mercoledì 5 marzo 2014

Recensione #7/2014 - L'ultimo sopravvissuto di Sam Pivnik

Buongiorno miei cari amici, come ve la passate? Io sono in fermento perchè oggi pomeriggio arriverà la cameretta del mio piccolo nanetto che sta crescendo alla velocità della luce. Già mi immagino la polvere che faranno per montarla, per non parlare poi di tutte le cose che ci saranno da mettere a posto...aiutooooooooooooooo!!!!
Eccitazione ma anche un po' di ansia per una come me che proprio non è nata per fare la regina della casa! ahahahahahahah
Ma parliamo di libri!
Oggi sono di nuovo qui con una recensione, quella di un libro che pensavo mi avrebbe devastato emotivamente ma che invece mi ha proprio annoiato. Sto parlando di L'ultimo sopravvissuto di Sam Pivnik edito da Newton Compton - pag 326.

Trama: Sam Pivnik, figlio di un sarto ebreo, nasce a Bedzin in Polonia e trascorre una vita normale fino al primo settembre del 1939 - giorno del suo tredicesimo compleanno - quando i nazisti invadono la Polonia e la guerra spazza via in un attimo ogni possibilità di futuro. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa. Sam conosce il ghetto, i divieti imposti dai nazisti, il coprifuoco, gli stenti, il terrore per le strade. Poi, dopo un rastrellamento, tutta la sua famiglia viene deportata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Strappato alla sua famiglia, che trova la morte nelle camere a gas, Sam subisce terribili soprusi e atrocità, e ogni giorno, alla famigerata Rampa di arrivo dei treni dei deportati, vede compiersi sotto i suoi occhi la più inenarrabile delle tragedie. Sopravvissuto alla crudeltà delle SS e dei Kapo, ai lavori forzati nella miniera Fùrstengrube e alla "marcia della morte" nel rigido inverno polacco, Sam è infine tra i prigionieri sulla nave Cap Arcona, bombardata dalla Royal Air Force perché luogo di esperimenti dei nazisti su donne e bambini da parte delle SS. Ma ancora una volta, miracolosamente, riesce a salvarsi. Questo libro racchiude la sua testimonianza: la storia di un uomo che ha attraversato tutti i gironi dell'inferno nazista, ed è sopravvissuto per portare ai posteri la testimonianza di un orrore indicibile che non dovrà mai più ripetersi.

Ci siamo, devo trovare le parole adatte per parlare di questo libro...
Non è facile perchè quando il pensiero non è positivo tutto assume una pesantezza incredibile ma tant'è. Quando ho aperto questo blog ho promesso prima di tutto a me stessa che sarei stata obiettiva, che avrei detto le cose che pensavo anche se queste non fossero state delle migliori. Quindi eccomi qui a dire che questo romanzo per me è stata una totale noia!!!!
Mi dispiace perchè è una storia vera, Sam è veramente stato all'interno dei campi di concentramento, ha veramente incontrato quello che da tutti sarebbe stato chiamato in seguito "L'angelo della morte", ha veramente rischiato più di una volta la camera a gas e la fucilazione quindi per questo gli va tutto il mio rispetto ma - e c'è un ma grosso come una casa proprio perchè è una storia vera - mi aspettavo più cuore, più emozione.
Non so dirvi se sono io che sono satura di queste storie - ma non credo visto che altre ancora riescono a farmi emozionare - o se sia lui che avendolo vissuto sulla sua pelle, per tutelarsi dal punto di vista emotivo, cerca di raccontare i fatti per come sono accaduti, senza metterci troppe emozioni. Non so, fatto sta che in questo libro ho trovato più un manuale di storia - soprattutto nella prima metà - che un libro autobiografico. Se avessi cercato quello sarei andata a rispolverare i libri del liceo! Non sono solita abbandonare le letture a metà, ma vi assicuro che, se questa fosse una mia abitudine, avrei rimesso il libro a riprendere polvere sugli scaffali dopo neanche 100 pagine. 
La scrittura troppo partiolareggiata, con la citazione di innumerevoli luoghi polacchi, ha fatto in modo che io leggessi il tutto con un atteggiamento distaccato, come quando mi ritrovavo a leggere le 10 paginette scolastiche solo perchè dovevo e non perchè mi appassionavano, e vi assicuro che è bruttissimo!
Mi sono trascinata, pagina dopo pagina, aspettando che qualcosa cambiasse, aspettando la svolta. 
La pesantezza forse deriva anche dal fatto che la prima parte del libro - quasi metà - è dedicata al periodo precedente ai campi di concentramento ma racconta poco la storia della famiglia e più gli avvenimenti storici di preparazione al nazismo e mi è sembrata troppo, troppo lunga. Poi c'è la parte della prigonia in cui mi aspettavo emozioni forti ma anche in questo caso ci ho trovato troppi riferimenti storici, cose che tutti comunque conosciamo e che di sicuro non cerchiamo in un libro del genere. Poi c'è il finale, dopo la liberazione, anche in questo caso esageratamente trascinato. 
Io in un libro del genere cerco emozioni. La memoria che credo si debba portare avanti è quella delle emozioni che quelle persone hanno provato sulla loro pelle, le sensazioni che in quei giorni gli hanno riempito il cuore e la mente; le nozioni storiche rimarranno a prescindere perchè ognuno dei nostri figli  o nipoti le studierà a scuola. Qui emozioni non sono riuscita a provarne, sono rimasta insensibile anche di fronte alle impiccagioni di massa e alle fucilazioni perchè il tutto l'ho trovato raccontato in modo troppo apatico.
Dopo aver passato le prime 100 pagine a cercare di fare qualsiasi altra cosa piuttosto che leggere, a sbuffare davanti alle descrizione e alle mappe - credetemi incomprensibili - che sono state inserite nel libro, credo di essere arrivata alla parte più interessante con una mal predisposizione che non mi ha permesso di entrare a pieno nel racconto, che ha poi sicuramente assunto un ritmo più scorrevole ma io ormai ero distrutta. 
Mi piacerebbe sapere da chi di voi lo ha letto cosa gliene è parso, perchè in rete ho visto delle recensioni entusiaste e quindi non capisco, forse sono io che ho affrontato la lettura in modo sbagliato? Forse non era per me il momento giusto per un libro così?
Non so. Se potete aiutatemi voi a capire.
Per il momento mi tocca dargli un voto basso... 

VOTO:




4 commenti:

  1. Ho vissuto in diretta la lunga noiosa marcia di questa tua lettura, chapeau per la tenacia!
    Mi spiace per la delusione e in effetti trovo strana la mancanza di tutte quelle emozioni che letture di questo genere di solito lasciano.. che peccato :(
    Non l'ho letto e non lo farò, non posso darti quindi il mio giudizio.

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  2. È vero Michy, tu sei stata spettatrice indiretta della mia lunga lunghissima marcia! La mia tenacia è dovuta al mio brutto difetto di non poter abbandonare a metà i libri... Ma che fatica!!!

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  3. Io ho trovato questo libro bellissimo. Si vede che cambia a seconda delle persone e di quanto a esse piaccia questo genere. Io amo i libri e i film sulla guerra..forse questo libro , come dite voi, manca un po di sentimento, ma io non trovo questa mancanza motivo di noia. È sicuramente uno dei libri più belli che abbia mai letto. Rispetto comunque la vostra opinione.

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    1. Magari non era il momento giusto per me o sono io che non l'ho letto nell'ottica giusta!

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