Buon venerdì lettori, come state? Io mi appresto a trascorrere un weekend intenso infatti sarà al Salone del libro di Torino tutta la giornata di domenica, non vedo l'ora!!! Ci sarete? Se sì fatemi un fischio che ci beviamo un caffè insieme!
Tornando alla programmazione del blog, oggi torno con la rubrica di Marina. Vi auguro un magnifico weekend e lascio a lei la parola.
Tornando alla programmazione del blog, oggi torno con la rubrica di Marina. Vi auguro un magnifico weekend e lascio a lei la parola.
Piccola pausa dal ns appuntamento con i finalisti del Premio Selezione Bancarella, perché proprio non ho potuto fare a meno di leggere questo piccolo gioiello.
Autore: Paola Calvetti
Titolo: Gli innocenti
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 132
Genere: Narrativa
Anno Pubblicazione: 2017
Sinossi: Forse non si arriva a capire la natura della musica finché non si conosce la natura dell'amore, se mai ne esiste una.
Jacopo e Dasha, due voci smarrite sullo spartito della vita, sono in scena per il Doppio concerto per violino e violoncello di Brahms che, pagina dopo pagina, è l'occasione per rivivere – in un serrato e immaginifico dialogo – i passi della loro storia d'amore. Dopo una lunga assenza, Jacopo torna a Firenze, all'Istituto degli Innocenti, il luogo eletto che lo ha accolto quando venne abbandonato da una madre rimasta nell'ombra, la cui identità è diventata negli anni la sua claustrofobica ossessione. «Come posso scoprire la mia storia se non so da dove vengo?» si chiede. Adottato da una famiglia troppo fragile e gravato di aspettative insostenibili, Jacopo è stato privato della spensieratezza dell'infanzia. A salvarlo è stato un piccolo violino, l'àncora alla quale assicurare i desideri e i sogni. Perché, se la felicità è un talento, Jacopo riesce ad avvicinarla solo stringendo fra le braccia lo strumento. Ma non sempre l'amore salva. Non se nell'amore pulsano, insistenti, vecchie ferite. Dasha, nata in un piccolo paese in Albania, è cresciuta circondata da un amore che Jacopo non conosce. Grazie a un padre devoto e illuminato, ha potuto frequentare il Conservatorio di Tirana, dove ha incontrato il violoncello, destinato a diventare il suo unico amico. Fuggita dal porto di Durazzo, sola con il suo strumento, dopo la rovinosa caduta del regime, è sbarcata a Brindisi il 7 marzo del 1991, insieme a migliaia di profughi. Anche le sue radici sono state recise, ma la musica ha compiuto il miracolo di preservare dal dolore il suo animo delicato e forte. Eppure nemmeno Dasha, che ora suona di nuovo accanto a lui, è riuscita a distogliere Jacopo dalla ricerca di un passato che ha il potere di avvelenare il presente, rendendo orfani i due amanti di un futuro possibile. Dove ad aspettarli, forse, c'è un bambino. Nel corso dell'esecuzione del Doppio di Brahms accadrà qualcosa di totalmente imprevisto. La musica si fa eco dell'amore e di una sconvolgente rivelazione, cui non può seguire altro se non un silenzio colmo di incanto, lo stesso che resta nel cuore del lettore.
Jacopo e Dasha, due voci smarrite sullo spartito della vita, sono in scena per il Doppio concerto per violino e violoncello di Brahms che, pagina dopo pagina, è l'occasione per rivivere – in un serrato e immaginifico dialogo – i passi della loro storia d'amore. Dopo una lunga assenza, Jacopo torna a Firenze, all'Istituto degli Innocenti, il luogo eletto che lo ha accolto quando venne abbandonato da una madre rimasta nell'ombra, la cui identità è diventata negli anni la sua claustrofobica ossessione. «Come posso scoprire la mia storia se non so da dove vengo?» si chiede. Adottato da una famiglia troppo fragile e gravato di aspettative insostenibili, Jacopo è stato privato della spensieratezza dell'infanzia. A salvarlo è stato un piccolo violino, l'àncora alla quale assicurare i desideri e i sogni. Perché, se la felicità è un talento, Jacopo riesce ad avvicinarla solo stringendo fra le braccia lo strumento. Ma non sempre l'amore salva. Non se nell'amore pulsano, insistenti, vecchie ferite. Dasha, nata in un piccolo paese in Albania, è cresciuta circondata da un amore che Jacopo non conosce. Grazie a un padre devoto e illuminato, ha potuto frequentare il Conservatorio di Tirana, dove ha incontrato il violoncello, destinato a diventare il suo unico amico. Fuggita dal porto di Durazzo, sola con il suo strumento, dopo la rovinosa caduta del regime, è sbarcata a Brindisi il 7 marzo del 1991, insieme a migliaia di profughi. Anche le sue radici sono state recise, ma la musica ha compiuto il miracolo di preservare dal dolore il suo animo delicato e forte. Eppure nemmeno Dasha, che ora suona di nuovo accanto a lui, è riuscita a distogliere Jacopo dalla ricerca di un passato che ha il potere di avvelenare il presente, rendendo orfani i due amanti di un futuro possibile. Dove ad aspettarli, forse, c'è un bambino. Nel corso dell'esecuzione del Doppio di Brahms accadrà qualcosa di totalmente imprevisto. La musica si fa eco dell'amore e di una sconvolgente rivelazione, cui non può seguire altro se non un silenzio colmo di incanto, lo stesso che resta nel cuore del lettore.
Piccola pausa dal Premio Selezione Bancarella, perché proprio non ho potuto fare a meno di leggere questo piccolo gioiello. Come sempre, con le dovute considerazioni – personalissime. Già in un precedente romanzo della stessa autrice (Olivia, ovvero la lista dei sogni possibili), avevo pensato che l’idea di base del romanzo fosse originale, anche se poi lo svolgimento della trama non mi aveva completamente entusiasmata. Le recensioni per questo romanzo erano più che positive e così non ho saputo resistere al richiamo di un’autrice italiana, che parla di Fiesole e di Firenze – e mette in scena Brahms, come già fatto nel romanzo Olivia, qui però facendo della musica la protagonista principale, dove là Shakespeare diceva che “quando la tua anima è pronta, lo sono anche le cose”, confermando anche in questo romanzo un filo conduttore di serendipità. Un uomo oramai maturo – il Maestro Jacopo Landi - con l’esperienza dell’abbandono da neonato durante l’alluvione dell’Arno del 1966, la seguente adozione da parte di una coppia e la morte prematura di questa nuova mamma… Una ragazza che ha la metà dei suoi anni – Dasha – figlia amata, albanese scappata dal suo Paese agli albori degli “sbarchi della salvezza”, suonatrice di fila di violoncello. Un incontro fortuito quanto fatale. Amore con la A maiuscola sin dall’inizio, fatto di passione fisica e condivisione della musica, che per Jacopo sembra essere anche un modo per comunicare, dato che le parole non escono con facilità. E i segreti restano tali. Un amore fatto di confidenze, che però esclude i fatti salienti – anche se traumaticamente dolorosi – dell’infanzia abbandonata da parte di Jacopo e delle vicissitudini dopo sbarco in Italia da parte di Dasha. Cinque anni e poco più di un amore totalizzante, che però non riesce a far maturare Jacopo dal punto di vista umano e sentimentale. Una vita interrotta, si può ben dire. Una crescita interrotta, che Dasha non può più condividere e curare.
Bellissima la parte iniziale del racconto, quando Jacopo Landi conosce la Direttrice dell’Istituto degli Innocenti (dove lui ha trascorso, abbandonato, i primissimi anni della sua infanzia), in un botta e risposta tra i due, a mo’ di presentazione della storia che si va a dipanare. Meravigliosa la descrizione di Firenze con nomi di strade e paesaggi che invogliano il lettore a trasformarsi seduta stante in un turista. E’ una danza questo romanzo, la cui musica intesse le pagine che si vorrebbero leggere in un millisecondo, quasi senza la pazienza di leggere pagina dopo pagina, veloce perché devo sapere...
E non conta l’esperienza – purtroppo molto più drammatica – di persone che si sono conosciute nella realtà, vite interrotte che hanno abbandonato il loro Paese in lutto, lasciando affetti che mai più verranno ritrovati, perdendo veramente tutto, finanche una professione di prestigio che nel paese ospitante non può essere riconosciuta.
No, non è questa la ragione per cui il romanzo piace – seppur questa è senz’altro motivazione che porta alla commozione e alla partecipazione attiva delle parole stampate.
Questo romanzo è coinvolgente in modo viscerale, perché le impossibilità e le ossessioni di cui ci ammantiamo le ritroviamo tutte nelle parole e nella storia di quest’autrice.
E come dice il Maestro, “forse non si arriva a capire la natura della musica finchè non si conosce la natura dell’amore, se mai ne esiste una” – e con le parole del Grande Bardo, si conclude questo romanzo, quando il Maestro, pago solo per aver saputo, finalmente libero dalla sua ossessione, “sente che la sua anima è pronta, così come lo sono le cose” che da qui in avanti lui e Dasha saranno in grado di costruire insieme. Nella musica e finalmente, nelle parole.
Vi lascio quindi alla lettura di questo romanzo e dandoVi appuntamento a Venerdì per il prossimo romanzo in lizza per il Premio Bancarella, Vi auguro un buon fine settimana.
Bellissima la parte iniziale del racconto, quando Jacopo Landi conosce la Direttrice dell’Istituto degli Innocenti (dove lui ha trascorso, abbandonato, i primissimi anni della sua infanzia), in un botta e risposta tra i due, a mo’ di presentazione della storia che si va a dipanare. Meravigliosa la descrizione di Firenze con nomi di strade e paesaggi che invogliano il lettore a trasformarsi seduta stante in un turista. E’ una danza questo romanzo, la cui musica intesse le pagine che si vorrebbero leggere in un millisecondo, quasi senza la pazienza di leggere pagina dopo pagina, veloce perché devo sapere...
E non conta l’esperienza – purtroppo molto più drammatica – di persone che si sono conosciute nella realtà, vite interrotte che hanno abbandonato il loro Paese in lutto, lasciando affetti che mai più verranno ritrovati, perdendo veramente tutto, finanche una professione di prestigio che nel paese ospitante non può essere riconosciuta.
No, non è questa la ragione per cui il romanzo piace – seppur questa è senz’altro motivazione che porta alla commozione e alla partecipazione attiva delle parole stampate.
Questo romanzo è coinvolgente in modo viscerale, perché le impossibilità e le ossessioni di cui ci ammantiamo le ritroviamo tutte nelle parole e nella storia di quest’autrice.
E come dice il Maestro, “forse non si arriva a capire la natura della musica finchè non si conosce la natura dell’amore, se mai ne esiste una” – e con le parole del Grande Bardo, si conclude questo romanzo, quando il Maestro, pago solo per aver saputo, finalmente libero dalla sua ossessione, “sente che la sua anima è pronta, così come lo sono le cose” che da qui in avanti lui e Dasha saranno in grado di costruire insieme. Nella musica e finalmente, nelle parole.
Vi lascio quindi alla lettura di questo romanzo e dandoVi appuntamento a Venerdì per il prossimo romanzo in lizza per il Premio Bancarella, Vi auguro un buon fine settimana.
Buon salone a Daniela e grazie a Marina per questa sentita recensione.
RispondiEliminaCiao da Lea
Grazie Lea! :)
EliminaGrazie Lea,
Eliminaquesto romanzo a due voci non lascia sicuramente indifferenti!
Buon fine settimana 😘
Un romanzo che è piaciuto tanto anche a me :) baci!
RispondiEliminaAnche io l'ho adorato! <3
EliminaAnche io l'ho adorato! <3
EliminaCiao Tessa!
EliminaHa tutto per piacere! Ambientazione, personaggi, la storia triste ma che incuriosisce molto relativamente all'Istituto degli Innocenti, la musica...
E la scrittura dell'autrice!
Ti auguro un gran bel fine settimana, ciao, Marina
Ciao Tessa!
EliminaHa tutto per piacere! Ambientazione, personaggi, la storia triste ma che incuriosisce molto relativamente all'Istituto degli Innocenti, la musica...
E la scrittura dell'autrice!
Ti auguro un gran bel fine settimana, ciao, Marina
Bellissima recensione, lo segno in lista ^_^
RispondiEliminaCio Patrizia,
Eliminaè un romanzo snello ma pieno di spunti.
L'idea di base è molto bella e portata avanti con coinvolgimento.
Merita la lettura.
Spero piacerà anche a te.
Ti auguro un buon fine settimana, ciao, Marina