Buongiorno carissimi, buon venerdì! Oggi, dopo tantissimo tempo, torna Chi ben comincia, ideata da Alessia del blog Il profumo dei libri. Purtroppo ultimamente non riesco ad essere costnte come vorrei con questa rubrica ma, nonostante questo, non mi va di abbandonarla perchè è una rubrica che amo molto quindi ve la propongo quando riesco, sperando che comunque a voi faccia piacere.
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Oggi ho deciso di condividere con voi la prefazione del particolarissimo libro che ho finito di leggere ieri sera. Ho scelto questo perchè è poco conosciuto e perchè secondo me merita moltissimo nonostante non sia un romanzo ma una sorta di saggio che l'autore ha scritto per spiegare il suo punto di vista di neurochirurgo! Si tratta di Primo non nuocere di Henry Marsh edito da Ponte alle Grazie.
REGOLE:
- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti
Prefazione
Prefazione
Se siamo malati e in ospedale, e temiamo per la nostra vita, aspettando un intervento che ci atterrisce, dobbiamo fidarci dei medici che ci curano - e comunque, la vita sarà molto difficile se non lo facciamo. Non deve sorprendere se attribuiamo ai medici qualità sovrumane: è un modo per superare le nostre paure. Se l'intervento riesce il chirurgo è un eroe, se non riesce è un infame.
La eraltà, naturalmente, è diversa. I medici sono umani, come tutti. Molto di quanto succede negli ospedali è questione di sorte, buona e cattiva; successo e fallimento sono spesso al di fuori del controllo dei medici. Sapere quando non operare è importante come sapere quando operare, ed è una della capacità più difficili da acquisire.
La vita di un neurochirurgo non è mai noiosa e può essere profondamente gratificante, ma tutto questo ha un prezzo. Bisognerà fare inevitabilmente degli errori e imparare a vivere con delle conseguenze a volte terribili. Bisogna imparare a essere obiettivi su ciò che si vede senza per questo perdere la propria umanità. Le storie che racconto in questo libro riguardano i miei tentativi, a volte falliti, di trovare un equilibri tra il necessario distacco e la compassione richiesta dalla carriera di un chirurgo, un equilibrio tra speranza e realismo. Non è nelle mie intenzioni intaccare la fiducia nei neurochirurghi o, peggio, nell'intera professione medica, ma spero che il mio libro possa aiutare la gente a capire le difficoltà - di natura più umana che tecnica - che il medico affronta.
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Di sicuro una prefazione del genere fa riporre ancora più curiosità sul libro che si andrà a leggere; almeno, per me è stato così. Ho affrontato la lettura con la consapevolezza che avrei visto la medicina dall'altra parte, affrontando i dubbi di un famoso neurochirurgo e cercando di capire le dinamiche di una professione con così tante responsabilità!
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