lunedì 14 dicembre 2020

Recensione #379 - Furore di John Steinbeck

Buonasera lettori, oggi vi parlo di un libro a cinque stelle, il libro per ora migliore del 2020. Si tratta di Furore di John Steinbeck edito da Bompiani, pag. 637.

Trama: Pietra miliare della letteratura americana, "Furore" è un romanzo pubblicato negli Stati Uniti
nel 1939 e coraggiosamente proposto in Italia da Valentino Bompiani l'anno seguente. Il libro fu perseguitato dalla censura fascista e solo ora, dopo più di 70 anni, vede la luce la prima edizione integrale, nella nuova traduzione di Sergio Claudio Perroni. Una versione basata sul testo inglese della Centennial Edition dell'opera di Steinbeck, che restituisce finalmente ai lettori la forza e la modernità della scrittura del Premio Nobel per la Letteratura 1962. Nell'odissea della famiglia Joad sfrattata dalla sua casa e dalla sua terra, in penosa marcia verso la California, lungo la Route 66 come migliaia e migliaia di americani, rivive la trasformazione di un'intera nazione. L'impatto amaro con la terra promessa dove la manodopera è sfruttata e mal pagata, dove ciascuno porta con sé la propria miseria "come un marchio d'infamia". Al tempo stesso romanzo di viaggio e ritratto epico della lotta dell'uomo contro l'ingiustizia, "Furore" è forse il più americano dei classici americani, da leggere oggi in tutta la sua bellezza.
 
 
Ho preso in mano Furore con una grandissima paura, a causa della consapevolezza di trovarmi davanti ad un mostro sacro della letteratura americana. Con i romanzi così non si sa mai cosa aspettarsi, perché a volte i colossi lo sono perché una delle loro caratteristiche è essere , per i più, incomprensibili.
Non è questo il caso.
 
"La mezzadria non può più funzionare. Un uomo con un trattore può prendere il posto di dodici o quattordici famiglie. Gli si dà un salario e si prende tutto il raccolto."

Questo libro è un viaggio, di quelli tosti, crudi, veri. Un viaggio fisico attraverso l'America in cui la famiglia Joad cerca di raggiungere la California, dopo aver perso la loro casa e la loro attività di braccianti nell’Oklahoma ma è anche e, oserei dire, soprattutto un viaggio interiore, in cui l'autore riesce a regalare al lettore una visione dell'animo di questa famiglia, le sue speranze, le sue fragilità, la sua forza, la sua unione.
Variopinta questa famiglia, in cui emerge prepotentemente Ma, una donna che fino a quel momento ha sempre e solo badato alla casa e ai tanti figli ma che, una volta iniziato il viaggio diventa il fulcro della famiglia, facendo da collante, mostrando una forza che nessuno credeva avesse, prendendo decisioni a volte molto difficili, ma sempre per il bene della famiglia.
Attraverso la storia dei Joad, Steinbeck riesce a ricreare la società e gli avvenimenti storici di quel tempo dando un quadro molto approfondito della situazione grazie anche all'alternanza dei capitoli, uno dedicato a spiegare in generale il contesto e uno dedicato invece al viaggio specifico della famiglia.
Ho trovato in questo libro una capacità narrativa estrema, a tratti evocativa, capace di regalarci grandi descrizioni senza mai farle sembrare eccessive. Ho vissuto gli avvenimenti che mi sono stati raccontati ed ho conosciuto in modo approfondito ogni singolo membro della famiglia, ogni singolo personaggio che la famiglia ha incontrato durante il viaggio, ma anche ogni singolo tratto di terra che hanno attraversato con il loro camion scassato.
Li ho salutati con dispiacere e avrei voluto che mi raccontassero ancora un po' di sé, che non mi lasciassero, che mi spiegassero come si sono evolute le loro vite, se Al sia riuscito a trovare lavoro in un'officina e a crearsi una famiglia, se Tom sia stato capace di tenere a bada il suo animo litigioso, se Ma sia tornata ad essere solo una mamma o se abbia invece continuato a dettare regole nella propria famiglia, se zio John sia riuscito a scacciare i fantasmi del suo passato. Insomma mi sarebbe piaciuto sapere se la California sia veramente diventata per loro "casa". Una storia inventata che però potrebbe tranquillamente essere una storia vera perché l'autore mostra in modo molto fedele quella che in America è stata la grande depressione, portando molti Americani a spostarsi, con le proprie poche cose al seguito, da est a ovest, a causa dell'avvento delle macchine - nello specifico i trattori - che cominciarono a sostituire l'uomo nel lavoro. Un libro che potrebbe essere la storia di una qualsiasi famiglia di quel tempo, un libro che arriva dritto al cuore e che nonostante sia passato quasi un secolo dalla sua pubblicazione risulta tremendamente attuale. Impossibile non dagli il massimo dei voti e impossibile non custodirlo nel cuore come un piccolo gioiello.

Lo avete letto? Per me è stato il primo approccio con questo autore ma conto di leggere tutto quello che ha scritto.



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