venerdì 23 luglio 2021

Letture con Marina #142 - Precious Ramotswe, detective di Alexander McCall Smith

Buongiorno lettori, è venerdì quindi torna l'appuntamento con Marina e una delle sue recensioni. Buon week end! 


Avevo già letto qualche romanzo delle altre due serie di questo scrittore. Due o tre romanzi della serie “Le storie del 44 Scotland Street”, che mi erano piaciuti. E il 1° romanzo della serie de “I casi di Isabel Dalhousie, Il club dei filosofi dilettanti”, che mi aveva lasciata un po’ sconcertata e che mi aveva quindi fatto decidere di non proseguire la lettura con un secondo romanzo di questa serie. Mancava all’appello la serie, per così dire, etnica…



Ti
tolo: Precious Ramotswe, detective
Autore: Alexander McCall Smith
Casa editrice: Tea, 2013
Pagine: 207

Trama: Figlie ribelli. Mariti scomparsi. Fidanzati fedifraghi. Truffatori impiccioni. Coccodrilli spariti. Se avete un problema, e non sapete come fare o a chi rivolgervi, è il momento di bussare alla porta di Precious Ramotswe, la sola e migliore investigatrice privata del Botswana. Non ha metodi propriamente convenzionali e le sue maniere non sono esattamente quelle di Miss Marple, ma è sensibile, affettuosa, ha uno strabiliante intuito investigativo e…, cosa non da poco, ha un amico come il signor JLB Matekoni, l’affascinante proprietario della Speedy Motors di Tlokweng Road. E le serviranno tutte le sue qualità e l’aiuto del suo prezioso amico per risolvere un caso davvero complicato: seguire le tracce di un bambino scomparso…

 

RECENSIONE:   



Primo romanzo di una delle serie di questo eclettico scrittore, nonché giurista britannico di origini scozzesi, rinomato esperto di diritto applicato alla medicina e alla bioetica. Nonché appassionato musicista che suona il “fagotto”.

Questa particolare serie, incentrata sulla figura inconsueta di una trentacinquenne africana che invece di aprire l’usuale negozio , tipo una macelleria o una bottiglieria, alla morte del padre decide di aprire la prima agenzia investigativa del suo adorato Paese, il Botswana. E proprio a Gaborone, la capitale.


Una ventina di capitoli che già nell’incipit del titolo propongono l’argomento che verrà trattato e che piano piano, in un crescendo di emozioni, interazioni e casi dell’agenzia, ci portano a conoscere gli amici di sempre della Sig.ra Ramotswe, i vicini di casa, diversi furfanti e truffatori, tanti mariti che invece di pensare al lavoro o alla famiglia ne combinano di ogni, fino ad arrivare alla vergogna del Paese, assassini che mascherano i loro misfatti sotto le vesti della magia e dei rituali mistici.

Si potrebbe arrivare a dire che è un romanzo ”semplice”, dove un vero e proprio caso non c’è, anche se la Sig.ra Ramotswe si imbatte nella scomparsa di un marito che non finisce con un lieto epilogo – e si ritrova coinvolta nel caso della sparizione di un bambino ad opera di uno stregone. Vincono nonostante tutto i buoni sentimenti, l’amore filiale nei confronti dei genitori e l’amore viscerale per i propri figli, l’educazione e la tradizione di un popolo pacifico, l’amore per Dio onnipresente nella vita, l’amore per il proprio Paese e per l’appartenenza al popolo africano. Orgoglio per l’appartenenza a questo continente, anche se in uno dei primissimi capitoli, dove si racconta succintamente la storia del padre della Sig.ra Ramotswe, si parla delle varie tribù e razze africane, elencando caratteristiche positive ma anche negative dei vari popoli di questo grande continente.

L’agenzia investigativa “Ladies’ Detective Agency n° 1” consta pure di una segretaria, anche se all’inizio, a parte battere a macchina qualche pratica, non c’è molto da fare. La pubblicità scaturita da questa inusuale attività femminile non manca: la Sig.ra Ramotswe viene intervistata, anche se in modo rude, da Radio Botswana e dal The Botswana News.

Inizialmente viene consultata per mariti svaniti nel nulla, affidabilità creditizie da parte di dirigenti, verifica di comportamenti fraudolenti da parte dei dipendenti. Non vere investigazioni. Almeno i primi tempi. Ma poi iniziano in sordina i primi casi interessanti, per i quali bisogna mettere a frutto il proprio acume e magari, perché no, leggere qualche manuale che aiuti un’investigatrice alle prime armi.


Come detto, l’amore per il proprio Paese – il Botswana – e per gli amici di lungo corso sono gli ingredienti principali di questo romanzo, l’ossatura che tiene in piedi tutto l’incastro di vite e di casi. Nel capitolo che porta il nome di suo marito (o ex marito), conosceremo anche la storia di questa donna che non si è impantanata a piangere la sorte che il buon Dio le ha dato, ma si è alzata nuovamente in piedi e ha trasformato la sua vita distrutta in una mano tesa ad aiutare gli altri, forse in questo aiutata un po’ dal suo carattere curioso.

E lasciando correre il passato tra i ricordi, arriviamo a conoscere altri personaggi che, per come sono impostati e per il ruolo che è stato loro assegnato, non fatichiamo ad immaginare di ritrovare nei prossimi libri che compongono questa serie. In particolar modo dovremo tenere d’occhio il meccanico e il dottore.

Ci sono frasi all’interno del romanzo… o forse dovrei dire che tutto il romanzo per come è scritto e per quello che racconta… Ebbene, sono sorpresa non sia stato scritto da una donna. La sensibilità, l’amore incondizionato, il vivere il mistero di Dio nelle cose di tutti i giorni, il senso di appartenenza alla propria nazione, la poesia di cui sono intrise molte frasi…

E in tutto questo, la voce del padrone, per così dire, che racconta del Botswana con una precisione, una conoscenza e un amore così profondo che non si può che rimanere incollati al romanzo anche per la descrizione della vegetazione, della capitale e dei diversi paesi e villaggi, del paesaggio, del deserto e… del tè rosso!

In fondo a Mma Ramotswe non serve molto: una stanza con le scrivanie per lei e la segretaria, qualche sedia per i clienti che arrivano in agenzia; l’onnipresente teiera o pentolino per scaldare l’acqua per il tè rosso; il suo furgoncino bianco, amici di cui potersi fidare, interesse e curiosità per ciò che la circonda e orecchie grandi per ascoltare la gente che va a parlare con lei. E non importa se nessuno sa rispondere alla sua domanda fondamentale, perché lei la tiene nascosta nel cuore, quel cuore sanguinante per la solitudine, che nemmeno il Professor Barnard a Città del Capo saprebbe curare. Perché lei è “la madre, l’Africa, il buonsenso, la comprensione, le cose buone da mangiare, le zucche, il pollame, l’odore dolce del respiro del bestiame, il cielo bianco sopra l’immensità della boscaglia, la giraffa che piange donando le sue lacrime alle donne che le intrecciano nei loro cesti. Oh, Botswana, Paese mio, patria mia!”.

A presto




 

2 commenti:

  1. ah, io adoro Precious Ramotswe: la sua flemma nel seguire ogni caso, il suoì buon senso! bellissimo sequel!

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  2. Buon pomeriggio Corie,
    Adorato anch'io! Con calma, risalirò l'elenco della serie, non posso lasciarla al 1° romanzo.
    Ciao e buon proseguimento di letture, Marina

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