Buon venerdì amici. Come ogni due settimane vi lascio in compagnia di Marina e la sua rubrica. Lascio quindi a lei la parola e vi auguro un buon weekend!
Autore: Kent Haruf
Traduzione: Fabio Cremonesi
Titolo: Le nostre anime di notte / Our souls at night
Casa editrice: NN Editore
Pagine: 200
Anno Pubblicazione:2017
Sinossi: La storia dolce e coraggiosa di un uomo e una donna che, in età avanzata, si innamorano e riescono a condividere vita, sogni e speranze. Nella cornice familiare di Holt, Colorado, dove sono ambientati tutti i romanzi di Haruf, Addie Moore rende una visita inaspettata a un vicino di casa, Louis Waters. Suo marito è morto anni prima, come la moglie di Louis, e i due si conoscono a vicenda da decenni. La sua proposta è scandalosa ma diretta: vuoi passare le notti da me? I due vivono ormai soli, spesso senza parlare con nessuno. I figli sono lontani e gli amici molto distanti. Inizia così questa storia di amore, coraggio e orgoglio.
RECENSIONE:
Ci sono romanzi che marchiano a fuoco. Una volta terminati, si instaura un dialogo fra lettore ed autore o fra lettore e personaggi della storia, che non lascia spazio ad altro per giorni e giorni. La mente continua a tornare lì. Rimandi, considerazioni personali, ragionamenti e piccole ulteriori scoperte. E questo anche se il vissuto cartaceo ci è completamente estraneo. Ci sono autori destinati ad essere immortali, nonostante le poche opere scritte. Kent Haruf è uno di questi fortunati eletti che la generazione attuale e soprattutto le generazioni future avranno l’onore ed il piacere di poter leggere, proseguendo la tradizione della più alta letteratura americana.
Kent Haruf è un altro di quei grandi autori che mette in scena la propria rappresentazione con pochi elementi ed una prosa nitida ed altamente evocativa: due persone anziane, un nipotino, un cane e la cittadina fittizia di Holt, in Colorado. Non ha bisogno di altro per orchestrare in maniera magistrale la sua storia, sin dalle prime battute di Addie, la protagonista, fino alla conclusione più logica, sperata e di eterea dissolvenza.
Addie Moore: mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me. Louis Waters: Cosa? In che senso?
Addie Moore: Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare.
Romanzo di estrema essenzialità e profondità, sin dalle battute iniziali si intuisce entri già nel vivo degli avvenimenti e prosegue creando il giusto humus per una storia di quieta solitudine di due anziani e di gentile tenerezza, in un’America rurale fuori dal tempo. Due vite solitarie che si avvicinano e nella notte - o forse proprio per attraversare insieme la notte, topos dell’oscurità generatrice di ricordi ed angosce - chiacchierano e si raccontano la propria vita più privata, i dolori, i lutti e le gioie del tempo della giovinezza e maturità, tenendosi per mano sotto le coperte. Per svelare all’altro chi è ora la persona che sta loro accanto. Salvo poi controbilanciare queste splendide istantanee di felicità con la cattiveria gratuita, che deriva dall’invidia, dalla paura delle novità…
Il tutto con dialoghi quasi ininterrotti e poche descrizioni della piatta e desolante pianura del fittizio paesino di Holt, fino alle reali, tranquille e maestose Rocky Mountains per ammirare dal Monarch Pass l’incredibile congiungersi delle acque dell’oceano Atlantico e dell’oceano Pacifico.
Una gita di un paio di giorni che Louis, Addie ed il nipotino, insieme al cane Bonny, intraprendono, con sosta in un campeggio dove i bisogni si fanno ancora in un buco nero e si cucina accendendo un fuoco negli appositi spazi con la legna che si deve raccogliere – e che a noi lettori regala un senso di pace ed al contempo di meraviglia per la semplicità e la quotidianità di simili descrizioni di vita che sono al contempo così poetiche da farci desiderare di interrompere la lettura per assaporare più a lungo queste giornate ristoratrici. E che sono parimenti il marchio di fabbrica di quest’autore, che non disdegna all’interno del romanzo un’ironica autocelebrazione, che noi lettori accogliamo con estrema gioia ed un tenero sorriso di riconoscimento.
Il colpo di scena dell’arrivo del nipotino nella vita di Addie e dello stesso Louis regala momenti di vissuto quotidiano così ricco, pur se quieto nella normalità dei gesti come curare il giardino, insegnare a Jamie il gioco del baseball o portare a spasso il cane, che quasi non ci si rende conto delle nubi che stanno oscurando il cielo di Holt e le vite dei due anziani “amanti”. I pettegolezzi e lo scandalo di questa situazione inusuale infatti colpiscono anche la figlia di Louis e soprattutto il figlio di Addie. Che porrà l’anziana ma coraggiosa genitrice di fronte ad un ricatto spietato e meschino.
Addie: Chi riesce ad avere quello che desidera? Non mi pare che capiti a tanti, forse proprio a nessuno. E’ sempre un incontro alla cieca tra due persone che mettono in scena vecchie idee e sogni e impressioni sbagliate.
Kent Haruf scrive questo romanzo di getto, contrariamente a quanto accade nei romanzi precedenti, quando oramai sa di essere ammalato di cancro ai polmoni. Tanto che, come dice la moglie Cathy, a cui il romanzo è dedicato, il marito non si cura di eventuali refusi o sintassi: “devo diventare cieco per vedere…”. Kent Haruf muore infatti prima che il suo ultimo romanzo venga pubblicato. L’estrema urgenza sotto i cui colpi l’autore ha scritto il suo ultimo e stupendo romanzo non si evince dalla storia che ci ha lasciato, che regala invece ai suoi lettori la commedia umana della quieta normalità, segnando la rinascita della grande letteratura americana attraverso il raccontare dell’uomo medio.
Di seguito riporto il link - clicca qui - alla toccante intervista che Cathy Haruf ha rilasciato lo scorso 11 Febbraio ad Antonello Guerrera – La Repubblica.it
Più ne leggo e più sento l'urgenza di leggere questo libro e conoscere finalmente il signor Haruf!
RispondiEliminaBaci da Stefi
Ciao Stefi, che libro!
RispondiEliminaAggiungo solo che mi dispiace di averlo già letto, perchè vorrei doverlo ancora iniziare per il piacere di scoprirlo.
Buon venerdì - Bacio, Marina
Bellissima recensione, spiega benissimo il senso e ciò che il libro vuole dire. Lo segno sicuramente in lista
RispondiEliminaCiao Patrizia,
Eliminati ringrazio.
Uno dei più bei libri io abbia mai letto.
Ora con calma voglio dedicarmi alla sua trilogia di Holt (Canto della Pianura, Benedizione e Crepuscolo).
Perchè anch'io voglio essere sorpresa da quest'uragano Haruf, che regala squarci di intollerabile bellezza.
Quando avrai letto Le ns anime di notte, fammi un cenno. Sono curiosa delle sensazioni che suscita in ogni suo lettore.
Buona serata, Marina
Non ho ancora letto nulla di Haruf e continuo a rimproverarmi per questo, ancora di più adesso che ho scoperto questo libro grazie a te, Marina. Leggendo l'intervista alla moglie mi sono commossa.
RispondiEliminaCiao Nadia,
Eliminasi è toccante poter essere partecipi dei ricordi altri, soprattutto dopo aver letto questo capolavoro.
Non ti preoccupare, i libri vengono ai lettori in ondate naturali, anche se a volte misteriose...
Io prima di leggerlo avevo chiesto alla casa editrice NN se era necessario aver letto la trilogia, per essere sicura di nn perdermi nulla.
Si può leggere tranquillamente: è proprio a se stante, salvo l'ambientazione.
Sono felice che la mia recensione ti abbia fatto conoscere un'altra delle opere di Haruf.
Lo scopo di chi recensisce è far conoscere ad altri i romanzi letti, soprattutto se questi sono dei miracoli di grande letteratura. Oltre a prolungare il piacere della lettura parlando con altri appassionati lettori.
Anche a te Nadia chiedo la cortesia, quando avrai letto un Haruf, di farmi un cenno.
Mi piacerebbe riparlarne insieme.
Ti auguro una buona serata, ciao!, Marina
Lo leggerò sicuramente!
RispondiEliminaCiao da Lea
Ti conviene, signorina bibliotecaria! 😉 E vista l'ora: buon weekend!,
RispondiEliminaMarina