mercoledì 10 febbraio 2016

Recensione #107 - È così che si uccide di Mirko Zilahy

Buongiorno carissimi! Come state? Qui a Milano oggi splende un sole splendido, anche se c'è parecchio vento, e questo mi fa sentire di buon umore. Ieri ha piovuto ininterrottamente per tutta la giornata, praticamente ho guadato le strade per tornare a casa sana e salva ieri sera! Nella mia giornata relax di lunedì sono riuscita a finire il libro che avevo in lettura, quindi eccomi qui per lasciarvi la mia recensione.
Si tratta di È così che si uccide di Mirko Zilahy edito da Longanesi, che ringrazio per l'ebook, 410  pagine.
Trama: La pioggia di fine estate è implacabile e lava via ogni traccia: ecco perché stavolta la scena del crimine è un enigma indecifrabile. Una sola cosa è chiara: chiunque abbia ucciso la donna, ancora non identificata, l’ha fatto con la cura meticolosa di un chirurgo, usando i propri affilati strumenti per mettere in scena una morte. Perché la morte è uno spettacolo. Lo sa bene, Enrico Mancini. Lui non è un commissario come gli altri. Lui sa nascondere perfettamente i suoi dolori, le sue fragilità. Si è specializzato a Quantico, lui, in crimini seriali. È un duro. Se non fosse per quella inconfessabile debolezza nel posare gli occhi sui poveri corpi vittime della cieca violenza altrui. È uno spettacolo a cui non riesce a riabituarsi. E quell’odore. L’odore dell’inferno, pensa ogni volta. Così, Mancini rifiuta il caso. Rifiuta l’idea stessa che a colpire sia un killer seriale. Anche se il suo istinto, dopo un solo omicidio, ne è certo. E l’istinto di Mancini non sbaglia: è con il secondo omicidio che la città piomba nell’incubo. Messo alle strette, il commissario è costretto ad accettare l’indagine… E accettare anche l’idea che forse non riuscirà a fermare l’omicida prima che il suo disegno si compia. Prima che il killer mostri a tutti – soprattutto a lui – che è così che si uccide.


Ho cominciato questo libro ammaliata da un incipit mozzafiato – lo trovate qui – aspettandomi adrenalina allo stato puro per tutto l’avanzamento della lettura. Mi sono sentita un po’ sperduta quando con lo scorrere delle pagine mi sono ritrovata immersa in un giallo – perché questo è un giallo, un gran bel giallo, e non un thriller – molto lento, misurato, studiato nei minimi dettagli e descritto con minuzia e raziocinio. Ci ho messo un po’ ad entrare nell’ottica e a sentirmi a mio agio ma l’autore con la sua maestria ha saputo prendermi per mano e non farmi perdere, perché con lo scorrere delle pagine il ritmo sale, man mano che gli indizi crescono, che il tempo scorre, che il killer è braccato, che i personaggi evolvono, tutto cambia e ci si sente parte integrante di un piano prestabilito in modo perfetto.
Un piano studiato nei minimi dettagli da chi – questo emerge proprio – con la costruzione di un libro ci sa fare; il fatto che questo sia l’esordio di Zilahy come autore dopo una carriera di traduttore ed editor non è di certo un dettaglio da poco.
In questo libro ritroviamo la struttura classica di un giallo: un crimine, delle vittime, un killer, un’indagine che porta alla raccolta di indizi, di un movente, la risoluzione del caso.
Quello che c’è invece di particolare tra le pagine di questo libro è la caratterizzazione dei personaggi; primo fra tutti Enrico Mancini, profiler, formatosi a Quantico ed esperto nella cattura dei killer seriali. Ecco, come ve lo immaginereste un tipo così? Di certo uno tosto, senza paura, strafottente, saccente, una macchina da guerra insomma. Tutto il contrario di quello che nella realtà ci ritroviamo di fronte.
Enrico Mancini è un uomo segnato dalla morte della moglie a causa di un cancro terribile, segnato dal non esserci stato negli ultimi istanti della sua vita, attanagliato dai sensi di colpa e da mille paranoie tra cui la necessità di indossare sempre, in ogni circostanza, in ogni minuto della sua vita i suoi preziosi guanti in pelle… la sua copertina di Linus. Più che per le sue capacità ci viene mostrato con i suoi difetti, con le sue debolezze, che lo rendono fragile, facile agli svenimenti, pieno di tic, sensibile all’odore degli ospedali e alla parola cancro.
L’Ombra è il killer: lucido, tecnologico, preciso. Un’ombra appunto che si muove indisturbata nel buio della notte, senza lasciare tracce, eseguendo degli omicidi tecnicamente perfetti, con in testa un lucido e terribile piano.
Due figure queste, il buono e il cattivo, che con l’avanzare della lettura sembrano quasi i due risvolti della stessa medaglia, come se più che due persone diverse siano due atteggiamenti differenti ad una grande sofferenza terrena.
Per ogni singolo personaggio l’autore fa emergere in modo predominante i sentimenti e le imperfezioni permettendo al lettori di immedesimarsi in ognuno di essi, arrivando a comprenderli. È proprio tutta questa imperfezione che ci permette di vivere la vicenda in modo più umano, più reale, meno cinematografico - difetto che secondo me spesso emerge ultimamente in chi vuole fare colpo con libri del genere e finisce per strafare. In questo caso invece tutto fila, dalla trama molto particolare e ben costruita, all’indagine, agli intrecci tra i personaggi e le loro vite. Anche Marisa, la moglie morta di Mancini, ci appare come un personaggio reale, presente spesso nei ricordi del profiler tanto da farcela conoscere e da renderla a suo modo una protagonista dell’intera vicenda.
Se i personaggi sono delineati in modo magistrale lo stesso avviene per l’ambientazione che risulta particolarmente, a volte troppo secondo me, dettagliata: una Roma in cui il fasto deve convivere con gli scheletri delle industrie dismesse lungo il corso del Tevere, che per anni realmente hanno rovesciato le loro scorie nel fiume, scheletri che diventano protagonisti degli avvenimenti brutali descritti nel libro, quasi come a sottolineare la loro colpa per quelle morti che, lo sanno tutti, gli sono realmente attribuite.
I più appassionati di gialli – quelli navigati e sgamati - probabilmente saranno in grado di scoprire i collegamenti districandosi negli indizi meglio della sottoscritta; io, tontolona, ho capito il filo conduttore delle morti abbastanza avanti nella lettura ma non mi aspettavo assolutamente un finale come quello che l’autore ha tessuto per noi e che però mi è sembrato il finale più adatto!  
Quindi se intendete cominciare questa lettura tenete duro, concentratevi, dedicategli il giusto tempo – che non è di certo quello di ritaglio che ho utilizzato io per i primi capitoli – sappiate spegnere la mente su tutto il resto ed immergetevi in toto nelle pagine di questo libro… solo così saprete godervelo a pieno!
Un italianissimo – non fatevi trarre in inganno dal nome - nuovo giallista da tenere d’occhio!

VOTO: 

18 commenti:

  1. Ecco, lo sapevo... questo lo avevo scartato, poi leggo la tua recensione e mi viene una voglia matta di leggerlo! non devo più passare di qui (scherzo Dani!)

    RispondiElimina
  2. Già ero incuriosita di mio da questo libro, ora con la tua recensione non vedo l'ora di averlo fra le mani ma ho da poco fino La ragazza nella nebbia quindi voglio ancora assaporare l'aria di Carrisi ^_^

    RispondiElimina
  3. Concordo con te. E, a marzo, Mirko sarà dalle mie parti.
    Ovviamente, non mancherò. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Accidenti, io me lo sono perso per un soffio a Milano; spero ritorni!!!

      Elimina
  4. Ha convinto anche me :) ottimo esordio...

    RispondiElimina
  5. Ciao Daniela.. sai che anche io ero convinta che questo fosse un thriller?! Sono curiosa comunque di leggerlo, soprattutto se l'autore è così promettente :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Però carità, magari mi sbaglio io ma a me sembra più un giallo. C'è anche da dire che ultimamente si fa spesso un gran calderone e si butta tutti nel thriller! ;)

      Elimina
  6. Ciao :-)
    Bellissima recensione, complimenti!
    Io mi sono avvicinata ai gialli da poco e sono ancora un po' "tontolona" anch'io, ma piano piano diventeremo esperte :D
    Questo romanzo mi intriga parecchio, soprattutto perché il protagonista non è il solito ispettore 'sotuttoio'. Grazie del consiglio!

    RispondiElimina
  7. Ma se è un giallo e non un thriller lo ordino subito! Bella recensione.
    un saluto da lea

    RispondiElimina
  8. Letto tutto in due giorni !!!! Mi è piaciuta la trama... mi ha incollato al libro pagina dopo pagina !! Intrigante la struttura degli indizi !

    RispondiElimina
  9. Ciao, recensione davvero molto bella e attenta. Complimenti.

    RispondiElimina