mercoledì 30 settembre 2015

Recensione #85 - La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin di Enrico Ianniello

Buongiorno lettori e buon mercoledì! Finalmente riesco a trovare qualche minuto per scrivere questo post! Negli ultimi giorni purtroppo sembra andare tutto storto e remare tutto contro. Passerà...come sempre... Torno con la recensione di un libro che ho letto nel mese di agosto:  La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin di Enrico Ianniello edito da Feltrinelli, 272 pagine.

Trama: Sulla caviglia dello stivale Italia, là dove sta l’osso pezzillo, nasce il nostro eroe, Isidoro Sifflotin. Nella casetta di Mattinella, che sta su da trecento anni e “non crollerà mai”, il prodigioso guagliunciello Isidoro affina una dote miracolosa, ricevuta non si sa come da Quirino – il padre strabico, poetico e comunista – e da Stella, la mamma pastaia. Qual è questa dote? La più semplice: Isidoro sa fischiare, e fischia in modo prodigioso. Con il suo inseparabile merlo indiano Alì dagli sbaffi gialli, e l’aiuto di una combriccola stralunata, crea una lingua nuova, con tanto di Fischiabolario, e un messaggio rivoluzionario comincia magicamente a diffondersi. Proprio quando il progetto di un’umanità felice e libera dal bisogno sta per prendere forma, succede qualcosa che mette sottosopra l’esistenza di Isidoro. “Tutto quello che cresce si separa”: con addosso questo insegnamento di mamma Stella, Isidoro, ormai ragazzo, scopre Napoli e si imbatte, senza neanche rendersene davvero conto, in un altro linguaggio prodigioso e muto: quello dell’amore.
È come se il fischio di Enrico Ianniello chiamasse a raccolta intelligenza del cuore, miracoli dell’immaginazione, gioia dell’invenzione. Isidoro Sifflotin è un sicuro amico di tutti i buoni lettori. Un appuntamento irrinunciabile.

“Chi non ha sofferto, canticchia. Chi ha sofferto, canta!”
 
Ho cominciato questa lettura dopo averne scoperto l'incipit grazie alle puntate della rubrica Chi ben comincia che avevo deciso di dedicare al Premio Bancarella; questo era infatti uno dei finalisti. Se vi siete persi quel post cliccate qui.
Se devo essere sincera, dall'incipit mi aspettavo un taglio della storia più divertente infatti l'ho preso in mano un giorno in cui, in vacanza, dopo aver letto un libro impegnato e doloroso, cercavo qualcosa di abbastanza leggero. In questo libro ho trovato tutt'altro che, per carità, mica è un difetto, ma probabilmente se lo avessi letto in un altro momento lo avrei apprezzato maggiormente.
Isidoro ci racconta in prima persona la sua storia, una storia per niente semplice ed anche molto triste. L'infanzia in un paesino dell'Irpinia con gli amici di sempre, una madre e un padre particolarmente affiatati e amorevoli, un cugino compagno di giochi e un'amica del cuore speciale.
Isidoro è un bambino particolare: è in grado di parlare con gli uccelli fischiando.
Anche il suo primo incontro con il mondo è stato accompagnato non da un vagito ma da un fischio; qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato da un neonato e che ha lasciato - come potete immaginare - tutti a bocca aperta.
È accompagnato dal suo inconfondibile fischio che Isidoro cresce, diventa ragazzo e poi un adulto.
Stella, sua madre, prepara la pasta fatta in casa da vendere ai ristoranti che gliene fanno richiesta; Quirino, suo padre, è un rappresentante sindacale nella fabbrica in cui lavora e ogni mattina, prima di uscire di casa, si diletta nella scrittura di lettere d'amore in bagno rivolte ad improponibili personaggi più o meno famosi - primi tra tutti la moglie e il figlio ma anche Bach, se stesso, il Presidente della Repubblica Pertini - ed è un sostinitore accanito della pallocentrica che non c'entra niente con le partite di pallone, tutt'altro.
In quella penombra magica dell'alba [...] a cosce aperte si sciacqua le palle.
Devo dire che l'arte della pallocentrica è la cosa più esilarante del libro; quel momento di puro piacere che Quirino si concede ogni mattina per risvegliarsi. Un atto apparentemente superficiale che però si inserisce in un rituale di intimità in cui il capo famiglia scrive le sue lettere d'amore in bagno. Quelle stesse lettere che il lettore troverà disseminate per tutto il libro e che lo faranno sorridere ma anche molto riflettere.
Un libro, questo, molto profondo, di riflessione, ma anche a tratti divertente che traccia, attraverso gli occhi di Isidoro, un quadro di una famiglia del sud negli anni della lotta di classe, con le disgrazie ed i piaceri tipici di una normale famiglia italiana.
Le disgrazie infatti non mancheranno - gli anni di ambientazione sono a cavallo con il purtroppo noto terremoto in Irpinia - e non mancherà neanche la denuncia verso uno stato superficiale e menefreghista.
Impressionante quanto questa visione, che comunque ritroviamo ogni giorno oggi nei pensieri della gente, sia assolutamente compatibile con una visione riferita agli anni '80.
L'autore è capace di creare un'ambientazione e dei personaggi che danno l'atmosfera giusta per la storia che ci viene raccontata; nessun avvenimento succede per caso e nessun personaggio è solamente di contorno.
Un autore alla sua prima opera che ha cercato di creare un libro differente da quelli già scritti, riuscendoci anche molto bene. Lo terrò sicuramente d'occhio!
Di dicuro ha già colpito positivamente la critica infatti ha ricevuto numerosi, importanti, riconoscimenti e più precisamente:
PREMIO SELEZIONE BANCARELLA 2015
PREMIO CAMPIELLO OPERA PRIMA 2015
PREMIO JOHN FANTE OPERA PRIMA 2015
PREMIO L'ANTONELLO 2015 AL MIGLIOR BOOKTRAILER
MEDAGLIA D'ORO PER L'ILLUSTRAZIONE della Society of Illustrations NY
Cosa ne pensate? Conoscete questo libro? Lo avete letto? 

VOTO: 


lunedì 28 settembre 2015

Chiacchiere, chiacchiere bla, bla, bla... #9 - Regali di compleanno

Buongiorno carissimi e buon lunedì. Passato bene il week end? Da me c'è stata la festa del paese quindi il mio piccolo ometto di cinque anni ha avuto un sacco di cose da fare ed io con lui! Questa mattina per cominciare la settimana vi farò conoscere i miei nuovi gioiellini che ho ricevuto per il mio compleanno. So che è già passato più di un mese dal 14 agosto ma il tempo è sempre tiranno, le cose da fare per il blog sono sempre tante e questo post è andato nel dimenticatoio. Quindi eccomi qui per raccontarvi quello che le mie adorate amiche - LGS e Michy - mi hanno regalato! Pronti? Via!


Come potete vedere sono tutti regali libreschi! Due libri dalle mie adorate LGS e un Mouse pad e una card della Giunti - che ho trasformato in due libri succulenti - dalla carissima Michy.
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Ecco i libri che mi hanno regalato le LGS: 

  • Qualcosa di vero di Barbara Fiorio edito da Feltrinelli - pag. 249 - che avevo già letto ed adorato in ebook ma che desideravo avere in cartaceo per riporlo tra i migliori nella mia libreria. Se vi siete persi la recensione eccola qui.
Trama:  A rincasare ubriachi nel cuore della notte si rischia di inciampare in qualsiasi cosa: un gradino, i lacci delle scarpe, uno stuoino fuori posto. Ma se ti chiami Giulia, sei una pubblicitaria di successo e per te l'infanzia è solo una nicchia di mercato, puoi anche inciampare in una camicia da notte con una bambina dentro: Rebecca, la figlia della nuova vicina. Allora, tra i fumi dell'alcol, puoi persino decidere di ospitarla per una notte sul tuo divano. Salvo poi rimanere invischiata in sessioni di fiabe da raccontarle ogni volta che la madre, misteriosamente, non c'è. Da Cenerentola a Pollicino, da Raperonzolo alla Sirenetta, purché siano sempre le versioni originali: quelle di Perrault, dei Grimm e di Andersen, dove i ranocchi si trasformano in principi soltanto se li lanci contro un muro, e non sono certo i baci a risvegliare le più belle del reame. Se invece ti chiami Rebecca e sei arrivata da poco in città, puoi provare a conquistare i compagni di classe con le "fiabe vere". Salvo poi imbatterti nelle temibili bimbe della Gilda del cerchietto, pronte a screditarti con le versioni edulcorate della Disney. E forse, nonostante i tuoi nove anni, cercherai di far capire a Giulia, la tua amica del pianerottolo, che, anche se i principi azzurri nella realtà non esistono, l'uomo giusto a volte è più vicino di quanto si pensi. Ciò che ancora non sai è che la verità costa cara. E non solo perché certe cose è meglio non raccontarle, specie quando ci sono di mezzo i segreti degli adulti.
  • Il mondo di Belle di Kathleen Grissom edito da Neri Pozza, pag. 413. Laura La Libridinosa aveva scritto una fantastica recensione che mi aveva fatto desiderare immediatamente questo libro e le mie LGS hanno espresso il mio desiderio! Come ci riescono loro pochi al mondo....
Trama:  Un'enorme dimora avvolta da glicini in fiore: così la casa del capitano James Pyke appare allo sguardo infantile di Lavinia McCarten, la mattina d'aprile del 1791 in cui la piccola irlandese mette per la prima volta piede in Virginia. Pyke ha raccolto la bambina dalla sua nave, appena approdata in America dopo la lunga traversata oceanica, e l'ha portata con sé per destinarla alle cucine della sua piantagione. Un modo come un altro per passare all'incasso del debito per la traversata, che i genitori di Lavinia, morti durante la navigazione, non hanno avuto la buona sorte di saldare. Stremata e debilitata, la bambina viene accolta nelle cucine della piantagione dalla famiglia di schiavi neri che vi lavorano: una piccola, operosa comunità composta da Mamma Mae; Papà George, un gigantesco orso bruno; Dory, Fanny e Beattie, le figlie; Ben, il figlio maschio. Un mondo guidato da una responsabile delle cucine dai grandi occhi verdi e dai capelli neri e lucidi: Belle, un'attraente ragazza di diciotto anni. Frutto di un capriccio clandestino del capitano con una delle sue schiave nere, Belle è stata allontanata dalla casa padronale il giorno in cui il capitano si è presentato nella piantagione con Martha, una moglie più giovane di lui di venti anni. Adottata dalla famiglia di Mamma Mae e maternamente accudita da Belle, Lavinia cresce come una servetta bianca ignara dell'abisso che separa la casa padronale dall'universo delle cucine...  

Ed ora ecco i libri che ho acquistato con la card che la mia dolce Michy mi ha regalato:
  • Lezioni di morte di Tess Gerritsen edito da Tea da catalogo Longanesi, pag. 341. Questo è il secondo volume della serie Jane Rizzoli e Maura Isles di cui avevo letto il primo volume Il chirurgo qualche mese fa - recensione qui. Un libro che non vedo l'ora di leggere!
Trama:  Jane Rizzoli, detective della polizia di Boston, pensa di aver vinto la sua battaglia più difficile: il serial killer soprannominato "il Chirurgo" è in prigione e non potrà più nuocere. Ma si sbaglia. Viene, infatti, convocata per investigare su una nuova serie di orribili delitti. Le vittime sono sempre due, di solito una giovane coppia, massacrata seguendo un unico, macabro rituale. Gli indizi avvicinerebbero la tecnica del nuovo maniaco a quella del Chirurgo. Ma come è possibile se questi è in prigione? Forse un mitomane che imita le gesta del suo folle modello? Forse dietro tutto c'è un segreto ancora più orribile, una verità che l'FBI vuol nascondere a tutti i costi... 

  • La ragazza di pietra di Brian Freeman edito da Piemme, pag.420. Questo libro non lo conoscevo finchè non me lo sono ritrovato davanti in libreria ed è stato amore a prima vista!!!
Trama: Jonathan Stride non ha perso il vizio: per lui vale sempre la pena. Così quando arriva di notte al suo cottage sul lago Superior a Duluth, Minnesota, e scopre che qualcuno si è intrufolato in casa, lasciando piccole impronte ancora fresche nella neve e una scia di sangue sui pavimenti, Stride capisce subito che quel qualcuno ha bisogno di aiuto. Il suo. Cat ha sedici anni, ma l'esperienza e le ferite di una donna navigata. Ferite che si annidano nel passato, in una terribile notte di un decennio prima, quando di anni ne aveva appena sei. Ma oltre ai ricordi, anche il presente perseguita Cat. Con una minaccia fin troppo reale. A Stride basta una frazione di secondo per decidere di salvare questa ragazza che si è nascosta, disperata, in casa sua. E un solo sguardo per riconoscerla, perché le loro vite si sono già incrociate, non molto tempo fa... Quello che il detective non sospetta, però, è che, oltre ad avere paura per lei, dovrebbe avere paura di lei: delle sue menzogne che si confondono pericolosamente con la verità, delle sue allucinazioni spesso molto reali, del coltello che nasconde sotto il cuscino mentre dorme proprio in casa sua. E della scia di morte che Cat sembra portarsi appresso ovunque vada.
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E con questo è tutto. Io li adoro tutti e sono felicissima che siano entrati a far parte della mia libreria. Voi cosa ne pensate? Vi piacciono? Ne avete letto qualcuno?

venerdì 25 settembre 2015

Chi ben comincia #98 - Florence Gordon di Brian Morton

Buongiorno e buon venerdì carissimi lettori come state? Finalmente dopo praticamente un mese torna una della mie rubrichette preferite! Sto parlando di Chi ben comincia, ideata da Alessia del blog Il profumo dei libri.
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Per l'incipit di oggi ho uno dei prossimi libri che leggerò. Ho sentito pareri contrastanti su questo libro quindi ho pensato di leggerne l'incipit insieme a voi per farmi un'idea di quello che mi aspetta. Il libro in questione è Florence Gordon di Brian Morton edito da Sonzogno.
 
REGOLE:

- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti


Florence Gordon stava cercando di scrivete un memoir ma due fattori giocavano contro di lei: era vecchia ed era un'intellettuale. E chi mai al mondo, si domandava a volte, avrebbe voluto leggere un libro che parlava di una vecchia intellettuale?
Forse c'era persino un terzo fattore, perchè non era solo un'intellettuale, era anche una femminista. E questo significava che, se mai fosse riuscita a finire quel libro, i critici lo avrebbero inevitabilmente bollato come polemico e petulante.
Se sei una vecchia femministe, qualsiasi cosa tu dica è polemico e petulante per definizione.
Florence chiuse il portatile.
Non ne vale la pena, pensò.
Ma poi lo riaprì.
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Un incipit che compone tutto il primo capitolo. Non si riesce a capire granchè dello stile dell'autore da queste poche righe. L'unica cosa che so è che Florence Gordon continua ad incuriosirmi. Cosa ve ne pare? Avete intenzione di leggere questo libro o magari lo avete già letto?

giovedì 24 settembre 2015

Curiosità tra le righe #4 - I colori a olio

Rubrica inventata da me in cui, a cadenza casuale, condividerò con voi le curiosità che scoverò tra le righe dei libri. 
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Buongiorno carissimi, come state? Io sono particolarmente contenta perchè finalmente oggi torno con una curiosità trovata durante una della mie letture.
L'argomento cui si fa riferimento sono i colori ad olio.

Ho scovato questa curiosità nel libro La ragazza con l'orecchino di perla di Tracy Chevalier edito da Neri Pozza, se ve la siete persa trovate la mia recensione qui.



Ecco il passaggio che ho sottolineato:

Un altro giorno mi fece chiedere al macellaio una vescica di maiale. Non capii perchè la volesse, fin quando in seguito non mi chiese di tirar fuori dal cassetto ogni mattina, dopo aver fatto le pulizie,  i colori che gli sarebbero serviti. Aprì i cassetti dello stipo vicino al cavalletto e mi mostrò i colori che vi erano riposti, nominandoli uno per uno. Molti di quei termini non li avevo mai sentiti: oltremare, vermiglione, massicotto. Le terre, quella bruna e quella gialla,  il nero d'avorio e il bianco di piombo erano conservati in vasetti di ceramicam chiusi con pergamena per evitare che si seccassero. I colori più costosi - i blu, i rossi e i gialli - erano conservati in piccole quantità in vesciche di maiale. In ciascuna era praticato un foro da cui, strizzando, si poteva far uscire il contenuto, e in cui veniva infilato un chiodino per chiuderlo.

Ebbene sì, avete capito bene, i colori a olio più pregiati nel XVII secolo venivano conservati in vesciche di maiale; in piccole quantità perchè comunque in quel modo seccavano troppo velocemente.
La macinazione dei colori, che veniva una volta fatta personalmente dagli antichi pittori, consisteva nello stritolare e impastare i colori stessi con l'olio sopra un piano di porfido mediante una pietra adatta, pure di porfido, in forma e in grandezza di una scodella, per lo spazio di mezz'ora o di un'ora. Per compiere il procedimento era necessario avere esperienza e scegliere fra i vari pigmenti quelli che potevano essere mescolati senza creare reazioni di incompatibilità, le quali avrebbero pregiudicato irrimediabilmente il dipinto nel tempo. Per questo motivo nei secoli passati alcune opere hanno patito gli effetti di esperimenti mal riusciti.
Non è il caso di Vermeer, protagonista assoluto del libro in questione. L'estrema vividezza e qualità dei colori nei dipinti di Vermeer, tuttora riscontrabile, è dovuta alla grande cura posta dall'artista nella preparazione dei colori ad olio e nell'estrema ricercatezza dei migliori pigmenti rintracciabili all'epoca. Esempio di tale qualità è il largo uso che Vermeer fece del costosissimo blu oltremare, ottenuto dal lapislazzuli, utilizzato in tutti i suoi dipinti non solo in purezza, ma anche per ottenere sfumature di colore intermedie. Non rinunciò ad usare questo pigmento dal costo proibitivo anche negli anni in cui versava in pessime condizioni economiche
I colori macinati erano conservati in vaselli di piombo, o di stagno, o di maiolica; e, più recentemente,
appunto, in vesciche. Solo nel 1841, un ritrattista americano di nome John Rand inventò il tubetto di metallo morbido di stagno in cui conservare i colori, tubetto che consentì di ovviare al problema dei pacchetti di vescica di maiale. Si trattò di utilizzare materiali tradizionalmente usati, ma in modo diverso.
Fu un'invenzione importantissima e necessaria soprattutto per gli impressionisti che amavano dipingere all'aperto. Lo stesso Renoir affermò che "senza i tubetti di metallo non ci sarebbero stati Cézanne, Monet, Sisley o Pissarro, niente di ciò che i giornalisti avrebbero chiamato Impressionismo".
L’Impressionismo fu infatti influenzato dal bisogno di esprimersi e di condurre la ricerca artistica senza compromessi, non vincolati da rigidi schemi precostituiti. Ma le immagini prodotte, caratterizzate da uno sfavillio di colori, non avrebbero mai potuto essere create senza i materiali adatti. Dopo mezzo secolo durante il quale l'arte visiva aveva assistito alla nascita di alcune delle più straordinarie innovazioni nella fabbricazione dei pigmenti, ora c’erano i presupposti per il cambiamento.

Fonti:
http://www.treccani.it/enciclopedia/pittura-a-olio_%28Enciclopedia-Italiana%29/ 
https://it.wikipedia.org/wiki/Pittura_a_olio
https://it.wikipedia.org/wiki/Jan_Vermeer
http://www3.varesenews.it/blog/labottegadelpittore/?p=12552
http://www.cultorweb.com/Impressionismo/IC1.html

Da diplomata al Liceo Artistico non potevo farmi scappare questa curiosità; voi la conoscevate?
Alla prossima con un'altra curiosità tra le righe.

mercoledì 23 settembre 2015

Recensione #84 - Io non ti conosco di S.J. Watson

Buongiorno carissimi! Eccomi di nuovo qui con una recensione, quella di un libro che aspettavo da tempo e che finalmente all'inizio di questo mese è stato pubblicato in Italia: Io non ti conosco di S.J. Watson edito da Piemme, 456 pagine.

Trama: Julia Plummer ama suo marito. ma è ossessionata da un uomo che nemmeno conosce. E’ una madre affettuosa. eppure ha messo in pericolo suo figlio. Crede di sapere quello che fa, ma sta perdendo il controllo.,sta vivendo due vite. Potrebbe perderle entrambe…
Da quando sua sorella Kate è morta, aggredita a Parigi da uno sconosciuto, la vita di Julia Plummer non è più la stessa: la stabilità che si era conquistata è in pericolo, e lei sente il richiamo del suo vecchio insidioso nemico, l’alcol. L’unica persona con cui Julia può parlare di Kate è Anna, la coinquilina di Parigi, la persona che forse conosceva Kate meglio di tutti. È lei a confidarle una cosa che nessuno sa: Kate si divertiva a vivere mille vite. Andava on-line fingendosi una persona diversa ogni volta, conosceva uomini, li incontrava. Così, Julia non resiste alla tentazione e, usando le credenziali della sorella, decide di provarci anche lei, e vivere per una volta la vita, almeno quella virtuale, di Kate, per capire cosa può esserle successo. È così che, protetta dal nome falso di Jayne, Julia contatta Lukas, uno degli ultimi amanti di sua sorella. All’inizio, lo tratta con sospetto, poi pian piano tra i due nasce qualcosa che Julia scambia per amore. Finché, quando Lukas comincia a cambiare, Julia sarà costretta a domandarsi se le mani che adesso la toccano, con dolcezza ma anche con violenza, non siano le stesse che hanno fatto del male a sua sorella… In un vortice di colpi di scena e rovesci di trama, il nuovo thriller dell’autore del successo planetario Non ti addormentare ci racconta com’è facile perdere tutto, mostrandoci la doppiezza delle vite degli altri.

Ho desiderato questo libro non appena ho scoperto che sarebbe uscito. Ho adorato Watson ed il suo primo thriller “Non ti addormentare” - recensione qui - per l’estrema capacità di tenere incollato il lettore dalla prima all’ultima riga ed ero curiosa di capire se con questo nuovo lavoro sarebbe accaduta la stessa cosa. Se possibile con questo nuovo libro è stato peggio. L’ho cominciato una mattina e, come se fossi in preda ad una dipendenza difficile da spiegare, in una giornata ne ho letto il 50%.
Con un ritmo incalzante - che cresce con lo scorrere delle pagine - l’autore ci porta con sè in una storia familiare particolare, ambientata tra Londra e Parigi.
Julia, fotografa appassionata, ha da tempo abbandonato la sua attività per dedicarsi alla famiglia: Hugh, famoso chirurgo in carriera e Connor, il figlio adolescente di Kate, sorella di Julia, adottato dalla coppia anni prima.
Tutto procede nella “normalità” di una famiglia qualunque finchè la notizia della morte di Kate, ritrovata assassinata in un vicolo di Parigi, non arriva a scuotere le loro vite.
Julia da tempo aveva un rapporto burrascoso con la sorella, che avrebbe voluto riprendersi Connor, e la sua morte la fa piombare in uno stato di crisi a causa dei sensi di colpa. Una a Londra, l’altra a Parigi, è un attimo allontanarsi; se si aggiunge un passato difficile, pieno di scheletri nell'armadio per entrambe l'allontamento diventa quasi irrimediabile. Solo dopo la morte di Kate, Julia si rende conto di non sapere nulla della vita della sorella, non conosce la sua quotidianità, non conosce le persone che frequenta, non conosce le sue abitudini.
È Anna, coinquilina di Kate, con cui Julia ha da subito un ottimo rapporto, a svelarle le abitudini della ragazza che, sotto profili dai nomi più disparati, conoscendo uomini attraverso chat online, li incontrava con li scopo di regalarsi fugaci attimi di appagamento sessuale. Da subito la mente di Julia si mette in moto, deve assolutamente scoprire chi avesse incontrato Kate quella maledetta notte e chi possa quindi essere il suo assassino.
Quale modo migliore di iscriversi alle stesse chat, con un nome inventato, indagando per conto proprio così da dare pace alla propria impotenza? La donna non si rende conto però di quanto possa essere coinvolgente quel mondo e soprattutto quanto lei sia in quel momento debole e facilmente soggiogabile.
Julia entra così in un circolo vizioso che la porta a diventare una donna come non lo è mai stata, allontanandosi dalla famiglia per consumare attimi di "felicità" con un uomo conosciuto in rete e che, piano piano, comincia ad essere misterioso, a tratti violento e persecutorio. Lukas è veramente quello che vuole far credere di essere? Può essere lui l'assassino di sua sorella? Julia non può che fidarsi del suo istinto, che la porta in alcuni momenti a diffidare da tutto e da tutti ed in altri a fidarsi ciecamente di quello che le viene detto.
Watson è un maestro nel portare il lettore a percorrere la strada che ha deciso per lui, ha una capacità disarmante di agire sulla psiche di chi legge affinchè gli indizi sparsi in modo magistrale tra le pagine del libro vengano utilizzati per sviare totalmente da quello che è l'epilogo della questione. Il lettore è portato a diffidare di tutti, a immaginare una realtà che non è neanche lontanamente vicina a quella che poi si troverà a scoprire. 
L'intreccio tra il presente ed il passato dei protagonisti è creato inoltre con una perfetta armonia, capace di infittire il mistero rendendolo sempre più avvincente ed intricato.
I personaggi sono costruiti in modo nitido e caratterizzati perfettamente, questo aiuta a sentirsi parte della storia e a cercare di sostituirsi a Julia nella ricerca dell'assassino, compiendo spesso i suoi stessi passi falsi.
Un thriller assolutamente perfetto ed un autore come se ne trovano pochi ultimamente in questo genere. Un'unica pecca mi porta a non dare il massimo dei voti; qualcosa che purtroppo non è dovuto all'autore ma alla traduzione. Troppo spesso leggendo mi sono ritrovata a notare errori nelle coniugazioni dei verbi che purtroppo mi hanno infastidito non poco. Chiederei un'attenzione maggiore ai traduttori perchè ultimamente questa cosa capita troppo spesso e non credo sia accettabile!
Se vi piace il genere non potete non leggere questo libro, se invece il genere non è il vostro preferito ma avete voglia di provare ad avvicinarvene allora questo è il thriller che fa per voi!
Cosa ne pensate? Conoscete questo libro o il suo autore? Io attenderò con ansia i suoi prossimi lavori!

VOTO: 

lunedì 21 settembre 2015

Recensione #83 - Un giorno come un altro di Filippo Venturi

Buon lunedì carissimi! Come è andato il vostro week end? Il mio super impegnato, tutto è tornato come prima delle ferie!!!
Oggi ritorno con una recensione, visto la quantità di quelle arretrate. Vi parlo di un libro che mi è stato inviato direttamente dall'autore e che ha saputo conquistarmi da subito: Un giorno come un altro di Filippo Venturi edito da Pendragon, 221 pagine.

Trama: Bologna, 2014: la mostra "Il mito della Golden Age", che espone, tra gli altri, il celeberrimo dipinto di Vermeer "La ragazza con l'orecchino di perla", è nel suo pieno svolgimento. Grazie a un'incredibile serie di circostanze favorevoli, Martino, meccanico spiantato dedito ai furti di cerchioni, in una tranquilla serata di maggio riesce a intrufolarsi a Palazzo Fava, sede dell'esposizione, e a entrare in possesso del quadro. Parte così la storia del furto del secolo che, tra ricerche disperate e strampalate richieste di riscatto, vede protagonisti ladri dal cuore buono e funzionari tutt'altro che ineccepibili, in un crescendo di colpi di scena che porteranno a un finale inaspettato...

Bologna 2014. La città è in fermento per l'avvicinarsi dell'importantissima mostra in cui verrà esposta il famosissimo dipinto La ragazza con l'orecchino di perla.
Martino, ladruncolo da quattro soldi con precedenti penali, quella ragazza la conosce bene, ma solo perchè il suo sguardo lo fissa da tempo da ogni angolo della città. Non sa come si chiami, non sa quanto valga.
È una notte come tante quando, rubando quattro cerchioni da una 500, viene pizzicato ed inseguito da una volante. Non si fa prendere dal panico, inforca la sua bicicletta rubata e sfreccia a tutta velocità cercando di seminare i suoi inseguitori. Non vuole essere preso, in galera ci è stato da poco e non ha nessunissima intenzione di tornarci.
A quanto pare è la sua serata fortunata - e lui ancora non capisce quanto - visto che la volante finisce dritta dritta dentro un camioncino che viaggia contromano e lui, nel trambustro della situazione, riesce a trovare un portone aperto in cui nascondersi per far calmare le acque.
Cerca solo un posto tranquillo dove riprendere un po' fiato ma evidentemente, come dicevo prima, questa è proprio la sua giornata fortunata.
Scavalca un cancello, entra da una grata, supera una porta e si ritrova in un grande salone, quello di un Museo con un numero indefinito di quadri che lo circondano. Non è un museo qualunque, è IL mueseo, quello dove è esposto La ragazza con l'orecchino di perla che infatti lo fissa con quei suoi occhioni da una sala a lei dedicata. È così, per caso, che prende piede il colpo del secolo, senza premeditazioni, senza particolare studio delle mappe del palazzo, nè di quelle dei sistemi di allarme che - a quanto pare - sono staccati.
Nasce così, semplicemente da un caso, un'occasione che rappresenta forse una possibilità di rivalsa che la vita gli sta offrendo.
È in questo modo che conosciamo Martino, il suo aspetto un po' sciupato di quarantenne che ha patito molto nella vita, un uomo senza grandi propositi ma con un'estrema capacità di cogliere l'attimo.
Per risolvere il caso del secolo a Bologna si comincia a "giocare" a guardia e ladri con metodi leciti e non che fanno spesso parteggiare il lettore per quelli che dovrebbero essere i cattivi ma che cattivi non sono.
Un giovane autore italiano che con un coraggio disarmante rende protagonista del suo libro quel quadro già famoso ai più proprio grazie ad un romanzo meraviglioso; e lo fa con molta umiltà, senza strafare, utilizzando un linguaggio semplice ma al tempo stesso capace di infondere profondità alle situazioni, utilizzando uno stile ironico ed al contempo preciso e intrigante. 
Un giallo italiano, senza niente da scoprire perchè in realtà conosciamo già il ladro e siamo messi a conoscenza delle sue mosse prima che vengano effettuate, ma nonostante questo capace di incollare alla lettura il lettore grazie a quei personaggi così reali, così bisognosi di rivalsa.Il furto diventa un po' il pretesto per mostrare le sfaccettature di una città come Bologna, dove il centro sfarzoso e ricco deve convivere con un periferia difficile ed una legge spesso usata in modo non proprio consono.
I momenti di Martino a tu per tu con il quadro sono, per quanto mi riguarda, i più belli di questa storia, perchè con lei il protagonista riesce a tirare fuori il suo vero io raccontando - anche al lettore - i suoi pensieri più profondi. Perchè Martino quel quadro se lo appende in camera, e La ragazza con l'orecchino di perla diventa un po' "la sua ragazza", quella che non venderebbe mai al primo offerente neanche per decine di migliaia di euro.
È facile affezionarsi al protagonista, prenderne le parti tifando per lui - lo confesso, l'ho fatto per tutto il tempo - perchè è chiaro da subito che in fondo abbia un animo buono; e allo stesso tempo è facile detestare Franco Petrella, il manesco quanto odioso poliziotto che si trova a seguire il caso.
L'evolversi della storia, nella sua semplicità di noir nostrano con un tocco di ironia non è per niente banale, come non è banale la struttura del libro in cui non troviamo un indice di capitoli ma una playlist di canzoni i cui versi anticiperanno ogni capitolo.
Un libro tutto da scoprire così come credo sia tutto da scoprire questo autore italiano di cui non possiamo che andare fieri e la cui storia vedrei bene su una bella copertina blu edita Sellerio.
Cosa ne pensate? Lo conoscete? 

VOTO: 


venerdì 18 settembre 2015

Ti consiglio un libro #6 - Un libro da cui è stato tratto un film

Buongiorno lettori e buon venerdì. Torna oggi la rubrica Ti consiglio un libro, nata dalla collaborazione tra  Laura de La Biblioteca di Eliza, Salvia di Desperate Bookswife e Laura de La Libridinosa. Oggi vi consigliamo un libro da cui è stato tratto un film.



IL MIO CONSIGLIO
Autore: Gillian Flynn
Casa editrice: Rizzoli
Pagine: 462
Prezzo:  18.00 €

Devo ammettere di non essere riuscita ancora a vedere il film tratto da questo libro ma lo farò non appena ne avrò l'occasione. Non appena però mi sono domandata quale fosse il libro legato a questo consiglio questa cover mi si è immediatamente piazzata in testa. Un libro perfetto in tutto il suo insieme, compreso una prima parte un po' lenta ma necessaria all'evolversi della storia.
Quello che la Flynn è riuscita a creare è un thriller allo stesso tempo divertente, inquetante, sconvolgente ma assolutamente e paurosamente credibile.

Ed ora correte a scoprire i consigli di Laura, Salvia e Laura

giovedì 17 settembre 2015

BibliOmaggi #6

Ciao a tutti, rieccomi qui con voi per mostrarvi i libri che mi sono stati inviati in omaggio dalle Case Editrici o dagli autori. Settembre è un momento ricco per le pubblicazioni ma io non ho voluto strafare richiedendo più libri di quelli che riuscirei a leggere quindi ecco qui le mie scelte!
  • Amedeo, je t'aime di Francesca Diotallevi edito da Mondadori Electa, 247 pagine. Data pubblicazione: 15 settembre 2015. Ringrazio la casa editrice per avermi spedito il cartaceo. Il mio blog ha inoltre partecipato al blogtour per la presentazione in esclusiva ai lettori di questo libro. Se ve lo siete perso cliccate qui.
Trama: Parigi, 1917. Jeanne Hébuterne ha solo diciannove anni quando, a una festa di Carnevale, incontra il pittore Amedeo Modigliani. Soprannominato Maudit, maledetto, Modigliani è conosciuto nel quartiere di Montparnasse per lo stile di vita dissoluto e il carattere impetuoso, oltre che per i malinconici ritratti dagli occhi privi di pupille che nessuno vuole comprare. Lei, timida aspirante pittrice con le ali tarpate da una rigida famiglia cattolica, non può fare a meno di sentirsi finalmente attratta da quest'uomo bello e povero, che sembra vivere di sogni apparentemente irrealizzabili e affoga dolori e frustrazioni nell'alcol e nella droga. Per lui lascia ogni cosa, mettendo da parte le proprie aspirazioni, e si trasforma in una compagna fedele e devota, pronta a seguirlo ovunque, come un'ombra, anche oltre la soglia del nulla. Struggente e tormentata, la loro storia scardinerà ogni convenzione, indifferente a regole e tabù, lasciandosi guidare dall'unica legge a cui non ci si può sottrarre: quella del cuore. Amore e morte si mescolano, in questo romanzo, alla passione che anima il cuore di un artista, al desiderio di riuscire ad afferrare una scintilla di infinito.

  • Un giorno come un altro di Filippo Venturi edito da Pendragon, 221 pagine. Data pubblicazione: 13 maggio 2015. Ringrazio l'autore per avermi spedito il cartaceo. Un libro che mi ha incuriosito da subito per la trama e per il richiamo al famosissimo dipinto La ragazza con l'orecchino di perla. Ho letto questo libro non appena mi è arrivato e mi è piaciuto moltissimo! A breve la recensione.
Trama: Bologna, 2014: la mostra "Il mito della Golden Age", che espone, tra gli altri, il celeberrimo dipinto di Vermeer "La ragazza con l'orecchino di perla", è nel suo pieno svolgimento. Grazie a un'incredibile serie di circostanze favorevoli, Martino, meccanico spiantato dedito ai furti di cerchioni, in una tranquilla serata di maggio riesce a intrufolarsi a Palazzo Fava, sede dell'esposizione, e a entrare in possesso del quadro. Parte così la storia del furto del secolo che, tra ricerche disperate e strampalate richieste di riscatto, vede protagonisti ladri dal cuore buono e funzionari tutt'altro che ineccepibili, in un crescendo di colpi di scena che porteranno a un finale inaspettato...

  • Florence Gordon di Brian Morton edito da Sonzogno, 320 pagine. Data pubblicazione: 17 rettembre 2015. Ringrazio la casa editrice per avermi spedito l'ebook.
Trama Florence Gordon ha settantacinque anni e vive a Manhattan. Femminista ebrea divorziata, scrittrice scorbutica, attivista testarda e orgogliosa, detesta la maggior parte delle cose che la gente trova piacevoli e ama mettere gli altri in difficoltà. Mentre è alle prese con la sua settima fatica, un libro di memorie, un articolo del «New York Times» la definisce “patrimonio nazionale”, catapultandola sotto le luci della ribalta e obbligandola a superare quel fi lo spinato che aveva eretto intorno a sé. La situazione precipita quando i suoi “cari” si trasferiscono da Seattle a New York: il figlio Daniel (che ha snobbato le orme letterarie dei genitori per diventare poliziotto), la nuora Janine (psicologa, pronta ad avere una relazione con il suo capo) e la nipote Emily (che sta cercando di capire cosa fare di una problematica storia d’amore). Tra i quattro, giorno dopo giorno, si intreccia una commedia irresistibile, all’insegna di una crudele sincerità ma anche di una sorprendente complicità emotiva. L’anziana signora, i cui corrosivi commenti sono una sorta di “versione di Barney” al femminile, non risparmia niente e nessuno. E forse proprio per questo i personaggi che la circondano (e i lettori di questo libro) finiranno per affezionarsi a lei e non poter più fare a meno della sua voce - See more at: http://www.sonzognoeditori.it/component/marsilio/libro/4542606-florence-gordon?eprivacy=1#sthash.nAgLXxml.dpuf

  • Io non ti conosco di S.J Watson edito da Piemme, 456 pagine. Data pubblicazione: 08 settembre 2015. Ringrazio la casa editrice per avermi spedito l'ebook. Ero così curiosa di leggere questo libro - in quanto si tratta del secondo lavoro dell'autore che io avevo conosciuto con Non ti addormentare, la mia recensione qui - che l'ho cominciato durante un seminario di aggiornamento professionale ed ora sono già oltre la metà! E' una droga!
TramaJulia Plummer ama suo marito. ma è ossessionata da un uomo che nemmeno conosce. E’ una madre affettuosa. eppure ha messo in pericolo suo figlio. Crede di sapere quello che fa, ma sta perdendo il controllo.,sta vivendo due vite. Potrebbe perderle entrambe…
Da quando sua sorella Kate è morta, aggredita a Parigi da uno sconosciuto, la vita di Julia Plummer non è più la stessa: la stabilità che si era conquistata è in pericolo, e lei sente il richiamo del suo vecchio insidioso nemico, l’alcol. L’unica persona con cui Julia può parlare di Kate è Anna, la coinquilina di Parigi, la persona che forse conosceva Kate meglio di tutti. È lei a confidarle una cosa che nessuno sa: Kate si divertiva a vivere mille vite. Andava on-line fingendosi una persona diversa ogni volta, conosceva uomini, li incontrava. Così, Julia non resiste alla tentazione e, usando le credenziali della sorella, decide di provarci anche lei, e vivere per una volta la vita, almeno quella virtuale, di Kate, per capire cosa può esserle successo. È così che, protetta dal nome falso di Jayne, Julia contatta Lukas, uno degli ultimi amanti di sua sorella. All’inizio, lo tratta con sospetto, poi pian piano tra i due nasce qualcosa che Julia scambia per amore. Finché, quando Lukas comincia a cambiare, Julia sarà costretta a domandarsi se le mani che adesso la toccano, con dolcezza ma anche con violenza, non siano le stesse che hanno fatto del male a sua sorella… In un vortice di colpi di scena e rovesci di trama, il nuovo thriller dell’autore del successo planetario Non ti addormentare ci racconta com’è facile perdere tutto, mostrandoci la doppiezza delle vite degli altri.


E con questo è tutto, cosa ne dite? Ci sono generi per tutti i gusti! Quali di questi stuzzica di più la vostra curiosità?

mercoledì 16 settembre 2015

Recensione #82 - Sei la mia vita di Ferzan Ozpetek

Buongiorno lettori, buon mercoledì, come state? Finalmente questa settimana riesco a riprendere una programmazione più normale qui sul blog. Scusatemi per la scorsa settimana ma sono stata messa ko da un'infezione pazzesca che non mi ha permesso di alzarmi dal divano per una settimana intera.
Oggi torno con una recenzione, quella del libro Sei la mia vita di Ferzan Ozpetek edito da Mondadori, 218 pagine.

Trama: Un'auto lascia Roma di primo mattino. Alla guida, c'è un affermato regista. Sul sedile accanto, l'uomo che da molti anni ama di un amore sconfinato. Dove stanno andando? Mentre la città si allontana e la strada comincia a inerpicarsi dentro e fuori dai boschi, il regista decide di narrare al compagno silenzioso il suo mondo "prima di lui": "La mia vita è la tua e ora te la racconterò, perché domani sarà solo nostra". Inizia così un viaggio avanti e indietro nel tempo: i primi anni in Italia, dove era giunto dalla Turchia non ancora diciottenne con il sogno di studiare e fare cinema, le persone che hanno lasciato il segno, gli amici, gli amori, le speranze, le delusioni, i successi. Storie che conducono ad altre storie, popolate da figure indimenticabili e bizzarre: una trans egocentrica sul viale del tramonto, un principe cleptomane, un centralinista con il rimpianto della recitazione, una cassiera tradita dalle congiunzioni astrali, una bellissima ragazza dallo spirito inquieto. E poi, raffinati intellettuali, inguaribili romantiche, noti cinefili, amanti respinti e madri niente affatto banali. Sullo sfondo, il palazzo di via Ostiense dove tutto accade, crocevia di solitudini diverse, ma anche di intense amicizie e travolgenti passioni. Il palazzo che nel tempo si è trasformato, conservando però intatti i suoi più intimi segreti.

Ho cominciato a leggere questo libro su consiglio di una follower dell pagina facebook del blog - se non avete ancora fatto mi piace cliccate qui - senza neanche pormi il problema di leggerne la trama. Era dal suo primo libro - Rosso Istanbul che non ho ancora letto - che ero incuriosita da questo autore quindi dopo il consiglio super appassionata sono andata convinta, senza pormi troppe domande, ed ho fatto bene.
Adoro Ospetek regista e non ci ho messo molto, cominciando a leggere, ad immaginare le atmosfere che lui ha saputo regalarci con i film "Le fate ignoranti" o "Saturno contro".
Questo libro è una biografia e narra la storia di un amore, quello del regista verso il suo compagno malato di Alzheimer. Tutti i protagonisti passano per via Ostiense, qualcuno ci abita, qualcuno è solo di passaggio, ma tutti si sentono parte di una grandissima e stramba famiglia.
Via Ostiense, un vecchio edificio in un vecchio quartiere popolare. Cinque piani senza ascensore e una terrazza condominiale con vista sul viavai di camion ai mercati generali. Poco più in là, un gasometro si staglia in un angolo dimenticato della città, tra le sterpaglie e i binari morti della ferrovia. Tutt'intorno, Roma sparge il suo fascino polveroso. La mia storia non può che iniziare da qui. 
È grazie ai racconti di Ferzan, con cui cerca di far riemergere dalla nebbia i ricordi del suo amore, che noi lettori veniamo catapultati in quella vita fatta di tavolate di amici ai pranzi della domenica, quelle che tanto vengono riproposte nei film del regista. È in questo modo che facciamo conoscenza con Vera - all'anagrafe Mario - che nella casa di via Ostiense accoglie i suoi clienti; con Valerio, vecchia fiamma dell'autore, proprietario di quell'appartamento con accesso diretto alla terrazza condominiale dove si consumano quei pranzi domenicali; con tutti gli altri inquilini - più o meno passeggeri e più o meno strambi - facendoci immaginare ogni loro sfaccettatura caratteriale e fisica.
La prima ad arrivare era stata lei, Vera. Ne avevo già sentito parlare: era la trans più estrosa e richiesta di Roma. E anche una delle prime in città, se è per questo. Aveva fatto la sua comparsa in terrazza in tutta la sua maestosità, la spettacolare parrucca bionda, gli occhi penetranti, lo sguardo impaziente, il corpo tizzi e muscoloso che le dava un'andatura da scaricatore di porto anche sui tacchi. Indossava un miniabito che la avvolgeva come una seconda pelle, mettendo in evidenza cosce di marmo e un seno generoso (come avrei presto scoperto, era nuovo di zecca). Tra le braccia, esibiva con fierezza il suo piatto del giorno: spezzatino con contorno di patate.
Con estrema delicatezza e con una straordinaria padronanza dell'uso delle parole, Ozpetek ci fa ripercorrere un periodo che parte dagli anni '80, dove l'amore era libero e meno difficile soprattutto per i gay, dove l'incubo dell'AIDS non faceva ancora parte di chi, come lui, amava sperimentare sessualmente e senza troppo impegno, ed arriva fino ad oggi.
Tutto cambia quando molti conoscenti - soprattutto omosessuali - cominciano a contrarre la malattia. Tutto si riempie di paura, ogni gesto diventa meno spontaneo e, per forza di cose, più ragionato. 
Ovunque si respirava un senso quasi assoluto di libertà. L'amore e il sesso erano forme pure di conoscenza senza censure nè limiti, tranne quelli che stabilivi tu. Eravamo una generazione spensierata come nessuna mai era stata prima. Coraggiosa, avventurosa, che si dava al mondo senza risparmiarsi. Non potevamo immaginare, allora, come tutto sarebbe cambiato. Da lì a non troppo, l'Aids ci avrebbe rubato per sempre quella libertà, costringendoci a diventare circospetti e timorosi. Un virus micidiale si preparava a portarci via, insieme all'innocenza, tanti amici, che ancora ignari riempivano i tavolini all'aperto dei bar con i loro sogni e le loro risate.
L'autore racconta la sua vita senza peli sulla lingua, senza censurare nessun suo atteggiamento o nessuna esperienza; neanche quelle che per un regista ormai famoso come lui potrebbero risultare sconvenienti.
Ma sopratutto ci racconta un amore, quello vero, quello per cui senza pensarci si sarebbe disposti a rinunciare a tutto, alla fama, al successo, agli amici, ad un'esistenza che, tanto, senza quell'amore non sarebbe più la stessa. Quanto è profondo questo amore! Quanto è grande! E lo si percepisce in ogni parola, in ogni riga, in ogni singolo capoverso, e la sua manifestazione scritta nero su bianco fa riflettere il lettore e lo contagia di entusiasmo.
È così raro che due persone fatte l'una per l'altra si incontrino. Il mondo è pieno di esseri infelici che s'innamorano del tipo sbagliato, che restano soli, che soffrono, che piangono lacrime amare. Che credono di conoscere il sapore dell'amore e, invece, ne hanno assaggiato solo un pallido surrogato.
Poi sei arrivato tu. 
Sei comparso come una visione in compagnia di un amico e ti sei seduto proprio di fronte a me. Ti dovetti guardare come imbambolato: eri di una bellezza da mozzare il fiato.
Quella domenica non smisi un solo attimo di fissarti. E tu, invece, non mi guardavi mai, sembrava non esistessi.
Ecco, pensai: questo è l'uomo della mia vita!
Mentre ti affido i miei pensieri mi ripeto per l'ennesima volta quanto siamo stati fortunati, tu e io. Sei arrivato in punta di piedi, con la discrezione di un ospite di passaggio. Ho dovuto insistere perchè sistemassi le tue cose negli armadi. Eppure, fin dalla prima notte ho avvertito la tua presenza dappertutto. Da subito mi sei entrato nel sangue come una medicina necessaria, di cui prima paradossalmente nemmeno sospettavo l'esistenza.
Quando mi sento affondare dentro l'onda della disperazione, ecoo, allora penso all'amore. Perchè è l'amore che rende possibile l'impossibile, bello il brutto, accettabile l'inaccettabile. Anche se ti toglie il sonno, ti accorcia il respiro, ti invade ogni pensiero, senza darti requie. Anche se ti ferisce lasciandoti un segno indelebile. Anche se ti consuma in una passione non corrisposta, che non riesci, che non vuoi combattere, ma alla quale ti abbandoni con tutto te stesso, assaporandone ogni lacrima. Sì, persino soffrire è meglio che sopportare una gelida esistenza. Perchè, quando ami, vivi, e ne vale sempre la pena. Saresti capace di fare qualunque folli in nome dell'amore. Ma anche gesti grandiosi.
Ho letto questo libro immaginandomi per tutto il tempo quegli attori che popolano normalmente i suoi film, canticchiando tra me e me la canzone che in Saturno contro accompagna lo svolgersi della vita, dell gioia, dei dolori, della malattia e della morte dei protagonisti ritrovando nel libro anche parti che all'interno di quel film sono state raccontate.


Un libro delicato, dolce, colmo di amore ma anche un libro triste, doloroso, difficile, capace di prenderci a pugni come di farci sorridere.
Visto l'ottima impressione avuta leggerò sicuramente anche il primo lavoro letterario di Ospetek visto che mi richiama e mi incuriosisce già da un po'
E voi? Avete letto questo libro? Conoscete l'Ozpetek autore? Amate l'Ozpetek regista? Aspetto come sempre i vostri pensieri!!! :)

VOTO: 


lunedì 14 settembre 2015

Blogtour "Amedeo, je t'aime" di Francesca Diotallevi - Tappa #2 Incipit + Estratto


Buongiorno lettori e buon lunedì. E' con estrema emozione che ospito qui, oggi, il Blogtour del libro Amedeo, je t'am nuovo romanzo di Francesca Diotallevi, autrice del libro Le stanze buie che, per quanto mi riguarda, è stata la migliore lettura del 2014. 
Venerdì Denise del blog Reading is Believing ha ospitato la prima tappa dove ha presentato il romanzo, se ve la siete persa cliccate qui.
Oggi io condividerò con voi l'incipit ed un estratto. Nelle prossime tappe sui blog Diario di una dipendenza e Il libro che pulsa troverete rispettivamente la recensione in anteprima ed una fantastica intervista all'autrice quindi non perdetevi nessun appuntamento! Vi ricordo inoltre che Francesca ha messo in palio una copia con dedica del romanzo che potrete provare a vincere compilando il form che troverete nell'ultima tappa.

INCIPIT
 
Parigi, gennaio 1920
Il buio è sempre più intenso prima dell’alba, è quell’incerto istante in cui non è più notte e non è ancora mattino. Un limbo scuro dove vagano, irrequieti, gli insonni e in cui ogni cosa sembra già scritta, inevitabile.
I rumori sono attutiti dalla neve; le prime luci si accendono nelle case, puntini luminosi simili a lucciole. Sembra un mondo irreale e forse lo è. Tutto si sta trasformando, tutti hanno una direzione.
Gli uomini che sono tornati dalla guerra vogliono solo dimenticare, tra feste folli e automobili ruggenti. Le donne accorciano le gonne e tagliano i capelli, chiedono più libertà e sfoggiano un’aggressività che non mi appartiene e che mai mi apparterrà.
È un mondo nuovo e affrontarlo da sola mi fa paura, non sono così coraggiosa. Non lo sono mai stata, nemmeno quando danzavo sull’abisso tentando di sfiorare le stelle. Non è stato coraggio, quello, ma cieca determinazione, come lo è sempre la speranza.
Ora quella speranza non mi appartiene più, è colata via, goccia a goccia, come pioggia su un vetro appannato. Per chi dovrei combattere?
Ho solo ventuno anni, ma me ne sento mille addosso, come se avessi vissuto innumerevoli vite. E se davvero le ho vissute, sono finite tutte nel medesimo modo: con lui.
La sua assenza mi disorienta, mi lascia inerme e tremante come quei gattini neonati che la madre rifiuta, che non riconosce più suoi, abbandonandoli al loro destino. La sua assenza mi fa sentire inutile, mutilata. Mutilata dentro, nell’anima. Nel cuore. Sono ore che non lo sento più battere. È tempo che vada.
Appoggio le mani alla ringhiera; è ghiacciata e il gelo brucia le mie dita. La strada, sotto, sembra un fiume lontano che si perde nella nebbia. È così lontana, da qui… sembra irraggiungibile.
Guardarla mi fa girare la testa ma non distolgo lo sguardo. Voglio guardare in faccia il destino che ho scelto. Deglutisco e sento una lacrima rigarmi la guancia.
Lo so, lo sento. Non ci sarà perdono per quanto sto per fare.
Mi chiamo Jeanne e questa è la mia ultima alba.

Quello che avete appena letto in realtà è il prologo del romanzo. È Jeanne che parla, inquadrando immediatamente il pediodo storico e mettendo il lettore a conoscenza dei grandi cambiamenti in corso durante i primi anni del dopoguerra. Un incipit malinconico, che mostra subito come la trasformazione in atto all'esterno non combaci con la sensazione di statiticità interiore che la ragazza ventunenne esprime invece attraverso le sue paure. 
Inquietante l'ultima riga dove finalmente si presenta comese fosse un'inizio, ma dove subito ci svela che quella è la sua ultima alba quindi in realtà la fine.
Un prologo d'impatto che fa venire la voglia di sapere cosa abbia portato in Jeanne quegli stati d'animo così negativi.

ESTRATTO

«Buongiorno, Jeanne.»
Sollevai gli occhi dal disegno e lui era lì, davanti a me. Il lapis mi cadde di mano e rimasi alcuni secondi immobile, la bocca spalancata per la sorpresa. Il mio attimo di smarrimento diede modo a Modigliani di prendere posto sulla sedia che Germaine aveva lasciato vuota, allontanandosi per andare a ordinare al bancone.
«Monsieur Modigliani…» balbettai, colta alla sprovvista. Lui, nel frattempo, si era piegato per raccogliere la mia matita. L’appoggiò sul tavolo, tra di noi, e mi rivolse un’occhiata penetrante.
«Vi ho aspettato a lungo» disse semplicemente. Alla luce del sole vidi che i suoi occhi erano di un caldo marrone, l’iride accesa da pagliuzze dorate. Era passata qualche settimana dal nostro primo incontro.
«Sono stata molto impegnata, Monsieur» risposi, con una certa cautela. Con la coda dell’occhio controllai che Germaine non fosse già di ritorno. Non volevo che ci vedesse parlare.
«Sì, questo lo vedo…» Modigliani stava guardando il foglio su cui avevo iniziato ad abbozzare il profilo di una donna che sedeva alcuni tavolini più avanti. «Posso?» mi domandò, indicandolo.
Esitai, poi annuii controvoglia, spingendo la cartelletta verso di lui. Non volevo che vedesse i miei lavori, ma non avrei saputo in che modo negarglielo.
Si mise a scrutare i fogli con aria assorta, e mentre lo faceva io studiai lui. Gli zigomi ampi, il naso dritto e le labbra piene, che sembravano disegnate tanto erano perfette, conferivano al suo volto un fascino indiscusso. Che le donne impazzissero per lui non era affatto strano. Indossava un cappello a falda larga, di feltro nero, una giacca di velluto a coste e una camicia a quadri. Erano abiti dimessi, da cui trasudava povertà, ma sembravano puliti e lui li indossava con estrema dignità, come se portasse un completo elegante. Attorno al collo aveva legato un foulard di seta rossa.
«Avete una mano sicura» disse in quel momento, sollevando lo sguardo. «C’è una mente decisa dietro questi disegni.»
«Lo… prenderò come un complimento» risposi abbassando gli occhi, imbarazzata per essere stata sorpresa a osservarlo.
«Dovreste.»
«Beh, grazie allora.»
Modigliani estrasse dalla giacca la scatola del tabacco e si arrotolò una sigaretta.
«Allora, Jeanne, quando poserete per me?» mi domandò, accavallando le gambe e facendo guizzare la fiamma di un fiammifero.
Sembrava totalmente a suo agio, mentre io avevo l’impressione di trovarmi sui carboni ardenti. Per qualche strano motivo la sua sola vicinanza era sufficiente a minare la mia razionalità. Strinsi la matita nella mano al punto da sentire la mina premere dolorosamente contro il palmo.
«Ecco…»
«Jeanne…» la voce di Germaine arrivò prima del suo sguardo perplesso. Quando mi voltai la mia amica era in piedi al mio fianco e stava guardando Modigliani con aria di sufficienza.
«Temo, Monsieur, che siate seduto al mio posto» disse, gelida.
Modigliani non si scompose davanti alla scortesia di Germaine. Si sollevò, togliendosi il cappello che usò per spolverare il sedile della sedia.«Voilà!» esclamò, rimettendosi il copricapo con aria beffarda.
Germaine sedette, ignorandolo, e appoggiò le tazze di café crème sul tavolino. Non c’era zucchero, per via dei razionamenti, ma Germaine iniziò a muovere il cucchiaino nella tazza producendo un suono ritmico e fastidioso. La tensione era palpabile ma Modigliani non accennava ad andarsene, dondolandosi sui talloni di fianco al tavolo.
«Avevate altro da dire?» gli chiese acida Germaine.
«Veramente stavo aspettando una risposta da Jeanne.»
La mia amica arricciò le labbra.
«Jeanne non poserà per voi, se è questo che volevate sapere.»
Spalancai la bocca per la sfacciataggine di Germaine. Capivo il suo desiderio di proteggermi, ma non accettavo quell’intromissione nelle mie decisioni.
«Immagino che Jeanne abbia una sua opinione e mi piacerebbe sentirlo dalla sua bocca…» stava dicendo Modigliani.
«Sì. Lo farò, poserò per voi, Monsieur Modigliani» esclamai, interrompendolo. Sollevai il mento, sfidando Germaine a contraddirmi. Lui sorrise, quel sorriso enigmatico che avevo già imparato a riconoscere.
«Era quello che speravo» disse soltanto. Non spiegò quando, né dove. Accennò una riverenza e si incamminò, una mano in tasca e l’altra stretta saldamente alla cartelletta azzurra che conteneva i suoi disegni.
Lo seguii con lo sguardo mentre Germaine sospirava, roteando gli occhi al cielo.
«Sei tutta matta, Jeanne» fu il suo laconico commento.
E forse, matta, lo ero davvero.

L'estratto che avete appena letto racconta di uno dei primi incontri tra Jeanne e Modigliani. La descrizione che Jeanne fa del pittore - attraverso la capace scrittura di Francesca - è chiara, precisa; immaginiamo esattamente ogni suo dettaglio fisico ma anche ogni atteggiamento e movimento che compie durante tutto il dialogo. Un uomo affascinante, ci racconta la ragazza, adorato dalle donne e capace di dare ad abiti dimessi e piuttosto poveri una parvenza di eleganza data dal suo portamento. Non vedo l'ora di sapere tutto su questo amore e sui suoi risvolti! E voi cosa ne pensate di quello che avete letto? Attendo le vostre impressioni.

Prima di salutarvi vi lascio il calendario delle prossime tappe con link e date:

11/9 TAPPA #1 ‹‹ Reading is believing ›› Presentazione romanzo
14/9 TAPPA #2 ‹‹ Un libro per amico ›› Incipit + estratto
16/9 TAPPA #3 ‹‹ Diario di una dipendenza ›› Recensione
18/9 TAPPA #4 ‹‹ Il libro che pulsa ›› Intervista + giveaway

Vi lascio inoltre il codice del bellissimo banner realizzato da Denise per questa iniziativa e che potrete utilizzare nelle sidebar dei vostri blog:



Per oggi è tutto, mi raccomando, non perdetevi la prossima tappa con la recensione in anteprima!