mercoledì 6 maggio 2015

Recensione #58 - Se mi vuoi bene di Fausto Brizzi

Buon pomeriggio amici, tutto ok?
Eccomi di nuovo qui con una recensione. Si tratta di un libro speciale che è stato il protagonista della prima Lettura Geograficamente Sparpagliata realizzata con le mie Tessssoreeee amiche LGS il cui resoconto di gruppo potete trovare qui. In quell'occasione avevo commentato il libro in poche righe, ora vi lascio la recensione completa!! :)
Il libro in questione è Se mi vuoi bene di Fausto Brizzi, edito da Einaudi, 260 pagine.

Trama: Nessuno è più letale di chi vuole fare del bene a tutti i costi. Dopo "Cento giorni di felicità" Fausto Brizzi torna con una commedia capace di commuoverci e di farci sorridere. E con un protagonista tenero e maldestro che tutti, in fondo, vorremmo per amico. Esiste una sottile ma fondamentale differenza tra "voler bene" e "fare del bene". Purtroppo Diego Anastasi se ne accorge soltanto quando ha quasi quarantasei anni, un matrimonio alle spalle e una depressione nuova di zecca in corso. Scopre infatti che tutte le persone che ama non hanno tempo per lui e per le sue paure. E capisce che nemmeno lui si è mai davvero occupato di loro. Nel tentativo di uscire dalla palude emotiva in cui è precipitato decide quindi di adoperarsi in modo attivo per i suoi cari. Il risultato è inevitabile: con la precisione di un cecchino distrugge l'esistenza di ognuno di loro. O forse no.

Fausto Brizzi, un nome che mi veniva consigliato allo sfinimento e da cui io mi tenevo alla larga come il diavolo con l'acqua santa. Non so perchè, ma già dal suo Cento giorni di felicità con quella ciambellona smangiucchiata in copertina mi sembrava non adatto a me; in più tutti questi sentimentalismi nei titoli tendono normalmente a farmi scappare a gambe levate perchè è facile cascare nella banalità. Ma quanto mi sbagliavo??????
Ho trovato in questo libro sia i sentimentalismi che mi aspettavo - che sono una minimissima parte e per niente fastidiosi anche per chi come me preferisce libri più noir - sia una profondità nell'affrontare determinati temi che mi ha decisamente sorpreso.
In questo libro la protagonista indiscussa è la depressione, quella malattia - perchè mettiamocelo bene in testa è una terribile e devastante malattia - capace di rendere anche la più forte delle persone sulla terra un agnellino smarrito, indifeso ed impaurito senza che questa abbia il minimo strumento per affrontare quel buco nero in cui gli sembra di cadere. Un tema difficile che necessita una sensibilità tale da non far cadere un libro nella superficialità e nella banalità. Sensibilità che Brizzi, senza ombra di dubbio, ha.
Il bello di questo libro è che in poche righe è capace di far ridere di gusto come di far piangere a dirotto, perchè sa toccare le corde giuste con una grande capacità narrativa.
La storia ci viene raccontata da Diego Anastasi, avvocato romano di successo, che nel primo capitolo del libro si rende conto di avere un problema.
A volte superi il malessere in modo spontaneo, a volte hai bisogno dell'aiuto di uno specialista o di farmaci appositi, altre volte ancora non ne esci più e resti imprigionato per sempre in un ascensore tenebroso e fermo a metà tra un piano e l'altro. E' una malattia subdola che si nasconde tra le pieghe dell'apparente normalità e si presenta senza una bollicina d'avvertimento o un'alterazione della temperatura. I poeti la chiamano "il male di vivere", i nostalgici "esaurimento nervoso", per i medici invece è solo "una patologia psichiatrica, caratterizzata da episodi costanti di afflizione, accompagnati perlopiù da bassa autostima e perdita di interesse o piacere nelle attività normalmente soddisfacenti". 
In una parola sola, molto più cupa e conosciuta: depressione. 
Avvocato civilista quarantacinquenne Diego si ritrova in un baratro da cui non riesce ad uscire. Il primo passo che fa, dopo aver ammesso di essere depresso, è quello di recarsi da uno psicologo che, come da copione, cerca di fargli rivivere la sua esistenza cercando di  scoprire quale sia la causa scatenante della sua malattia.
Ci troviamo così a ripercorrere con lui gli anni passati: la felicità di un'infanzia spensierata; la giovinezza e le corse con la Graziella sul lungomare insieme agli amici di un'estate; i giochi in scatola per ammazzare la noia delle giornate estive di pioggia; gli esami di terza media; le finali dei mondiali; Alessia - la prima fidanzatina - con cui scopre le gioie del primo bacio e la disperazione dell'essere mollato per la prima volta; i racconti sulla madre Olivia - che lavorava nel cinema e conosceva le celebrità - il padre Paolo - tennista di buon livello che faceva stragi di cuori femminili in giro per il mondo- la sorella Marta - segretaria nello studio di Diego, con una predisposizione a dire in faccia a chiunque quello che pensa, che non le permette di trovare un lavoro altrove. Una visione di insieme che Diego riteneva tutto sommato felice.
Quando il dottor Borromeo cominciò ad accennare - sarà stata la nostra quarta o quinta seduta - ai possibili traumi causati da una madre assente, da un padre edonista e da una sorella impresentabile, sono caduto dalle nuvola. Non avevo mai ragionato sulla mia giovinezza da un punto di vista così spietato. 
A questo servono gli psicanalisti, credo. A rovinare i ricordi più belli.
Da questo momento in poi Diego divide la sua vita in tempi, come una partita di calcio, racchiudendo nel primo tempo "tutto ciò che è accaduto prima di incontrare la sua futura moglie Giulia", nel secondo tempo "il matrimonio e i figli", nei supplementari "il divorzio ed il suo tornare single" e nei rigori "l'arrivo della depressione". I tempi calcistici saranno anche i titoli dei capitoli che ci racconterannpo il passato di Diego.
Conosceremo quindi i dettagli del suo incontro con Chiara, della nascita del loro amore e dei loro figli - Pico e Laura - del suo rapporto burrascoso con il padre, dell'adorazione verso i nonni con cui è cresciuto, della sua assenza come padre a causa di un lavoro così impegnativo, della fine del suo matrimonio.
Il ritrovarsi single dopo tanto tempo in una mansarda a Trastevere, le cene in solitudine con unico compagno Ulisse - il labrador di famiglia - gli appuntamenti con donne di ogni età e le uscite tutte le sere, in un primo momento sembrano inebriarlo ma non sono altro che un modo per nascondere quello che nella sua vita sta accadento.
Finchè Diego non si ritrova da solo, il giorno di Natale, ancora una volta con Ulisse che gli fa da compagno e tutti i suoi cari già organizzati in altro modo, e comincia il suo crollo, quello che nelle due settimane successive non gli permetterà di alzarsi dal divano e che gli farà fare zapping tra i canali TV.
Da questo punto viene analizzata in modo molto veritiero e con un punto di vista per niente scontato quel baratro che è la depressione, con tutte le sensazioni e gli atteggiamenti che la accompagnano.
Ora Diego si ritrova veramente solo. E capisce. E chiede aiuto. Peccato che tutti i suoi cari siano impegnati in altro o minimizzino il suo stato come un malessere passeggero.
Dicono che sia solo quando si è toccato il fondo che ci possa essere la risalita e il nostro protagonista il fondo lo tocca eccome! Ma il destino mette sulla sua strada due "angeli" - beh proprio angeli non sono, uno è un depresso cronico peggio di lui e l'altro è un poliziotto in pensione che regala chiacchiere ai passanti per sentirsi meno solo - che gli danno la scossa per reagire e per farlo riflettere. Diego si rende conto di non aver mai fatto veramente qualcosa per gli altri, qualcosa di vero dettato solo dai sentimenti; decide quindi di iniziare ad occuparsi seriamente degli altri. E' a questo punto che la storia decolla perchè il nostro protagonista ne combina veramente di tutti i colori aiutati dai suoi nuovi amici del "Negozio di chiacchiere". Alcune cose gli riusciranno - poche - altre saranno delle colossali e plateali sconfitte ma non è questo il punto; il punto è che insieme a lui rifletteremo su quello che siamo e che facciamo per gli altri.
Una scrittura scorrevole, fresca, capace di toccare le corde più profonde del cuore con una storia per niente banale e ricca di spunti di riflessione. Che dire? A questo punto mi sa che mi toccherà fare la conoscenza anche della ciambellona smangiucchiata leggendo il libro precedente di questo autore!
Un grazie di cuore alle mie LGS che mi hanno obbligato caldamente consigliato di intraprendere questa lettura!

VOTO:  


8 commenti:

  1. Felice che ti sia piaciuto e tu lo abbia apprezzato così tanto. Per me è stato lo stesso, stavo lontana e proprio non avrei mai e poi mai intrapreso questa lettura. Stolta io!!

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  2. che bello quando non hai aspettative, ti consigliano (obbligano) e poi scopri che ti piace!

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    1. Hai ragione Chiara, si apprezza di più se si scopre un gioiellino!!! ;)

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  3. Cento giorni di felicità è insuperabile, se hai apprezzato tanto questo, adorerai il primo lavoro di Brizzi.

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  4. Ho apprezzato Brizzi come regista... Ora non mi resta che scoprirlo anche come scrittore!!! Penso che lo leggerò e anche la ciambellona smozzicata mi ispira molto :P ciao Maria

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    1. Anche io a questo punto mi butterò anche sulla ciambellona!!! ;)

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