Buongiorno carissimi, come state? Io di ritorno in ufficio dopo una settimana delirante. Avrei dovuto fare il ponte, andarmene in montagna con la mia famiglia e rilassarmi invece martedì scorso mi sono ammalata; laringo faringite acuta è stata la diagnosi quindi niente montagna, niente relax ma solamente una settimana in cui mi sono sentita malissimo! E ora eccomi di nuovo qui in questo ufficio triste... disperazione più totale!!!!
Ma la smetto di ammorbarvi e vi lascio con il post di oggi. La scorsa settimana Baba - Desperate Bookswife vi ha parlato - qui - della prima parte del libro protagonista del nostro Gruppo di Lettura: Volevo solo andare a letto presto di Chiara Moscardelli edito da Giunti. Oggi è tempo di chiacchierare insieme sulla seconda parte.
Nella tappa precedente avevamo lasciato Agata a Barcellona, in galera, vestita come una spogliarellista e drogata; nella nuova parte la ritroviamo in compagnia del suo amico Luca, avvocato, che avvisato da Grazia ha preso il primo volo disponibile ed è andato a tirarla fuori dai guai. Perché questa ragazza i guai li attira in modo disarmante…
Del tal Fabrizio Calcaterra non c’è più neanche l’ombra ma ovviamente il lettore sa da subito che lo rivedrà presto, così come è sicuro che rivedrà a breve l’uomo con il neo in mezzo agli occhi.
Appena rientrata, dovevo andare alla polizia e denunciare la scomparsa di Calcaterra. Dovevo salvarlo come lui aveva fatto con me. Poi sarei corsa dallo psicologo e infine mi sarei rinchiusa in casa per il tempo che mi restava da vivere.Alla polizia Agata ci va anche ma ovviamente non la prendono sul serio, così come non la prende sul serio neanche il suo psicologo; insomma, una donna che sprizza credibilità da tutti i pori.
Ma gli avvenimenti strani non finiscono con il rientro a casa infatti qualche giorno dopo, proprio fuori dal suo palazzo si ritrova davanti l’uomo con il neo in mezzo alla fronte che le blocca il passaggio e la costringe a seguirlo. Una pistola sotto il giubbotto puntato al fianco di Agata la convince in un nano secondo a seguirlo. Uomo con il neo alla guida e due energumeni in fianco, la donna viene portata in un luogo sconosciuto dove però ritrova Fabrizio.
È in quello che scoprirà essere il deposito di una tabaccheria che Agata inizierà a capire qualcosa di tutta questa gente che insegue Papadopoulos e che, di rimando, insegue lei.
Fabrizio e tale Gaetano, un tipetto alla Danny De Vito che l’autrice descrive in modo molto divertente, sono entrambi sulle tracce del greco; il primo perché è stato abbandonato dal padre quando ancora era un bambino – e il padre dovrebbe essere con Papadopolus – il secondo perché il greco gli deve dei soldi.
Entrambi credono che Agata sappia qualcosa, peccato che lei fosse a casa del greco solo per lavoro e che dal momento della sua scomparsa nessuno del suo ufficio sia più riuscito a parlare con lui; ma vallo a spiegare a questi delinquenti che sembrano sapere tutto di lei e che mi cadono poi su un dettaglio non poco rilevante!
Che poi rimanere rinchiusa al buio con quel figaccione di Fabrizio, dopo anni senza contatti con un uomo, e dopo il bacio che lei gli ha rubato - mentre era su un palco, mezza nuda, appesa un palo e drogata - non è che la faccia proprio sentire disperata anzi… Mentre l’uomo cerca ogni mezzo per scappare, lei rimarrebbe volentieri a vivere il brivido di un’esistenza nuova, visto che la sua è veramente triste. Fabrizio evidentemente ha l’ormone al guinzaglio o solamente ha un po’ più di sale in zucca – almeno lui - e trova un modo per scappare da quello stanzino e dove si ritrovano? A Torpignattara, in mezzo alle case popolari con dei tizi che si fanno chiamare lo Scaldabagno, er Teschio, er Poeta, er Minchietta, amici di vecchia data di Fabrizio che – scopriamo così – un tempo era un ladro!
Nato e cresciuto in quel quartiere difficile, Fabrizio un tempo faceva il ladro, mentre ora insegna musica. Il clichè del bello e tenebroso si adatta a lui alla perfezione. Agata invece è la svampita, ipocondriaca, sfigata cui il soprannome Equitalia datole dai ragazzi di Torpignattara calza a pennello!
Beh i due riescono a scappare dalle grinfie di Gaetano ma ovviamente figuriamoci se sanno rimanere lontani dal pericolo, sarebbe chiedere troppo. Vanno a casa di Papadopolus a cercare indizi e, ta-dannnnnn, Fabrizio sembra voler tentare un approccio con Agata che finisce in un nulla di fatto.
Ma finalmente il bacio arriva, quello vero, senza l’aiutino di droghe. Succede a casa di Agata, Fabrizio le riporta il cellulare che aveva perso e dopo aver cantato con la madre pazza di lei - perchè è pazza, non potete dire di no! - restano finalmente soli:
Non riuscii a finire perchè le sue labbra si appoggiarono alle mie senza che nemmeno me ne accorgessi.Non ero mai stata baciata in quel modo, era come se fino a quel momento nessuno mi avesse mai baciata. E se in principio non riuscivo a smettere di pensare a tutte le malattie che mi stava trasmettanso, a dove mi avrebbe portata quel bacio, alla paura del dopo, lentamente un sentimento nuovo si insinuò dentro di me e infine esplose. Cominciai a ricambiare il bacio, a lasciarmi trasportare da lui. Le sue mani mi stordivano, la sua bocca mi faceva quasi male. Anche Fabrizio respirava a fatica.
E mentre stavamo per fare la hola per Fabrizio lui si tira indietro, trovando la solita banale scusa del "lo sbagliato sono io"... Finisce così la seconda parte, con Agata che vede sfumare davanti agli occhi quella che credeva potesse essere la sua nuova vita.
Cosa dire di questa parte? Diciamo che in generale – se non dal punto di vista dell’abbigliamento di Agata e della sua ipocondria – poco ci viene detto dei personaggi che incontriamo. Molti avvenimenti in pochissime pagine, che mi hanno dato l’impressione di essere quasi troppo frenetici e così poche descrizioni che in realtà fatico a immaginare realmente quello che accade e le sembianze dei protagonisti.
Vogliamo parlare
dell’ansia di Agata verso malattie e virus mortali? Se all’inizio poteva
strapparmi qualche sorriso, con lo scorrere delle pagine mi sta quasi venendo a
noia.
Insomma, una
parte piacevole, senza infamia e senza lode, capace di far trascorrere qualche ora
di leggerezza. Ora sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate voi, quindi
sotto a chi tocca!!! ;)
Vi ricordo che l'appuntamento è lunedì 19 dicembre su Desperate Bookswife per il commento della terza ed ultima parte.
Vi ricordo che l'appuntamento è lunedì 19 dicembre su Desperate Bookswife per il commento della terza ed ultima parte.
In questa seconda parte lo spezzone che ho apprezzato di più è stato proprio quello che si svolge a Torpignattara, con i personaggi "ruspanti" del quartiere, ognuno con il suo soprannome. "Equitalia" per Agata con il suo tailleur mi ha fatto davvero un sacco ridere. Per il resto ho smesso di cercare un senso alla storia e la sto semplicemente prendendo come un susseguirsi di (dis)avventure, altrimenti, come ho già scritto la settimana scorsa da Baba, Agata l'avrei già picchiata!
RispondiEliminaHai ragione, su Equitalia ho riso tanto anche io!
EliminaCon questa seconda parte, la mia pazienza nei confronti della protagonista è arrivata al limite: è insopportabile e poco credibile. Meno male che lo stile della prosa è scorrevole. Diamole una terza e ultima chance ;)
RispondiEliminaUn abbraccio
Ma sì dai...per fortuna è scorrevole! Una terza chance gliela possiamo dare!!! ;)
EliminaConfermo quanto detto al termine della prima parte...il libro si legge (per fortuna, almeno quello) ma c'è troppo di tutto e alla fine stufa un po'. Il soprannome "Equitalia" ha fatto ridere anche me ma per il resto....non vedo l'ora che finisca:)
RispondiEliminaPer fortuna si fa leggere! ;)
EliminaBuonasera ragazze! Scusatemi, ma solo ora mi sono accorta di aver recensito la seconda tappa del libro nel post della prima tappa.
RispondiEliminaCmq cosa aggiungere di "miss Equitalia" opss agata trambusti? L abbiamo giá condannata alla lapidazione.
Per me l unica nota positiva é stata la scoperta Dell effettiva esistenza del grazioso Borgo in cui vive la madre hippy e del dipinto che é al centro di un intrigo internazionale, senza dimenticare Barcellona e quella intrigante via di cui Daniela ha postato la foto.
Ahahahah povera Agata!
EliminaEccomiiiii. Dunque che dire, Agata è un personaggio ben particolare, diciamo che non potrebbe essere la mia amica ideale, anzi...però i colorati personaggi della periferia romana li ho assai apprezzati, anche se tutto è abbastanza surreale. Non riesco a stare dietro a questa trottola! La madre mi piace, è completamente fuori di testa, ma compensa Equitalia, che avrebbe bisogno di prendere un po' spunto dalla mammina. Indubbiamente sono curiosa di scoprire come andrà a finire. Per me si lascia leggere, nessun innamoramento folle, però ho apprezzato alcuni personaggi, anche se poco approfonditi. Vedremo...
RispondiEliminaLa madre mi piace finché resta madre sua... Fosse la mia la prenderei a testate ahahahahah
Eliminain ritardo ma arrivo! Questo libro continua a non piacermi granché. Non sopporto Agata, anche questa volta è troppo forzato. La sua ipocondria, il suo cedere a Fabrizio, sua madre ecc. Mi sembra che voglia a tutti i costi far ridere e non mi piace. L'unica parte che mi ha interessato è quella relativa alla vita di Fabrizio. Ah e anche le descrizioni dei luoghi, a differenza tua per me han reso bene l'idea. Posso dire che secondo me il padre di Agata è...? Leggo subito l'ultima parte, sono in ritardissimo
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