Buongiorno lettori, e buon lunedì. Passato bene il weekend? Io forzatamente a casa visto che mio figlio ha pensato bene, con questo caldo, di prendersi la varicella…
In realtà gran parte dei due giorni li abbiamo passati sul balcone, all’ombra, a giocare a carte o ai giochi in scatola ma sono anche riuscita a ritagliarmi un po’ di tempo per me per finire il libro che avevo in lettura dall’inizio della settimana: Bellissimo di Massimo Cuomo, edito da Edizioni e/o - che ringrazio per la copia - pag. 272.
In realtà gran parte dei due giorni li abbiamo passati sul balcone, all’ombra, a giocare a carte o ai giochi in scatola ma sono anche riuscita a ritagliarmi un po’ di tempo per me per finire il libro che avevo in lettura dall’inizio della settimana: Bellissimo di Massimo Cuomo, edito da Edizioni e/o - che ringrazio per la copia - pag. 272.

Avevo visto in rete questo libro diverse volte e la cover mi aveva ammaliata poi, un giorno, ne ho letto la recensione di Michele sul blog Mr. Ink Diario di una dipendenza ed ho deciso che questo romanzo doveva essere mio.
Il mio pensiero è: Bellissimo! Lo dice anche il titolo. Però questo libro è talmente bello che il titolo è quasi riduttivo.
Un romanzo dolcissimo che scaturisce dalla penna di un autore italianissimo ma che nulla ha da invidiare a quegli autori sudamericani che i lettori tanto amano (mi viene in mente Amado per esempio!) perché, come quegli autori, sa ricreare l’atmosfera di un paese lontano che, grazie a lui, diventa vicinissimo. L’ambientazione, il Messico, precisamente Mèrida, viene resa da Cuomo in modo talmente nitido da farne percepire quasi anche gli odori, i colori e gli abitanti a chi, come me, in Messico non c’è mai stato, tanto da avere l’impressione - per tutta la lettura – di essere alle prese con un romanzo di un autore Messicano tradotto. Perché il Messico, qui, non viene solo raccontato, ma viene vissuto sulla pelle, tra la polvere delle strade, tra le botteghe dei venditori di amache, nei cortili delle case, nelle emozioni della gente.
Oltre alla splendida ambientazione c’è poi una storia meravigliosa di due fratelli: uno bellissimo – Miguel – con tutti ai suoi piedi, ed uno ordinario – Santiago – che, come capita a tutti i fratelli maggiori, da un giorno all’altro tra i piedi se lo è ritrovato, con tutta la pesantezza di quella bellezza che ammalia. Un amore viscerale ma anche una competizione infinita che porta entrambi a sbagliare, esagerare, allontanarsi per poi cercarsi in una continua ricerca soprattutto di se stessi. Tutto sotto gli occhi, fin troppo di parte, di due genitori che questa competizione anziché smorzarla la accentuano, la esagerano, tanto che per tutto il romanzo viene da chiedersi quanto gli errori e i comportamenti dei genitori ricadano sulla vita dei figli. Genitori che sulla pelle dei figli rivedono se stessi: il padre Vicente Moya bello come Miguel ma appesantito da un matrimonio che pochi capiscono; Maria Serrano, bruttina come Santiago, sempre all'ombra del marito e ammaliata, tanto quanto le altre donne della città, da quel bambino meraviglioso che è nato dal proprio corpo.
I personaggi – tutti, nessuno escluso – sono una parte essenziale della storia e la rendono vera, reale, intricata con i loro atteggiamenti e con le loro scelte.
E se apparentemente Miguel sembra forte e incapace di trovare il suo posto del mondo perché di quel mondo vorrebbe far parte in modo attivo dall’altra parte Santiago, che sembra debole, spesso appare il più saggio. Una farfalla con le ali colorate Miguel, sempre pronto a spiccare il volo e a posarsi su ogni fiore che la vita gli pone davanti ed un bruco incapace di diventare farfalla Santiago, che vive all’ombra di una figura imponente, che tutto si prende senza guardare in faccia a niente e nessuno. Un viaggio in un Messico che è casa ma che è anche scoperta e infinito per chi, come loro, cerca il proprio vero io.
A completare un romanzo perfetto c’è poi uno stile che incanta, una scrittura ricercata e poetica – ma mai esagerata – che sa far riflettere ed emozionare.
Inutile dire che lo consiglio a gran voce e che spero, a breve, di recuperare tutti i libri precedenti di questo autore che è la dimostrazione – se ancora ce ne fosse bisogno – che non c’è la necessità di volare oltreoceano per trovare letteratura valida!
Un romanzo dolcissimo che scaturisce dalla penna di un autore italianissimo ma che nulla ha da invidiare a quegli autori sudamericani che i lettori tanto amano (mi viene in mente Amado per esempio!) perché, come quegli autori, sa ricreare l’atmosfera di un paese lontano che, grazie a lui, diventa vicinissimo. L’ambientazione, il Messico, precisamente Mèrida, viene resa da Cuomo in modo talmente nitido da farne percepire quasi anche gli odori, i colori e gli abitanti a chi, come me, in Messico non c’è mai stato, tanto da avere l’impressione - per tutta la lettura – di essere alle prese con un romanzo di un autore Messicano tradotto. Perché il Messico, qui, non viene solo raccontato, ma viene vissuto sulla pelle, tra la polvere delle strade, tra le botteghe dei venditori di amache, nei cortili delle case, nelle emozioni della gente.
Oltre alla splendida ambientazione c’è poi una storia meravigliosa di due fratelli: uno bellissimo – Miguel – con tutti ai suoi piedi, ed uno ordinario – Santiago – che, come capita a tutti i fratelli maggiori, da un giorno all’altro tra i piedi se lo è ritrovato, con tutta la pesantezza di quella bellezza che ammalia. Un amore viscerale ma anche una competizione infinita che porta entrambi a sbagliare, esagerare, allontanarsi per poi cercarsi in una continua ricerca soprattutto di se stessi. Tutto sotto gli occhi, fin troppo di parte, di due genitori che questa competizione anziché smorzarla la accentuano, la esagerano, tanto che per tutto il romanzo viene da chiedersi quanto gli errori e i comportamenti dei genitori ricadano sulla vita dei figli. Genitori che sulla pelle dei figli rivedono se stessi: il padre Vicente Moya bello come Miguel ma appesantito da un matrimonio che pochi capiscono; Maria Serrano, bruttina come Santiago, sempre all'ombra del marito e ammaliata, tanto quanto le altre donne della città, da quel bambino meraviglioso che è nato dal proprio corpo.
I personaggi – tutti, nessuno escluso – sono una parte essenziale della storia e la rendono vera, reale, intricata con i loro atteggiamenti e con le loro scelte.
E se apparentemente Miguel sembra forte e incapace di trovare il suo posto del mondo perché di quel mondo vorrebbe far parte in modo attivo dall’altra parte Santiago, che sembra debole, spesso appare il più saggio. Una farfalla con le ali colorate Miguel, sempre pronto a spiccare il volo e a posarsi su ogni fiore che la vita gli pone davanti ed un bruco incapace di diventare farfalla Santiago, che vive all’ombra di una figura imponente, che tutto si prende senza guardare in faccia a niente e nessuno. Un viaggio in un Messico che è casa ma che è anche scoperta e infinito per chi, come loro, cerca il proprio vero io.
A completare un romanzo perfetto c’è poi uno stile che incanta, una scrittura ricercata e poetica – ma mai esagerata – che sa far riflettere ed emozionare.
Inutile dire che lo consiglio a gran voce e che spero, a breve, di recuperare tutti i libri precedenti di questo autore che è la dimostrazione – se ancora ce ne fosse bisogno – che non c’è la necessità di volare oltreoceano per trovare letteratura valida!
VOTO:
Grazie per avermi citato.
RispondiEliminaTe lo dicevo, io!
È vero, me lo dicevi!!! E quando me lo dici io mi fido sempre! ;)
EliminaCiao! Sembra davvero interessante, ci farò un pensierino sicuramente!
RispondiEliminaSe ne hai l'occasione te lo consiglio! Poi se lo leggi fammi sapere!
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