martedì 19 marzo 2019

Recensione #290 - La signora della porta accanto di Yewande Omotoso

Buongiorno lettori, come state? Scusate la latitanza, è una settimana che non mi faccio viva qui, ma è successo per una buona causa: lunedì scorso, 11 marzo 2019, ho data alla luce il mio secondo figlio, un torello di nome Enea che alla nascita pesava ben 3,555 kg, quindi sappiatelo siete tutti un po' zii!!!


Fino alla scorsa settimana mi è venuta in aiuto la programmazione di blogger, poi sono tornata a casa ed ho dovuto prendere un po' il ritmo - in realtà sto ancora cercando di prenderlo - ma posso farcela!!! Spero mi perdonerete se ci metterò un po' a tronare alla normalità...
Oggi cominciamo con la recensione del libro La signora della porta accanto di Yewande Omotoso, edito da 66tha2nd, pag. 249, che ho finito di leggere proprio durante la mia permanenza in ospedale.

Sinossi: Marion e Hortensia sono come il diavolo e l'acqua santa: bianca e snob l'una, nera e scontrosa l'altra. Da quasi vent'anni sono vicine di casa a Katterijn, una zona residenziale di Città del Capo. A unirle è il successo ottenuto sul lavoro, in un'epoca in cui le donne in carriera erano rare: se Marion è riuscita ad aprire uno studio di architettura con più di trenta impiegati, Hortensia è diventata una «guru del design». A separarle due decenni di disprezzo reciproco e futili litigi. Fresche di vedovanza e con un piede nella tomba, le due vecchiette - l'Avvoltoio e la Terribile, come si chiamano tra loro - continuano a detestarsi apertamente, finché un evento inaspettato non le costringe a una convivenza forzata. Tra battibecchi quotidiani, sfoghi velenosi e i timidi tentativi di Marion di creare una complicità «alla Thelma & Louise», l'ostilità si addolcisce e i rancori si trasformano lentamente nel terreno comune tra due donne forti capaci di farsi strada negli anni difficili della segregazione razziale. Con sguardo lieve e umorismo caustico, Yewande Omotoso dà vita a un racconto sull'emancipazione femminile, sull'impatto del colonialismo nella società sudafricana e, soprattutto, su una materia spesso elusiva: l'amicizia.


Questo libro mi è stato regalato da un'amica tempo fa. Non lo conoscevo, nè avevo mai letto nulla di questa piccola casa editrice ma da subito mi ha affiscinato la cover illutrata e la trama che ha come protagoniste due donne dai caratteri e dall'aspetto opposti, una architetto e una designer.
Mi ci sono buttata a capofitto e da subito mi sono trovata in un mondo che ha saputo coinvolgermi, con un'ambientazione ben curata e due protagoniste capaci di entrare immediatamente nel cuore dei lettori grazie ai loro caratteri diversi, ai loro battibecchi, ai loro conflitti ma anche grazie alla loro capacità di evolvere. 

"Nel corso degli anni le due donne avevao litigato su molte cose, e ogni nuovo incontro era carico di ostulità. In effetti, non avrebbero potuto essere più diverse. Hortensia era nera e minuta, Marion bianca e grossa. Il marito di Marion era morto, quello di Hortensia ancora teneva duro. Marion e i suoi quattro bambini, Hortensia senza figli."

Marion e Hortensia, ultraottantenni, vivono in una zona residenziale di Città del capo. Marion è bianca ed è palesemente ed apertamente razzista anche se fa finta di non esserlo. Hortensia è nera, ha vissuto sin da bambina sulla sua pelle gli sguardi di diffidenza dei bianchi e anche adesso, pur avendo sposato un bianco ed essendo totalmente integrata nella società in cui vive, soffre dell'atteggiamento di chi si limita alle apparenze.
Vivono in due case confinanti, non vanno d'accordo e sono in continuo scontro.
Una è vedova ed ha quattro figli che praticemnte non vede e non sente mai, l'altra ha un marito molto malato ed è sola perchè la vita non ha voluto regalarle la gioia della maternità.
L'unica cosa in comune: una carriera importante - una nel ramo dell'architettura e l'altra nel ramo del design - che comunque non riesce a fargli trovare un punto di incontro ma che, anzi, è un ulteriore punto di scontro e di confronto tra le due.
Scenario del romanzo sono le abitazioni delle due donne e le riunioni del comitato di Katterijn in cui Hortensia, nella maggior parte dei casi, non viene volontariamente invitata in quanto nera.
Un libro in cui sicuramente questo è il tema principale, pur non assumendo una connotazione vittimistica, insieme però a tanti temi secondari ma altrettanto importanti come la famiglia, l'amicizia, il rapporto genitori e figli, il mondo del lavoro. Un libro con cui l'autrice coglie l'occasione per raccontare l'intera vita di due donne che potrebbero essere simili ma che per scelta decidono di farsi la guerra.
Le due protagoniste ci vengono raccontate in tutte le loro sfaccettature. Con lo scorrere delle pagine ci viene raccontato il loro presente ma anche il loro passato, le loro infanzie, l'incontro con i loro mariti, l'arrivo a Città del Capo e l'evoluzione dei loro rapporti. In tutto questo emergono in modo predominante i loro caratteri ma anche le loro caratteristiche fisiche e le loro emozioni. Entrambe si troveranno ad essere messe a dura prova dalla vita, e saranno sole, sole a dover reagire ad una situazione in cui forse, l'unione può veramente essere la forza per superare un determinato periodo della vita ed anche le proprie stupide ideologie.
Non conoscevo l'autrice - di cui questo romanzo rappresenta la seconda opera pubblicata - ma sicuramente da questo lavoro emerge la sua grande conoscenza del mondo dell'architettura e del design, essendo anche la sua professione oltre a quella di scrittrice.
Lo stile della narrazione è fluido, accattivante, capace di trasportare il lettore in quei luoghi e capace di fargli provare emozioni contrastanti verso le protagoniste e vesto il mondo che rotea attorno a loro.
Un libro che - nonostante di base sia molto diverso - per alcuni versi mi ha ricordato le atmosfere di Pomodori verdi fritta al caffè di Whistle Stop di Fannie Flagg, un libro che, proprio come quello, vedrei bene trasposto in film.
Ci tengo oltretutto a parlare dell'edizione. Come vi dicevo all'inizio, non avevo mai letto nulla di questa casa editrice, nè mi era mai capitato per le mani un cartaceo pubblicato da loro e devo dire che sono rimasta piacevolmente colpita dalla cura riscontrata nel testo e dalla piacevolezza al tatto delle pagine. Una casa editrice di cui certamente leggerò altro e che, se non conoscete, vi consiglio!


VOTO:



4 commenti:

  1. Ciao! Avevo perso un fatto: l'ambientazione. Come sai la copertina mi ha fatto assolutamente allontanare da questa lettura ( e continuo a rimanere della mia idea) però leggendo la tua recensione potrei cambiare idea.

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  2. Ciao Enea, con quella manina lì che spunta ogni tanto nelle foto *_*

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