giovedì 24 settembre 2015

Curiosità tra le righe #4 - I colori a olio

Rubrica inventata da me in cui, a cadenza casuale, condividerò con voi le curiosità che scoverò tra le righe dei libri. 
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Buongiorno carissimi, come state? Io sono particolarmente contenta perchè finalmente oggi torno con una curiosità trovata durante una della mie letture.
L'argomento cui si fa riferimento sono i colori ad olio.

Ho scovato questa curiosità nel libro La ragazza con l'orecchino di perla di Tracy Chevalier edito da Neri Pozza, se ve la siete persa trovate la mia recensione qui.



Ecco il passaggio che ho sottolineato:

Un altro giorno mi fece chiedere al macellaio una vescica di maiale. Non capii perchè la volesse, fin quando in seguito non mi chiese di tirar fuori dal cassetto ogni mattina, dopo aver fatto le pulizie,  i colori che gli sarebbero serviti. Aprì i cassetti dello stipo vicino al cavalletto e mi mostrò i colori che vi erano riposti, nominandoli uno per uno. Molti di quei termini non li avevo mai sentiti: oltremare, vermiglione, massicotto. Le terre, quella bruna e quella gialla,  il nero d'avorio e il bianco di piombo erano conservati in vasetti di ceramicam chiusi con pergamena per evitare che si seccassero. I colori più costosi - i blu, i rossi e i gialli - erano conservati in piccole quantità in vesciche di maiale. In ciascuna era praticato un foro da cui, strizzando, si poteva far uscire il contenuto, e in cui veniva infilato un chiodino per chiuderlo.

Ebbene sì, avete capito bene, i colori a olio più pregiati nel XVII secolo venivano conservati in vesciche di maiale; in piccole quantità perchè comunque in quel modo seccavano troppo velocemente.
La macinazione dei colori, che veniva una volta fatta personalmente dagli antichi pittori, consisteva nello stritolare e impastare i colori stessi con l'olio sopra un piano di porfido mediante una pietra adatta, pure di porfido, in forma e in grandezza di una scodella, per lo spazio di mezz'ora o di un'ora. Per compiere il procedimento era necessario avere esperienza e scegliere fra i vari pigmenti quelli che potevano essere mescolati senza creare reazioni di incompatibilità, le quali avrebbero pregiudicato irrimediabilmente il dipinto nel tempo. Per questo motivo nei secoli passati alcune opere hanno patito gli effetti di esperimenti mal riusciti.
Non è il caso di Vermeer, protagonista assoluto del libro in questione. L'estrema vividezza e qualità dei colori nei dipinti di Vermeer, tuttora riscontrabile, è dovuta alla grande cura posta dall'artista nella preparazione dei colori ad olio e nell'estrema ricercatezza dei migliori pigmenti rintracciabili all'epoca. Esempio di tale qualità è il largo uso che Vermeer fece del costosissimo blu oltremare, ottenuto dal lapislazzuli, utilizzato in tutti i suoi dipinti non solo in purezza, ma anche per ottenere sfumature di colore intermedie. Non rinunciò ad usare questo pigmento dal costo proibitivo anche negli anni in cui versava in pessime condizioni economiche
I colori macinati erano conservati in vaselli di piombo, o di stagno, o di maiolica; e, più recentemente,
appunto, in vesciche. Solo nel 1841, un ritrattista americano di nome John Rand inventò il tubetto di metallo morbido di stagno in cui conservare i colori, tubetto che consentì di ovviare al problema dei pacchetti di vescica di maiale. Si trattò di utilizzare materiali tradizionalmente usati, ma in modo diverso.
Fu un'invenzione importantissima e necessaria soprattutto per gli impressionisti che amavano dipingere all'aperto. Lo stesso Renoir affermò che "senza i tubetti di metallo non ci sarebbero stati Cézanne, Monet, Sisley o Pissarro, niente di ciò che i giornalisti avrebbero chiamato Impressionismo".
L’Impressionismo fu infatti influenzato dal bisogno di esprimersi e di condurre la ricerca artistica senza compromessi, non vincolati da rigidi schemi precostituiti. Ma le immagini prodotte, caratterizzate da uno sfavillio di colori, non avrebbero mai potuto essere create senza i materiali adatti. Dopo mezzo secolo durante il quale l'arte visiva aveva assistito alla nascita di alcune delle più straordinarie innovazioni nella fabbricazione dei pigmenti, ora c’erano i presupposti per il cambiamento.

Fonti:
http://www.treccani.it/enciclopedia/pittura-a-olio_%28Enciclopedia-Italiana%29/ 
https://it.wikipedia.org/wiki/Pittura_a_olio
https://it.wikipedia.org/wiki/Jan_Vermeer
http://www3.varesenews.it/blog/labottegadelpittore/?p=12552
http://www.cultorweb.com/Impressionismo/IC1.html

Da diplomata al Liceo Artistico non potevo farmi scappare questa curiosità; voi la conoscevate?
Alla prossima con un'altra curiosità tra le righe.

8 commenti:

  1. Mi piace un sacco questa rubrica, si imparano sempre tante cose interessanti!

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    1. Grazie Nadia! Vorrei proporvela più spesso ma tra trovare curiosità e poi cercare notizie su quello trovato non è semplice e ci vuole tantissimo tempo.

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  2. Questo libro l'ho letto qualche tempo fa e se non ricordo male c'erano diverse curiosità o comunque cose poco note simile a questa. Io da perfetta incapace nelle arti non la sapevo! Non si finisce mai d'imparare! ;)

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    1. Hai ragione! A me ha affascinato tantissimo anche il racconto di quando lei preparava i colori! *_*

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  3. ho letto il libro qualche anno fa e mi ricordo che mi ero soffermata su questo pezzo incuriosita . Grazie per avermelo ricordato

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    1. Grazie a te per aver avuto voglia di condividere questo tuo pensiero! :)

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  4. La parte della preparazione dei colori era una delle mie preferite del libro, e fortunatamente anche il film gli dedica un po' di spazio con delle bellissime immagini...!!

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    1. Libro meraviglioso! Film ne ho visto un pezzo perché era già iniziato, ma rimedierò!

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