Buon pomeriggio carissimi, come state?
Io sono zzoppata... Sì, avete capito bene! Martedi pomeriggio ho pensato bene di scivolare mentre scendevo le scale di casa dei miei per tornare al lavoro (lo dico sempre che lavorare fa male!) ed ora sono bloccata sul divano con una distorsione al piede, quindici giorni di fasciatura e stampelle ed impossibilitata a guidare quindi a lavorare. Insomma, un disastro che proprio non ci voleva!!! Ma visto che la situazione è questa e piangersi addosso non servirà ad anticipare la mia guarigione ne approfitto per leggere e portarmi avanti con tutte le millemila letture che ancora ho che mi attendono! Ma prima mi sono obbligata a scrivere questo post: la
recensione del libro La classe dei misteri di Joanne Harris edito da Garzanti –
che ringrazio per la copia – pag.473
Sinossi: I lunghi corridoi dalle finestre a bifora sono illuminati dalla fredda
luce del sole d’autunno. Sta per cominciare un nuovo anno scolastico a
St Oswald, un prestigioso collegio per soli ragazzi nel Nord
dell’Inghilterra. E, come ogni anno, i professori si ritrovano per la
riunione inaugurale del corpo insegnante. Ma stavolta l’anziano Roy
Straitley, docente di lettere classiche, si rende conto che il clima è
ben diverso dal solito. Durante l’anno precedente, molti eventi
inquietanti hanno minato la serenità e il buon nome della scuola. Ecco
perché, per contrastare la crisi, è stato scelto un nuovo Rettore. Ed è
proprio questa scelta a lasciare l’anziano professore spiacevolmente
stupito: a guidare la scuola sarà Johnny Harrington, una sua vecchia
conoscenza. Un suo ex studente legato a una brutta storia. Tutta la
scuola ne è affascinata, ma Straitley non si fida. C’è qualcosa in lui
che gli sfugge. E man mano che la nuova gestione si afferma a St Oswald,
il passato ritorna senza pietà con le sue violenze nascoste. Solo il
professore è in grado di fermare tutto questo. Ma quando si avvicina
alla verità, Straitley capisce di dover compiere una scelta. Fare
giustizia o salvare la scuola a cui ha dedicato la sua intera vita?
Dopo il grande successo di La scuola dei desideri, Joanne Harris ci riporta tra i corridoi popolati di segreti di St Oswald. L’acclamata autrice di Chocolat, che vanta un milioni di lettori in Italia ed è tradotta in 50 paesi, con impareggiabile maestria tratteggia un luogo dove niente è come sembra e dove in ogni angolo si nasconde un pericolo. Dove anche il tuo migliore amico può trasformarsi nel tuo peggiore incubo. Un romanzo sorprendente, capace di esplorare i nostri istinti più oscuri.
Di questa autrice avevo letto tempo fa solo una raccolta di racconti e, nonostante i racconti non siano la mia passione, ho avuto subito la sensazione che questa autrice potesse essere adatta a me. Dopo decenni di lettura senza sosta il mio intuito difficilmente sbaglia quindi è stato con grande slancio che quando ho saputo dell’uscita di questo libro ho deciso che lo avrei letto.
Il titolo – La classe dei misteri – non mente, questo romanzo di misteri ne ha a bizzeffe. Una trama che apparentemente può sembrare molto semplice si complica con lo scorrere di ogni pagina e diventa sempre più intricata, sempre più misteriosa, sempre più ricca di avvenimenti per niente scontati e capaci di lasciare il lettore a bocca aperta.
Tutto è ambientato in una scuola, St. Oswald, che per decenni ha mantenuto una rigidità nelle regole e nell’insegnamento che, tutto ad un tratto, vengono apparentemente stravolte dall’arrivo di un nuovo rettore Johnny Harrington, un ex studente molto particolare e dal passato per niente chiaro e cristallino.
Devo però fare necessariamente una premessa: questo romanzo è il secondo che l’autrice ambienta nella scuola – probabilmente se lo avessi saputo prima di cominciare la lettura avrei letto anche il libro precedente La scuola dei desideri – e spesso si ha la sensazione che ci siano dei chiari riferimenti alla storia antecedente che, di certo, non pregiudicano la lettura attuale, ma la cui conoscenza forse avrebbe reso il tutto più semplice e più completo.
Ma torniamo alla trama. Siamo nel 2005 ed Harrington si insedia come rettore e comincia ad apportare modifiche sostanziali sia all’estetica dell’edificio, che alle materie insegnate ed ai docenti che le insegnano.
Appare evidente sin da subito che il nuovo rettore non sia un uomo incline al dialogo ed anche che abbia non pochi problemi pregressi con, in particolare, il professor Roy Straitley, docente di latino.
L’autrice sceglie una narrazione a due voci: da una parte è proprio Straitley a raccontarci in prima persona come vive i nuovi cambiamenti all’interno della scuola e quali siano gli avvenimenti pregressi che abbiano portato Harrington ad avercela tanto con lui; dall’altra parte la parola è lasciata ad uno studente del 1981 che, principalmente attraverso le pagine del suo diario, ci si svela piano piano in tutta la sua follia.
Non c’è un reale protagonista in questo romanzo, se non forse la scuola stessa, che non è un mero contorno ma che caratterizza moltissimo ogni singolo avvenimento che ci viene presentato. Una sorta di “fight club” in cui tutto ciò che succede all’interno si risolve all’interno, con metodi più o meno leciti.
I personaggi sono moltissimi e non vi nego che all’inizio ho fatto molta fatica ad inquadrarli – soprattutto i tre studenti principali degli anni Ottanta: Spikely, Nutter, Harrington - e a ricordarne le caratteristiche perché l’autrice quando parla di loro utilizza a volte il nome vero e a volte i loro nomignoli; un espediente che non riuscivo a capire ma che poi ho trovato geniale nel momento in cui i colpi di scena hanno cominciato a palesarsi. Pensate che fino ad un certo punto della storia ero convinta che a parlarmi fosse uno di loro ed invece in realtà era un altro!
Oltre ai tre studenti del passato – coinvolti da subito in un mistero legato ad un docente non più presente nella scuola -, sono molto importanti alcuni studenti del presente - attorno cui si dipana una storia sull’omosessualità, sul bullismo e sui meccanismi di un istituto privato cattolico e prettamente maschile - alcuni professori di collegamento tra il passato ed il presente – il professor Straitley per primo, ma anche i prof. Divine, Erik Sccones, Blackely, e non meno importante il defunto Harry Clarke – e gran parte dell’entourage del nuovo rettore. Insomma, un ricco parterre di attori che, come in una danza mai zoppicante, riesce a creare uno spettacolo convincente, intrigante, ricco di suspense e capace di portare il lettore fuori strada in diverse occasioni.
Lo stile dell’autrice poi fa sicuramente la differenza. Moltissimi scrittori al suo posto avrebbero con molta probabilità perso le fila dei tantissimi enigmi che ha deciso di intrecciare, lei invece ha sempre avuto in mano la situazione, senza mai vacillare, senza mai commettere errori, utilizzando oltretutto una scrittura lenta, particolareggiata, ricca di descrizioni ma non dandomi quasi mai l’idea che esagerasse, se non forse in pochissimi punti in cui probabilmente la storia avrebbe potuto essere un pochino ridotta.
Un bellissimo incontro quindi quello mio con Joanne Harris, di cui mi riprometto di leggere in futuro altri suoi lavori.
L’unico consiglio che vi do, se volete intraprendere questa lettura, è di leggere prima La scuola dei desideri perché, per quanto entrambi i libri siano autoconclusivi, secondo me la completezza soprattutto a livello di personaggi potrà essere maggiore leggendoli in ordine.
Dopo il grande successo di La scuola dei desideri, Joanne Harris ci riporta tra i corridoi popolati di segreti di St Oswald. L’acclamata autrice di Chocolat, che vanta un milioni di lettori in Italia ed è tradotta in 50 paesi, con impareggiabile maestria tratteggia un luogo dove niente è come sembra e dove in ogni angolo si nasconde un pericolo. Dove anche il tuo migliore amico può trasformarsi nel tuo peggiore incubo. Un romanzo sorprendente, capace di esplorare i nostri istinti più oscuri.
Di questa autrice avevo letto tempo fa solo una raccolta di racconti e, nonostante i racconti non siano la mia passione, ho avuto subito la sensazione che questa autrice potesse essere adatta a me. Dopo decenni di lettura senza sosta il mio intuito difficilmente sbaglia quindi è stato con grande slancio che quando ho saputo dell’uscita di questo libro ho deciso che lo avrei letto.
Il titolo – La classe dei misteri – non mente, questo romanzo di misteri ne ha a bizzeffe. Una trama che apparentemente può sembrare molto semplice si complica con lo scorrere di ogni pagina e diventa sempre più intricata, sempre più misteriosa, sempre più ricca di avvenimenti per niente scontati e capaci di lasciare il lettore a bocca aperta.
Tutto è ambientato in una scuola, St. Oswald, che per decenni ha mantenuto una rigidità nelle regole e nell’insegnamento che, tutto ad un tratto, vengono apparentemente stravolte dall’arrivo di un nuovo rettore Johnny Harrington, un ex studente molto particolare e dal passato per niente chiaro e cristallino.
Devo però fare necessariamente una premessa: questo romanzo è il secondo che l’autrice ambienta nella scuola – probabilmente se lo avessi saputo prima di cominciare la lettura avrei letto anche il libro precedente La scuola dei desideri – e spesso si ha la sensazione che ci siano dei chiari riferimenti alla storia antecedente che, di certo, non pregiudicano la lettura attuale, ma la cui conoscenza forse avrebbe reso il tutto più semplice e più completo.
Ma torniamo alla trama. Siamo nel 2005 ed Harrington si insedia come rettore e comincia ad apportare modifiche sostanziali sia all’estetica dell’edificio, che alle materie insegnate ed ai docenti che le insegnano.
Appare evidente sin da subito che il nuovo rettore non sia un uomo incline al dialogo ed anche che abbia non pochi problemi pregressi con, in particolare, il professor Roy Straitley, docente di latino.
L’autrice sceglie una narrazione a due voci: da una parte è proprio Straitley a raccontarci in prima persona come vive i nuovi cambiamenti all’interno della scuola e quali siano gli avvenimenti pregressi che abbiano portato Harrington ad avercela tanto con lui; dall’altra parte la parola è lasciata ad uno studente del 1981 che, principalmente attraverso le pagine del suo diario, ci si svela piano piano in tutta la sua follia.
Non c’è un reale protagonista in questo romanzo, se non forse la scuola stessa, che non è un mero contorno ma che caratterizza moltissimo ogni singolo avvenimento che ci viene presentato. Una sorta di “fight club” in cui tutto ciò che succede all’interno si risolve all’interno, con metodi più o meno leciti.
I personaggi sono moltissimi e non vi nego che all’inizio ho fatto molta fatica ad inquadrarli – soprattutto i tre studenti principali degli anni Ottanta: Spikely, Nutter, Harrington - e a ricordarne le caratteristiche perché l’autrice quando parla di loro utilizza a volte il nome vero e a volte i loro nomignoli; un espediente che non riuscivo a capire ma che poi ho trovato geniale nel momento in cui i colpi di scena hanno cominciato a palesarsi. Pensate che fino ad un certo punto della storia ero convinta che a parlarmi fosse uno di loro ed invece in realtà era un altro!
Oltre ai tre studenti del passato – coinvolti da subito in un mistero legato ad un docente non più presente nella scuola -, sono molto importanti alcuni studenti del presente - attorno cui si dipana una storia sull’omosessualità, sul bullismo e sui meccanismi di un istituto privato cattolico e prettamente maschile - alcuni professori di collegamento tra il passato ed il presente – il professor Straitley per primo, ma anche i prof. Divine, Erik Sccones, Blackely, e non meno importante il defunto Harry Clarke – e gran parte dell’entourage del nuovo rettore. Insomma, un ricco parterre di attori che, come in una danza mai zoppicante, riesce a creare uno spettacolo convincente, intrigante, ricco di suspense e capace di portare il lettore fuori strada in diverse occasioni.
Lo stile dell’autrice poi fa sicuramente la differenza. Moltissimi scrittori al suo posto avrebbero con molta probabilità perso le fila dei tantissimi enigmi che ha deciso di intrecciare, lei invece ha sempre avuto in mano la situazione, senza mai vacillare, senza mai commettere errori, utilizzando oltretutto una scrittura lenta, particolareggiata, ricca di descrizioni ma non dandomi quasi mai l’idea che esagerasse, se non forse in pochissimi punti in cui probabilmente la storia avrebbe potuto essere un pochino ridotta.
Un bellissimo incontro quindi quello mio con Joanne Harris, di cui mi riprometto di leggere in futuro altri suoi lavori.
L’unico consiglio che vi do, se volete intraprendere questa lettura, è di leggere prima La scuola dei desideri perché, per quanto entrambi i libri siano autoconclusivi, secondo me la completezza soprattutto a livello di personaggi potrà essere maggiore leggendoli in ordine.
Povera mi spiace per il piede, dai che almeno e' solo slogatura e niente di rotto!
RispondiEliminaSì dai, nella sfortuna sono stata fortunata! ;)
EliminaCiao Dany avevo sentito parlare di quest'autrice e tu mi hai dato conferma della sua bravura. adoro le storie di misteri ambientate nelle scuole per cui cercherò di procurarmi il primo!;)
RispondiEliminaSe adori questo tipo di storie te lo consiglio proprio!
EliminaHo iniziato questo libro ieri..e anch'io non sapevo ci fosse un romanzo precedente con la stessa ambientazione! Pazienza. Amo le storie ambientate in collegi/università, quindi spero mi piaccia quanto è piaciuto a te!
RispondiEliminaAllora poi fammi sapere! :)
EliminaIo ho letto la scuola dei desideri e devo ammettere che l'avevo trovato un po' troppo lungo e poco scorrevole. Però hai ragione sullo stile della Harris, lei è bravissima ed è sempre una garanzia!
RispondiEliminaIl voto infatti sarebbe sicuramente stato più alto se alcune parti non fossero state un po'troppo prolungate o ripetute. Parlando con chi è solita leggere questa autrice ho capito che è proprio il suo marchio di fabbrica!
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