Buon pomeriggio lettori, come ogni due venerdì oggi torna Marina con una nuova recensione. Prima di lasciarvi a lei vi auguro buon weekend.
Autore: Gail Carriger
Traduttore: Tino Lamberti
Casa editrice: Dalai Editore, 2011
Pagine: 333
Sinossi: Nella Londra di fine Ottocento, uomini, vampiri e licantropi hanno
imparato a convivere, ma questo non rende più facile la vita alla
giovane Alexia Tarabotti. Infatti non ha un'anima (un bello svantaggio
per una zitella in cerca di marito); suo padre è morto e, per aggiungere
sfortuna alla sfortuna, era pure di origine italiana! Quando un vampiro
l'aggredisce e lei lo uccide con il suo inseparabile parasole, le cose
sembrano precipitare: la regina Vittoria in persona manda l'inquietante
Lord Maccon (un lupo mannaro volgare e trasandato) a svolgere le
indagini. Ma c'è dell'altro: la popolazione di vampiri di Londra inizia a
essere misteriosamente decimata, e tutti sembrano ritenere Alexia
colpevole. Chi vuole incastrarla? Riuscirà la ragazza a sfruttare a
proprio vantaggio l'invulnerabilità ai poteri soprannaturali derivante
dalla sua condizione di soulless, cioè di senz'anima? O i suoi guai non
sono ancora finiti? Fondendo letteratura vittoriana, gotica e steampunk,
Gail Carriger ha dato vita a un romanzo sempre in bilico tra ironia e
suspense, ambientato in una Londra che non è mai stata così divertente e
dove, nonostante tutto, è immancabile l'appuntamento per il tè delle
cinque.
RECENSIONE:
Potevo mai resistere alla tentazione? Londra, fine Ottocento. Nobiltà e famiglie facoltose che si incrociano con famiglie “solo” borghesi e con il volgo. Una copertina intrigante e, dulcis in fundo, un bell’ombrello, pardon, un bel parasole con il puntale massiccio, che all’inizio della vicenda sarà uno dei protagonisti assoluti. E poi… il tea delle canoniche cinque del pomeriggio. E una scrittrice fuori dai canoni!
Ebbene, una storia di evasione, travolgente, divertente e perché no, finanche romantica quel tanto che non guasta, con tanto di protagonista di origini italiane da parte di padre e lontana dai canoni classici di bellezza del tempo: troppo alta, troppo botticelliana, troppo decisa e sicura di se stessa, troppo interessata ai marchingegni di qualsiasi tipo e alla scienza in genere, troppo poco bionda e indiscutibilmente troppo poco esangue. Sarà per quello che un vampiro probabilmente non di città e sicuramente non a conoscenza delle regole del bon-ton che avrebbero anche dovuto fargli riconoscere subito la giunonica Alexia Tarabotti come una “senz’anima”, quindi non una sana gola da cui attingere linfa sanguigna, durante una festa monotona, trovandola deliziosamente sola in biblioteca, l’avvicina per suggerle sangue. Mal gliene incolse, poverino! Una serie di goffaggini da parte di entrambi, uno scivolone, una sorta di quasi spiegazione et voilà, un cadavere è subito servito.
A nulla valgono i tentativi dell’alquanto stupita Miss Tarabotti di defilarsi senza farsi vedere. Lo scandalo sarebbe enorme e lei nonostante sia ancora giovane, per motivi che non metteremo in luce, è già considerata una zitella. Quindi uno scandalo sarebbe la rovina per la sua famiglia. Ahimè, per una serie di sfortunate coincidenze, Lord Maccon (quarto Barone di Woolsey e l’Alfa dei lupi mannari di Londra) e il di lui segretario Lyall, entrambi lupi mannari, arrivano con un tempismo che farebbe infuriare Miss Tarabotti, se non fosse così impegnata a farsi credere svenuta, per cercare di togliersi dai pasticci con, diciamo così, l’eleganza delle signorine dell’epoca.
Ma lasciamo i tre a cercare di capire come mai, in una società così civilizzata e piena di procedure e regole per i non umani, un vampiro non conoscesse ed osservasse proprio quelle regole così elementari e dedichiamo anche qualche parola per la stupenda Londra descritta in questo romanzo, che al pari della città reale ha fatto dell’integrazione sociale il suo motto vincente e che qui è ancora più incredibile, perché gli umani convivono tranquillamente con vampiri, fantasmi e lupi mannari. Troppo bello per essere vero? Eppure, qui accade. E a parte un problemino da poco che sta quasi per sterminare i lupi mannari e a seguire anche i vampiri, direi che va tutto splendidamente bene. Beh dai, forse splendidamente non proprio, ma ci penseranno Lord Maccon, incaricato dalla Regina Vittoria, insieme al suo Beta, il Professor Lyall e alla vulcanica ed intelligente Miss Alexia Tarabotti, a dipanare il mistero, anche quasi a costo della loro stessa vita.
Un piccolo cenno ai deliziosi rimandi ad alcune delle favole classiche, tipo la costruzione della famiglia di Alexia sulla falsariga della famiglia di Cenerentola, con tanto di matrigna (qui madre naturale) e sorellastre – anche se le dinamiche sono diverse rispetto alla favola.
Divertente, accattivante nelle descrizioni della città e soprattutto nei dialoghi diretti, ti lascia con il fiato sospeso in attesa di eventi che poi l’autrice ti scaraventa addosso – per farti poi riposare con scenette divertenti e riprendere tutto d’accapo. Un mistero che non è di facile soluzione e che, insieme all’argomento dell’integrazione, è molto attuale, visto che riguarda la scienza e l’utilizzo che il genere umano fa delle scoperte.
“Ma insomma, che maniere!”, disse Miss Tarabotti.
D’accordo, d’accordo Miss Tarabotti: non diremo di più, per non rovinare la lettura ai suoi futuri estimatori. Ma credo che c’incontreremo nuovamente, ora che il suo parasole…
A presto,
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