venerdì 18 marzo 2022

Letture con Marina #163 - Recensione de I fiori della morte di Morte di J.J. Ellis

Buongiorno lettori, lo so, sono pessima! Avevo promesso più assiduità ma purtroppo il nuovo lavoro mi assorbe tutte le energie. E il primo che sento ancora dire che nel pubblico non si lavora lo prendo a testate! Spero prima o poi di tornare ad avere le energie mentali per aprire il blog e scrivere, e magari anche per leggere... visto che sono a quota un libro non ancora terminato in questo mese di marzo sighhhhhhhh. Per fortuna Marina tiene botta quindi vi lascio a lei con una sua nuova recensione.


Mistero nel mistero!, quando ci si crede più furbi dello scrittore o della Casa Editrice, considerate le scarse notizie. Ma ha forse importanza? Dipende chiaramente ANCHE dal lettore… e scopriamo insieme il perché.


    
Tito
lo: I fiori della morte
Autore: J.J. Ellis
Casa editrice: Ponte alle Grazie, 2019
Genere: Poliziesco/Thriller
Pagine: 351

Trama: Giornalista inglese trapiantata a Tokyo, Holly Blain è stanca di doversi occupare di zuccherose popstar per adolescenti. È a caccia di notizie vere, stimolanti. Cronaca nera. Quando incontra l'ispettore Tetsu Tanaka capisce di avere finalmente fra le mani la grande occasione che aspettava: una ragazza svedese, Elin Granqvist, viene trovata morta, e nelle stesse ore scompare Marie-Louise Durand, francese. Tanaka è un poliziotto ligio alle regole, e non vorrebbe coinvolgere una giornalista così ambiziosa in un'indagine tanto delicata. Ma l'ispettore non ha scelta: grazie al suo look androgino, Holly riesce a mimetizzarsi perfettamente nello sterminato alveare di Tokyo, scoprendo elementi decisivi per l'indagine. Le intuizioni di Holly e Tanaka portano a delineare la figura di un misterioso killer, ossessionato dalla fioritura dei ciliegi e dai minuziosi rituali della tradizione del suo Paese, e con una morbosa predilezione per Roy Orbison e le sue ballate intrise di malinconia. Sullo sfondo di un Giappone sospeso tra un futuro ipertecnologico e un passato immutabile, l'autore confeziona un thriller dove ogni personaggio è costretto a fare i conti con le proprie origini: un vuoto da colmare, un incubo psicologico da cui fuggire.

 

RECENSIONE:   


Questo romanzo, sin dal titolo e dalla copertina, mescola insieme diversi elementi che fanno presa su un certo tipo di lettori, che ad essere sinceri diventa una bella forbice, considerati i molti appigli che si possono scovare. Mi riferisco soprattutto ai cultori del genere poliziesco/thriller, agli amanti dell’arte, agli appassionati del mondo asiatico, nipponico in particolare, e a tutte le persone che cercano un significato nascosto in ciò in cui incappano. O che quantomeno scorgono delle connessioni interessanti.

La copertina in primis, anche a livello tattile, fa propriamente subire al lettore un’attrazione irresistibile perché, e scusate se mi ripeto, il connubio di più elementi, non ultimo anche quello fisico, farà percepire una fascinazione a livello inconscio per la quale l’acquisto è solo un mero dato di fatto.

Ad un’analisi più attenta poi, siamo in balia del mistero riguardo l’autore del romanzo.

Chi è veramente J.J. Ellis? E’ forse l’autore di cui la casa editrice ci fornisce poche e lapidarie righe, informandoci solo che è nato e cresciuto nello Yorkshire e che questo è il suo primo romanzo, inteso come l’inizio di una trilogia? O non è forse la J. J. Ellis, di cui più diffusamente si trovano notizie in rete? Scrittrice di più lungo corso rispetto allo scrittore poc’anzi menzionato, con alle spalle, appunto, una serie di romanzi “young adult” e “romance”? Mamma di 5 figli, con disabilità fisiche, che però non le hanno impedito di essere una scrittrice, blogger, graphic designer…

Quest’ipotesi, credetemi, è molto più interessante, perché ci induce a parecchie considerazioni, che potete condividere solo a lettura ultimata. E qui ci scapperebbe una bella discussione in un book club di provincia. Dove sicuramente ci si porrebbe una domanda fondamentale, visto come è strutturato questo romanzo, che definire thriller è azzardato, per la quiete che si respira comunque nello svolgersi della vicenda – e che forse poliziesco gli si attaglia di più. E dunque: può un autore scrivere di un Paese completamente diverso dal proprio, innervando il suo stesso romanzo con luoghi ben descritti e circostanziati, tradizioni, credenze, e quant’altro, risultando molto credibile - senza mai essere stato in quel Paese? E a tal proposito è ulteriormente curioso sapere che la passione per il Giappone è nata nella Ellis quando una sua parente (sospettiamo Scarlett, dalle parole che l’autrice le dedica, come da buona tradizione, nelle primissime pagine del libro), ha vinto un viaggio cantando in giapponese in una mostra nel Regno Unito, cui sono seguite poi diverse visite a Tokyo e in altri luoghi come Ishigaki e Iriomote, dove la Ellis ambienta parte delle vicende del suo romanzo poliziesco / thriller con l’ispettore Tanaka e la giornalista Blain.

Il romanzo nel suo insieme piace, ma ci sono alcune considerazioni che mi inducono a credere che non leggerò la seconda avventura di questa improbabile coppia di “investigatori”, che in lingua originale porta l’intrigante titolo di “The Fish Club” (2021). Innanzitutto una serie di stereotipi che permettono alla Ellis di dotare i propri protagonisti di dispiaceri fanciulleschi di così grande portata da arricchire di caratteristiche straordinarie l’ispettore Tanaka e la giornalista Blain, mentre da programma l’infelicità fanciullesca porterà ad un certo punto l’omicida a percorrere una strada a senso unico e tragica.

Ci sono poi tantissime citazioni nel libro e tra questo e le tante notizie su fiori e su città che visitiamo, così come sul cibo o anche ad esempio sull’ossessione dell’assassino per i fiori, per l’accenno agli otaku e agli oramai famosi gruppi idol del pop (qui naturalmente nipponico) con tanto di cultura del kawaii, si ha come la sensazione di trovarsi in una copia di originali… che però sono altrove.

Ma che pensare della trama? E’ un poliziesco che regge alla prova? Sì e no, a mio parere. La storia è bella e scorrevole. A tratti incuriosisce, ci sono molti dettagli, personaggi che sono corollario ma altresì interessanti, tipo il misterioso Izumi, vice dell’ispettore, forse affiliato alla Yakuza. Pur se, come detto, nello stereotipo di alcune figure che non sono quindi completamente originali (c’è sempre questa sensazione del già letto/visto e del dubbio che in un solo volume l’autore voglia infilare di tutto un po’), è interessante entrare nella testa dell’ispettore Tetsu Tanaka, capo della nuova Gaikoku-jin, l’ufficio stranieri della polizia metropolitana di Tokyo. Uomo fra i 30 e 40 anni, marito e padre tipicamente un po’ assente nella società del Sol Levante. Per di più mezzosangue e per questo sempre attento a mostrarsi più giapponese che mai, rispettoso delle regole fino all’eccesso, braccato da un capo che sembra sempre sul punto di togliergli il caso. E poi abbiamo l’altra protagonista, Holly Blain, inglese trapiantata in Giappone ma a prima vista magnificamente integrata, figura androgina che ha una relazione con una donna che lavora in un hostess club di Kabukicho, popolare quartiere dei divertimenti con locali notturni di vario genere, prevalentemente a luci rosse. Giornalista insoddisfatta che lavora nel settore dello spettacolo inseguendo melense popstar adolescenti, sogna la cronaca nera, cui ha poche speranze di accedere. Giovane donna un po’ troppo perfetta, non risulta quasi mai antipatica, nemmeno quando di lei si viene a sapere che canta e suona la chitarra in un gruppo che si esibisce nei locali, pratica le arti marziali, sa il giapponese come fosse una nativa, ha relazioni sessuali indipendentemente dall’orientamento sessuale del/della proprio/a partner e talvolta è cinica abbastanza da sfruttare le notizie, senza badare alle conseguenze o agli accordi presi. Personaggi principali ben caratterizzati e con tante sfaccettature, forse nel caso della giornalista Holly un po’ troppo, come a voler difendere la categoria. Questa almeno l’impressione che ha dato a me, che ho vissuto Holly Blain come una donna un po’ troppo sopra le righe, anche per un romanzo.

Un incontro fortuito organizzato dal proprietario di un ristorante nel quale entrambi i protagonisti mangiano abitualmente, una serie di coincidenze, un pizzico di fortuna ed i contatti giusti e Holly-san si troverà catapultata in cronaca nera, ad inseguire l’ispettore e molto spesso a precederlo, sperando di salvare le ragazze scomparse, e nel tallonare a sua volta l’omicida che confeziona delle splendide composizioni floreali cui, per riempire il “ma”, lo spazio negativo al centro della composizione, adopera esangui giovani fanciulle, in una sorta di opera “vivente”.

A conti fatti piacevolezza di luoghi, personaggi e della vicenda in generale, ma dal punto di vista del poliziesco si fatica a raggiungere il pathos che la scomparsa di giovani ragazze in procinto di morire e la caccia all’assassino presuppongono. Se è vero che la Ellis è scrittrice di young adult – e per me oramai è proprio lei l’autore di questo poliziesco, almeno fino a prova contraria – forse le radici di questa scrittura si fanno sentire più di quel che ci si potrebbe aspettare, a scapito proprio del narrato poliziesco. Resta comunque di fondo una piacevole lettura.

Un plauso alll’artista che ha pensato alla versione italiana del titolo. La somiglianza ed il verso che rifà a “I Fiori del Male” di Baudelaire, la cui traduzione letterale “I Fiori dal Male”, è un connubio perfetto che richiama le stupende composizioni floreali dell’omicida del romanzo di Ellis, che trasmutano la bellezza innocente dei fiori di ciliegio, della fanciullezza e della natura in un malato senso di amore e di onore orgoglioso che non rispecchiano la natura stessa, ma sempre e solo l’essere umano. E quindi innocenza e depravazione, Giappone dalla antiche e ligie tradizioni e dalle zone dove ci si può felicemente perdere e che l’autore non fatica a cesellare nel suo romanzo, facendo solo rimpiangere un più incisivo senso di urgenza e di disturbante pericolo che in un poliziesco e/o thriller non dovrebbero mancare.

A presto,





 

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