martedì 8 maggio 2018

Recensione #238 - Salvare le ossa di Jesmyn Ward

Buongiorno carissimi, buon martedì. Oggi vi parlo di un libro particolare, un libro che forse non avrei neanche preso troppo in considerazione - se non per la sua cover meravigliosa - se Francesca, l'addetta stampa che si occupava del suo lancio, non me ne avesse parlato cone un libro da leggere, per forza. Sto parlando di Salvare le osse di Jesmyn Ward edito da NN editore, 320 pagine, primo della Trilogia di Bois Sauvage. Che dire... per fortuna esistono le addette stampa così: appassionate, coinvolgenti e capaci di incuriosire parlando di libri!


Sinossi: Un uragano minaccia di colpire Bois Sauvage, Mississippi. In un avvallamento chiamato la Fossa, tra rottami, baracche e boschi, vivono Esch, i suoi fratelli e il padre. La famiglia cerca di prepararsi all’emergenza, ma tutti hanno altri pensieri: Skeetah deve assistere il suo pitbull da combattimento dopo il parto; Randall, quando non gioca a basket, si occupa del piccolo Junior; ed Esch, la protagonista, unica ragazzina in un mondo di uomini, legge la storia degli Argonauti, è innamorata di Manny, e scopre di essere incinta. Nei dodici giorni che scandiscono l’arrivo della tempesta, il legame tra i fratelli e la fiducia reciproca si rinsaldano, uniche luci nel buio della disgrazia incombente. Salvare le ossa racconta la vita di ogni giorno con la forza del mito, e celebra la lotta per l’amore a dispetto di qualunque destino, non importa quanto cieco e ostile. Con una lingua intensamente poetica, dove ogni parola brucia come una lacrima non versata, Jesmyn Wardci trascina di pagina in pagina in un vortice di sole, vento, sangue e pioggia, lasciandoci, alla fine, commossi e senza respiro.
Preparatevi. Se deciderete di prendere in mano questo libro dovrete farlo con la consapevolezza che vi ritroverete al cospetto di un libro forte, crudo, duro, esageratamente crudele a volte ma anche assolutamente ammaliante.
Lo stile dalla Ward non può non colpire. È raffinato ma sboccato, colto ma capace di raccontare storie in cui di certo la cultura non è al primo posto, durissimo e doloroso ma anche capace di dare speranza. Ecco, non trovo altro modo per raccontare la Ward se non parlare delle sue contraddizione che credo siano proprio le caratterische che la rendono così unica.
Siamo a Bois Sauvage, in Mississippi e facciamo la conoscenza di una famiglia che vive ai limiti del paese, in una depressione - chiamata non per niente la Fossa - in cui convivono con rottami e con se stessi. Non è una famiglia facile. Quattro fratelli: Skeetah, Randall, Esche ed il piccolo Junior. Il padre è un ubriacone che tra un bicchiere e l'altro cerca di prepararsi al meglio a quello che sembra essere uno degli uragani del secolo - e lo sarà! - la madre è morta mettendo alla luce il fratello più piccolo e da allora sono stati Esch e Randall a prendersi cura di lui. Skeetah non ha occhi che per China, la sua pitbull, con la quale vive praticamente in simbiosi e alla quale fa fare combattimenti tra cani per raccimolare qualche soldo ma anche per determinare la propria supremazia.
È così che passano il tempo alla Fossa, tutti tranne Esch, che è appassionata degli Argonauti cui paragona a volte la propria vita, fantasticando proprio come una qualunque ragazza normale della sua età dovrebbe fare.
Ma Esch è tutto fuorchè una ragazza normale per la sua età. Essere cresciuta senza madre, con un padre praticamente inesistente e con un fratellino piccolo cui badare l'ha fatta crescere troppo presto; e l'ambiente in cui vive non l'ha certo aiutata a stare lontana dai guai. Si concede spesso Esch, troppo spesso, ma alla fine si innamora, probabilmente di quealcuno che non la merita ma, si sa, a volte in amore, sbagliando, ci si accontenta e lei si accontenta di essere cercata per fare sesso, si accontenta che Menny non la baci mai e non la guardi mai in faccia pur di averlo anche solo per qualche minuto per se. Il destino però ci mette del suo ed Esch resta incinta e decide, finchè può, di tenere nascosta a tutti la sua pancia che vuole esplodere ed urlare al mondo il suo segreto.
È proprio Esch la narratrice di questa storia, è lei che ci fa conoscere il resto della famiglia attraverso il suo racconto, è lei che ci porta con se nelle scorribande con i fratelli nelle case dei bianchi per rubare quello che può essere utile per superare l'uragano in arrivo.
Ci trascinerà anche ad assistere alle lotte tra cani e, fidatevi, non sarà una bella esperienza perchè l'autrice decide di raccontarci tutto, nei minimi dettagli, anche le cose più brutali, anche quelle che fanno male. Perchè? Me lo sono chiesta spesso durante la lettura, anche arrabbiata con lei per averci trascinato in qualcosa cui forse non avremmo voluto assistere. Ma poi una risposta me la sono data: queste cose nella realtà esistono, succedono ogni giorno, ed è inutile far finta di nulla, credere che non vedendole in realtà non accadano e quindi ce le sbatte in faccia perchè se una vita ha deciso di raccontare è necessario che questa sia il più possibile reale. E, credetemi, mai come questa volta, leggendo un libro, ho creduto di vedere la scena con i miei occhi, ed ho sofferto come poche volte mi capita di fare. Che poi, lo sapete, io sono avvezza ai thriller, alle cose crude, alle scene forti ma alcune di quelle lette in questo romanzo, forse perchè reali, plausibili, vere sono molto più difficili da immaginare di un qualsiasi libro horror che esiste. Ma resistete, andate avanti, anche quando vi sembrerà di non poter sopportare oltre perchè la Ward sa il fatto suo e saprà ricompensarvi.
Dodici giorni narrati e la sensazione di aver letto di anni e anni.
L'attesa e la preparazione all'uragano - il cui arrivo, invece, occupa una minima parte del libro - creano un'accentuazione del contesto difficile in cui questa famiglia vive; tutto è labile, indefinito, ed il lettore lo vive sulla sua pelle, come se fosse lì a picchiare con il martello su quelle assi che servono a riparare le finestre, come se si trovasse con Esch in bagno quando le due lineette le confermano una verità che sapeva già, come se le ferite di quei cani fossero le sue.
Quindi sì, ho sofferto. Sì, è stato duro arrivare alla fine. Sì, ho avuto i brividi per come alcune scene mi sono state raccontate ma, nonostante tutto vi dico: leggetelo, perchè una scrittura così non è facile trovarla, perchè arriverete alla fine pensando ne sia valsa la pena. Però vi dico anche: fatelo quando sarete pronti per leggere qualcosa che possa farvi male, ferirvi e segnarvi e non ne resterete delusi perchè questo tipo di libro, proprio come le ferite che lascia, è di quelli difficili da dimenticare. 
Perchè alla fine della sofferenza resta la speranza verso la vita, resta l'unione e la lealtà verso la famiglia, resta la vita!

VOTO:









6 commenti:

  1. Ero proprio curiosa di leggere la tua recensione su questo libro...già non avevo più dubbi, ma il tuo pensiero mi convince al 300% di voler comprare e leggere questo libro. Mi piacciono i libri reali e duri, quelli che non fanno sconti a nessuno e che non hanno paura di raccontare le cose come stanno realmente.

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  2. Ecco, come ho già scritto anche a Baba io mi sa che per il momento passo... in questo periodo ho bisogno di un po' di spensieratezza. Però me lo segno per il futuro, promesso!

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    1. Ecco, se cerchi spensieratezza ti conviene aspettare. Però leggilo prima o poi perché vale! ;)

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  3. Già sul comodino, ma qualcosa mi frena. Tengo da parte per il momento migliore!

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