffiamo in un poliziesco, a tratti addirittura un hard boiled, che da parecchio tempo volevo leggere. E poi, con un simile – inusuale - protagonista!
Titolo: Il cane che parla
Autore: Giorgio Scerbanenco
Casa editrice: La nave di Teseo, 2020
Pagine: 216

Trama: Deve essere difficile per il vero colpevole sfuggire alle vostre investigazioni. Può non aver lasciato alcuna traccia materiale, ma voi cercate invece quelle morali e finite per trovarlo.” La frenata improvvisa di un treno. Uno sparo dal nulla. Un cadavere che chiede giustizia. La versione di Scerbanenco della più classica delle situazioni del mistero è un giallo dall’esito imprevedibile che esalta il talento psicologico dell’archivista della polizia di Boston Arthur Jelling. Chi ha sparato? I passeggeri del treno appartengono al mondo dell’editoria: sono giornalisti, scrittori, critici letterari, in competizione l’uno con l’altro e ora si ritrovano tutti sospettati e testimoni al tempo stesso.

 



RECENSIONE:

giovedì 16 luglio 2020

Recensione IN ANTEPRIMA #365 - La linea del sangue di Jesmyn Ward

Buongiorno lettori, oggi sono qui per parlarvi di un romanzo che ho avuto l'onore di leggere in anteprima grazie all'ufficio stampa della casa editrice. Si tratta di La linea del sangue di Jesmyn Ward edito da NN Editore, che ringrazio per la copia, pag. 320.

Trama: Joshua e Christophe sono gemelli e vivono a Bois Sauvage, Mississippi, insieme alla dolce Mamee, la nonna cieca che si è sempre presa cura di loro. La madre, Cille, si è trasferita ad Atlanta per cercare fortuna, mentre il padre, Sandman, è tossicodipendente e li ha abbandonati da tempo. I gemelli si sono appena diplomati e trascorrono la loro ultima estate di libertà tra tuffi nel fiume, partite di basket e feste con gli amici. Ma devono anche iniziare a cercare un lavoro: saranno loro, adesso, ad aiutare la nonna, diventando gli adulti di casa. Joshua trova un impiego al porto e si innamora di Laila, mentre Christophe non ha fortuna e inizia a spacciare. Le strade dei due fratelli si dividono per la prima volta, e ai loro malumori si aggiungono le incomprensioni con Cille e le tensioni con Sandman, che dopo anni ricompare a casa di Mamee. Jesmyn Ward ci riporta a Bois Sauvage, nei torridi giorni d'estate che precedono gli eventi di Salvare le ossa. E con voce limpida e intensa racconta le cicatrici dell'adolescenza e le forme d'amore che tengono insieme una famiglia, venature di quella linea del sangue che ispira e orienta il destino.

Se mi seguite sapete che gli scorsi anni ho già letto e postato due recensioni di due libri di Jesmy Ward facenti parte della trilogia di Bois Sauvage, Salvare le ossa - recensione qui - e Canta, spirito, canta - recensione qui - che sono in realtà rispettivamente il secondo e il terzo della serie. Quello di cui mi appresto a parlare è invece il primo della serie, libro d'esordio della scrittrice.

mercoledì 15 luglio 2020

Recensione #364 - Il morso della vipera di Alice Basso

Buongiorno carissimi e buon mercoledì. Niente, nonostante abbia diverse recensioni da scrivere non riesco a stare al passo. Ho un figlio piccolo cozza, che probabilmente me la sta facendo pagare per non aver tribolato con il grande a suo tempo, e appena mi metto al PC diventa una furia quindi, capirete, che quando è in vena, prima di pensare al blog, cerco di portare avanti il più possibile il lavoro. Ma la smetto di divagare e finalmente oggi torno con una recensione, quella di un libro di cui vi ho già parlato in un blogtour - qui - e di cui oggi voglio farvi sapere il mio pensiero completo. Si tratta de Il morso della vipera di Alice Basso edito da Grazanti, che ringrazio per la copia, pag. 302.

Trama: Il suono metallico dei tasti risuona nella stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita batte a macchina le storie della popolare rivista Saturnalia : racconti gialli americani, in cui detective dai lunghi cappotti, tra una sparatoria e l'altra, hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler, tradotte dall'affascinante scrittore Sebastiano Satta Ascona, le stanno facendo scoprire il potere delle parole. Anita ha sempre diffidato dei giornali e anche dei libri, che da anni ormai non fanno che compiacere il regime. Ma queste sono storie nuove, diverse, piene di verità. Se Anita si trova ora a fare la dattilografa la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che però così male non sono, anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa. Forse per questo, quando un'anziana donna viene arrestata perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l'unica a crederle. Ma come rendere giustizia a qualcuno in tempi in cui di giusto non c'è niente? Quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l'intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scoprire quanto la letteratura possa fare per renderci liberi. Dopo aver creato Vani Sarca, l'autrice torna con una nuova protagonista: combattiva, tenace, acuta, sognatrice. Sullo sfondo di una Torino in cui si sentono i primi afflati del fascismo, una storia in cui i gialli non sono solo libri ma maestri di vita.

Nuova avventura per Alice Basso che, conclusa la serie dedicata a Vani Sarca, ha creato una nuova protagonista per una nuovissima serie. Lei è Anita Bo,  dattilografa più per casualità che per vocazione. Nuova protagonista vuol dire anche nuova amibientazione: Torino 1935, in pieno regime fascista. Credo che sia questa la più grande sfida. Ma Alice l'ha superata egregiamente direi ed ora vi spiego il perchè.

venerdì 10 luglio 2020

Recensione #363 - Non esistono posti lontani di Franco Faggiani

Buongiorno lettori, sono qui di sapato per lasciarvi la recensione di un libro uscito due giorni fa, che avevo anche finito in tempo, ma purtroppo causa figli non sono riuscita a postare quindi eccomi qui, in un giorno un po' strano, a parlarvi del nuovissimo libro di Franco Faggiani, Non esistono posti lontani edito da Fazi, che ringrazio per la copia, pag. 250.


Trama: Roma, aprile del 1944. L’archeologo Filippo Cavalcanti è incaricato dal Ministero di recarsi a Bressanone per controllare gli imballaggi di un carico di opere d’arte destinate alla Germania. Arrivato sul luogo, l’ormai anziano professore conosce Quintino, un intraprendente ragazzo ischitano spedito al confino in Alto Adige. Vista la situazione incerta in cui versa il Paese e il pericolo che minaccia entrambi, i due decidono di scappare insieme per riportare le opere d’arte a Roma. In un avventuroso viaggio da nord a sud, i due uomini, dalla personalità molto diversa, e nonostante la distanza sociale che li separa, avranno modo di conoscersi da vicino e veder crescere pian piano la stima reciproca. Grazie alle capacità pratiche di Quintino e alla saggezza di Cavalcanti, riusciranno a superare indenni diversi ostacoli ma vivranno anche momenti difficili incontrando sulla strada partigiani, fascisti e nazisti, come pure contadini, monaci e gente comune, disposti ad aiutarli nell’impresa. Giunti finalmente a Roma, che nel frattempo è stata liberata, si rendono conto che i pericoli non sono finiti e decidono così di proseguire il viaggio per mettere in salvo il prezioso carico tra imprevisti e nuove avventure.

Franco Faggiani è uscito nelle librerie con il suo ultimo romanzo che sarebbe dovuto essere presentato a Libri al Leu se non ci si fosse messa di mezzo la pandemia. Bè, la cosa è solo rimandata perche questo autore e i suoi romanzi devono essere raccontati a più persone possibili!

Letture con Marina #97 - Recensione di Con passi giapponesi di Patrizia Cavalli

Buongiorno lettori, ci siamo, oggi torna Marina con una recensione
Poesia e Prosa… Prosa o Poesia. Ma cosa ci facciamo in mezzo ai versi, se non perderci definitivamente e fors’anche rimanere ad occhi bassi, vergognosi di non capire. Eppure alle volte la poesia si fa prosa e ci viene incontro, imbrogliandoci, per farsi accorgere nuovamente poesia ed ammiccare al nostro titubante e riflessivo incedere di tra le pagine…
Titolo: Con passi giapponesi
Autore: Patrizia Cavalli
Casa editrice: Einaudi, 2019
Pagine: 168
Trama: In queste pagine, troppo a lungo rimaste inedite per distrazione editoriale dell'autrice, è scritta la storia morale parallela, a rovescio, che ha accompagnato per decenni l'opera di uno dei maggiori poeti contemporanei. Non propriamente narrativa né saggistica, o le due cose insieme, la genialità analitica e visionaria, percettiva e sintattica che qui sorprende il lettore non ha precedenti nella letteratura italiana del Novecento, se non forse nella prosa di Roberto Longhi, Elsa Morante, Goffredo Parise. Si tratta comunque più di parziali affinità che di derivazione: perché in ogni suo capitolo, ognuno a modo suo e con stile diverso, in frammenti autobiografici, parabole aneddotiche, ritratti e microfilosofie dell'amore, dell'invidia o dell'estasi sensoriale, "Con passi giapponesi" ubbidisce a un solo comandamento: «Devo capire». Se la poesia, come ha detto qualcuno, è la sola scienza possibile di quanto nella vita non si dà altra scienza, queste prose di poeta rivelano capacità figurative, speculative e satiriche che nei libri di versi erano comparse solo occasionalmente e soprattutto in poemetti memorabili come La Guardiana, Aria pubblica, La patria, La maestà barbarica. Fin dal primo testo che dà il titolo al volume, chi legge si trova a contemplare un mondo comico-tragico, labirintico fino alla vertigine, in cui entrano in scena passioni senza esito e disperati, coattivi manierismi sociali in cui la vita si dissangua fingendo se stessa." (Alfonso Berardinelli)

 



RECENSIONE:

mercoledì 8 luglio 2020

Recensione #362 - Quello che ancora non sai di me di Virginia Bramati

Buongiorno lettori, finalmente riesco a sedermi davanti a questo PC per parlarvi di un libro che ho amato tantissimo, si tratta di Quello che ancora non sai di me di Virginia Bramati edito da Giunti, pag. 294.

Trama: Caterina è cresciuta in Calabria, circondata dal calore di una grande famiglia, è diventata insegnante di Latino e Greco e sta per sposarsi con Francesco: ha davvero tutto per essere felice. Ma allora perché, al momento di aggiornare la sua posizione nelle graduatorie ministeriali, invece di Cosenza le sue dita indicano come destinazione Brescia? E come spiegare ai genitori e a Francesco questi 1000 chilometri che per un intero anno scolastico li separeranno?
Luca è avvocato, ma la missione che si è scelto è un’altra. In una grande villa donata da un benefattore a Sirmione, sul lago di Garda, ha dato vita non a un redditizio bed and breakfast di lusso bensì a una casa-famiglia per adolescenti allontanati dalle famiglie: sono ragazzi cui la vita ha tolto quasi tutto, e Luca – insieme alla pirotecnica Piera Mandelli, assistente sociale del Tribunale – vuole aiutarli a trovare il loro posto nel mondo.
E poi c’è Carla, che da dietro la vetrina del suo negozio osserva tutti senza giudicare, che con un tocco di colore restituisce il sorriso alle sue clienti, che appoggia il phon su una pila di libri e ama il suo mestiere proprio perché – come la lettura – le offre la possibilità di ascoltare ogni giorno nuove storie: Carla, la parrucchiera di Sirmione. Sarà proprio lei ad aiutare Caterina, Luca e i ragazzi della casa-famiglia a scoprire ciò che ancora non sanno di sé…



Avete presente quando un'amica per anni vi martella affinchè voi leggiate una determinato autore? E voi quell'autore non credete possa essere il vostro? Ecco, questo è successo a me con Virginia Bramati. Per anni ne sono stata alla larga, pensando che fosse troppo rosa per me che cerco morti in ogni dove poi, lo scorso anno, dopo aver conosciuto l'autrice a Libri al Leu ho preso in mano un suo libro e me ne sono innamorata, quindi quando ho saputo dell'uscita di questo nuovo romanzo ho voluto leggerlo subitissimo. e per fortuna...

domenica 5 luglio 2020

Blogtour de Il morso della vipera di Alice Basso - Tappa 4 - Il giallo di Alice Basso: da Vani Sarca ad Anita


Buongiorno lettori e buona domenica! Siamo arrivati ormai alla quarta tappa del blogtour dedicato al nuovissimo romanzo di Alice Basso edito di consueto da Garzanti. Si tratta de Il morso della vipera, primo volume di una nuovissima serie dedicata ad Anita, una dattilografa degli anni '30 che avete imparato a conoscere nelle tappe precedenti.
Il mio compito oggi è arduo, si tratta di parlare de Il giallo di Alice Basso: da Vani Sarca a Anita.
Se conoscete Alice Basso sapete che questa è la sua seconda serie; la prima, composta da cinque volumi aveva come protagonista Vani Sarca, una protagonista entrata nel cuore dei lettori con cui irrimediabilmente Anita Bo, la protagonista di questa nuova serie, dovrà fare i conti.
Ma per prima cosa... cos'hanno in comune queste due donne? Apparentemente nulla se non che entrambe - una un po' più per mestiere, l'altra proprio per puro caso - si trovano ad investigare affiancate da una figura maschile - un commissario di polizia una e uno scrittore l'altra - su misteri che le coinvolgono in vicende a volte pericolose, a volte tremendamente divertenti.
Ma andiamo con ordine.

Vani Sarca – all’anagrafe Silvana Sarca – torinese nei giorni nostri, è una ghostwriter. Per dirla in parole povere una che scrive libri per gli altri assistendo nell’ombra ai loro successi e non venendo mai elogiata né ripagata adeguatamente per il proprio lavoro. Ha uno stipendio ai minimi sindacali, un atteggiamento duro il cui motto è: “Se solo me ne fregasse qualcosa”, una capacità estrema nel mettersi nei panni degli altri cambiando ogni volta stile e metodo narrativo. Lei è quella che ha scritto il libro più bello del mondo ma non lo sa nessuno. E questa cosa, diciamocelo, nonostante lei dica il contrario, le interessa eccome! Caschetto nero, impermeabile nero, rossetto e smalto viola; una protagonista che difficilmente si dimentica sia per l’impatto fisico che per il suo essere così sempre sul pezzo. Colta e amante della letteratura e della musica Vani è poco socievole e non ama stare al centro dell'attenzione.
Anita Bo torinese del 1935 è una ragazza bellissima, di quelle che tutti si girano a guardare; consapevole della sua bellezza e dell'effetto che fa sugli uomini, ama utilizzare le sue armi (un seno prorompente, due ciglie sbattute) per aiutare i genitori ad aumentare le vendite della tabaccheria di famiglia o anche solo per sentirsi apprezzata. Non le danno fastidio le occhiate indiscrete anzi, se qualcuno non la guarda, si sente quasi offesa. È una dattilografa (o meglio ha studiato per quello e si ritrova a farlo un po' per gioco) ma non ha mai amato la scuola e lo studio visto che ha sempre pensato che il suo essere bella bastasse nella vita. È fidanzata con Corrado, un fascista convinto e ligio all'obbedienza che ha come scopo della vita sposarla e fare sei figli di cui ha già anche scelto i nomi.

Se Vani nelle sue indagini utilizza la conoscenza, le nozioni apprese in tanti anni di scrittura e le sue intuizioni, Anita è un po' trascinata dal caso, soprattutto perchè mai nella vita ha pensato di poter essere altro che un bel corpo con cui trovare il marito adatto. Il lettore si ritroverà invece stupito  - e anche lei stessa in realtà - di quanto Anita, al fianco di Sebastiano Satta Ascona, il suo capo, il primo a non aver mai sbirciato nel suo décolleté e ad essersi impegnato a trattarla non come una buona a nulla, lei fiorisca e la sua mente anche. Le sue intuizioni diventano man mano sempre meno dettate dal caso e più dalla testa. La sua frivolezza sparisce e la sua attenzione verso la rivista che si trova a trascrivere con la sua macchina per scrivere la rende attenta, precisa, insostituibile per il suo capo, che spesso si ritrova a seguirne consigli molto azzeccati.

Il giallo di Alice Basso è un giallo che non prevarica mai su quelle che sono le vite dei personaggi e l'evolversi delle loro storie, sia in questa nuova serie che nella serie precedente l'amalgama tra la parte narrativa e la parte gialla è talmente uniforme che a volte ci si dimentica di dover risolvere un mistero perchè si è totalmente conquistati anche da tutto il resto.
Sicuramente il differente periodo storico di ambientazione delle due serie incide nel giallo per quanto riguarda i movimenti dei personaggi e i metodi di indagine ma alla fine, entrambi fanno centro, entrambi riescono a portare il lettore esattamente dove dovrebbe essere e regalano colpi di scena che sapranno lasciare il lettore la giusta "bocca aperta".
Inoltre nai gialli di Alice non manca mai l'ironia, quella che permette di stemperare, quella che fa subito amare i protagonisti. Insomma, se l'avete amata in passato l'amerete ancora, non potrebbe essere diversamente!
Ma non voglio essere troppo pesante quindi, sperando di avervi fratto capire un po' la lettura in cui vi immergerete, vi ricordo che domani Desperate Booswife vi parlerà della macchina da scrivere.