Buongiorno lettori, è venerdì e, come di consueto, lascio la parola a Marina e alla sua recensione.
Piccola pausa letture programmate e in considerazione del fatto che la prossima settimana finisce il Carnevale – ho pensato bene di traghettarci in Svezia e direttamente nel mese di Giugno, quando c’è la Festa di Mezza Estate con coroncine di fiori, assimilabili ad una sorta di mascherata seppur più elegante e soprattutto una fantomatica “Gasaloppet”, Corsa dell’Oca, in cui squadre di 6 persone marciano tutte insieme lungo la via su enormi sci di legno fatti in casa, per 757,10 metri. Dico fantomatica perché l’ho cercata in internet e non sono riuscita a trovare nulla… Se qualcuno sa darne notizia, questo è il momento adatto. Nel frattempo, gustiamoci questo godibilissimo romanzo:
Titolo: La pallina assassina - I delitti di Falsterbo
Autore: Christina Olséni & Micke Hansen
Casa editrice: Bompiani, 2017
Pagine: 384
Trama: Giugno a Falsterbo è perfetto per giocare a golf. Lo sanno bene i due
maturi amici Egon e Ragner, che come di consueto sono già in campo molto
presto la mattina. Li raggiungono Elisabeth e Märta, fresca vedova, già
amante di Ragner in gioventù. Durante la partita i quattro trovano in
un bunker il corpo di Sven Silfverstolfe, ricco imprenditore nonché
proprietario del campo. Il morto ha un vistoso livido sulla tempia, e
gli amici si convincono di essere responsabili della sua morte grazie a
un tiro particolarmente riuscito. Il nipote di Egon, Fredrick,
interpellato sul da farsi, consiglia loro di cancellare le tracce e
lasciare tutto com'è. I quattro invece decidono di inscenare un
suicidio, ma vengono ben presto smascherati. Va da sé che non sono loro i
colpevoli: Sven era detestato da molti. L'amante Madeleine, che ha
abbandonato dopo la nascita del figlio svuotandole il conto; Sophia, la
giovane moglie che gli rivela di aspettare un bambino - che non può
essere suo; e ancora, gli investitori di un suo progetto fallito.
RECENSIONE:
Siamo a Falsterbo e Skanor, in Scania, nella parte più meridionale della penisola scandinava. Tra mare, spiagge, campi da golf e… omicidi! Suicidi? Rapimenti?
Il protagonista dichiarato in questo romanzo è un quartetto di arzilli vecchietti intorno agli 80 anni: Egon e Ragnar, compagni ed amici sin dalla scuola, e poi le sorelle Elisabeth e Märta, quest’ultima a differenza degli altri tre scapoli a vita, vedova ed appena rientrata nel paese natio. Appassionati giocatori di golf, perlomeno i primi tre, si trovano la mattina presto a giocare al golf club più blasonato della Scania per evitare la folla e giocare in santa pace. Ma a causa di un tiro particolarmente violento che finisce fuori dal tracciato in un bunker sabbioso, i quattro arzilli “giovanotti” scoprono che uno tra Egon ed Elizabeth, con il proprio tiro, ha probabilmente stecchito il presidente dello stesso golf club, l’odiato Sven Silfverstolpe. Nella concitazione del momento, Egon, grande pasticciere e ideatore della stragrande maggioranza di trovate assurde del quartetto, nonostante non siano nemmeno le 6,30 di un sabato mattina, chiama il nipote Frederik, procuratore a riposo per esaurimento nervoso da divorzio, che, dopo essere arrivato velocemente sul posto, consiglia ai quattro scapestrati vecchietti di pulire la scena del crimine, andarsene e far finta di non aver visto e, soprattutto, fatto nulla. Peccato che Egon e l’amico Ragnar, incuranti dei consigli del nipote Frederik e impietositi nonostante tutto dalla posizione poco dignitosa in cui si trova il cadavere del presidente, non decidano di trasportare il corpo dello stesso nel suo ufficio poco distante, trasportandolo con il golf cart e inscenando poi un suicidio in cui – questo almeno nella loro super-eccitata e geniale pensata, l’uomo avrà preso a testate il suo acquario di pesci tropicali fino a cadere morto stecchito sul tappeto zuppo d’acqua, non prima di aver anche tentato il suicidio con un’overdose di… Voltaren!!
E’ così che inizia questa briosa e divertente avventura, che si concluderà a distanza di un paio di settimane, grazie all’opera dei due poliziotti della cittadina, Lisa Stark, vedova quarantenne con a carico una figlia di sette anni - al suo primo incarico investigativo - e Mårten, incauto, spontaneo e apparentemente inconcludente collega che non di rado si arroga il diritto di prendere iniziative non sempre ben viste dalla collega più intelligente e pragmatica, che rischieranno di stravolgere il caso di omicidio.
In questo romanzo quindi è la coralità dei personaggi che renderà gustosa la vicenda, pluralità peraltro indispensabile dato che questo è il primo volume di una serie, di cui “L’Uomo con il Binocolo” è la seconda avventura di questa inconsueta cittadina svedese, dove l’ordine ed il rigore sembrano essere andati a pallino, è proprio il caso di dirlo, non solo per la presenza dei quattro irriducibili, ma anche per la involontaria complicità del nipote Frederik e del poliziotto Mårten, che quando deve dare una mano per complicare le cose, non si tira certo indietro.
Come accade molte volte, la traduzione del titolo in italiano è completamente diversa dall’originale. Laddove in svedese “badhytten” fa riferimento alla cabina da spiaggia, che in questo romanzo, soprattutto nella parte finale del volume riserverà non poche sorprese accompagnate da risate da parte dei lettori per le strampalate ma esilaranti gesta del duo Egon-Ragnar, in italiano una volta tanto il titolo non stona, facendo riferimento alla gag di inizio volume, da cui diparte tutto il romanzo.
Un giallo, più che un thriller, inconsueto. Soprattutto se pensiamo alle pubblicazioni degli ultimi trent’anni di gialli, noir e thriller nordici, a cui oramai siamo abituati, nonostante la gran varietà di temi e stili. E nonostante l’aria scanzonata che i due autori danno all’intera vicenda, la parte investigativa e gialla pare ben delineata e portata avanti con indizi da raccogliere e conservare per il finale, che se non riserva grosse sorprese, nel senso che non cerca a tutti i costi il sensazionalismo del colpo di scena finale, sceglie in realtà un chiusa e una ricerca del colpevole molto più aderente alla realtà quotidiana, in questo dimostrando una caratterizzazione dei personaggi che rende onore ai due autori.
Piccolo inciso nel quale vorrei tornare sulla caratterizzazione, o meglio sull’età dei personaggi e le diverse abitudini, difficoltà e/o attitudini di una popolazione anziana ben descritta da questo duo di autori nello svolgimento della propria vita quotidiana, cui si aggiunge ai sopra citati svitati anche un novantenne medico di base ancora in attività, che si scopre poi con divertita sorpresa essere un ginecologo (“ecco perché l’ho ereditato da mia madre!”, pensa Egon), l’over-sessantenne Billund, capo della polizia regionale e qualche altro personaggio che sono sicura costituirà l’ossatura di questa serie.
Eh insomma, io non farò come il nipote Frederik, che impara a non rispondere allo zio Egon… Personalmente, se Egon chiama… io rispondo, foss’anche alle sei di un sabato mattina di giugno!
Siamo a Falsterbo e Skanor, in Scania, nella parte più meridionale della penisola scandinava. Tra mare, spiagge, campi da golf e… omicidi! Suicidi? Rapimenti?
Il protagonista dichiarato in questo romanzo è un quartetto di arzilli vecchietti intorno agli 80 anni: Egon e Ragnar, compagni ed amici sin dalla scuola, e poi le sorelle Elisabeth e Märta, quest’ultima a differenza degli altri tre scapoli a vita, vedova ed appena rientrata nel paese natio. Appassionati giocatori di golf, perlomeno i primi tre, si trovano la mattina presto a giocare al golf club più blasonato della Scania per evitare la folla e giocare in santa pace. Ma a causa di un tiro particolarmente violento che finisce fuori dal tracciato in un bunker sabbioso, i quattro arzilli “giovanotti” scoprono che uno tra Egon ed Elizabeth, con il proprio tiro, ha probabilmente stecchito il presidente dello stesso golf club, l’odiato Sven Silfverstolpe. Nella concitazione del momento, Egon, grande pasticciere e ideatore della stragrande maggioranza di trovate assurde del quartetto, nonostante non siano nemmeno le 6,30 di un sabato mattina, chiama il nipote Frederik, procuratore a riposo per esaurimento nervoso da divorzio, che, dopo essere arrivato velocemente sul posto, consiglia ai quattro scapestrati vecchietti di pulire la scena del crimine, andarsene e far finta di non aver visto e, soprattutto, fatto nulla. Peccato che Egon e l’amico Ragnar, incuranti dei consigli del nipote Frederik e impietositi nonostante tutto dalla posizione poco dignitosa in cui si trova il cadavere del presidente, non decidano di trasportare il corpo dello stesso nel suo ufficio poco distante, trasportandolo con il golf cart e inscenando poi un suicidio in cui – questo almeno nella loro super-eccitata e geniale pensata, l’uomo avrà preso a testate il suo acquario di pesci tropicali fino a cadere morto stecchito sul tappeto zuppo d’acqua, non prima di aver anche tentato il suicidio con un’overdose di… Voltaren!!
E’ così che inizia questa briosa e divertente avventura, che si concluderà a distanza di un paio di settimane, grazie all’opera dei due poliziotti della cittadina, Lisa Stark, vedova quarantenne con a carico una figlia di sette anni - al suo primo incarico investigativo - e Mårten, incauto, spontaneo e apparentemente inconcludente collega che non di rado si arroga il diritto di prendere iniziative non sempre ben viste dalla collega più intelligente e pragmatica, che rischieranno di stravolgere il caso di omicidio.
In questo romanzo quindi è la coralità dei personaggi che renderà gustosa la vicenda, pluralità peraltro indispensabile dato che questo è il primo volume di una serie, di cui “L’Uomo con il Binocolo” è la seconda avventura di questa inconsueta cittadina svedese, dove l’ordine ed il rigore sembrano essere andati a pallino, è proprio il caso di dirlo, non solo per la presenza dei quattro irriducibili, ma anche per la involontaria complicità del nipote Frederik e del poliziotto Mårten, che quando deve dare una mano per complicare le cose, non si tira certo indietro.
Come accade molte volte, la traduzione del titolo in italiano è completamente diversa dall’originale. Laddove in svedese “badhytten” fa riferimento alla cabina da spiaggia, che in questo romanzo, soprattutto nella parte finale del volume riserverà non poche sorprese accompagnate da risate da parte dei lettori per le strampalate ma esilaranti gesta del duo Egon-Ragnar, in italiano una volta tanto il titolo non stona, facendo riferimento alla gag di inizio volume, da cui diparte tutto il romanzo.
Un giallo, più che un thriller, inconsueto. Soprattutto se pensiamo alle pubblicazioni degli ultimi trent’anni di gialli, noir e thriller nordici, a cui oramai siamo abituati, nonostante la gran varietà di temi e stili. E nonostante l’aria scanzonata che i due autori danno all’intera vicenda, la parte investigativa e gialla pare ben delineata e portata avanti con indizi da raccogliere e conservare per il finale, che se non riserva grosse sorprese, nel senso che non cerca a tutti i costi il sensazionalismo del colpo di scena finale, sceglie in realtà un chiusa e una ricerca del colpevole molto più aderente alla realtà quotidiana, in questo dimostrando una caratterizzazione dei personaggi che rende onore ai due autori.
Piccolo inciso nel quale vorrei tornare sulla caratterizzazione, o meglio sull’età dei personaggi e le diverse abitudini, difficoltà e/o attitudini di una popolazione anziana ben descritta da questo duo di autori nello svolgimento della propria vita quotidiana, cui si aggiunge ai sopra citati svitati anche un novantenne medico di base ancora in attività, che si scopre poi con divertita sorpresa essere un ginecologo (“ecco perché l’ho ereditato da mia madre!”, pensa Egon), l’over-sessantenne Billund, capo della polizia regionale e qualche altro personaggio che sono sicura costituirà l’ossatura di questa serie.
Eh insomma, io non farò come il nipote Frederik, che impara a non rispondere allo zio Egon… Personalmente, se Egon chiama… io rispondo, foss’anche alle sei di un sabato mattina di giugno!
A presto
Ambientazione anni Ottanta, Svezia e giallo: perché mai ancora non lo conoscevo?! Grazie Marina!
RispondiEliminaCiao Nadia, niente adrenalina però, eh!
RispondiEliminaA tratti divertente. Carino.
Ora io sto cercando il 2° volume tanto x dire 😉