venerdì 8 gennaio 2021

Letture con Marina #114 - Recensione di Tokyo tutto l'anno di Laura Imai Messina

Buongiorno lettori, siamo nel 2021, è di nuovo venerdì quindi tornano le buone abitudini e vi lascio con Marina.


Non posso nascondere di aver iniziato l’anno 2021 con un libro particolare che mi ha permesso di fare ciò che di solito non faccio, ma che incuriosisce sempre molto: l’oroscopo! Ma in vece dell’oroscopo, visto l’anno particolare appena trascorso che non ha fatto sconti nemmeno agli affetti della mia famiglia, ho letto un libro che mi desse modo, in un certo senso, di vaticinare il mio prossimo futuro, tuffandomi subito nel mese di Gennaio appena iniziato per il Capo dell’Anno, nel mese del mio compleanno per ovvia curiosità ed ancora nel lontano ultimo mese dell’anno, Dicembre.


Ti
tolo: Tokyo tutto l'anno
Autore: Laura Imai Messina
Casa editrice: Einaudi, 2020
Illustrazioni: 
Igort
Pagine: 286
 
Trama: Mai come nella Lettera al padre, scritta nel novembre del 1919, affidata alla madre senza tuttavia giungere al destinatario, Kafka ci ha dato un ritratto così lucido di sé. E molti dei motivi che vengono toccati in questa confessione anche spietata - primo fra tutti quello di "un immenso senso di colpa" - non possono che ricordare i suoi personaggi più famosi. Quello che qui viene messo in scena è un vero e proprio conflitto. Figura che incarna un'autorità assoluta, che "ha l'aspetto enigmatico dei tiranni, la cui legge si fonda sulla loro persona, non sul pensiero"; agli occhi di Kafka il padre appare come il tipico rappresentante di un mondo da cui egli invece si sente escluso: pratico, utilitaristico, ben lontano dalle sue aspirazioni. Così, in pagine di forte impatto emotivo, Kafka svela la sua natura di "figlio disederato" e proscritto, non compreso nella vocazione di scrittore, inquieto e in cerca di conferme quanto il suo avversario ostenta sicurezza. Nel saggio posto in appendice Georges Bataille indaga in modo provocatorio sui momenti di questa contesa. L'esperienza di Kafka diventa anche occasione per interrogarsi sul senso ultimo della letteratura. Forse nessun altro scrittore ha saputo mostrare come quel senso sia tutt'uno con la vita stessa.
 

 
RECENSIONE: 

Dopo aver a lungo atteso questo nuovo 2021 che ci traghettasse al di là di questo inconsueto anno bisestile, in mancanza del calore fisico degli amici e dei familiari, dei loro abbracci ed infine anche delle lanterne da far sollevare verso il cielo nero della notte dicembrina, ricolme dei nostri desideri inespressi, dopo aver sublimato tutto questo nell’abbraccio al mio piccolo e strettissimo nucleo familiare, ho veicolato questo mio vuoto, come in una sorta di transfert, in un libro. Che non è un romanzo in senso stretto, ma che è a metà strada tra una guida del cuore ed un racconto dall’ampio respiro, che ci consente di viaggiare attraverso i tempi e racconta di un Paese lontano, nella città di Tokyo in particolare, dove cultura, tradizioni, lingua ed abitudini, oltre alle caratteristiche psico-fisico-sociali, sono così diverse dalle nostre. E guarda che coincidenza!, Gennaio è proprio il “Mese degli Affetti”.
A tal proposito, proprio nel mese di Gennaio, c’è una vicenda che l’autrice porta alla ns attenzione, che mi dà il là per accennare al modo di scrivere dell’autrice, che si è uniformato in modo amorevole alla cifra stilistica degli autori asiatici, ed in particolare mi riferisco alla poeticità ed ieraticità degli scritti nipponici. La vicenda narra di una ragazzina innamorata che tenta di appiccare il fuoco per incontrare nuovamente l’uomo di cui si era invaghita, salvo che per simili crimini al tempo era prevista la pena capitale, dato che le città erano costruite con il legno e la popolazione era terrorizzata dalla possibilità degli incendi. Nonostante il tema tragico dell’episodio, lo stesso ci viene narrato senza toni melodrammatici, tanto che scivola via senza grandi patemi d’animo nonostante la violenza insita in tutto il racconto. E la stessa cosa avviene nelle poche anche se potenti note negative che nell’arco della guida simil-letteraria la scrittrice ci racconta. Solitudine e relazioni fuggevoli, straniamento, bullismo… Eppure, anche in questi casi è più la riflessione su questi temi che viene stimolata, piuttosto che il sensazionalismo.

E approposito poi della guida letteraria, rammento che in una presentazione fiume (lo scorso settembre, sul canale FB Giappone Mon Amour e su IG), l’autrice con un sorriso disse che all’inizio ci fu un fraintendimento (a suo dire da considerare sempre positivo) con l’editore in merito al libro, che era stato definito guida letteraria, per cui l’autrice aveva iniziato una sorta di inseguimento di autori attraverso la città. In questo caso positivo sicuramente, perché ha arricchito il lavoro. Tanto che anche la parte di “eliminazione” è stato pesante, per evitare che il libro si appesantisse. Di qui, con felicità dell’autrice, la scelta di alcune parole in grassetto, pensate proprio dalla casa editrice per focalizzare l’attenzione dei lettori. E che hanno veicolato l’idea base di questa autrice, che è anche insegnante, che il libro non debba essere una guida o una spiegazione di tutto, ma lo spunto di partenza per far sì che un lettore possa scegliere ciò che gli piace o lo titilla, per un successivo approfondimento, dovuto a necessità se usa il libro come guida, oppure a semplice curiosità.. Perché il mantra di Laura Imai Messina è: “quando vuoi fare qualcosa, falla!”, con specifico riferimento alla disciplina, in particolare per lo studio e la conseguente meraviglia, come approccio alla studio e alla vita stessa, per citare le esatte parole della scrittrice. E a testimonianza delle parole, questo libro è una sorta di guida a 360°, non sterile, che invoglia grandemente il lettore a fare tanto uso di Internet per cercare i luoghi, gli edifici, le particolarità che l’autrice descrive, per vivere quasi in prima persona le passeggiate, le ricorrenze, i luoghi, i vicoli e la fila di negozietti a cielo aperto che ci vengono raccontati con il cuore in mano.

Del resto, tutto il libro è pervaso da un amorevole poetica, che io definisco di stile nipponico, se me lo permettete, che fa sembrare Tokyo/il Giappone un luogo desiderabile non solo da visitare, ma in cui vivere, nonostante la città non sia evidentemente esente da pecche (forse la sovra-popolazione in primis, ma allora Tokyo non sarebbe più così particolare, probabilmente) , che però è raccontata in forma così ispirata e suggestiva che passa l’idea bellissima di una dichiarazione d’amore di Laura Messina al suo Paese d’adozione. E non poteva che essere così, viste la meraviglia e la dedizione con cui ne parla: un innamoramento in più fasi, considerato quanto la megalopoli sia stratificata. E anzi, l’autrice paragona Tokyo proprio ad un frutto particolare, dalla buccia dura e dall’interno diviso a blocchi in tanti piccoli gioielli color rubino, la melagrana.

Rischio di dilungarmi più dell’autrice, che dalla sua ha l’intelligente abitudine di non andare completamente a braccio, parlando molto e talvolta perdendosi simpaticamente, ma di segnare parole chiave nel suo bujo. Però ci tenevo almeno a parlarvi di un paio di cose. In primis il mese del mio compleanno, Giugno, Minazuki, il “mese senza acqua”, caratterizzato da un caldo intenso. Altri significati attribuiti a questo mese che mi sono piaciuti sono “il mese dell’attesa del vento”, il mese delle ali di cicala” e i caratteri che significano “fresco e oscurarsi” e i “tuoni” che risuonano nelle sere di inizio estate. Non citerò di proposito l’arcinoto periodo in cui ammirare i sakura: superbo argomento, tanto per tornare al senso di meraviglia citato dall’autrice, ma veramente, in questo caso se siete curiosi, vale la pena di andare personalmente a curiosare. Un manufatto invece sul quale ho voluto soffermarmi, per curiosità e perché non lo conoscevo, è il così detto “Occhio di Shinjuku” c/o la Stazione di Shinjuku appunto, che è un’opera d’arte del 1969 di Yoshiko Miyashita e cha ha la particolarità che il grande occhio è in continuo movimento grazie ad alcuni pannelli rotanti che danno un effetto alquanto ipnotico. E ancora la porta Kaminarimon, che segna l’inizio di una delle più vecchie strade della città - strada lunga 250mt - la Nakamise-dori, uno dei luoghi preferiti dai turisti a caccia di souvenir e oggetti antichi e cioè un mercato a cielo aperto che risale al 1500. E da ultimo, come chicca, la “lanterna del tuono” Kaminarimon, che Vi invito ad andare a vedere! All’interno del libro, una strizzatina d’occhio a tutta una serie di artisti di manga, di anime e di film, oltre a scrittori giapponesi e stranieri.
Ultimo appunto riguarda l’idea di far porre domande per bocca di Sosuke, il piccolo figlio maggiore dell’autrice – per permettere la spiegazione di alcune parti del libro. Del resto, come avevamo già detto, questa non è una guida sterile, proprio perché al suo interno sono innestati ricordi, pezzetti di vita dell’autrice e della sua famiglia.

E non potremmo definirla se non una guida del cuore quindi, che aiuta gli appassionati estimatori ed amanti del Paese del Sol Levante, siano essi turisti di fatto o di fantasia, a conoscere meglio il Giappone e Tokyo in particolare. Non più con gli occhi iniziali di una turista residente, come si era definita l’autrice stessa all’inizio della sua avventura nella Terra del Sol Levante, ma di una scrittrice che dedica ai suoi lettori un libro a “cielo aperto”, una puntata di un appuntamento in divenire che gli estimatori non mancheranno di appuntare.
Perché se è vero che la distanza tra sé ed il sogno è composta anche di meraviglia e che il figlio della scrittrice sottolinea con innocente verità l’ossessione della madre europea per le date e le ricorrenze tradizionali straniere che ha fatto sue, è anche vero che in questo modo le tradizioni si fanno storia personale, ricordo e quindi futuro memento familiare. E detto nella ns attuale società, se Vi prendete il tempo di rifletterci un poco – credetemi, non è poco!


A presto, sperando in un anno migliore,




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