venerdì 5 marzo 2021

Letture con Marina #122 - Recensione di Vi presento Sally di Elizabeth Von Arnim

Buongiorno lettori, è venerdì e, come di consueto, lascio la parola a Marina e alla sua recensione.


Sapere che era cugina di Katherine Mansfield e amante di H.G. Wells ha reso impellente la lettura del primo degli almeno cinque libri che posseggo di questa autrice… finalmente!


Titolo: Vi presento Sally
Autore: Elizabeth Von Arnim
Casa editrice: Bollati Boringhieri, 2018
Pagine: 273
Traduzione: Simona Garavelli
 
Trama: Sally Pinner, una bellissima ragazza di umili origini e inesistente cultura, nonché assai poco padrona dell'arte del linguaggio, fa innamorare di sé tutti gli uomini che le posano gli occhi addosso. Fin da piccola gli ansiosi genitori la fanno vivere segregata nel retrobottega della loro drogheria, il modo migliore per tenerla lontana dai numerosi guai che la sua bellezza finisce immancabilmente per calamitare. Morta la madre, la diciassettenne Sally viene data in sposa a un giovane studioso di Cambridge, Jocelyn, destinato a una fulgida carriera scientifica, il quale organizza un precipitoso matrimonio onde avere la meglio sugli altri numerosi pretendenti. Ma tanta bellezza l'ha reso completamente cieco ai molti svantaggi che la mancanza di cultura, la completa acquiescenza e il carattere di Sally - anzi, la mancanza di carattere - presentano.
 
RECENSIONE:   

Come dicevo, inizio da questo romanzo della Von Arnim, perché non è ritenuto tra i capolavori di questa scrittrice ed una volta tanto voglio andare in crescendo, non leggendo subito il gioiello più splendente. Eppure si resta basiti quando si arriva alla fine del romanzo, perché la Von Arnim riesce a mantenere sino alla fine il diletto divertito che si prova nel leggere questa sua prova letteraria.

Mai come in questo romanzo ci si può beare della descrizione delle varie classi sociali in un’Inghilterra degli inizi del secolo scorso: il popolino, proprio come lo descrive la Von Arnim, insieme alla “crema” e agli pseudo “intellettualoni”. Anche i servitori, che qui si incontrano ma che scivolano via velocemente in una sorta di luce opaca, rivelano in modo preciso e pesante la loro appartenenza sociale, le varie suddivisioni gerarchiche e la mentalità del servitore ligio ai suoi doveri di casta.

Una ragazza bellissima, al di là di ogni sogno femminile più ardito, docile come una pecora e dalla mente così semplice da sfiorare la stupidità accompagnata da un fastidiosissimo linguaggio sgrammaticato e gergale, viene tenuta dai genitori sempre nascosta nel retrobottega del loro piccolo negozio, quasi segregata, perché da sempre ha attirato gli sguardi beatamente estasiati di tutte le persone che incontra, e degli uomini in particolare a partire dai dodici anni. Un incubo per questi due genitori, che ben presto si rendono conto con costernazione e stanchezza che questo sarà per loro una gravosa responsabilità a tempo pieno. La madre muore ed il padre, che senza la moglie vede decuplicate le problematiche con una siffatta figliola, quando Salvatia, Sally, ha appena 17 anni, la “cede” letteralmente in moglie al primo studente universitario appena appena decente che entra casualmente nel loro negozio e che, contrariamente a quanto succede di norma, riesce a vederla, innamorandosene subitamente. Due settimane, e con inconsapevole gioia il padre si libera di questo fardello.

Un ragazzo studioso, che fino a quel momento ha anteposto lo studio a qualsiasi divertimento tipico della sua età. E che quando è con questa dea quasi non riesce a parlare per la passione che lo divora: nessun sorriso da dedicare a questo giunco in fiore, perché la tensione ed i baci che ha in corpo devono essere tenuti in buon ordine, per non spaventare questa giovanissima ed inesperta creatura, anche perché il guardingo di lei padre è sempre presente e vigile. Il ragazzo ha cinquecento sterline di rendita all’anno e vive con la madre vedova che gode della paritetica rendita annua, una colta ma esangue signora – figlia del suo tempo - che alla morte del marito ha preferito trasferirsi con il figlio Jocelyn da Londra in periferia, per ragioni economiche e perché fa suo il detto: “meglio prima fra gli ultimi, che ultima fra i primi”. Ancora giovanile e a suo modo piacente, ha rinunciato a diverse proposte dopo la morte del marito, per dedicarsi completamente al figlio, perché avesse un avvenire degno della loro posizione, di una certa qual pomposa levatura intellettuale, anche se non benestante.

Ed è a questo punto della vicenda che la bellissima ma stupidotta Sally, sulla quale nessuno punterebbe e che nonostante questo importante gettone di partenza che è la bellezza e la grazia fisica che ha avuto in dono, non desidera altro che costruire una sua famiglia, avere figli ed occuparsi del proprio marito e della propria casa, riesce a spuntarla in barba a marito, suocera e vari personaggi, che vorrebbero sgrezzarla dandole ripetizioni di linguaggio e comportamento, per far di lei la degna compagna di un universitario in odor di successo.

Inerme di fronte alla volontà altrui, non capendo nella maggior parte dei casi nemmeno il perché delle cose o delle decisioni prese per lei, ciò nonostante alla mansuetudine dei buoni Sally ogni tanto con la cocciutaggine degna di un mulo ci delizia con decisioni improvvise, prese seguendo gli insegnamenti della Bibbia che per lei sono la pietra di paragone principale e forse unica con la vita reale, rendendosi suo malgrado protagonista di altrettante avventure con il marito prima e peripezie senza il marito poi, che sono a dir poco esilaranti, ma al contempo frustranti se ci mettiamo nei panni delle persone che pensano di avere la responsabilità di questa inusuale bellezza. E a questo proposito, il genere maschile qui fa senza distinzioni di classe sociale una figura non edificante, riprendendo alcune caratteristiche peculiari e trasformandole in macchiette stereotipate sì, ma reali altrettanto.

E quindi, nonostante il cuore e la mente semplici di questa stupenda creatura e il racconto di queste vite, la Von Arnim riesce a creare i presupposti, pur nella commedia, per sollevare con grazia la cortina della società inglese, permettendoci di vedere pur se a tratti una società fintamente cortese e dura come l’acciaio, con regole precise che devono essere rispettate. Da tutti, qualsiasi sia la classe sociale di appartenenza. E l’intera impalcatura della storia regge grandiosamente fino alle pagine conclusive, regalandoci ore di puro divertimento misto a riflessioni a tutto tondo sulla società, sui desideri così diversi degli esseri umani e sulla constatazione che “gli angeli dovrebbero sposare esclusivamente angeli, e non scendere sulla terra per mischiarsi a uomini assolutamente normali…” Ma soprattutto facendoci prefigurare cosa debbano essere gli altri romanzi di Elizabeth Von Arnim, se questo è considerato tra i suoi non-capolavori!
A presto




 

4 commenti:

  1. Finisce subito in wishlist! Sembra super interessante come lettura! :)

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    1. Ciao Nicole
      Spero ti piacerà!
      E io piano piano ne leggerò altri di quest'autrice!! Ciao!

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  2. Sentito il titolo più volte, non sono mai riuscita a inserirlo nella mia libreria personale. Ma credo che rimedierò al più presto!

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  3. Ciao Sara, è sicuramente particolare. Ora io devo trovare il tempo di leggere altri suoi romanzi. E vorrei anche leggere una sua biografia!
    A presto, ciao, Marina

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