venerdì 14 maggio 2021

Letture con Marina #134 - Recensione de Inseguendo l'amore di Nancy Mitford

Buongiorno lettori, come state? Io faccio molta fatica ultimamente a stare dietro al blog, più che altro perchè sto leggendo diversi libri per collaborazioni o rubriche per la fine del mese e sono in ritardo su tutto. Per fortuna Marina è sempre sul pezzo quindi vi lascio con la sua recensione.


Mi ero ripromessa di non leggere le mitiche Mitford. Ma la regina Elisabetta lo ha consigliato, ed anzi se non fosse stato per questo romanzo, lei non avrebbe mai continuato a leggere libri. Tra l’altro l’ha anche conosciuta, una delle terribili. E proprio quella che ha sposato un fascista! D’altro canto, io avrei mai potuto rifiutare il neanche tanto velato invito di Alan Bennett?




Ti
tolo: Inseguendo l'amore
Autore: Nanacy Mitford
Casa editrice: Giunti, 2008
Pagine: 280
Traduzione: L. Corbetta

Trama: Il primo romanzo di Nancy Mitford, in parte autobiografico, nel quale l'autrice ci offre un ritratto irriverente dei vizi e delle virtù della nobiltà inglese nella prima metà del nostro secolo: al centro della narrazione si trova la famiglia dei Radlett, signori di campagna dai gusti un po' eccentrici, presso i quali la nipote Fanny trascorre lunghi periodi della propria infanzia e adolescenza. Nei ricordi di Fanny ormai adulta spicca la cugina Linda, bella, passionale, sventata e coraggiosa: è proprio lei a "inseguire l'amore". La seconda guerra mondiale segna la fine di un'epoca, ma non appanna mai l'umorismo irresistibile e la frizzante ironia con cui le stravaganze dei Radlett meritano di essere raccontate.
 
RECENSIONE:   


Ed eccoci al dunque: raccogliere l’invito di uno scrittore e calpestare i propri principi, in base ai quali non leggere libri di simpatizzanti nazisti e fascisti. Poteva resistere a lungo tale proposito? Appunto! E quindi, se siete qui con me, avete già scoperto che fortunatamente sono passata sopra ai miei principi e mi sono data alla pazza gioia con questo romanzo. 

Leggere la biografia di questa donna è un must, soprattutto se si vogliono poi sperimentare i suoi romanzi, che si leggono voracemente, perché la scrittura è fluida, l’intreccio è coinvolgente, l’ambientazione e l’epoca (guerre a parte) è intrigante. Ed in aggiunta a ciò, per me (e dai, ammettetelo, anche per la maggior parte di voi!), la possibilità di illuminare almeno per un momento il palcoscenico della storia, rischiarando con la luce dei romanzi i molti periodi storici sconosciuti o, quantomeno, dimenticati. 

Nancy Mitford in questo suo primo romanzo con subitanee vendite stratosferiche (in realtà però sarebbe il 4° romanzo, tra i primi due giovanili ed un terzo di scarso valore), mette in scena, nemmeno tanto velatamente, la sua famiglia e l’epoca d’oro in cui ha vissuto. Figlia primogenita di un barone proprietario terriero e di una madre che portava in dote come proprietà familiari anche un’agenzia di stampa, le cui pubblicazioni includevano Vanity Fair e The Lady. Visse un’infanzia, un’adolescenza ed poi una gioventù privilegiate, tra balie, bambinaie, governanti ed alfine, per completare la propria istruzione, un anno a Hatherop Castle, un istituto privato informale per giovani donne di buona famiglia. Non tanto una scuola, ma una sorta di “casto assaggio della vita da debuttante”. E come nella più classica delle tradizioni, al compimento del diciottesimo anno di età, Nancy è introdotta al grande ballo delle debuttanti, con relativa presentazione a corte a Buckingham Palace e la successiva partecipazione ai balli e alle feste che costituivano la Stagione di Londra. A tal proposito, se siete appassionati di tutto questo mondo, Vi consiglio vivamente di guardare il film del 1958, per la regia di Vincent Minnelli: Come sposare una figlia (Reluctant Debutante), con la solare Sandra Dee, gli strepitosi Rex Harrison e Kay Kendall, il belloccio John Saxon e l’intramontabile Angela Lansbury. 

Il romanzo della Mitford ci dà conto, a partire dalla nascita nel 1911 fino agli anni della Seconda Guerra Mondiale, di Linda, della sua famiglia e della cugina Fanny, voce narrante di tutta la vicenda e particolarmente vicina alla stupenda quanto inutile Linda. Parlavamo a ben vedere di autobiografia, perché potremmo pensare ad una Nancy Mitford che veste i panni di Fanny, per raccontare una sé stessa Linda e la relativa famiglia di titolati signorotti terrieri. 

Graffiante nel descrivere la società in cui vive. A partire dal manage familiare, per arrivare anche alla folla di giovanotti universitari e non dell’epoca, dediti alle bella vita, tra balli e feste. Sarà del resto la stessa Fanny, che fino ad un certo punto condivide la vita in simbiosi con Linda, anche se in realtà si vedevano solo nei periodi di vacanza, a dire del periodo del debutto: “non vedevamo mai il giorno, se non all’alba mentre stavamo rientrando dall’ennesimo ballo”. 

 Ma non c’è solo questo nel romanzo. C’è l’infanzia dorata nella campagna inglese, tra cacce, riposini, chiacchiere nell’armadio dei molto Onorevoli, tè pomeridiani e vestizioni per la cena. C’è la caratterizzazione minuziosa dei familiari, soprattutto del patriarca. Ancora, c’è per Fanny, grazie alla madre/zia la possibilità di studiare, a differenza della cugina Linda che crescerà culturalmente ignorante e incapace di affrontare la vita di società e soprattutto la propria vita in modo responsabile. Come la maggior parte delle persone del bel mondo di quel momento storico, sarà la perfetta immagine specchio della stragrande maggioranza delle donne del periodo, impegnata ad “impegnare” la giornata per arrivare a sera. Ci sarà poi l’incontro con tutta una galleria di personaggi uno più incredibile dell’altro, se li vediamo con gli occhi del nostro secolo. E l’interessante incontro tra la proprietà terriera e i banchieri, nobili non più legati al valore della terra, ma al puro Dio denaro. E ci sarà da ultimo l’arrivo della Seconda Guerra Mondiale, tra Gran Bretagna e Francia/Parigi. 

Commentavo poc’anzi la possibilità di conoscere nuove pagine di storia, che ignoravo completamente. Mi riferisco al capitolo nel quale Linda lascia il primo marito, gretto capitalista, bancario figlio di nobili bancari e si lascia affascinare dal figlio di un professore universitario, acceso ed ascetico capitalista. Con lui si imbarca nell’avventura forse più assurda di tutta la sua vita e come tutti gli essere magari inutili ma affascinanti e che illuminano la vita di chi li circonda, ne esce incredibilmente e strepitosamente bene, incontrando un duca francese che… Ma questa è un’altra storia. “Siamo nel 1939 e la popolazione della Catalogna varca i Pirenei e dilaga in una piccola provincia della Francia, che in pochi giorni si ritrova abitata più da spagnoli che da francesi. Mezzo milione di uomini, donne e bambini intraprende questa migrazione, il più drammatico grande esodo di massa di quest’epoca. Il governo francese li sospinge come un branco di animali verso le paludi della costa, li rinchiude dentro recinti di filo spinato e poi finge di dimenticarsene. Come dire?, la storia dell’umanità manca anche di fantasia, perché a ben guardare è anche una ripetizione continua di orrori. E sempre gli stessi. Ma non dirò di più, perché tra internet e la storia vissuta da Linda e narrataci di Fanny, ce n’è da leggere! 

 Nancy Mitford pubblicò questo romanzo nel 1945, vendendone ben un milione di copie! Segno indubitabile che ora come all’ora, lo “speteguless”, così come l’oroscopo, tirava alla grande.


A presto




 

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