Visualizzazione post con etichetta #librosparpagliato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #librosparpagliato. Mostra tutti i post

lunedì 5 settembre 2016

Recensione #145 - La felicità è una pagina bianca di Elisabeth Egan

Buongiorno lettori e buon lunedì. Come state? Oggi primo giorno di lavoro per me dopo le vacanze, inutile dire che non ho voglia per niente ma tant'è, o si lavora o non si mangia... che già anche lavorando non è che si navighi nell'oro!!! Sono nuovamente con voi con una recensione, visto che devo recuperare quelle delle letture di agosto! Vi lascio il mio pensiero su La felicità è una pagina bianca di Elisabeth Egan edito da Nord, pag. 414

Sinossi: Quando qualcosa non va, Alice Pearse cerca rifugio nella lettura. È sempre stato così; fin dalla più tenera infanzia, per Alice i libri sono isole felici dove potersi rilassare, mondi in cui perdersi, tesori da amare. E, adesso che si è trovata all'improvviso con un marito disoccupato, tre bambini da mantenere e un mutuo da pagare, i libri sono diventati letteralmente la sua ancora di salvezza: è infatti grazie alla sua fama di book blogger che le viene offerto un impego da Scroll, una potente società che vuole lanciare una catena di caffè dove tutti gli amanti della lettura possono sprofondare nelle comode poltrone, consultare uno sterminato catalogo di e-book e leggere. Nonostante le feroci proteste della sua migliore amica, proprietaria della libreria del quartiere, alice decide di accettare, tuttavia non le ci vuole molto per rendersi conto che gestire la famiglia con un lavoro a tempo pieno è molto più difficile di quanto non si sarebbe aspettata, e che dietro l'apparenza da paese delle meraviglie, Scroll nasconde un lato da incubo. Eppure alice non si scoraggia: in fondo, a volte, per trovare la felicità basta girare pagina. E avere fiducia nei libri.
Ho letto questo libro per l'iniziativa #librosparpagliato blogger edition, in cui un libro passa di mano in mano a diverse blogger che oltre a leggerlo lo commentano lasciando pensieri, bigliettini, insulti all'autrice o ai penrsonaggi; se non fosse stato per questo sarei stata lontana anni luce da questa lettura ed avrei solamente fatto bingo. Eh già, come sapete generalmente scappo a gambe levate davanti ai libri che promettono di parlare di libri perchè generalmente - ultimamente almeno - la fregatura è dietro l'angolo. Qui è grossa come una casa!

La sinossi prometteva bene, ci si sarebbe anche potuti aspettare un po' di leggerezza e divertimento, mentre io ho trovato in questa lettura solo noia e una grande quantità di banalità.
Più di quattrocento pagine in cui ho atteso con impazienza che tutto finisse. Più di quattrocento pagine che sarebbero tranquillamente potute essere la metà, se non un quarto!
I personaggi - a parte il povero padre della protagonista che risulta a tratti spassoso - sono assurdi ed antipatici, ma antipatici non ai fini della storia - che allora lo avrei capito - antipatici ed assurdi senza una ragione! Alice, che la sinossi promette essere una lettrice accanita e book blogger, avrebbe in realtà potuto amare l'uncinetto o il punto croce che il libro non avrebbe perso nulla.
È vero, la conosciamo madre di tre figli con un lavoro part time a You, una rivista in cui si occupa di recensire libri ma durante la narrazione non legge praticamente mai.
Si trova poi ad essere assunta aa Scroll, una stat-up che promette al mondo sale di lettura e vendita di ebook che sembra più una setta di pazzi sciroccati e in cui lei si ritrova in realtà a fare tutto tranne che occuparsi di libri. La sua antipatia non aiuta, risuta a tratti odiosa, e assolutamente inutile, non aggiunge nulla ai fini della storia ma fa aumentare in modo esponenziale il nervoso di chi, come noi poveri lettori, si trova tra le mani questo libro.
Vogliamo parlare di Nicholas, il marito di Alice? Niente fu più azzeccato del detto "Dio li fa e poi li accoppia!". Lui è avvocato tirocinante che si ritrova senza lavoro per aver scagliato un PC contro al muro quando il capo gli comunica che non lo faranno diventare socio dello studio.
Una situazione del genere nella trama potrebbe rappresentare una svolta, lui sembra apparentemente prendere in mano la situazione decidendo di aprire uno studio in proprio anche se con grandi sacrifici. Bene, vi direte, un uomo propositivo...
Macchè, un uomo senza palle - posso dirlo? Ok l'ho detto! - che si comporta da parassita e si mette a bere diventando un alcolizzato. Tre bambini che crescono praticamente con la baby sitter ed un corollario di personaggi uno più assurdo degli altri.
Lo stile - nonostante fortunatamente le pagine scorrano - è prevelentemente noiso e la storia è infarcita da nomi di marche - inutili per la trama ma che urtano in modo profondo - e di parti che sembrano messe lì a caso, per riempire spazio, senza capo nè coda.
La storia in sè è banale e privo di particolari avvenimenti ed i pochi che ci sono sono assolutamente prevedibili. Insomma, per quanto mi riguarda tempo buttato per un libro che ho già archiviato e che spero di dimenticare presto. 
Ovviamente questo è il mio modestissimo parere e, se lo avete letto, sarei felicissima di conoscere anche il vostro.

 VOTO: 


giovedì 17 marzo 2016

Recensione #115 - Risveglio a Parigi di Margherita Oggero

Buongiorno lettori, come va? Per me settimana stana, sono stata a casa due giorni a inizio settimana perchè non stavo bene quindi sono sfasata con i giorni, ed oggi è già giovedì (per fortuna!).
Marzo corre come un trano e con lui le mie letture, che stanno correndo una dopo l'altra! Oggi mi tocca purtroppo parlarvi di un libro che mi ha parecchio deluso. Mi spiace un sacco perchè non è mai bello trovare letture un po' così ma sopratutto perchè questo è un #librosparpagliato che viaggerà di mano in mano tra molti di voi. Sarò sicuramente ancora più curiosa di conoscere il vostro pensiero. Si tratta di  Risveglio a Parigi di Margherita Oggero, edito da Mondadori, 312  pagine.

Trama: Un viaggio a Parigi. Silvia, Barbara e Mariangela lo sognano dai tempi della terza media, l'età dei confusi progetti di vita e dei castelli in aria, quando una breve vacanza nella ville lumière simboleggiava le magnifiche possibilità del futuro: il successo professionale, la libertà e l'amore. Adesso che di anni ne hanno trentadue, e non si sono mai perse di vista, decidono di partire regalandosi alcuni giorni a Parigi, in omaggio all'amicizia, certo, ma anche per una specie di malinconico rimpianto dell'adolescenza. In sottofondo, inconfessata, la speranza per tutte di dimenticare, anche solo temporaneamente, il proprio carico di delusioni, ansie, contraddizioni, per ritornare un po' alleggerite dei fardelli che ciascuna porta con sé. Al momento di partire, però, ecco la prima sorpresa non proprio gradita: Manuel, il figlio di sette anni che Mariangela sta crescendo da sola, pianta un enorme capriccio e convince la madre a portarlo con loro. Questo bambino scontroso e diffidente le costringerà a confrontarsi con il tempo che passa, con la realtà che l'adolescenza è ormai lontana, e infine con la consapevolezza che per essere passabilmente felici occorre molta buona volontà. Forse... Forse, perché le mille domande poste dal piccolo guastafeste che viaggia con loro, le sue esigenze, i suoi occhi severi offrono alle amiche l'occasione per rivedere le loro convinzioni, trasformando la vacanza da una fuga nel passato a un più consapevole sguardo sul presente e sul futuro.


Non so da dove cominciare a parlarvi di questo libro. Pimo approccio per me verso un'autrice di cui ho tanto sentito parlare, che mi incuriosiva ma che mai mi era capitato di leggere.
Devo dire che ho fatto un po' fatica a finirne la lettura ma mi sono obbligata (chi mi conosce sa che non lascio MAI un libro a metà!) ad andare avanti. Sarà che arrivavo dalla lettura del meraviglioso nuovo lavoro di Lorenzo Marone - recensione qui - sarà che mi aspettavo una narrazione più veloce e brillante ma io, lo devo dire, con Risveglio a Parigi mi sono proprio annoiata.
Protagonista del libro è un viaggio, quello che tre ragazze avrebbero voluto fare insieme almeno un decennio prima, ripercorrendo le tappe di una gita scolastica a Parigi del liceo. Ma, si sa, ogni cosa ha il suo tempo e la stessa cosa in tempi diversi non ha lo stesso sapore.
La storia in se non è malvagia, quello che non ho sopportato sono i personaggi, praticamente tutti, incapaci di prendere di petto la propria grama vita - perchè lasciatemelo dire sono uno più sfigato dell'altro - ritrovandosi a vivere nei ricordi, o nei rimorsi, o nei rimpianti, a seconda dei punti di vista.
L'autrice lascia la narrazione a volte ai personaggi in prima persona, altre ad un ipotetico narratore esterno secondo me creando spesso confusione e non permettendo al lettore di affezionarsi particolarmente a nessuno di loro.
Personaggi che già di per se non è che si facciano amare.
Da una parte donne descritte come sfruttatrici del proprio corpo per ottenere favori, fedifraghe senza riserve, cattive madri, figlie asfissianti, amiche assenti... insomma lo svilimento totale della figura femminile.
Dall'altra uomini che scappano davanti alle responsabilità, padri assenti, mariti violenti.
Insomma, io capisco tutto, le brutture della vita sono tante e sono sicuramente molto più dure di quelle descritte in questo libro però cavoli - si può dire cavoli? - un po' di fantasia nella fase in cui si studiano i personaggi. Capisco non vedere tutto rosa - lungi da me - ma neanche calcare così tanto la mano sulla disgrazia ad ogni costo...
Niente, solo personaggi odiosi e sfigati; una tristezza e pochezza di valori che difficilmente mi è capitato di trovare in un romanzo, un messaggio in cui non solo non trovo positività ma in cui vedo solo tre trentenni disperate, insoddisfatte della propria vita, del proprio aspetto, della propria famiglia che, per trovare uno svago, non trovano di meglio che folleggiare a Parigi tra pasticche, canne, discoteche, lasciando addittura un bambino di 7 anni di notte, da solo, in un albergo? Mi spiace, sarò bacchettona ma non ho trovato nulla - se non di negativo - che potrà farmi pensare a questo libro in futuro. Neanche nella caratterizzazione i personaggi si salvano in quanto quella che ci mostra l'autrice è unicamente una caratterizzazione fisica, sottolineando spesso la bruttezza di una, la formosità dell'altra, senza mai darne una caratterizzazione emozionale.
Salvo solo un paio di personaggi  - Armando e Giovanna - e i capitoli corti che fanno leggere più velocemente; per il resto nulla.
Vogliamo parlare dell'ambientazione parigina? Praticamente inesistente se non per brevissimi sprazzi con nomi di monumenti buttati lì dalle protagoniste ma senza che queste nel libro vivano veramente la città sotto i nostri occhi se non durante la breve parentesi a Disnayland.
E se a tutto questo aggiungiamo un paio di strafalcioni che ho trovato durante la lettura e che mi hanno fatto accapponare la pelle il risultato vien da se...

VOTO: